Il Rifugio Camposecco è situato in una radura tra i boschi sul versante sud-occidentale del Monte Magnodeno.
Il panorama verso sud mostra una bella veduta su Lecco, il lago, l'Adda e il M. Barro.
Attorno al rifugio ci sono vari tavoloni e panche all'ombra di alcuni tigli, castagni e abeti. C'è anche un campo per il gioco delle bocce.
Primo itinerario: da Maggianico - sentiero n. 29
Località di partenza della nostra escursione è Maggianico, che raggiungiamo dopo aver lasciato Lecco con la statale 639 in direzione Bergamo.
Abbandoniamo la statale seguendo il cartello che indica a sinistra l'ambulatorio veterinario e proseguiamo con Via Armonia, poi Via Zelioli e
infine Via Alla Fonte che termina con un tratto acciottolato ove parcheggiamo (m. 231).
Ci incamminiamo in leggera salita. Alla destra, oltre un parapetto in ferro dipinto di verde, scorre il Torrente Cif.
La strada poi si restringe e, in salita, arriviamo ad un bivio dove, dipinti su di un muro, sbiaditi segnavia indicano a sinistra (Via Gaudenzio
Ferrari) il sentiero 28 rosso e diritto il 29 giallo. Alla destra un ponticello gettato sul torrente conduce ad un cancello verde (m. 245).
Proseguiamo diritto e saliamo alcuni gradini. Dalla sinistra scende un ruscelletto che attraversa il sentiero passandogli sotto.
Appesa ad un pilone di legno che regge dei cavi, vediamo una tavoletta di legno con la mappa dei sentieri 28 rosso (che passa da Corte Marcia m. 780),
e 29 giallo (che passa per Piazzo m. 507, Camposecco m. 605, Culmine m. 921, Corno Grao m. 1039); i due sentieri poi si uniscono prima di arriva in
cima al Magnodeno (m. 1241).
Lasciati a sinistra due piccoli cancelli, con un ponticello con le sponde di ferro dipinte di verde, passiamo alla destra del Torrente Cif. Entriamo nel bosco.
Troviamo un altro bollo n. 29 nel cerchietto giallo. Le sponde di ferro, che dopo il ponticello proseguivano alla sinistra, ora terminano.
Raggiungiamo una croce ed una panchina (m. 270). Qui lasciamo il torrente che prosegue diritto e pieghiamo a destra.
Il sentiero si sdoppia in due tracce parallele; prendiamo quella a sinistra indicata da un bollo, ignoriamo una scorciatoia che sale a sinistra, e
poco dopo ritroviamo l'altra traccia che rientra dalla destra (m. 280).
Il sentiero gira a sinistra. Più avanti torna a dividersi e a riunirsi.
Nuovamente il sentiero si sdoppia. Andando a sinistra raggiungiamo un bivio (m. 300) dove troviamo del segnavia che indicano verso sinistra un altro
attacco del sentiero 28 rosso (Magnodeno Via Corna Marcia, Solenga) e a destra la prosecuzione del sentiero 29 giallo (Piazzo, Camposecco, Culmine,
Corno Grao, Magnodeno). Andiamo a destra in leggera salita e ritroviamo l'altro sentiero che rientra dalla destra.
In salita percorriamo una curva a destra con il sentiero incassato nel terreno circostante e continuiamo con poca pendenza intersecando un
sentiero-scorciatoia che sale dalla destra e prosegue alla sinistra. Sopra di noi passano i cavi dell'alta tensione (m. 315).
Scavalchiamo un rivolo e riprendiamo a salire agevolati da tronchetti di legno che formano dei gradini.
Alla destra, profondamente incassato nel suo letto, scorre un torrente che subito abbandoniamo girando a sinistra.
Tra gli alberi alla sinistra vediamo il ponte sull'Adda e il Lago di Garlate. Dalla sinistra sale la scorciatoia che avevamo precedentemente incrociato (m. 330).
Il sentiero si divide solo per aggirare due alberi.
Poi ignoriamo il solito sentierino che riparte alla sinistra e proseguiamo diritto con poca pendenza fino ad una curva a sinistra oltre la quale
torniamo a salire.
Ad un bivio vediamo un bollo giallo a sinistra ed uno rosso a destra e seguiamo il primo con un paio di zig-zag (m. 340).
Raggiungiamo un incrocio e, seguendo i bolli gialli, andiamo a destra (m. 355). (Potremmo anche andare diritto. In tal caso il sentiero poi piega a
destra, per un po' costeggia un ruscello, poi sale a destra con alcuni zig-zag e raggiunge un muretto a secco. Poco più avanti davanti ad una casa si
riunisce all'altro).
Il sentiero nuovamente si divide e i bolli gialli ci mandano a sinistra passando accanto a delle stanghe di legno legate in orizzontale agli alberi (m. 370).
Poi si divide in tre; non ci sono bolli ed in effetti possiamo sceglierne uno a caso. In questa zona gli alberi sono più radi.
I sentieri si riuniscono accanto ad un muretto a secco dove ritroviamo i bolli e torniamo nel bosco (m. 385).
Ignoriamo una traccia che si stacca verso destra.
Il sentiero nuovamente si divide solo per aggirare un albero.
Ritroviamo il sentiero lasciato al precedente incrocio che arriva dalla sinistra. Davanti c'è una casa con gli infissi verdi, nel cortile della quale
vediamo delle arnie (m. 395).
Aggiriamo la casa verso destra e saliamo alcuni rudimentali gradini accanto alla rete di recinzione.
Superiamo un tornante sinistrorso.
Poi il sentiero si sdoppia solo per aggirare un gruppo di alberi (m. 415).
Proseguiamo con due curve, sinistra-destra, tra le quali su di un albero leggiamo un cartello: "Comunità montana del Lario orientale".
Poi la pendenza aumenta e saliamo con delle serpentine (m. 425).
Il sentiero nuovamente si divide ed un bollo indica di andare a destra ma comunque poco dopo i due rami si riuniscono (m. 435).
Dopo qualche passo, con poca pendenza riprendiamo a salire con alcuni zig-zag. Qui il sentiero è incassato. Alcuni tronchetti di legno formano dei gradini.
Lasciamo a sinistra un sentiero, segnalato da un piccolo cartello su di un albero, che scende a Solenga e proseguiamo verso destra in salita (m. 445).
Vediamo due bolli giallo-rossi, poi riprendiamo a trovare i soliti cerchietti gialli.
Saliamo alcuni rudimentali gradini.
Superiamo un tratto incassato nel terreno circostante. In un punto alla destra c'è una rudimentale protezione con dei tronchi che formano delle
transenne di legno (m. 480).
Continuiamo in leggera salita accompagnati alla sinistra da un muro di pietre a secco, terminato il quale troviamo una palina con una cartina della
zona e alcuni segnavia: Baite Piazzo m. 507; diritto: Somasca, Castello dell'Innominato.
Lasciato a destra l'ampio sentiero che conduce alle poche baite (dove c'è anche un tavolone con panche in metallo), proseguiamo diritto in salita e su
di un albero vediamo un piccolo cartello che indica il sentiero 29 per il Magnodeno.
Ci manteniamo alla sinistra di una bella radura e raggiungiamo un'altra palina i cui segnavia indicano verso destra Somasca e il Castello
dell'Innominato mentre su di una pietra il segnavia 29 nel cerchietto giallo invita a proseguire diritto.
Superiamo un rivolo che scorre alla sinistra e rientriamo nel bosco.
Percorriamo alcune serpentine e troviamo dapprima alla sinistra un masso e poi alla destra una pietra squadrata, entrambi marcati con i bolli (m. 525).
Troviamo poi altri massi alla destra tra gli alberi (m. 545). Qui giriamo a sinistra e poco dopo percorriamo altre due curve destra-sinistra.
Proseguiamo con delle serpentine e con maggiore pendenza. Superiamo un tratto incassato nel terreno circostante salendo alcuni gradini di legno (m. 560).
Presso una curva a destra ignoriamo un sentiero marcato da grossi bolli gialli che sale dalla sinistra (m. 565).
Il sentiero subito dopo si divide e poi torna ad unirsi dopo aver aggirato alcuni alberelli.
Proseguiamo con dei gradini di legno e delle serpentine abbastanza ripide.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 580).
Arriviamo ad un bivio (m. 590): il sentiero alla sinistra contrassegnato da bolli gialli conduce ad una sorgente, poi piega a destra e passando
accanto ad una casa arriva a Camposecco; quello a destra contrassegnato da cerchietti gialli punta direttamente verso il Rifugio Camposecco che già
intravediamo tra gli alberi.
Tempo impiegato: ore 1 - Dislivello: m. 379
Data escursione: giugno 2013
Secondo itinerario: da Somasca
Lasciamo la statale 36 al km. 49.5 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere l'uscita Bione. Seguiamo la sponda dell'Adda e il Lago di Garlate e poi
presso una rotonda ci immettiamo sulla statale 639 andando a destra in direzione Bergamo.
A Vercurago, seguendo l'indicazione per Somasca, prendiamo sulla sinistra Via San Gerolamo la quale dopo alcune diecine di metri gira nuovamente a sinistra e sale a Somasca.
Dopo settecento metri la strada gira a sinistra e diventa molto stretta. Non riteniamo opportuno seguirla oltre, pertanto proseguiamo diritto per
un'altra diecina di metri e poi lasciamo la macchina sulla sinistra nel grande parcheggio sotto la chiesa di San Bartolomeo (m. 290).
A piedi torniamo indietro e riprendiamo Via San Gerolamo. La stradina ora è acciottolata e procede in leggera salita.
Lasciamo a destra la scalinata che sale alla chiesa di San Bartolomeo.
Superiamo la Piazzetta Madre degli Orfani dove alla destra c'è la chiesa di San Girolamo e continuiamo passando sotto due case costruite sopra alla strada.
Troviamo poi a sinistra la chiesa con la tomba della Beata Caterina Cittadini e a destra il palazzo delle Suore Orsoline.
Più avanti raggiungiamo uno slargo dove c'è l'ultima possibilità di parcheggio (m. 300). Qui ignoriamo a sinistra Via Novella e a destra Via per
Beseno all'inizio della quale alcuni segnavia indicano: Località Beseno a ore 0.15, Ferrata Gallavesa (EEA) a ore 0.35, Erve a ore 2.05. Proseguiamo
invece diritto superando un cancello sotto un arco e prendendo un viottolo acciottolato che sale con poca pendenza. Un cartello segnala la trattoria
La Rocca a dieci minuti.
Da qui al Santuario, alla destra troveremo nove cappelle contenenti statue ad altezza d'uomo raffiguranti scene della vita di San Gerolamo.
La prima cappella e situata subito dopo il cancello. Un cartello recita: "La Madonna libera San Girolamo dal carcere".
Camminiamo tra due muretti. In basso a sinistra vediamo alcune case e, in lontananza, il Lago di Garlate. In alto invece vediamo la Rocca con il
Castello dell'Innominato e una croce.
Arriviamo alla seconda cappella; il cartello dice: "Protetto da Maria attraversa non visto il campo nemico e si pone in salvo".
Poi con minima pendenza raggiungiamo la terza cappella: "In segno di gratitudine Girolamo depone le catene all'altare della Madonna Grande di
Treviso".
Le successive tre cappelle rappresentano queste scene: "Sfama i poveri e raccoglie gli orfani della sua città"; "Guarisce miracolosamente i malati" e
"Assiste e seppellisce gli appestati della Valle di San Martino".
Subito dopo alla destra c'è la Scala Santa (m. 320), una scalinata con gradini di pietra e due corrimani ai lati che sale tra gli alberi verso la grotta
dove il santo soleva pregare. Su alcune lastre di marmo collocate nei pressi è possibile leggere come ottenere l'indulgenza salendo questa scala.
Proseguendo il nostro cammino troviamo altre due cappelle e vi leggiamo: "Con il segno della croce salva dai lupi gli orfanelli" e "Lavorando insieme
ai contadini, insegna loro il catechismo".
Continuiamo con dei piccoli gradini e lasciamo alla sinistra un terrazzino. La pendenza aumenta.
Arriviamo alla nona cappella. Il solito cartello spiega la scena: "Prima di morire lava i piedi agli orfanelli".
Poco dopo raggiungiamo l'ingresso del santuario (m. 345). Alla sinistra c'è un sedile di pietra. Alla destra sale una scalinata. Superando il cancello
proseguiamo diritto ed entriamo nel complesso del santuario formato da alcune chiese e altri edifici.
Prendiamo poi una mulattiera acciottolata, con dei piccoli gradini nel mezzo, con la quale in salita raggiungiamo la porta di uscita.
Oltre le mura, ignoriamo una scalinata alla destra. Su di un albero vediamo un cartello che indica il Castello. Continuiamo diritto lasciando a
sinistra una casa che reca la vecchia insegna di una trattoria.
Lasciamo a destra un sentiero che sale verso i ruderi del Castello dell'Innominato (sicuramente meritevole di una visita).
Proseguiamo in piano e raggiungiamo la trattoria "La Rocca" davanti alla quale prendiamo una sterrata che la aggira verso sinistra (m. 375).
La sterrata poi inizia a scendere. Alla sinistra vediamo il Barro e il Lago di Garlate.
Alla destra sale una stradina con il fondo in cemento. Subito dopo, sempre alla destra prende avvio un sentiero che si addentra nel bosco. I segnavia indicano con il sentiero 929/A:
Camposecco a ore 0.45, Magnodeno a ore 2.30; con la stradina 801: Sentiero della Valle, Croce di Vicerola a ore 1. Prendiamo il sentiero.
Dopo pochi passi in salita ed un tratto quasi in piano torniamo a salire. Alla destra tra gli alberi ci sono dei muretti a
secco di contenimento. Alla sinistra invece riusciamo a intravedere il Lago di Garlate.
Dopo una curva a destra (m. 400) scendiamo fino al guado di un ruscello (m. 390) e poi riprendiamo a salire.
Superata un'altra curva verso destra, alla sinistra troviamo una corta protezione con due pali di metallo e cavi di acciaio. Da questo punto fino alla
successiva curva a destra, il pendio alla sinistra precipita verticalmente tra alberelli e rovi.
Saliamo poi in modo abbastanza ripido fino ad un tornante sinistrorso.
Proseguiamo quasi in piano con una rete di recinzione alla destra.
Poi torniamo a salire; alla sinistra ci sono dei pali di legno e qualche vecchio tronco posto in orizzontale per formare delle protezioni a valle. Al
termine della rete di recinzione c'è un piccolo cancello.
Continuiamo nel bosco quasi in piano. Nell'incavo di un albero alla sinistra, vediamo due statuette raffiguranti una Madonna e S. Gerolamo (m. 420).
Più avanti dalla sinistra arriva un altro sentiero. I segnavia indicano dietro: Somasca e il Castello dell'Innominato.
Subito dopo, su di un albero, vediamo una statuetta raffigurante una madonnina.
Scavalchiamo un ruscello e torniamo a salire. In alcuni punti il sentiero è incassato nel terreno circostante.
Proseguiamo quasi in piano e vediamo un crocefisso appeso ad un albero (m. 460).
Riprendiamo a salire agevolati da alcuni rudimentali gradini di pietra.
Il sentiero poi si divide ma solo per aggirare due alberi (m. 475).
Dopo un tratto con poca pendenza, riprendiamo a salire. Superiamo due curve, sinistra-destra, e poi proseguiamo quasi in piano.
Troviamo due paline gialle del metanodotto (m. 510). Accanto alla seconda c'è un bivio e i segnavia indicano a destra: Camposecco; dietro: Somasca e
il Castello dell'Innominato; davanti: nessuna indicazione.
Andiamo pertanto a destra e alterniamo due tratti con poca pendenza ad altrettanti quasi in piano.
Torniamo a salire (m. 535) e poi alterniamo ancora due tratti quasi in piano ad altri in leggera salita.
Saliamo sei gradini di legno (m. 545).
Quasi in piano arriviamo ad un bivio (m. 550). I segnavia indicano a destra: Camposecco; dietro con il Sentiero Rotary Lecco: Castello Innominato a
ore 0.45, Somasca a ore 1; diritto non ci sono indicazioni comunque il sentiero conduce a Piazzo.
Andiamo a destra in salita camminando sopra delle radici.
Dopo un tornante destrorso, alla sinistra ci accompagna un cavo retto da paletti che termina al successivo tornante sinistrorso (565).
Saliamo alcuni rudimentali gradini di legno.
Troviamo un altro cavo, questa volta alla destra, che termina dopo che abbiamo superato dei gradini di legno (m. 585).
Per un po' il sentiero scorre incassato nel terreno circostante.
Proseguiamo in leggera salita camminando su radici e salendo altri gradini di legno. Davanti tra gli alberi riusciamo a vedere una casa bianca con il
tetto verde.
Continuiamo quasi in piano. Su di un albero vediamo una targhetta con la scritta Camposecco.
In leggera salita, superati altri cinque gradini, arriviamo a Camposecco (m. 610). Alla sinistra c'è la piccola costruzione del WC, alla destra una
baita, davanti il campo di bocce. Poco più avanti sulla sinistra c'è il Rifugio Camposecco.
Tempo impiegato: ore 1.15 - Dislivello: m. 330 -10
Data escursione: aprile 2013
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