Il Rifugio Cristina è situato all'Alpe Prabello, ai piedi del Pizzo Scalino e con bella vista sulle cime che formano la testata della Val Malenco.
Davanti al rifugio c'è un pannello con una foto che mostra cime e località con la loro altezza; partendo da sinistra: Monte Canale (m. 2522), Colma d'Arcoglio (m.
2313), Monte Arcoglio (m. 2459), Sasso Bianco (m. 2490), Colma di Zana (m. 2417), Corni Bruciati (m. 3114), Pizzo Cassandra (m. 3226), Monte Disgrazia
(m. 3678), Pizzo Rachele (m. 2998), Punta Kennedy (m. 3283), Canalone della Vergine, Pizzo Ventina (m. 3261), Monte Braccia (m. 2909), Monte Sissone
(m. 3330), Cima Sondrio, Cima di Rosso (m. 3366), Cima di Val Seda (m. 3301), Monte Albigna, Monte del Forno (m. 3214), Passo del Muretto (m. 2562),
Punta Fora (m. 3363), Sasso Nero (m. 2919), Sassa d'Entova (m. 3329), Pizzo Malenco (m. 3438), Rif. Entova Scerscen, Pizzo Gloushaint (m. 3594), Cima
Sondrio (m. 3542), Monte delle Forbici (m. 2910), La Sella occidentale (m. 3584) e orientale (m. 3564), Pizzi Gemelli occidentale (m. 3500 e orientale
(m. 3501), Pizzo Sella (m. 3511), Cime di Musella (m. 3094, 3088, 3079), Pizzo Roseg (m. 3936), Sasso Moro (m. 3108), Cresta Guzza (m. 3869), Piz
Argent (m. 3945), Piz Zupò (m. 3996), Cime di Bellavista (m. 3890), Ghiacciaio Fellaria inferiore e superiore, Biv. Amedeo Pansera al Sasso Rosso (m.
3546), Piz Palù (m. 3905), Piz Varuna (m. 3453) e Monte Spondascia (m. 2867).
Primo Itinerario: da Campomoro
A Sondrio prendiamo la provinciale 15 con la quale risaliamo la Val Malenco. Al km. 13.5 deviamo a destra.
Superate Lanzada e Franscia, proseguiamo per km. 6.3 e con vari tornanti saliamo a Campo Moro (m. 1990).
Lasciamo l'auto nel vasto parcheggio sotto il Rifugio Zoia, di fronte al lago. Alla destra di una fontana, troviamo la stradina che sale a questo rifugio.
Alcuni segnavia indicano con il sentiero 346/301: Alpe Prabello e Rif. Cristina a ore 1.10, Passo degli Ometti a ore 2.40; con il sentiero 346: Rifugio
Zoia a ore 0.05, Alpe Campagneda a ore 0.50, Rif. Cà Runcasch a ore 0.50.
Ci incamminiamo in salita su questa stradina. Arrivati ad un bivio, seguendo le indicazioni, continuiamo a sinistra con la vecchia mulattiera.
Passiamo sotto i cavi della teleferica di servizio. Un cartello avverte di prestare attenzione.
Percorriamo un tornante verso destra e raggiungiamo il Rifugio Zoia (m. 2021).
Il sentiero prosegue sulla sinistra; alcuni segnavia indicano il sentiero 346 per l'Alpe Campagneda a ore 0.40, il Passo di Campagneda a ore 2.20 e il Monte
Spondascia a ore 2.30.
Già possiamo ammirare verso sud l'imponente piramide dello Scalino, al quale ci avvicineremo, mentre sull'altro lato ci accompagnerà per un tratto la vista sul
sottostante lago di Campomoro.
Mentre procediamo tra pini silvestri e rododendri, passiamo accanto ad un grande masso sotto il quale è stato collocato un quadretto raffigurante una madonnina.
Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione e percorriamo un tratto con lievi saliscendi con vista sulla diga del Lago di Alpe Gera e sul soprastante Ghiacciaio
Fellaria (in piccolo riusciamo a distinguere sulla sinistra anche il Rifugio Bignami m. 2401).
Superiamo un casello dell'acquedotto e torniamo a salire tra rocce e radi larici ignorando un sentierino sulla destra.
Dopo aver percorso un altro breve tratto in piano, riprendiamo a salire e raggiungiamo la Falesia dello Zoia (m. 2100). Qui troviamo dapprima un grosso masso
sporgente e poi una parete attrezzata come palestra di roccia con varie vie di salita (quinto, sesto e settimo grado).
Passando sotto un tubo nero, percorriamo un breve tratto in discesa e poi torniamo a salire.
Lasciamo a sinistra un altro casello dell'acquedotto con una freccia rossa che indica il Rifugio Zoia alle nostre spalle.
Quasi in piano, superiamo alcuni rigagnoli che attraversano il cammino e raggiungiamo un bivio dove i segnavia indicano a sinistra: il Monte Spondascia a ore
2.10; diritto: l'Alpe Campagneda a ore 0.20, i Laghi e il Passo di Campagneda a ore 2.
Troviamo poi un paletto in legno con il segnavia 1B. Ora il Pizzo Scalino si erge di fronte a noi (m. 2160).
Scendiamo in una valletta percorsa da un torrente.
Poi ci immettiamo su di una pianeggiante stradina sterrata. Andiamo a sinistra e con un ponte attraversiamo il torrente. Alla destra ci sono le baite dell'Alpe
Campagneda e il sentiero che continua verso l'Alpe Prabello.
Diversi segnavia indicano: Alpe Campagneda m. 2140; diritto (sent. 346): Rifugio Cà Runcasch a ore 0.05, Laghi di Campagneda a ore 0.50, Passo di Campagneda a
ore 1.40; a destra (sent. 346/1): A. Prabello a ore 0.30, Rifugio Cristina a ore 0.30, Passo degli Ometti a ore 2; a sinistra (sent. 346): Campo Moro a ore
0.30.
Andiamo a destra verso l'agriturismo Il Cornetto ma, fatti pochi passi, prendiamo un sentiero sulla sinistra.
Con un rudimentale ponticello, fatto con due tronchi e due assi di legno, superiamo un affluente del torrente che troviamo poco più avanti.
Superato anche il torrente con un altro ponticello di legno, riprendiamo a salire.
Un rivolo bagna il sentiero.
Percorriamo un breve tratto su fondo roccioso poi continuiamo quasi in piano tra larici e rododendri.
Scavalchiamo un altro rivolo e torniamo a salire.
Raggiungiamo un pianoro al centro del quale superiamo un ruscelletto tramite un ponticello di legno (cinque tronchi) con le sponde.
Tra prati e cespugli di rododendro, raggiungiamo una zona acquitrinosa che attraversiamo camminando su alcune pietre.
Troviamo un paletto di legno con dipinto in alto un segnavia bianco-rosso.
Arriviamo ad un bivio (m. 2160). Dalla destra arriva il percorso descritto nel secondo itinerario. I segnavia indicano, diritto (sentiero 347): Prabello -
Rifugio Cristina a ore 0.20, Alpe Acquanera a ore 0.50; dietro a destra (sentiero 346/1): Alpe Campascio a ore 0.10, Franscia a ore 1.40; dietro di noi
(sentiero 346/1): Alpe Campagneda a ore 0.10, Rifugio Cà Runcasch a ore 0.10, Campo Moro a ore 0.40.
Il percorso si mantiene al margine destro del pianoro, prima in piano e poi in salita tra radi larici. Nel valloncello a sinistra scorre un rivolo.
Poi il sentiero si divide in due tracce parallele.
Giriamo a destra e saliamo in modo abbastanza ripido. In cima voltiamo a sinistra e ci immettiamo su di una sterrata (m. 2210). I segnavia indicano a sinistra:
A. Campagneda a ore 0.25, Laghi di Campagnera a ore 0.40, Passo di Campagneda a ore 1.40, Rifugio Cà Runcasch; a destra: A. Prabello - Rif. Cristina a ore 0.15,
A. Acquanera a ore 1, Passo degli Ometti a ore 2.
Andiamo a destra in piano. Poco più avanti superiamo un rivolo con un ponte.
Continuiamo in leggera salita e raggiungiamo una insellatura (m. 2225). Alla sinistra ritroviamo il sentiero. Da questo punto cominciamo a vedere, in
lontananza, la chiesetta della Madonna della Pace all'estremità dell'Alpe Prabello.
Possiamo continuare con la sterrata, che si abbassa in un avallamento per poi risalire, oppure, seguendo i bolli, con il sentiero che, dopo un tratto in piano,
sale, prosegue in leggera discesa e poi ancora in piano, ed infine torna ad immettersi sulla stradina.
Continuiamo in piano, superiamo un ruscello con un ponticello di legno e pietre, e arriviamo all'alpeggio (m. 2225).
Il rifugio è di fronte a noi. Passiamo tra le baite dell'alpe, superiamo alcuni ruscelletti e lo raggiungiamo.
Tempo impiegato: ore 1.10 - Dislivello: m. 277 -40
Data escursione: settembre 2009
Secondo itinerario: dalla strada che sale a Campo Moro
Percorrendo la strada che da Franscia sale a Campo Moro, dopo km. 5, superate due delle otto gallerie, troviamo uno slargo sulla sinistra e vi parcheggiamo la macchina (m. 1960).
Sulla destra parte una sterrata e i segnavia indicano in quella direzione: sentieri 347/301, Alpe Campascio di Caspoggio a ore 0.25, Alpe Campagneda a ore 0.50,
Rifugio Cà Runcasch a ore 0.50, Alpe Prabello e Rifugio Cristina a ore 1, Passo degli Ometti a ore 2.30.
Il primo tratto è asfaltato ed è percorribile in auto.
Ci incamminiamo in salita. Dopo il primo tornante vediamo in alto a sinistra, oltre la vallata, il Ghiacciaio di Fellaria.
Poi la pendenza diminuisce. Passiamo sotto i fili della corrente.
Troviamo il cartello che indica il divieto di transito ai veicoli non autorizzati (m. 2000). La strada ora è definita come agro silvo pastorale. Il fondo è in
cemento con alcune canaline in metallo per il deflusso dell'acqua.
Saliamo tra i larici. La pendenza aumenta. Superati alcuni corti tornanti abbastanza ripidi, continuiamo quasi in piano con il fondo sterrato.
Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione e proseguiamo in leggera salita.
Un ruscello passa sotto alla strada che torna ad avere il fondo in cemento (m. 2030).
Troviamo poi un sentiero che si stacca a destra e sale tagliando un paio di tornanti: possiamo prendere l'una o l'altra via.
Il sentiero per un po' segue il ruscello, poi lo abbandona e sale tra radi larici.
Più avanti torna ad immettersi sulla strada nel punto in cui questa ridiventa sterrata (m. 2055).
Poco dopo, terminato il bosco, superiamo una croce di legno con due bracci e continuiamo con poca pendenza tra i prati.
Troviamo un sentiero che si stacca verso destra. I segnavia indicano: Alpe Campascio di Caspoggio m. 2068; a destra (sentiero 347): Alpe Prabello e Rifugio
Cristina a ore 0.30, Passo degli Ometti a ore 2.10; diritto (sentiero 347/1): Alpe Campagneda a ore 0.20, Cà Runcasch a ore 0.25, Passo Campagneda a ore 2.
Andiamo a destra.
In vista dell'alpeggio il sentiero gira a destra. Con un ponticello, fatto con assi di legno, superiamo un ruscello (m. 2075).
Continuiamo in salita e passiamo tra alcune rocce.
Alla destra scorre un ruscello. Più avanti lo attraversiamo.
Ignoriamo un sentiero che arriva da destra e saliamo abbastanza ripidamente. Alla destra c'è una parete rocciosa (m. 2115).
Più avanti troviamo un rivolo che scorre alla sinistra del sentiero.
Giunti in cima alla salita (m. 2140), cominciamo a vedere davanti a noi il Pizzo Scalino.
Proseguiamo quasi in piano. Una freccia bianca indica le due direzioni.
A sinistra scorre un rivolo. Per un po' lo seguiamo e poi lo attraversiamo.
Dopo una breve salita su fondo roccioso, continuiamo con minore pendenza in un valloncello.
Raggiungiamo un pianoro acquitrinoso (m. 2160). Su di una pietra alla destra una freccia bianca indica le due direzioni.
Dalla sinistra arriva il sentiero descritto nel primo itinerario con il quale continuiamo fino al rifugio.
Tempo impiegato: ore 1 - Dislivello: m. 267
Data escursione: settembre 2009
Terzo itinerario: da Largone
Percorrendo la strada che da Franscia sale a Campo Moro, esattamente dopo km 2.8 arriviamo in località Largone dove, all'esterno di un
tornante sinistrorso, c'è spazio sufficiente per parcheggiare cinque o sei vetture (m. 1770).
Inizia qui, accanto ad un torrente, una stradina chiusa al traffico dei mezzi non autorizzati. Un segnavia indica dietro Franscia con il sentiero 348;
un vecchio cartello di legno segnala invece il Rifugio Ca Runcasch e l'Alpe Campagneda a ore 2.
Con un ponte, chiuso al termine da una stanga, superiamo il torrente e giriamo a destra volgendo le spalle al Pizzo Scalino che con la sua mole
imponente ci farà compagnia per buona parte del cammino.
Dopo un tratto in leggera salita tra gli alberi, troviamo sulla sinistra la scritta "Largun" incisa nel legno.
Attraversiamo dei prati giù in vista, in alto a sinistra, dell'Alpe Largone Inferiore.
Proseguiamo poi tra pini e larici. In alcuni punti alla sinistra ci accompagna una canalina di scolo per l'acqua.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 1785) subito seguito da uno destrorso.
Lasciamo un prato alla sinistra e rientriamo nel bosco.
Dopo un tornante sinistrorso, troviamo subito alla sinistra un picchetto di ferro che termina in alto con dei riccioli (m. 1805).
Poi la pendenza aumenta. Alla sinistra troviamo tre tronchi tagliati a guisa di piccolo obelisco.
Raggiungiamo l'alpeggio. Alla sinistra c'è un prato dove pascolano delle mucche, davanti la casera dell'alpe, a destra un masso con l'indicazione per
Acquanera. Alcuni segnavia indicano: Alpe Largone Inferiore (m. 1825); verso destra con il sentiero 350: Alpe Largone Superiore a ore 0.40, Alpe
Acquanera a ore 1, Alpe Prabello a ore 1.40.
Potremmo proseguire con la sterrata che poco dopo compie un tornante destrorso. Preferiamo, seguendo bolli di colore bianco-rosso e tracce di
sentiero, salire a destra passando accanto ad una fontana la cui acqua cade in una tinozza rotonda.
Poi il sentiero diventa più marcato e tra i larici ritroviamo la sterrata (m. 1865).
In leggera salita andiamo a destra e subito percorriamo un tornante sinistrorso al termine del quale, sulla destra riprendiamo il sentiero.
Saliamo nel bosco. Troviamo un ometto alla sinistra e poco dopo un segnavia a bandierina sulla destra.
Più avanti ritroviamo la sterrata che arriva dalla sinistra. Ci affianchiamo e poi la attraversiamo. Un ometto indica la ripartenza del sentiero che
torna a salire nel bosco composto in prevalenza da larici (m. 1875).
Camminiamo sopra tre radici che formano dei gradini.
Presso un tornante sinistrorso una freccia rossa indica la nostra direzione di marcia (m. 1905).
Proseguiamo con alcune serpentine mentre il sentiero si divide e riunisce più volte.
Poi salendo alcuni gradini di pietra ci riportiamo sulla sterrata nel punto in cui questa termina (m. 1935).
Prima di proseguire verso sinistra con una mulattiera, sostiamo un attimo e volgiamo lo sguardo dietro di noi per ammirare il panorama nel quale
spicca il più vicino Sasso Moro tra le Cime di Musella e il Pizzo Roseg alla sinistra, il Pizzo Palù e la Vedretta di Fellaria Orientale alla destra.
Seguendo i bolli prendiamo la mulattiera tra i larici e al primo tornante destrorso torniamo a vedere davanti a noi il Pizzo Scalino.
Dopo il successivo tornante sinistrorso continuiamo in leggera salita.
In questo punto il sentiero è più largo e si divide solo per aggirare un pino; possiamo passare a sinistra camminando su dei pezzi di tronco oppure a
destra su delle pietre.
Poco dopo si divide nuovamente, aggira un larice e si ricompone. Il panorama alle nostre spalle mostra ancora il Ghiacciaio di Fellaria.
Il sentiero torna a larghezza normale.
Dopo pochi passi in leggera discesa, camminando in piano su delle pietre ben sistemate attraversiamo un prato acquitrinoso (m. 1950).
Superiamo un rivolo che passa sotto ad una pietra ed un altro che troviamo in secca.
Riprendiamo a salire con due tornanti destra-sinistra vicini tra loro.
Dopo una curva a destra (m. 1970) proseguiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa.
Riprendiamo a salire con il sentiero che inizialmente si sdoppia e poi torna ad unirsi.
Dopo una curva a sinistra, alla sinistra ci sono delle solide protezioni in legno. Il fondo è roccioso.
Percorriamo un breve tratto quasi in piano su fondo sterrato e senza alberi (m. 1965).
Poi in salita rientriamo nel bosco. Ora il fondo è un misto di terra e roccia.
Continuiamo con poca pendenza mentre gli alberi sono un po' lontani dal sentiero.
Riprendiamo a salire (m. 1985).
Poi raggiungiamo uno slargo che attraversiamo quasi in piano con bella vista sul Pizzo Scalino alla sinistra (m. 1995).
Più avanti un rivolo bagna il sentiero.
Rientriamo nel bosco e camminiamo in un largo corridoio tra gli alberi.
Il sentiero gira a sinistra e riprende a salire, si divide e si riunisce e dopo pochi passi quasi in piano, sale in modo abbastanza ripido con il
fondo ampio e pietroso (m. 2025).
Poi la pendenza diminuisce un poco e il sentiero torna ad essere sterrato e meno largo. Il bosco è più fitto (m. 2035).
In salita raggiungiamo una radura dove vediamo un ometto ed un bollo e giriamo a sinistra verso la prima baita dell'Alpe Largone Superiore della quale
per ora vediamo solo il tetto (m. 2050).
Dapprima in salita e poi con minore pendenza la raggiungiamo.
Dietro questa baita ce ne sono altre come pure alcune stalle. Alla sinistra c'è una croce di legno. I segnavia indicano: Alpe Largone Superiore (m.
2064): davanti con il sentiero 350-305: A. Acquanera a ore 0.20, A. Prabello - Rifugio Cristina a ore 1; dietro con il sentiero 350: A. Largone
Inferiore a ore 0.25, Largone a ore 0.30, Franscia a ore 1.10.
Proseguiamo quasi in piano tra i pascoli mantenendoci sul lato destro della radura.
Giunti in fondo attraversiamo un ruscello con una passerella formata da quattro assi su uno dei quali è stato inciso l'anno 2007 (m. 2080).
Riprendiamo a salire tra radi larici. Alla destra scorre un ruscelletto.
Continuiamo poi quasi in piano camminando su delle pietre ben sistemate. Una freccia bianca con due punte indica le due direzioni (m. 2100).
Torniamo a salire. Dopo una curva a sinistra proseguiamo dapprima su fondo roccioso e poi con minore pendenza tra giovani pini.
Quasi in piano arriviamo in vista dell'Alpeggio di Acquanera (m. 2115).
Con poca pendenza ci abbassiamo in un avvallamento, dove camminiamo su di una passerella formata da assi di legno su uno dei quali è inciso l'anno
2009, e poi risaliamo l'altro versante.
In leggera salita, seguiamo bolli e tracce di sentiero fino alle baite dell'alpeggio che lasciamo a sinistra. Un cartello indica nella direzione dalla
quale proveniamo: Alpe Largone, Franscia, ore 2.
Poco più avanti ci immettiamo sul sentiero n. 305 Alta Via. I segnavia indicano a sinistra: Alpe Prabello - Rifugio Cristina a ore 0.40, Campo Moro a
ore 1.30; a destra: A. Cavaglia a ore 1.10, Piazzo Cavalli a ore 1.50, Caspoggio - Lanzada; dietro con il sentiero 350: Alpe Largone Superiore a ore
0.10, Largone a ore 0.40, Franscia a ore 1.30.
Ci troviamo in uno splendido punto panoramico dal quale possiamo osservare l'intera testata malenca dal Disgrazia a sinistra allo Scalino a destra,
mentre al centro oltre al Sasso Moro e al Monte delle Forbici che appaiono in primo piano scorrono tutte le altre cime.
Andiamo a sinistra quasi in piano tra le baite alte dell'alpeggio. Passiamo accanto ad un cartello giallo dell'Alta Via Tappa n. 8 che indica nella
direzione opposta l'Alpe Cavaglia a ore 1.30.
Accompagnati dai triangoli gialli dell'Alta Via e da bolli rotondi di colore rosso, camminiamo dapprima tra erba, pietre e pochi larici e poi tra i massi.
In leggera salita, lasciamo a sinistra uno spuntone roccioso (m. 2130). Vediamo una freccia bianca ed una bianco-rossa che indicano la nostra direzione.
Passiamo sopra alcuni massi. Una freccia gialla indica R.C. (= Rifugio Cristina).
Continuiamo quasi in piano tra i massi e poi torniamo a salire passando alla sinistra di una roccia (m. 2150).
Poi, tra radi alberi, vediamo un'altra freccia bianca che indica R.C..
Costeggiamo il margine sinistro di una radura dapprima in piano, poi in leggera discesa tra radi larici, indi in discesa tra le pietre.
Proseguiamo tra cespugli, pietre e larici e troviamo un grande segnavia giallo n. 8 dell'Alta Via (m. 2140). Cominciamo a vedere anche delle lettere E
dipinte in giallo sulle pietre.
Giunti al termine di questa discesa, vediamo un'altra scritta R.C. e, quasi in piano, camminando agevolmente su delle pietre ben sistemate,
attraversiamo una vecchia frana di pietre.
Una freccia indica Caspoggio dietro. Oltre alle pietre ora ci sono anche degli alberi.
Proseguiamo in leggera salita. Alcune pietre ben sistemate fanno da gradino. Attorno ci sono vari cespugli: mughi, rododendri e mirtilli.
Dopo un tratto quasi in piano tra i larici torniamo a salire e guadiamo un ruscello (m. 2140).
Per un po' il sentiero si trasforma in una bella mulattiera. Poi entriamo in un bosco e torniamo a salire su sentiero.
Riprendiamo a camminare quasi in piano (m. 2180) e in basso a sinistra tra gli alberi vediamo il Laghetto Mufulè.
Proseguiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano tra pochi alberi e parecchi cespugli. Vediamo il triangolo giallo dell'Alta Via dipinto su
di una pietra bianca.
Torniamo a salire tra le pietre poi le aggiriamo a sinistra, quasi in piano (m. 2195).
Dopo pochi passi in leggera discesa, ignoriamo una traccia di sentiero che scende a sinistra.
Raggiungiamo una roccia sulla quale vediamo una freccia che indica verso destra.
In salita superiamo tre tornanti sx-dx-sx, agevolati da gradini.
La pendenza diminuisce e seguendo una freccia bianca pieghiamo a destra tra rocce levigate salendo altri gradini.
Camminando quasi in piano superiamo un rivolo che passa sotto al sentiero (m. 2210).
Riprendiamo a salire. Una freccia con due punte indica le due direzioni: CA e RC (= Caspoggio e Rif. Cristina).
Con poca pendenza camminiamo tra delle pietre; alla destra c'è un prato.
Poi quasi in piano, troviamo un altro prato alla sinistra (m. 2225).
In leggera salita percorriamo una curva a destra ignorando un piccolo sentiero che prosegue diritto.
Torniamo a salire tra alcune rocce (m. 2240) poi giriamo a sinistra e scendiamo con alcuni gradini.
In basso giriamo a sinistra e camminiamo quasi in piano lungo il margine sinistro di un prato.
Scavalchiamo un ruscelletto (m. 2235). Davanti vediamo il Sasso Moro in primo primo tra le cime della Val Malenco.
Camminiamo sopra alcune rocce lisce e lasciamo a destra una pietra, infilata verticalmente in una roccia, che funge da ometto.
Proseguiamo con brevi saliscendi agevolati da rudimentali gradini di pietra.
Raggiungiamo una croce di legno (m. 2235). Davanti vediamo l'Alpe Prabello. Un sentiero scende a sinistra e i segnavia indicano in quella direzione
con il sentiero 349/1: Lago del Mufulè a ore 0.20, Alpe Largone Superiore a ore 0.40, Sasso dell'Agnello a ore 0.50; dietro con il sentiero 305: Alpe
Acquanera a ore 0.30, Largone a ore 1, Caspoggio-Lanzada.
Dopo una breve discesa, quasi in piano raggiungiamo la chiesetta della Madonna della Pace.
Attraversiamo l'alpeggio superando due ruscelli con delle passerelle e poi con una breve salita arriviamo al rifugio.
Tempo impiegato: ore 2 - Dislivello: m. 500-43
Data escursione: agosto 2012
Quarto itinerario: dal Sasso dell'Agnello
Percorrendo la strada che da Franscia sale a Campo Moro, esattamente dopo km. 4 arriviamo in località Sasso dell'Agnello (m. 1880).
In questo punto praticamente non c'è possibilità di parcheggio.
E' pertanto opportuno unire questo percorso ad anello o con quello descritto nel secondo itinerario lasciando la macchina dove inizia
la strada per l'Alpe Campagneda (km. 5; quota m. 1960) e retrocedendo a piedi lungo l'asfalto superando due gallerie; oppure unendolo a quello descritto nel terzo
itinerario lasciando la macchina al tornante di Largone (km. 2.8; quota m. 1770) e seguendo l'asfalto in salita fino all'inizio del sentiero.
Giunti in località Sasso dell'Agnello, ben segnalato da un grande cartello con il fondo marrone, troviamo l'inizio del sentiero 348 e dei segnavia che
indicano davanti: Alpe Prabello, Rifugio Cristina a ore 1.10; dietro: Franscia a ore 1.
Ci incamminiamo in leggera salita tra i larici.
Passiamo accanto ad una grande vasca in cemento nella quale tramite una canna entra dell'acqua.
Alla sinistra troviamo una grande roccia sporgente verso il sentiero sotto la quale ci sono diverse piccole baite di legno o di pietra. Appese in alto
alla roccia vediamo due paioli da uno dei quali sporge la testa di una pecora imbalsamata e dall'altro delle corna.
Lasciata a destra una croce di legno, ignoriamo un piccolo sentiero che scende verso la strada asfaltata e cominciamo a salire con dei rudimentali
gradini di pietra in un fitto bosco.
In seguito, con poca pendenza, arriviamo ad un bivio dove seguendo una freccia rossa e dei bolli bianco-rossi andiamo a sinistra in salita (m. 1905).
Subito percorriamo un tornante sinistrorso ed in seguito uno destrorso (m. 1915).
Vediamo un bollo giallo e, quasi in piano, attraversando una zona con meno alberi, arriviamo ad un bivio (m. 1940) dove i segnavia indicano con il
sentiero 348 a sinistra: A. Prabello - Rifugio Cristina a ore 1, A. Campagneda a ore 1.20; dietro: Sasso dell'Agnello a ore 0.10, Franscia a ore 1.10.
Il sentiero alla destra invece, non segnalato ma marcato con alcuni bolli, porta sulle sponde del Rio Prabello e, seguendolo, ad una opera di presa dell'Enel.
Andiamo pertanto a sinistra in salita. Saliamo tre rudimentali gradini di pietra e rientriamo nel bosco di larici.
Dopo un breve tratto in leggera salita con uno slargo prativo alla sinistra, saliamo in modo abbastanza ripido con delle serpentine (m. 1955).
Più avanti la pendenza diminuisce un poco per poi tornare a salire ancora in modo abbastanza ripido (m. 1970).
Percorriamo un breve tratto quasi in piano e torniamo a salire, inizialmente su fondo roccioso (m. 2000).
Continuiamo con maggiore pendenza e con alcune serpentine (m. 2015) indi saliamo in modo abbastanza ripido (m. 2030).
Vediamo una E gialla. Il sentiero si divide solo per aggirare tre alberi. Alla destra tra gli alberi riusciamo a intravedere in lontananza l'Alpe Acquanera.
La pendenza diminuisce un poco. Alla sinistra, oltre un profondo solco, ci sono delle rocce (m. 2055).
Proseguiamo in leggera salita. Davanti verso destra vediamo una cascata (m. 2070).
Dopo un tratto quasi in piano giriamo a sinistra e torniamo a salire (m. 2085).
Percorriamo un tratto quasi in piano mentre alla sinistra ci sono una parete di roccia, massi e cespugli (m. 2100).
Attraversiamo i massi di una vecchia frana salendo a zig-zag con un sentiero ben sistemato. In alcuni punti ci sono dei rudimentali gradini. Volgendo
le spalle possiamo vedere il M. Disgrazia.
Vediamo un'altra E gialla (m. 2120).
Proseguiamo con il sentiero tra i larici dapprima quasi in piano e poi alternando due tratti in salita ad uno con poca pendenza (m. 2150).
Alla destra, in un tratto privo di alberi, possiamo vedere il Pizzo Scalino (m. 2160).
Quasi in piano raggiungiamo una radura, la lasciamo a sinistra e riprendiamo a salire.
Tra le pietre sentiamo scorrere l'acqua di un ruscelletto che non vediamo. Lo Scalino ora è davanti a noi.
Percorriamo un tratto quasi in piano con delle rocce alla sinistra (m. 2180) poi riprendiamo a salire tra larici e mughi.
Dopo un breve tratto quasi in piano arriviamo ad un bivio (m. 2190). Seguendo i bolli andiamo a sinistra in salita.
Il sentiero subito si divide in due tracce che per un po' scorrono parallele poi seguiamo quella a destra, indicata dai bolli, che si allontana (m. 2200).
Percorriamo un tratto quasi in piano nel quale dalla destra rientra con ripidi zig-zag il sentiero lasciato al precedente bivio.
Proseguiamo in leggera salita su fondo roccioso.
Continuiamo con qualche passo in piano e, dopo un tratto in discesa, torniamo nuovamente a camminare quasi in piano. Alla sinistra c'è una parete di
roccia mentre alla destra vediamo il Disgrazia (m. 2195).
Saliamo poi tra pietre, erba e radi larici.
Raggiungiamo un prato acquitrinoso e con un piccolo sentiero lo costeggiamo quasi in piano lungo il margine di sinistra (m. 2200).
Poi, camminando su di una serie di pietre ben sistemate, lo attraversiamo. Il Pizzo Scalino è davanti a noi.
Proseguiamo in leggera salita camminando tra erba o su alcune placche rocciose. Su un masso vediamo una freccia gialla con due punte che indicano le due direzioni.
Con pochi passi in salita ci immettiamo sulla sterrata che proviene dall'Alpe Campagneda, già descritta nella parte finale del primo itinerario (m. 2210).
La seguiamo verso destra in salita. Percorriamo poi una ampia curva a sinistra.
Passiamo accanto ad una palina con alcuni segnavia che indicano dietro con il sentiero 348: Sasso dell'Agnello a ore 0.40, Franscia a ore 1.40; a
sinistra con il sentiero 347-346: A. Campascio di Caspoggio a ore 0.25, A. Campagneda - Rifugio Ca' Runcasch a ore 0.25, Campo Moro a ore 1. Qui
giriamo a destra e davanti vediamo l'Alpe Prabello e il rifugio.
Camminando quasi in piano attraversiamo un ponticello e raggiungiamo l'alpeggio. Lasciamo a sinistra le baite e una fontana e con pochi passi in salita arriviamo al rifugio.
Tempo impiegato: ore 1.10 - Dislivello: m. 347
Data escursione: settembre 2012
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