Bivacco Corti

Il Bivacco Corti è situato in località Zappello della Culmina, lungo l'accesso da sudovest al Pizzo e al Bivacco Magnodeno.
L'edificio, che in origine era una vecchia baita, è stato ristrutturato nel 1975 con lo scopo di fornire un punto di ricovero lungo l'ascesa al monte.
Al suo interno ci sono un camino e della legna da ardere, un tavolo, una panca e tre sedie, un armadietto, poche stoviglie e alcune bottiglie di acqua d'emergenza.
All'esterno c'è un tavolo con relative panche.
Nel prato retrostante, circondato da betulle, faggi e castagni c'è un crocefisso con una targa sulla quale è incisa questa poesia a firma M. di B.: "Qui sono e qui rimango, a contatto con il bivacco, qui nel mezzo del bel prato, vedo l'alba spuntar, e gli uccelli cantar, è così che a volte aspetto invano, che qualcuno deponga un fiore, qui al mio fianco."

Primo itinerario: da Maggianico - sentiero n. 29
Località di partenza della nostra escursione è Maggianico, che raggiungiamo dopo aver lasciato Lecco con la statale 639 in direzione Bergamo.
Abbandoniamo la statale seguendo il cartello che indica a sinistra l'ambulatorio veterinario e proseguiamo con Via Armonia, poi Via Zelioli e infine Via Alla Fonte che termina con un tratto acciottolato ove parcheggiamo (m. 231).

Ci incamminiamo in leggera salita. Alla destra, oltre un parapetto in ferro dipinto di verde, scorre il Torrente Cif.
La strada poi si restringe e, in salita, arriviamo ad un bivio dove, dipinti su di un muro, sbiaditi segnavia indicano a sinistra (Via Gaudenzio Ferrari) il sentiero 28 rosso e diritto il 29 giallo. Alla destra un ponticello gettato sul torrente conduce ad un cancello verde (m. 245).
Proseguiamo diritto e saliamo alcuni gradini. Dalla sinistra scende un ruscelletto che attraversa il sentiero passandogli sotto.
Appesa ad un pilone di legno che regge dei cavi, vediamo una tavoletta di legno con la mappa dei sentieri 28 rosso (che passa da Corte Marcia m. 780), e 29 giallo (che passa per Piazzo m. 507, Camposecco m. 605, Culmine m. 921, Corno Grao m. 1039); i due sentieri poi si uniscono prima di arriva in cima al Magnodeno (m. 1241).

Lasciati a sinistra due piccoli cancelli, con un ponticello con le sponde di ferro dipinte di verde, passiamo alla destra del Torrente Cif. Entriamo nel bosco.
Troviamo un altro bollo n. 29 nel cerchietto giallo. Le sponde di ferro, che dopo il ponticello proseguivano alla sinistra, ora terminano.
Raggiungiamo una croce ed una panchina (m. 270). Qui lasciamo il torrente che prosegue diritto e pieghiamo a destra.
Il sentiero si sdoppia in due tracce parallele; prendiamo quella a sinistra indicata da un bollo, ignoriamo una scorciatoia che sale a sinistra, e poco dopo ritroviamo l'altra traccia che rientra dalla destra (m. 280).
Il sentiero gira a sinistra. Più avanti torna a dividersi e a riunirsi.

Nuovamente il sentiero si sdoppia. Andando a sinistra raggiungiamo un bivio (m. 300) dove troviamo del segnavia che indicano verso sinistra un altro attacco del sentiero 28 rosso (Magnodeno Via Corna Marcia, Solenga) e a destra la prosecuzione del sentiero 29 giallo (Piazzo, Camposecco, Culmine, Corno Grao, Magnodeno). Andiamo a destra in leggera salita e ritroviamo l'altro sentiero che rientra dalla destra.

In salita percorriamo una curva a destra con il sentiero incassato nel terreno circostante e continuiamo con poca pendenza intersecando un sentiero-scorciatoia che sale dalla destra e prosegue alla sinistra. Sopra di noi passano i cavi dell'alta tensione (m. 315).
Scavalchiamo un rivolo e riprendiamo a salire agevolati da tronchetti di legno che formano dei gradini.
Alla destra, profondamente incassato nel suo letto, scorre un torrente che subito abbandoniamo girando a sinistra.
Tra gli alberi alla sinistra vediamo il ponte sull'Adda e il Lago di Garlate. Dalla sinistra sale la scorciatoia che avevamo precedentemente incrociato (m. 330).
Il sentiero si divide solo per aggirare due alberi.
Poi ignoriamo il solito sentierino che riparte alla sinistra e proseguiamo diritto con poca pendenza fino ad una curva a sinistra oltre la quale torniamo a salire.
Ad un bivio vediamo un bollo giallo a sinistra ed uno rosso a destra e seguiamo il primo con un paio di zig-zag (m. 340).

Raggiungiamo un incrocio e, seguendo i bolli gialli, andiamo a destra (m. 355). (Potremmo anche andare diritto. In tal caso il sentiero poi piega a destra, per un po' costeggia un ruscello, poi sale a destra con alcuni zig-zag e raggiunge un muretto a secco. Poco più avanti davanti ad una casa si riunisce all'altro).
Il sentiero nuovamente si divide e i bolli gialli ci mandano a sinistra passando accanto a delle stanghe di legno legate in orizzontale agli alberi (m. 370).
Poi si divide in tre; non ci sono bolli ed in effetti possiamo sceglierne uno a caso. In questa zona gli alberi sono più radi.
I sentieri si riuniscono accanto ad un muretto a secco dove ritroviamo i bolli e torniamo nel bosco (m. 385).
Ignoriamo una traccia che si stacca verso destra.
Il sentiero nuovamente si divide solo per aggirare un albero.

Ritroviamo il sentiero lasciato al precedente incrocio che arriva dalla sinistra. Davanti c'è una casa con gli infissi verdi, nel cortile della quale vediamo delle arnie (m. 395).
Aggiriamo la casa verso destra e saliamo alcuni rudimentali gradini accanto alla rete di recinzione.
Superiamo un tornante sinistrorso.
Poi il sentiero si sdoppia solo per aggirare un gruppo di alberi (m. 415).
Proseguiamo con due curve, sinistra-destra, tra le quali su di un albero leggiamo un cartello: "Comunità montana del Lario orientale".
Poi la pendenza aumenta e saliamo con delle serpentine (m. 425).
Il sentiero nuovamente si divide ed un bollo indica di andare a destra ma comunque poco dopo i due rami si riuniscono (m. 435).
Dopo qualche passo, con poca pendenza riprendiamo a salire con alcuni zig-zag. Qui il sentiero è incassato. Alcuni tronchetti di legno formano dei gradini.

Lasciamo a sinistra un sentiero, segnalato da un piccolo cartello su di un albero, che scende a Solenga e proseguiamo verso destra in salita (m. 445).
Vediamo due bolli giallo-rossi, poi riprendiamo a trovare i soliti cerchietti gialli.
Saliamo alcuni rudimentali gradini.
Superiamo un tratto incassato nel terreno circostante. In un punto alla destra c'è una rudimentale protezione con dei tronchi che formano delle transenne di legno (m. 480).

Continuiamo in leggera salita accompagnati alla sinistra da un muro di pietre a secco, terminato il quale troviamo una palina con una cartina della zona e alcuni segnavia: Baite Piazzo m. 507; diritto: Somasca, Castello dell'Innominato.
Lasciato a destra l'ampio sentiero che conduce alle poche baite (dove c'è anche un tavolone con panche in metallo), proseguiamo diritto in salita e su di un albero vediamo un piccolo cartello che indica il sentiero 29 per il Magnodeno.
Ci manteniamo alla sinistra di una bella radura e raggiungiamo un'altra palina i cui segnavia indicano verso destra Somasca e il Castello dell'Innominato mentre su di una pietra il segnavia 29 nel cerchietto giallo invita a proseguire diritto.

Superiamo un rivolo che scorre alla sinistra e rientriamo nel bosco.
Percorriamo alcune serpentine e troviamo dapprima alla sinistra un masso e poi alla destra una pietra squadrata, entrambi marcati con i bolli (m. 525).
Troviamo poi altri massi alla destra tra gli alberi (m. 545). Qui giriamo a sinistra e poco dopo percorriamo altre due curve destra-sinistra.
Proseguiamo con delle serpentine e con maggiore pendenza. Superiamo un tratto incassato nel terreno circostante salendo alcuni gradini di legno (m. 560).

Presso una curva a destra ignoriamo un sentiero marcato da grossi bolli gialli che sale dalla sinistra (m. 565).
Il sentiero subito dopo si divide e poi torna ad unirsi dopo aver aggirato alcuni alberelli.
Proseguiamo con dei gradini di legno e delle serpentine abbastanza ripide.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 580).

Arriviamo ad un bivio (m. 590): il sentiero alla sinistra contrassegnato da bolli gialli conduce ad una sorgente, poi piega a destra e passando accanto ad una casa arriva a Camposecco; quello a destra contrassegnato da cerchietti gialli punta direttamente verso l'Osteria Camposecco che già intravediamo tra gli alberi.

In entrambi i casi raggiungiamo una radura con vari tavoloni e panche all'ombra di alcuni tigli, castagni e abeti (m. 610). Qui troviamo il Rifugio Camposecco. Alla destra c'è un bel punto panoramico sulla sottostante Lecco, sul lago e sull'Adda. Davanti, alla sinistra del rifugio e accanto alla piccola costruzione del WC, arriva il sentiero da Somasca descritto nel secondo itinerario.
Giriamo a sinistra e passiamo tra un baitello e il campo di bocce. Un segnavia indica il Magnodeno a ore 1.45.
Attraversiamo un prato. Alla destra ci sono una baita e un cassottello in lamiera; lontano alla sinistra vediamo una casa.
Rientriamo nel bosco camminando dapprima con poca pendenza e poi in salita (m. 615).

Con maggiore pendenza arriviamo ad un tornante destrorso dove tempo fa, qualcuno deve aver appeso un quadro ad un albero; ora rimane solo la cornice, inserita saldamente nella corteccia, ed un segnavia che indica un sentiero contraddistinto da bolli rossi: Culmine - via ferrata - palestra di roccia (m. 650).
Continuiamo verso destra con minore pendenza, seguendo il sentiero 29. Vediamo un segnavia su di un albero (m. 665).
La pendenza aumenta (m. 700) e poi diventa abbastanza ripida (m. 720). Il sentiero è incassato nel terreno circostante. Passiamo sotto due alberi divelti e caduti di traverso sopra al sentiero.

Presso un tornante sinistrorso vediamo su di un albero un segnavia rosso-giallo-bianco a cerchi concentrici (m. 750).
Più avanti percorriamo un ampio tornante destrorso (m. 775) seguito da uno sinistrorso (m. 810).
Dopo aver superato due cerchietti gialli la pendenza diminuisce un poco il che consente di tirare il fiato e guardare tra gli alberi alla sinistra dove riusciamo a intravedere il Lago di Garlate (m. 820) ma, appena raggiunto il successivo cerchietto segnavia riprendiamo a salire in modo più deciso.
Una pietra ed un tronchetto di legno formano due gradini (m. 835).
Ora saliamo in modo ripido (m. 850). Abbiamo l'impressione che la pendenza continui progressivamente ad aumentare.
Percorriamo una curva a destra (m. 875) e poi un tornante anch'esso verso destra (m. 890). La pendenza aumenta ancora.
Superata una curva a sinistra (m. 900) percorriamo un tratto meno faticoso che termina alla successiva curva a destra dove torniamo a salire in modo abbastanza ripido (m. 915).

Raggiungiamo una selletta denominata Zappello della Culmina oltre la quale il sentiero spiana (m. 920). Troviamo vari segnavia: un cartello indica davanti in discesa un sentiero per Erve, Saina e Somasca; dietro con il sentiero 29 viene indicata Camposecco a 35 minuti; un altro cartello sembrerebbe indicare verso sinistra il Sentiero della Valle 801. Alla destra c'è un sentiero non segnalato dal quale arriva il percorso descritto nel terzo itinerario che proviene da Saina.
Giriamo a sinistra verso il Bivacco Corti ben visibile a qualche diecina di metri di distanza.
Superiamo un cippo, che segnala l'antico confine tra lo Stato di Milano e lo Stato Veneto, e lo raggiungiamo.

Tempo impiegato: ore 1.40 - Dislivello: m. 690
Data escursione: aprile 2013
 
Secondo itinerario: da Somasca
Lasciamo la statale 36 al km. 49.5 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere l'uscita Bione. Seguiamo la sponda dell'Adda e il Lago di Garlate e poi presso una rotonda ci immettiamo sulla statale 639 andando a destra in direzione Bergamo.
A Vercurago, seguendo l'indicazione per Somasca, prendiamo sulla sinistra Via San Gerolamo la quale dopo alcune diecine di metri gira nuovamente a sinistra e sale a Somasca.
Dopo settecento metri la strada gira a sinistra e diventa molto stretta. Non riteniamo opportuno seguirla oltre, pertanto proseguiamo diritto per un'altra diecina di metri e poi lasciamo la macchina sulla sinistra nel grande parcheggio sotto la chiesa di San Bartolomeo (m. 290).

A piedi torniamo indietro e riprendiamo Via San Gerolamo. La stradina ora è acciottolata e procede in leggera salita.
Lasciamo a destra la scalinata che sale alla chiesa di San Bartolomeo.
Superiamo la Piazzetta Madre degli Orfani dove alla destra c'è la chiesa di San Girolamo e continuiamo passando sotto due case costruite sopra alla strada.
Troviamo poi a sinistra la chiesa con la tomba della Beata Caterina Cittadini e a destra il palazzo delle Suore Orsoline.
Più avanti raggiungiamo uno slargo dove c'è l'ultima possibilità di parcheggio (m. 300). Qui ignoriamo a sinistra Via Novella e a destra Via per Beseno all'inizio della quale alcuni segnavia indicano: Località Beseno a ore 0.15, Ferrata Gallavesa (EEA) a ore 0.35, Erve a ore 2.05. Proseguiamo invece diritto superando un cancello sotto un arco e prendendo un viottolo acciottolato che sale con poca pendenza. Un cartello segnala la trattoria La Rocca a dieci minuti.

Da qui al Santuario, alla destra troveremo nove cappelle contenenti statue ad altezza d'uomo raffiguranti scene della vita di San Gerolamo.
La prima cappella e situata subito dopo il cancello. Un cartello recita: "La Madonna libera San Girolamo dal carcere".
Camminiamo tra due muretti. In basso a sinistra vediamo alcune case e, in lontananza, il Lago di Garlate. In alto invece vediamo la Rocca con il Castello dell'Innominato e una croce.
Arriviamo alla seconda cappella; il cartello dice: "Protetto da Maria attraversa non visto il campo nemico e si pone in salvo".
Poi con minima pendenza raggiungiamo la terza cappella: "In segno di gratitudine Girolamo depone le catene all'altare della Madonna Grande di Treviso".
Le successive tre cappelle rappresentano queste scene: "Sfama i poveri e raccoglie gli orfani della sua città"; "Guarisce miracolosamente i malati" e "Assiste e seppellisce gli appestati della Valle di San Martino".

Subito dopo alla destra c'è la Scala Santa (m. 320), una scalinata con gradini di pietra e due corrimani ai lati che sale tra gli alberi verso la grotta dove il santo soleva pregare. Su alcune lastre di marmo collocate nei pressi è possibile leggere come ottenere l'indulgenza salendo questa scala.
Proseguendo il nostro cammino troviamo altre due cappelle e vi leggiamo: "Con il segno della croce salva dai lupi gli orfanelli" e "Lavorando insieme ai contadini, insegna loro il catechismo".
Continuiamo con dei piccoli gradini e lasciamo alla sinistra un terrazzino. La pendenza aumenta.
Arriviamo alla nona cappella. Il solito cartello spiega la scena: "Prima di morire lava i piedi agli orfanelli".

Poco dopo raggiungiamo l'ingresso del santuario (m. 345). Alla sinistra c'è un sedile di pietra. Alla destra sale una scalinata. Superando il cancello proseguiamo diritto ed entriamo nel complesso del santuario formato da alcune chiese e altri edifici.
Prendiamo poi una mulattiera acciottolata, con dei piccoli gradini nel mezzo, con la quale in salita raggiungiamo la porta di uscita.
Oltre le mura, ignoriamo una scalinata alla destra. Su di un albero vediamo un cartello che indica il Castello. Continuiamo diritto lasciando a sinistra una casa che reca la vecchia insegna di una trattoria.
Lasciamo a destra un sentiero che sale verso i ruderi del Castello dell'Innominato (sicuramente meritevole di una visita).

Proseguiamo in piano e raggiungiamo la trattoria "La Rocca" davanti alla quale prendiamo una sterrata che la aggira verso sinistra (m. 375).
La sterrata poi inizia a scendere. Alla sinistra vediamo il Barro e il Lago di Garlate.
Alla destra sale una stradina con il fondo in cemento. Subito dopo, sempre alla destra prende avvio un sentiero che si addentra nel bosco. I segnavia indicano con il sentiero 929/A: Camposecco a ore 0.45, Magnodeno a ore 2.30; con la stradina 801: Sentiero della Valle, Croce di Vicerola a ore 1. Prendiamo il sentiero.
Dopo pochi passi in salita ed un tratto quasi in piano torniamo a salire. Alla destra tra gli alberi ci sono dei muretti a secco di contenimento. Alla sinistra invece riusciamo a intravedere il Lago di Garlate.

Dopo una curva a destra (m. 400) scendiamo fino al guado di un ruscello (m. 390) e poi riprendiamo a salire.
Superata un'altra curva verso destra, alla sinistra troviamo una corta protezione con due pali di metallo e cavi di acciaio. Da questo punto fino alla successiva curva a destra, il pendio alla sinistra precipita verticalmente tra alberelli e rovi.
Saliamo poi in modo abbastanza ripido fino ad un tornante sinistrorso.
Proseguiamo quasi in piano con una rete di recinzione alla destra.
Poi torniamo a salire; alla sinistra ci sono dei pali di legno e qualche vecchio tronco posto in orizzontale per formare delle protezioni a valle. Al termine della rete di recinzione c'è un piccolo cancello.

Continuiamo nel bosco quasi in piano. Nell'incavo di un albero alla sinistra, vediamo due statuette raffiguranti una Madonna e S. Gerolamo (m. 420).
Più avanti dalla sinistra arriva un altro sentiero. I segnavia indicano dietro: Somasca e il Castello dell'Innominato.
Subito dopo, su di un albero, vediamo una statuetta raffigurante una madonnina.
Scavalchiamo un ruscello e torniamo a salire. In alcuni punti il sentiero è incassato nel terreno circostante.
Proseguiamo quasi in piano e vediamo un crocefisso appeso ad un albero (m. 460).
Riprendiamo a salire agevolati da alcuni rudimentali gradini di pietra.
Il sentiero poi si divide ma solo per aggirare due alberi (m. 475).
Dopo un tratto con poca pendenza, riprendiamo a salire. Superiamo due curve, sinistra-destra, e poi proseguiamo quasi in piano.

Troviamo due paline gialle del metanodotto (m. 510). Accanto alla seconda c'è un bivio e i segnavia indicano a destra: Camposecco; dietro: Somasca e il Castello dell'Innominato; davanti: nessuna indicazione.
Andiamo pertanto a destra e alterniamo due tratti con poca pendenza ad altrettanti quasi in piano.
Torniamo a salire (m. 535) e poi alterniamo ancora due tratti quasi in piano ad altri in leggera salita.
Saliamo sei gradini di legno (m. 545).

Quasi in piano arriviamo ad un bivio (m. 550). I segnavia indicano a destra: Camposecco; dietro con il Sentiero Rotary Lecco: Castello Innominato a ore 0.45, Somasca a ore 1; diritto non ci sono indicazioni comunque il sentiero conduce a Piazzo.
Andiamo a destra in salita camminando sopra delle radici.
Dopo un tornante destrorso, alla sinistra ci accompagna un cavo retto da paletti che termina al successivo tornante sinistrorso (565).
Saliamo alcuni rudimentali gradini di legno.
Troviamo un altro cavo, questa volta alla destra, che termina dopo che abbiamo superato dei gradini di legno (m. 585).
Per un po' il sentiero scorre incassato nel terreno circostante.
Proseguiamo in leggera salita camminando su radici e salendo altri gradini di legno. Davanti tra gli alberi riusciamo a vedere una casa bianca con il tetto verde.
Continuiamo quasi in piano. Su di un albero vediamo una targhetta con la scritta Camposecco.
In leggera salita, superati altri cinque gradini, arriviamo a Camposecco (m. 610). Alla sinistra c'è la piccola costruzione del WC, alla destra una baita, davanti il campo di bocce. Poco più avanti sulla sinistra c'è il Rifugio Camposecco.
Qui ci immettiamo sul sentiero 29, descritto nel precedente itinerario, con il quale verso destra proseguiamo fino al Bivacco Corti.

Tempo impiegato: ore 2.15 - Dislivello: m. 641-10
Data escursione: aprile 2013
 
Terzo itinerario: da Saina
Lasciamo la statale 36 al km. 49.5 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere l'uscita Bione. Seguiamo la sponda dell'Adda e il Lago di Garlate e poi presso una rotonda ci immettiamo sulla statale 639 andando a destra in direzione Bergamo.
A Calolziocorte imbocchiamo sulla sinistra la provinciale 180 per Erve. Giunti ad un bivio, seguendo le indicazioni giriamo a sinistra e proseguiamo con un percorso panoramico in parte scavato nella roccia.
Arriviamo così al borgo di Erve (m. 559), dove prendiamo la prima strada a sinistra, attraversando con un ponte il Torrente Galaveso. Qui alcuni segnavia indicano: Località Saina a ore 0.30, Croce di Vicerola a ore 0.40, Somasca a ore 1.40.
Dopo il ponte giriamo a destra, passiamo accanto al municipio e, proseguendo con Via Papa Giovanni XXIII iniziano a salire con alcuni tornanti.
Presso una curva a destra troviamo il cartello indicante che la strada è diventata Via Costalottiere.
Un centinaio di metri più avanti, sulla destra, c'è un parcheggio in posizione sopraelevata (m. 620).

Lasciata la macchina, ci incamminiamo in leggera salita, seguendo la strada asfaltata.
Più avanti troviamo sulla destra due stradine, un asfaltata e una in cemento. Un cartello indica: "Via Costalottiere n. 37-39-41-42-43-44-45-47" (m. 635).
Continuiamo diritto dapprima in leggera discesa e poi in discesa fino a trovare un torrente che attraversa la strada passandole sotto (m. 615).
Quasi in piano arriviamo ad un ponte su di un altro torrente e dopo un tornante sinistrorso, all'interno del quale c'è una casa, riprendiamo a salire. Un cartello indica che stiamo percorrendo Via Saina.
Sulla destra ignoriamo dei gradini in cemento sopra i quali inizia un sentiero. Giunti al termine della salita (m. 630) torniamo a scendere passando tra alcune case.
La discesa termina presso una curva a sinistra (m. 620) oltre la quale continuiamo in leggera salita attraversando la frazione di Saina. La strada ora è molto stretta.
Proseguiamo quasi in piano. Alla destra sale un sentiero. Alla sinistra il pendio scende tra gli alberi.
Troviamo altre case su una delle quali alla sinistra vediamo un affresco raffigurante una madonna.

Dopo una grande casa a destra e un garage alla sinistra, il piccolo abitato termina (m. 630). Una sterrata agro-silvo-pastorale prosegue in leggera salita nel bosco.
Lasciato a destra un piccolo slargo dove vediamo un segnavia bianco-rosso, la pendenza aumenta. Alla destra ci accompagna un muretto di pietre coperto di muschio.
Troviamo sulla destra alcuni rudimentali gradini che danno avvio ad un piccolo sentiero.
Più avanti alla sinistra si stacca una deviazione che conduce ad una casa la cui insegna recita: "Ca Nuaja" (m. 645).
Ora alla sinistra c'è un muretto, più basso del precedente, e la vista spazia su Costalottiere e Erve.

Sulla destra troviamo un baita e l'antenna di un ripetitore (m. 660).
Poi il sentiero in leggerissima salita rientra nel bosco.
Sulla destra troviamo un cancello di legno ed un cassottello e, a seguire, un vecchio muretto di pietre a rinforzo. In basso a sinistra vediamo le curve della carrozzabile con la quale siamo arrivati a Erve.
Il sentiero prosegue con poca pendenza, incassato tra le pietre. Poi torna a salire (m. 680).

Arriviamo ad una curva a destra (m. 695). Qui troviamo sulla sinistra la grande Croce di Vicerola, un altare di pietra e due panche di ferro. E' un bel punto panoramico sulla sottostante vallata e sui laghi di Olginate e Garlate. I segnavia indicano la prosecuzione con il sentiero 801E verso Somasca segnalata a ore 1. Prendiamo invece un altro sentiero, contrassegnato da bolli gialli, che si stacca alla destra e sale verso il Monte Mudarga.
Dopo pochi passi in salita il sentiero si unisce ad un altro che parte un poco più avanti da quello che continua diritto verso Somasca.
Percorriamo un breve tratto quasi in piano e riprendiamo a salire. Oltre ai bolli gialli ne troviamo altri rossi ed un cerchietto nero e rosso su di un masso (m. 705).
Ancora pochi passi quasi in piano e torniamo a salire tra gli alberi, camminando a mezza costa, mentre il pendio alla destra scende ripidamente.

Presso un tornante sinistrorso, una palina reca un segnavia che indica dietro di noi il Sentiero della Valle 801 (m. 720).
Percorriamo un breve ripido zig-zag poi, dopo pochi passi in piano, riprendiamo a salire. Stiamo camminando in un bosco di castagni, faggi e betulle.
Alcuni tronchetti e delle radici fanno da gradino (m. 735).
Saliamo in modo abbastanza ripido e superiamo due zig-zag destra-sinistra (m. 745).

Raggiungiamo un bel punto panoramico con vista sul Lago di Garlate. Davanti in pendio precipita verticalmente (m. 775). Pieghiamo a destra, rientriamo nel bosco e con minore pendenza iniziamo a risalire l'ampio crinale sud del Monte Gavazzo.
Ritroviamo i bolli gialli che da un po' non vedevamo. Torniamo a salire in modo abbastanza ripido (m. 790).
Superiamo nove gradini realizzati con tronchetti di legno (m. 805).
Dopo tre zig-zag, sx-dx-sx, proseguiamo con delle serpentine (m. 825).
Ora i castagni sono quasi terminati e il bosco è formato in prevalenza da betulle e faggi (m. 840).
Alcune radici fanno da gradino (m. 850).
Dopo alcuni passi con poca pendenza (m. 870) proseguiamo in modo abbastanza ripido e saliamo una serie di 35 gradini.
Poco dopo ne troviamo altri 8 (m. 890) e più avanti ancora altri 5.

Raggiungiamo una palina con un segnavia che indica il Sentiero della Valle 801 nella direzione dalla quale proveniamo (m. 905). Ci siamo portati sull'ampio crinale alberato che iniziamo a percorrere quasi in piano verso destra.
Poi con pochissima pendenza raggiungiamo la prima cima del Monte Gavazzo (m. 910) oltre la quale iniziamo a scendere.
Dopo un tratto quasi in piano, torniamo a scendere ma con minore pendenza (m. 895).
Percorriamo ancora un tratto quasi pianeggiante e poi scendiamo, questa volta in modo abbastanza ripido.
Anche al termine di questa discesa proseguiamo quasi in piano (m. 870).

Più avanti il sentiero si sposta un po' alla destra dell'ampio crinale e poi con una breve salita si riporta in cresta.
Proseguiamo dapprima quasi in piano e poi con poca pendenza un poco alla destra del crinale. Poi riprendiamo a salire e torniamo in cresta.
Un tratto con meno alberi consente a sinistra una bella veduta della vallata e del Lago di Garlate.
Troviamo un albero che ha ormai inglobato un vecchio cartello illeggibile appeso al suo tronco (m. 890).
Quasi in piano, pochi passi più avanti raggiungiamo un cassottello in lamiera utilizzato come appostamento per la caccia.
Più avanti riprendiamo a salire tra faggi e castagni e raggiungiamo la seconda sommità del monte (m. 915).

In leggera discesa tra radi alberi, sempre seguendo il crinale, raggiungiamo un altro appostamento per la caccia, dipinto di verde e sul quale leggiamo il n. 70058. Alla destra vediamo il Resegone, alla sinistra in basso il Lago di Garlate.
Torniamo a scendere con alcune serpentine abbassandoci di una diecina di metri (m. 900).
Proseguiamo alternando alcuni tratti quasi in piano ad altri in leggera salita, a volte lungo la cresta e a volte mantenendoci un poco alla destra.
Quando il pendio lungo la cresta torna a salire in modo più deciso, il sentiero prosegue a mezza costa alla sua destra, dapprima in piano e poi in leggera salita fino a sbucare nella radura di fronte al bivacco. Alla sinistra c'è l'intaglio denominato Zappello della Culmina dal quale proviene il sentiero 29 descritto nel primo itinerario.

Tempo impiegato: ore 1.15 - Dislivello: m. 381 -80
Data escursione: aprile 2013

ESCURSIONI PARTENDO DAL BIVACCO:







Dati del Bivacco Corti

Altezza:
m. 921
Gruppo:
Valsassina
Ubicazione:
Zappello d. Culmina
Comune:
Lecco - LC
Carta Kompass:
91 E8
Coordinate Geo:
45°49'38.70"N
9°26'10.10"E
Gestore:
-
Telefono gestore:
-
Telefono bivacco:
-
Posti letto:
-
Apertura:
sempre
Pagina aggiornata
il: 21/04/2018
Il Bivacco Corti Interno del bivacco Piazzo Rifugio Camposecco Una delle cappelle di S. Gerolamo (itineraro da Somasca) La scalinata verso il Santuario di S. Gerolamo Il Castello dell`Innominato Vista sul Barro e sul Lago di Garlate La Croce di Vicerola Appostamento per la caccia sul M. Gavazzo Zappello della Culmina

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