Il Rifugio De Dosso è situato all'Alpe Painale, ultimo alpeggio alla testata della Val di Togno.
Molte sono le cime, vicine o superiori ai tremila metri, che lo circondano. Partendo dalla sinistra (nordovest):
il Pizzo Palino (m. 2686), il Monte Cavaglia (m. 2728), il Monte Acquanera (m. 2806), poi dopo il Passo degli Ometti (m. 2758) vediamo il Pizzo
Scalino (m. 3323) e la Cima Val di Togno (m. 3054), continuiamo con il Passo del Forame (m. 2833) oltre il quale troviamo il gruppo del Pizzo Painale
(m. 3248) e Cima Vicima (m. 3122) seminascosti dal Pizzo del Gòmbaro o Pizzo Canino (m. 2916) la montagna che incombe più vicina, continuando verso
sud dopo il Passo di Vicima o Gòmbaro (m. 2841) troviamo il trio, formato dalla Punta Corti (m. 3076), dalla Vetta di Rhon (m. 3136) e dalla Corna Brutana (m.
3059), che chiudono la serie.
La bellezza del panorama è completata da un laghetto, il Lago Painale (m. 2100) visibile dal rifugio e situato ad una diecina di minuti di cammino.
Il rifugio non è gestito. Per accedervi occorre procurarsi le chiavi presso il proprietario della struttura che è il CAI di Sondrio (Via Trieste 27 tel.: 0342 214300).
Nella parte bassa della valle ci sono tre percorsi che si riuniscono nei pressi del Rifugio Val di Togno: il sentiero da
Spriana lungo il fianco sinistro; il sentiero da Carnale lungo quello destro e la stradina da Arquino che percorre il fondovalle.
Primo itinerario: da Arquino
Arquino dista dal Rifugio De Dosso oltre 17 chilometri; i primi sette però sono percorribili con un fuoristrada dotandosi dell'apposito permesso di
transito al costo di sette euro che possiamo acquistare presso il Municipio di Spriana (Via Centro 1 tel.: 0342 512557) o presso il Bar sede di un Inter Club a Ponchiera.
Vediamo quindi come raggiungere queste due località.
- Spriana:
Lasciamo la statale 38 all'inizio della tangenziale di Sondrio per entrare in città. Giunti alla prima rotonda, giriamo a sinistra e imbocchiamo la
provinciale 15 con la quale risaliamo la Valmalenco per otto chilometri.
Giunti in località Prato, con un ponte sulla destra attraversiamo il Màllero e, proseguendo, arriviamo a Spriana.
Ottenuto il permesso riprendiamo la provinciale 15 e torniamo verso Sondrio fino a trovare (questa volta a sinistra) la strada per Arquino.
Qua giunti, in località Caparè, lasciamo la strada che prosegue verso Ponchiera e con un tornante sinistrorso ci dirigiamo verso la Val di Togno.
- Ponchiera:
Lasciamo la statale 38 all'inizio della tangenziale di Sondrio per entrare in città. Giunti alla prima rotonda, giriamo a destra in Via Adua. Dopo il
ponte sull'Adda la strada diventa Via Mazzini e successivamente Via Nazario Sauro.
Superata la Casa del Mutilato giriamo a sinistra in Via Fiume (cartello: carabinieri, ospedale, regione), che più avanti diventa Via IV Novembre.
Troviamo poi un segnale che indica la Val Colda e iniziamo a salire.
Giriamo poi a sinistra per imboccare una stradina che inizia accanto ad un cartello che indica l'Ufficio IVA. Proseguiamo con bella vista dall'alto su
Sondrio e poi ci immettiamo su un'altra strada che arriva dalla sinistra.
Troviamo i cartelli che indicano la fine di Sondrio e l'inizio di Ponchiera. Proseguiamo in leggera salita lungo la via principale della frazione fino
a trovare sulla sinistra il bar, dove possiamo acquistare il permesso di transito, che è subito seguito da un negozio di alimentari Sigma e da una bella
fontana con vasca.
Ripresa la macchina proseguiamo nella stessa direzione e, passando su uno stretto ponte, arriviamo ad Arquino dove, in località Caparè, la strada si biforca: a sinistra sale
a ricongiungersi alla provinciale 15 mentre a destra un cartello segnala la Val di Togno.
Troviamo dapprima un piccolo slargo sulla sinistra, dove chi intende salire a piedi può lasciare la macchina, e poi sulla destra l'inizio della strada
(m. 519). Alcuni segnavia indicano: Rifugio Val di Togno a ore 2.30, Rifugio De Dosso a ore 5.30, Monte Foppa a ore 6.30. Questi tempi ci sono
parsi un po' stretti e in effetti abbiamo impiegato una mezzora in più, complice, nella parte alta della vallata, la bellezza dei luoghi che meritano
delle soste per ammirare il panorama e scattare innumerevoli foto.
La strada sale, quasi sempre nel bosco, con parecchi tornanti e alcune curve. I tornanti hanno il fondo in cemento e delle protezioni all'esterno. Tra un
tornante e l'altro non ci sono protezioni a valle e il fondo è in parte sterrato e in parte con due strisce di cemento in corrispondenza del passaggio
delle ruote. La strada è stretta e le piazzole per lo scambio sono pochissime. Ci sono alcune cunette per lo scolo dell'acqua molto profonde per cui,
per salire in auto, è necessario un fuoristrada. La pendenza è leggera.
Giriamo dunque a destra e imbocchiamo la strada che inizia su fondo in cemento e con un muro coperto di muschio alla sinistra.
La strada poi diventa sterrata e percorre un tornante sinistrorso all'esterno del quale ci sono una bacheca con una cartina della zona.
Percorriamo un breve tratto con due strisce di cemento e proseguiamo su sterrato.
Troviamo una sbarra alzata e il cartello di divieto di accesso ai veicoli non autorizzati. Alla sinistra c'è una cascina nei
prati. Comincia il bosco (m. 550).
Con due strisce di cemento arriviamo ad un tornante destrorso oltre il quale proseguiamo su sterrato (m. 560).
Superiamo due tornanti, due curve e un altro tornante sinistrorso (m. 630).
Prima di una curva a destra troviamo un muretto a secco sulla destra (m. 660) e, dopo la curva, uno a sinistra coperto di muschio.
Proseguiamo con due strisce di cemento superando altri due tornanti poi il fondo ridiventa sterrato (m. 720).
Percorriamo ancora un tratto con le due strisce fino ad un tornante sinistrorso oltre il quale ritroviamo lo sterrato (m. 740).
Dopo un breve tratto con qualche chiazza di asfalto (m. 755) superiamo un tornante destrorso e proseguiamo su fondo sterrato (m. 765).
Ancora due tornanti e poi troviamo un breve muretto sulla sinistra. In questo punto il bosco è più rado (m. 860).
Raggiungiamo uno slargo e una bacheca con una cartina della zona (m. 870). Qui, con un tornante a sinistra, si stacca una stradina chiusa da una
sbarra. Alcuni segnavia indicano diritto: Rifugio Val di Togno a ore 1.30, Carnale a ore 2.50, Rifugio De Dosso a ore 4.10; a sinistra con il
sentiero 367: Mialli a ore 0.10, Portola a ore 0.30, Il Prato a ore 2.30.
Proseguiamo diritto, quasi in piano, poi riprendiamo a salire leggermente con le due strisce di cemento ai lati (m. 890).
Ci avviciniamo al Torrente Antoniasco e poi, tramite un ponte, ci portiamo alla sua destra. La strada torna ad essere sterrata (m. 915).
Alla sinistra vediamo le pietre di una vecchia frana.
Percorriamo un tornante destrorso. La pendenza aumenta un poco.
Dopo il successivo tornante ritroviamo le due strisce di cemento (m. 930).
Nuovamente su sterrato, percorriamo una curva a destra e successivamente incrociamo una stradina (m. 960).
Troviamo un muretto a secco sulla destra (m. 1010) e subito dopo un tornante destrorso.
Più avanti, sulla sinistra ci sono delle pietre chiuse in gabbie per prevenire delle frane (m. 1045).
Dopo il successivo tornante continuiamo con le due strisce di cemento e con un muro alla destra. Più in alto vediamo delle pietre franate.
Raggiungiamo uno slargo sulla destra dove c'è una fontana la cui acqua cade in un secchio (m. 1095).
Dopo il successivo tornante, destrorso, la strada torna ad essere sterrata (m. 1135).
Accompagnati da un muretto a secco alla sinistra arriviamo al successivo tornante sinistrorso oltre il quale, dopo un breve tratto con due strisce di
cemento, continuiamo su sterrato (m. 1160).
Nuovamente con due strisce di cemento, arriviamo ad un tornante destrorso (m. 1180). Poi la strada ridiventa sterrata.
In questo punto, l'assenza di alberi alla destra consente una veduta sul fondovalle.
Lasciamo a destra un grosso masso e percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1195).
Dopo un breve tratto con le solite due strisce di cemento, torniamo su sterrato. Ora il bosco è solo alla destra.
La vallata si apre un poco. Alla destra vediamo delle grosse pietre.
Continuiamo poi con gli alberi da entrambi i lati; in prevalenza sono larici e betulle.
Superiamo i resti di una vecchia frana.
Troviamo poi il sentiero descritto nel secondo itinerario che sale dalla sinistra (m. 1235). Un segnavia indica in quella direzione: Portola a ore 1. C'è anche una scritta in bianco
su un masso che indica Spriana.
Poco dopo raggiungiamo lo slargo, che precede un ponte sull'Antoniasco, dove, se siamo giunti fin qui con un fuoristrada, dobbiamo parcheggiare (m.
1245). Qui troviamo un'altra bacheca con cartina della zona e alcuni segnavia che indicano con il sentiero 366-368: Rifugio Val di Togno a ore 0.10,
Rifugio De Dosso a ore 2.50, Monte Foppa a ore 3.40.
Il ponte è chiuso da un cancello ed un cartello invita a richiuderlo dopo il passaggio in quanto ci sono delle mucche al pascolo.
Oltre il ponte proseguiamo in leggera salita dapprima tra cespugli e poi tra gli alberi.
In salita superiamo quattro tornanti destra-sinistra e poi un quinto con minore pendenza.
Riprendiamo a salire e raggiungiamo un altro tornante sinistrorso (m. 1305) all'esterno del quale un ampio sentiero prosegue diritto verso la località
Cà Baldini dove è situato il Rifugio Val di Togno, già visibile da questo punto.
Proseguiamo con la sterrata. Dopo il successivo tornante la pendenza aumenta.
Troviamo un sentiero che si stacca a sinistra (m. 1325) e una palina che reca alcuni segnavia: Portola a ore 1, Piazzo a ore 1.10, Spriana a ore 1.50
(vedi il secondo itinerario),
Costa a ore 0.10, Il Prato a ore 0.50, Alpe Grum incisioni rupestri a ore 1.30.
Continuiamo diritto in leggera salita mentre alcuni rivoli attraversano il cammino. Alla destra più in basso vediamo il Rifugio Val di Togno,
altri edifici e qualche rudere. In questo punto ci sono prati e pochi alberi. Alla destra scorre il Torrente Antoniasco.
Raggiungiamo lo slargo, sulla sinistra, dove la sterrata termina (m. 1340).
Con un ponticello attraversiamo un torrente verso destra e proseguiamo con un sentiero.
Camminando tra le betulle ignoriamo un piccolo sentiero sulla sinistra. Gli alberi diventano più radi.
Proseguiamo quasi in piano. In basso a destra
rumoreggia l'Antoniasco che ci accompagnerà per tutto il cammino.
Riprendiamo a salire tra vari tipi di alberi quali ontani, frassini e maggiociondoli.
Più avanti troviamo gli alberi solo alla sinistra. Percorriamo un tratto su una mulattiera di pietre passando accanto ad alcuni ruderi (m. 1375).
La mulattiera prosegue poi in leggera salita, con un muretto a secco alla sinistra, fino al guado di un piccolo torrente con il quale passiamo alla
destra.
Torniamo a salire poi, quasi in piano e in leggera salita raggiungiamo Cà Brunai (m. 1432) dove troviamo un altro piccolo nucleo di case e ruderi. Un
cartello indica l'altezza del luogo in m. 1380. Altri segnavia indicano davanti con il sentiero 368: Rifugio De Dosso a ore 2.20, Alpe Rogneda a ore
1, Alpe Guat a ore 1.30, Alpe Painale a ore 2.30; dietro il Rifugio Val di Togno a ore 0.10.
Superiamo una zona dove alla sinistra ci sono dei massi franati dalle pendici del Monte Foppa.
Camminiamo su di una mulattiera a gradini mentre alla destra c'è un muretto a secco.
Troviamo due corti tornanti e poi, in leggera salita, ne superiamo altri (m. 1465).
La pendenza aumenta. Ora il bosco è solo alla sinistra (m. 1475).
In piano entriamo in un boschetto dove guadiamo un piccolo torrente verso destra, poi riprendiamo a salire. Ora gli alberi non sono troppo vicini al
sentiero. In basso a destra vediamo l'Antoniasco.
Con alcuni zig-zag proseguiamo su una mulattiera con grosse pietre e rudimentali gradini bagnati da alcuni rivoli d'acqua.
Proseguiamo in leggera salita, allo scoperto, tra vari cespugli e alberi di maggiociondolo (m. 1520).
Dopo un tratto in salita, con minore pendenza guadiamo un torrente (m. 1560). In alto a destra vediamo una cascata.
Percorriamo un breve tratto in piano nel quale in basso a destra vediamo un baitello e un rudere poi in leggerissima salita entriamo in un bosco
composto in prevalenza da larici e betulle (m. 1585). Un rivolo bagna il percorso.
Proseguiamo quasi in piano e poi in leggera salita con vista sull'Antognasco che compie alcuni salti.
Iniziamo poi a salire in modo abbastanza ripido (m. 1595).
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1610). In alto a destra vediamo una cascata. Alla destra, alcuni paletti di betulla che reggono una fune, fanno
da protezione.
Dopo un tornante destrorso la pendenza diminuisce un poco. Il percorso è bagnato da rivoli d'acqua. Alla destra vediamo una cascata. (m. 1625).
Gli alberi, che in prevalenza sono betulle, ora sono più radi.
Camminando quasi in piano scavalchiamo un rivolo (m. 1635).
Proseguiamo con lievi saliscendi. Alla destra l'Antoniasco è ben visibile perché gli alberi sono pochi.
Superiamo due rivoli (m. 1660) e poi, in leggera discesa perdiamo una diecina di metri. Alla destra l'Antoniasco continua la sua serie di salti.
Quasi in piano raggiungiamo un cancelletto che dobbiamo aprire e richiudere. Davanti abbiamo dei pascoli. La valle è più larga e in fondo vediamo alcune
baite e stalle vicino al torrente.
Arriviamo ad un bivio dove lasciamo a destra il sentiero che scende all'alpeggio e proseguiamo con quello più a sinistra in leggera salita.
Più avanti troviamo un ponticello sull'Antoniasco e alcuni segnavia che dicono: Alpe Rogneda m. 1680; davanti con il sentiero 368: Alpe Guat a ore
0.30, Alpe Painale a ore 1.30, Passo degli Ometti a ore 3.30; dietro: Cà Brunai a ore 0.40, Rifugio Val di Togno a ore 0.50, Spriana a ore 2.50. Un
cartello con il fondo giallo avverte che siamo entrati nel comune di Montagna in Valtellina.
Proseguiamo in leggera salita lasciando un rudere alla sinistra e poi, quasi in piano, tra prati, cespugli di rododendro e qualche pietra.
In leggera discesa raggiungiamo un piccolo torrente e lo guadiamo.
Arriviamo accanto alla riva dell'Antoniasco e lo seguiamo, quasi in piano, tra prati, pochi alberi, pietre e alcuni ruderi.
Un cartello indica che siamo all'Alpe Carbonera m. 1670 (al mio altimetro m. 1705).
Proseguiamo in leggera salita. Alla destra vediamo una cascata.
Cominciamo poi a salire in un bosco di larici che più avanti diventa più rado (m. 1740).
Dopo un tratto in piano riprendiamo a salire. Alla destra l'Antoniasco continua i suoi salti.
Percorriamo un tratto con poca pendenza e proseguiamo in salita.
Vediamo l'Antoniasco formare una cascata (m. 1770), poi giriamo a sinistra e saliamo con alcuni zig-zag. Ci avviciniamo ad un bosco e, raggiuntolo, lo
lasciamo alla sinistra (m. 1785).
Continuiamo quasi in piano passando tra due massi. Davanti spunta la cima del Pizzo Scalino. Alla destra c'è una cascata.
In leggera salita percorriamo un tratto di sentiero allagato e poi guadiamo un ruscello.
Davanti vediamo un alpeggio. Quasi in piano, tra erba, rododendri e alcuni massi arriviamo ad un altro guado vicino all'Antoniasco. Sulla sponda
opposta ci sono due baite raggiungibili superando il torrente con un ponte.
Un cartello informa che siamo all'Alpe Guat (m. 1810). Una targa marmorea ricorda Mario Gianoli che caricava l'alpeggio nel luglio 1987 quando si
scatenò la tristemente famosa alluvione che colpì la Valtellina. Un enorme masso staccatosi dalla montagna colpì la baita nella quale si era riparato
seppellendolo.
Proseguiamo diritto rimanendo lungo la sponda di sinistra e, finito l'alpeggio riprendiamo a salire con alcuni zig-zag tra erba e pietre.
In leggera salita attraversiamo un altro pianoro tra erba e pietre, al centro del quale una grande roccia obliqua forma un riparo naturale. Questa
roccia era chiamata "sasso del finanziere" in quanto era un luogo prescelto dai finanzieri per appostarsi e intercettare i contrabbandieri che arrivavano
dalla Val Poschiavo con il loro carico di sigarette. In alto alla sinistra vediamo una cascata (m. 1845).
Ci addentriamo in un bosco di radi larici e rododendri (m. 1860).
Il sentiero è bagnato da alcuni rivoli d'acqua. La pendenza aumenta.
Percorriamo un tornante sinistrorso e troviamo un rivolo che allaga il percorso (m. 1905).
Ne percorriamo uno destrorso e ancora la scena si ripete.
In leggera salita passiamo sotto i rami di un grande e vecchio larice obliquo. Alla sinistra, sotto l'albero, c'è un piccolo muretto di pietre. Alla
destra vediamo l'Antoniasco compiere un bel salto (m. 1925).
Continuiamo con un tornante sinistrorso in salita con alcuni zig-zag. In basso, in lontananza vediamo ancora le baite dell'ultimo alpeggio.
In leggera salita arriviamo al guado di un ruscello (m. 1950).
La pendenza aumenta; davanti verso destra spuntano due cime: il Pizzo Painale e il Pizzo Canino (detto anche Gòmbaro).
Per un po' il sentiero è bagnato poi percorriamo un tratto in salita (m. 1975) ed un altro con minore pendenza. Alla destra l'Antoniasco forma una
grande cascata.
Dopo un breve tratto con poca pendenza, torniamo a salire con dei rudimentali gradini di roccia bagnati da un rivolo d'acqua.
Sulla destra troviamo uno slargo che precede un bel punto panoramico sull'Antoniasco che qui compie un balzo notevole. Vi troviamo anche un sistema di
chiuse che convoglia parte dell'acqua verso una centrale e una balaustra protettiva che consente di ammirare lo spettacolo in tranquillità. Inevitabile una sosta (m. 1990).
Il sentiero prosegue poi incassato tra le pietre di una vecchia frana e continua tenendosi alto sull'impetuoso torrente che vediamo spiccare il salto da una gola.
Proseguiamo in salita con delle serpentine, tra erba e rododendri, a lato della cascata.
Giunti in cima (m. 2030), in piano, ci avviciniamo al torrente e poi, camminando in leggera salita su delle pietre, lo affianchiamo entrando nella gola (m. 2040).
In piano arriviamo fino in fondo, poi usciamo in un pianoro e cominciamo a vedere le cime che chiudono la testata della valle.
Guadiamo un affluente dell'Antoniasco e poi aggiriamo una grande roccia verso destra.
La valle si apre davanti a noi; alla sinistra ci sono infiniti eriofori, il torrente invece scorre spostandosi un poco a destra. Cerchiamo di
camminare tra il centro del pianoro e il torrente su tracce di sentiero, seguendo i bolli, ma tra l'erba le perdiamo.
Proseguiamo comunque diritto, attraversando diverse zone bagnate e puntando verso due baite e un rudere che vediamo in fondo.
Dopo averle raggiunte (m. 2060), aggiriamo una roccia sulla destra e ritroviamo il sentiero.
Dopo un tratto in salita proseguiamo con pochissima pendenza tra rododendri, erba, rivoli e acquitrini.
Tra pietre e rododendri, raggiungiamo un ometto. Alla destra ci sono dei prati. In fondo vediamo una baita. Camminiamo quasi in piano tra grandi pietre alla sinistra e i prati allagati alla destra.
Poi pieghiamo un poco a destra verso un ometto e ci portiamo sulla riva dell'Antoniasco (m. 2100).
Più avanti raggiungiamo un ponticello con il quale passiamo sulla sponda destra.
Davanti vediamo due baite, quella alla destra è il Rifugio De Dosso.
Troviamo una palina che reca varie indicazioni: Alpe Painale m. 2119; a sinistra con il sentiero 368: Passo degli Ometti a ore 2; diritto con il
sentiero 368/1: Passo Forame a ore 2.30; a destra: Lago Painale a ore 0.10; dietro: Alpe Guat a ore 1, Alpe Rogneda a ore 1.30, Rifugio
Val di Togno a ore 2.
In leggerissima salita tra l'erba, poco dopo, raggiungiamo il rifugio.
Da Arquino, inizio strada (località Caparè) - Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello: m. 1600
Dal parcheggio prima del Rif. Val di Togno - Tempo impiegato: ore 3.30 - Dislivello: m. 874
Data escursione: giugno 2011
Secondo itinerario: da Spriana
Lasciamo la statale 38 all'inizio della tangenziale di Sondrio per entrare in città. Giunti alla prima rotonda, giriamo a sinistra e imbocchiamo la
provinciale 15 con la quale risaliamo la Valmalenco per otto chilometri fino alla località Prato dove, con un ponte sulla destra, attraversiamo il Màllero e, proseguendo, arriviamo a Spriana.
La mulattiera inizia a fianco della chiesa di S. Gottardo (m. 754).
Il percorso è segnalato da bolli gialli su fondo lilla, vale a dire lo stesso colore delle panche che troveremo al rifugio.
Superata la chiesa e il campanile, pieghiamo a destra ed in lieve salita oltrepassiamo un bosco di betulle.
Poi il percorso diviene ripido e dopo aver superato alcuni tralicci dell'alta tensione, arriviamo a Bedoglio (m. 910), antico borgo ormai abbandonato.
Passiamo tra le case in pietra sovrastate da una grande roccia e raggiungiamo una sterrata che seguiamo per circa trecento metri fino ad un tornante.
Invece di proseguire voltando a sinistra, continuiamo diritto addentrandoci nel bosco (cartello indicatore). Questa parte del percorso è quasi in
piano.
Lungo il cammino troviamo dapprima una ”stazione di controllo remota” e poi alcune paline bianche e rosse conficcate nel terreno. Servono per
monitorare la zona tenendo sotto controllo il pericolo che si possa verificare una frana; evento tutt'altro che improbabile su questa montagna.
Superiamo una grotta (vedi foto) in uno slargo tra i pini, e poi con una breve e ripida salita raggiungiamo alcune costruzioni.
Ignorato il sentiero che sale da destra, proseguiamo fino a Portola (m. 1077). Anche questo antico nucleo abitativo è completamente abbandonato e le
costruzioni di pietra sono ormai tutte in rovina.
Ci dissetiamo alla fontana posta all'inizio del borgo e poi lo rimontiamo sulla destra risalendo il pendio erboso. Siamo ormai al confine tra la Val Malenco e la Val di Togno.
La mulattiera infatti piega a destra e supera alcune cascatelle, le cui acque attraversano il percorso, e prosegue a mezza costa, intagliata nel
ripido fianco della montagna.
Sul fondo valle intravediamo il Torrente Antognasco ed il lungo serpentone della sterrata che sale da Arquino.
Giunti ad un trivio, ignoriamo sia il sentiero che ritorna sulla sinistra che quello di destra che scende verso il basso. Proseguiamo invece diritto
e, quasi in piano, dopo un po' attraversiamo alcuni tratti su colate di sfasciumi di rocce franate in epoche diverse.
Poi il percorso riprende a salire e si avvicina al torrente in un punto dove tra i noccioli, possiamo ammirare alcuni salti d'acqua, piccoli ma molto fragorosi.
Poco dopo attraversiamo l’Antognasco su di un malandato ponticello di ferro e proseguiamo in salita sull'altro lato. A questo punto il rifugio è già
visibile in alto tra gli alberi.
Poco più avanti il sentiero termina immettendosi sulla sterrata che proviene da Arquino (m. 1325).
Continuiamo
pertanto come descritto nel primo itinerario.
Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello: m. 1365
Data escursione: aprile 2001
Terzo itinerario: da Carnale
Con la SS 38, superato il passaggio a livello che segna la fine della tangenziale di Sondrio, percorriamo altri duecento metri fino a trovare
sulla sinistra (nord) due strade lungo le sponde del Torrente Davaglione. La prima si chiama Via Davaglione e la seconda Via Don Guanella. Prendiamo
quest'ultima che è abbastanza stretta. Siamo nel comune di Montagna in Valtellina.
Incrociamo Via Valeriana e proseguiamo diritto sempre alla destra del torrente e, dopo una curva a destra iniziamo a salire tra i vigneti (Strada di
Ronscio).
Percorriamo cinque tornanti. Dopo quelli sinistrorsi davanti vediamo una chiesa e un castello. La strada è sempre stretta e fortunatamente ogni tanto
c'è una piazzola per lo scambio.
Dopo l'ultimo tornante verso sinistra arriviamo ad uno stop e vediamo il cartello che indica Via Germiamo. Giriamo a sinistra per immetterci sulla Via Panoramica SP 21, strada che
lasciamo quasi subito per imboccare sulla destra Via Ponte Prada.
Tra le case passiamo su di un ponte e poi giriamo a sinistra in Via Maiolo.
Successivamente giriamo ancora a sinistra in Via Caparoni.
Dopo alcuni tornanti, giunti al termine della strada, andiamo a destra in Via Paolina. Proseguiamo con altri tornanti. Vediamo il cartello che indica
Via Farina.
Più avanti raggiungiamo la località Cà Vervio e, terminato l'abitato, entriamo in un bosco.
Ad un bivio e andiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Santa Maria Perlungo, lasciando Via Surana che prosegue diritto.
In località Cà Formolli all'esterno di un tornante sinistrorso troviamo una cappellina.
Più avanti superiamo dapprima la località Cà Mazza e successivamente Cà Zoia e raggiungiamo la chiesa di S. Maria Perlungo.
Poco dopo troviamo un bivio dove i cartelli indicano a sinistra: Alpe Mara, Carnale, San Giovanni; diritto: Perlungo e Foppe.
Andiamo a sinistra sempre nel bosco e sempre su strada abbastanza stretta.
Superiamo le poche case di Roncaglia e arriviamo ad un altro bivio. Qui i cartelli indicano a sinistra: San Giovanni e Carnale; diritto: Alpe Mara.
Andiamo a sinistra.
Più avanti la strada si biforca. Teniamo la destra e raggiungiamo il cartello che indica l'inizio di Carnale.
Ignoriamo la stradina sulla destra che conduce all'agriturismo Dosso del Sole.
Continuiamo diritto fin dove l'asfalto termina e parcheggiamo sulla sinistra accanto ad una bacheca con una cartina della zona e ad una palina
segnavia che indica: Croce a ore 1.10, Rifugio Val di Togno a ore 1.40, Rifugio Gugiatti Sertorelli a ore 3.30 (m. 1185).
Ci incamminiamo quasi in piano su fondo sterrato. Alla destra c'è un muretto. Alcune canaline di legno per lo scolo dell'acqua attraversano la strada.
Entriamo nel bosco.
Proseguiamo in salita. Superiamo il letto in cemento e pietre di un corso d'acqua che probabilmente attraversa la strada in caso di pioggia.
Subito dopo ignoriamo una stradina che retrocede alla destra (m. 1205).
Su di un masso alla sinistra vediamo i bolli bianco rossi.
Percorriamo un tratto quasi in piano. Alla destra c'è un grande prato in fondo al quale vediamo alcune case.
Proseguiamo in leggera salita. Un cartello su un larice segnala il Rifugio Val di Togno davanti a noi.
Passiamo accanto ad un segnale stradale che indica il divieto di accesso alle autovetture.
Percorriamo una curva a destra. Alla sinistra c'è una staccionata realizzata riciclando delle vecchie traversine ferroviarie.
Ora la strada ha il fondo in cemento. Il Rifugio Val di Togno viene segnalato a ore 1.30.
Proseguiamo in salita tra prati, pochi alberi e qualche casa. Un cartello su di una betulla indica il Rifugio Val di Togno (m. 1235).
Superiamo un tornante destrorso all'esterno del quale, oltre una staccionata di legno, ci sono alcune case (m. 1250).
Continuiamo quasi in piano su sterrato, tra i prati.
Presso un tornante sinistrorso troviamo un altro gruppo di case. Ignoriamo una sterrata che prosegue verso destra.
Apriamo e richiudiamo dopo il passaggio una stanga di colore verde oltre la quale, accanto ad una fontana con vasca, troviamo un bivio. Alcuni
segnavia indicano a sinistra: Croce a ore 0.50, Rifugio Val di Togno a ore 1.20, Rifugio Gugiatti Sertorelli a ore 3.10. Alla sinistra c'è la Cascina Iris.
Poco dopo alla sinistra troviamo una baita e alla destra un masso appuntito sul quale vediamo i bolli.
Continuiamo in leggera salita con bella vista sulla vallata alla sinistra e con un bosco di conifere a destra.
Riprendiamo a salire (m. 1270).
Più avanti, presso un tornante destrorso, una stanga di colore verde chiude il passaggio. Un cartello indica a sinistra, con una stradina inerbita, il
Rifugio Val di Togno a ore 1.20. Vediamo anche un bollo bianco rosso su di un masso. Andiamo a sinistra.
Poi, lasciando a sinistra una vecchia baita tra gli alberi, giriamo a destra ed entriamo in un bosco.
La stradina diventa un sentiero (m. 1310).
Arriviamo ad un bivio (m. 1320) I segnavia indicano a sinistra: Rifugio Val di Togno; a destra: Croce a ore 0.30, Rifugio Gugiatti Sertorelli a ore 3;
dietro: Carnale a ore 0.20. Andiamo a sinistra in leggera salita. Alla sinistra c'è una piccola radura.
Rientriamo nel bosco. Su di un larice un cartello indica il Rifugio Val di Togno. Ora il sentiero è più largo.
Ignoriamo un sentiero che sale a destra e proseguiamo diritto come indicato da alcuni segnavia: Rifugio Scilironi a ore 1.10, Rifugio Val di Togno (m.
1330).
Proseguiamo alternando brevi tratti quasi in piano ad altri con poca pendenza.
Poi riprendiamo a salire. Alla sinistra c'è una corta protezione realizzata con dei tronchi, oltre la quale il pendio precipita verticalmente.
Continuiamo quasi in piano passando accanto ad un masso sul quale vediamo i bolli (m. 1390).
Alterniamo brevi tratti in leggera salita, discesa e poi quasi in piano. Sulla sinistra altri tronchi e transenne fanno da protezione.
Scendiamo due rudimentali gradini di roccia.
Continuiamo con vari lievi saliscendi mentre alla sinistra l'alberato pendio scende ripidamente.
Superata un'ampia curva a destra, cominciamo a sentire il fragore del Torrente Antoniasco che scorre sul fondovalle (m. 1380).
Alterniamo tratti quasi in piano ad altri in discesa; alla destra ci sono delle rocce.
Dopo vari saliscendi, in leggera salita passiamo tra alcune rocce (m. 1370).
Subito dopo alla sinistra c'è uno slargo quadrato protetto da una balaustra in legno.
Proseguiamo in discesa e torniamo a sentire il torrente che ancora non riusciamo a vedere.
Quasi in piano camminiamo sopra delle radici.
Poi in leggera discesa passiamo accanto ad un masso con i bolli. Continuiamo con vari saliscendi.
Alla destra troviamo una roccia con un'apertura in basso (m. 1360).
Dopo un tratto in salita, quasi in piano passiamo tra in albero e una roccia. Continuiamo con vari saliscendi.
Pieghiamo a sinistra assecondando un ansa della montagna e scavalcando un ruscelletto (m. 1365).
Continuiamo quasi in piano. Il sentiero ora è bagnato. Alla destra troviamo una vecchia panca coperta dal muschio.
Passiamo accanto ad una roccia situata alla destra del sentiero, mentre alla sinistra c'è una protezione in legno.
Proseguiamo dapprima in discesa, poi quasi in piano e poi in salita. Troviamo un'altra roccia con un bollo bianco rosso.
Alterniamo due tratti quasi in piano ad uno in lieve discesa.
Ora scendiamo in modo abbastanza ripido su fondo roccioso e con delle vecchie protezioni in legno verso valle. Su di una roccia vediamo i bolli.
Dopo un tratto quasi in piano, in leggera discesa attraversiamo le pietre di una vecchia frana (m. 1350). Davanti, sul fondo valle, cominciamo a
vedere il rifugio ancora lontano.
Torniamo a scendere. Alla destra c'è una grande parete di roccia.
Dopo due tornanti destra-sinistra e un tratto quasi in piano (m. 1325), scendiamo in modo abbastanza ripido con altri quattro tornanti.
Giunti in basso (m. 1305), alterniamo due tratti in salita ad altrettanti quasi in piano, lasciando a destra dei grandi massi franati (m. 1330).
Continuiamo con alcuni saliscendi passando tra i massi e tornando a vedere il rifugio.
Poi entriamo in un fitto bosco. Un rivolo allaga e infanga il sentiero.
Troviamo un masso con i bolli alla sinistra e poi delle basse roccette dall'altro lato.
Proseguiamo in leggera discesa lasciando a destra un grande masso.
Quasi in piano, superiamo un ruscello che attraversa il sentiero (m. 1320).
Troviamo delle pietre, dapprima alla sinistra e poi alla destra; queste ultime sono accatastate e coperte da muschio.
In leggera discesa superiamo due tornanti sinistra-destra e cominciamo a intravedere l'Antoniasco tra gli alberi in basso alla sinistra.
Quasi in piano superiamo alcuni rivoli che bagnano il sentiero.
Arriviamo al ponticello di legno, con paletti di ferro che reggono due sbarre come sponde, e con un cancelletto alla fine da aprire e richiudere per
impedire il passaggio degli animali. Un cartello indica Carnale nella direzione dalla quale proveniamo (m. 1305).
Oltre il torrente, proseguiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita verso le baite di Cà Baldin.
Quasi in piano attraversiamo un prato. Alla sinistra un cartello segnala il pericolo di piene improvvise.
Poi giriamo a destra e in salita raggiungiamo le baite e il Rifugio Val di Togno (m. 1317).
Continuiamo come descritto nel primo itinerario.
Tempo impiegato: ore 5.10 - Dislivello: m. 1062 -128
Data escursione: giugno 2013
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