Il Rifugio Casera Val Sambuzza è situato nell'omonima valle, poco sotto l'incrocio tra il sentiero 208 (Passo della Croce - Rifugio Calvi) e il sentiero 209 (Carona - Passo di Publino).
L'edificio a due piani è stato ricavato dal rifacimento di una vecchia baita ed è stato inaugurato nell'anno 1993.
Dispone di una ventina di posti letto, cucina attrezzata, bagno, riscaldamento ed energia elettrica.
Il rifugio, di proprietà degli Amici Escursionisti Sforzatica Dalmine, viene utilizzato soprattutto dai soci ma viene anche affittato in autogestione solo per gruppi. Per ogni informazione
(disponibilità, costo, prenotazione ecc.) si può inviare una e-mail a: amiciescursionistisforzatica@gmail.com oppure ci si può rivolgere alla
sede dell'associazione in Via Fossa 4A a Sforzatica-Dalmine (BG) il venerdì sera dalla 20.30 alle 22.00.
Con la statale 470 percorriamo il fondovalle della Val Brembana fino al bivio di Lenna dove lasciamo a sinistra la strada che sale al Passo San Marco e continuiamo sulla destra con la provinciale 2 in
direzione di Foppolo.
Dopo Branzi prendiamo la provinciale 5 che si stacca sulla destra e conduce a Carona.
Attraversando il paese troviamo diversi cartelli che indicano i rifugi della zona.
Prendiamo Via Locatelli con la quale, in salita tra gli alberi, arriviamo al tornante sinistrorso dove sulla destra inizia la strada dell'Enel chiusa al traffico (n. 210). Lasciamo la macchina ai
bordi della strada e ci incamminiamo (m. 1220). Ricordo che il parcheggio è soggetto al pagamento di 2 euro al giorno tramite un "gratta e sosta" acquistabile presso gli esercizi
commerciali di Carona.
I segnavia indicano: Frazione Pagliari, Rifugio Calvi, Rifugio Longo, Val Carisole, Rifugio Terre Rosse. C'è anche
una bacheca con una cartina della zona.
Superiamo una stanga. Un segnale stradale vieta il transito agli automezzi.
Il primo tratto è asfaltato, quasi in piano, nel bosco. Alla sinistra c'è un muro di pietre. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro che reggono tre cavi.
Una mulattiera, che sale da destra passando dalla Baita del Sala, si unisce al nostro percorso. Alcuni cartelli indicano se i Rifugi Longo e Calvi sono
chiusi o aperti. Iniziamo a salire.
Passiamo sotto tre cavi che attraversano la strada obliquamente, da destra verso sinistra. Dalla destra in basso sentiamo provenire il rumore del Brembo.
Incontriamo l'indicazione, in lettere romane, dei primi 800 metri di cammino. Alla destra c'è una panchina di legno (m. 1240).
Allo scoperto, ripassiamo sotto ai tre cavi, questa volta da sinistra verso destra. Ignoriamo un sentiero, con dei gradini di legno, che scende a destra accompagnato da una staccionata corrimano (m.
1255).
Torniamo nel bosco.
Alla destra ci sono delle protezioni con paletti di ferro dipinti di verde che reggono tre cavi (m. 1270).
Vediamo una piccola croce su una roccia alla sinistra e subito incontriamo l'indicazione del km. 1. Lasciamo a sinistra la cabina idroelettrica della presa di Pagliari (m. 1275). Le protezioni alla destra
terminano. Dopo alcuni metri su cemento torniamo a camminare su asfalto.
Alla sinistra, più in alto, ci sono delle reti paramassi (m. 1285).
Percorriamo una semicurva verso destra camminando tra pochi alberi. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono tre cavi.
Usciamo dal bosco.
Presso una curva verso sinistra lasciamo a destra un traliccio (m. 1290).
Alla sinistra c'è una targa di marmo a ricordo di una persona deceduta. Due sentieri scendono a destra e i segnavia indicano con il secondo: Rifugio Calvi con il "sentiero
estivo" n. 247 a ore 3.10, Lago di Val dei Frati con il sentiero n. 236 a ore 2.30, Passo di Aviasco con il sentiero n. 236 a ore 3.45; diritto con la sterrata n. 210: Rifugio
Fratelli Calvi a ore 2.40, Rifugio Fratelli Longo a ore 2.40 (sentiero n. 224).
Proseguiamo in leggera salita lungo la strada e superiamo due semicurve destra-sinistra.
Lasciamo a sinistra una fontana con vasca e attraversiamo il piccolo borgo di Pagliari (m. 1313).
Un cartello preannuncia a 150 metri un sentiero alternativo.
Dopo una semicurva verso sinistra, dei segnali stradali indicano che la strada è dissestata e il ciglio è cedevole.
Poco dopo ignoriamo una strada che scende a destra. In leggera salita transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione.
La strada diventa sterrata. Un segnale stradale avverte del pericolo di caduta pietre. Superiamo una curva verso destra (m. 1320).
Alla sinistra ci accompagna un vecchio muretto di pietre. In basso alla destra vediamo il torrente.
Un cartello segnala alla sinistra il sentiero alternativo per i Rifugi Calvi e Longo e la Val Sambuzza (m. 1330).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua collocata obliquamente di traverso alla strada (m. 1340).
Alla destra scende un muro a rinforzo della sede stradale. Nel muro sono stati conficcati degli spuntoni di pietra come fossero dei piccoli paracarri.
Superiamo un tratto tra gli alberi e torniamo a camminare allo scoperto (m. 1350).
Proseguiamo in salita. Alla sinistra c'è un muro e alla destra un guard-rail oltre il quale un ripido pendio erboso scende verso il torrente.
Con poca pendenza passiamo accanto a un segnale di pericolo generico (m. 1370).
Torniamo all'ombra degli alberi e troviamo una targa a ricordo di una persona deceduta (m. 1375).
In salita percorriamo una curva verso sinistra molto ampia. Alla destra ci sono le solite protezioni con pali di ferro verdi che reggono tre cavi.
Per un tratto, come protezione, ci sono solo gli spuntoni nel cemento alla destra e per un altro tratto i pali verdi che reggono tre cavi. Gli alberi sono radi (m. 1395).
Incontriamo l'indicazione del km. 2 nei pressi di una baita diroccata e torniamo a camminare tra gli alberi (m. 1410).
Poco dopo, all'esterno di un'ampia curva verso destra, troviamo la splendida cascata alimentata dal torrente che scende dalla Val Sambuzza; l'acqua, dopo averci rinfrescato con qualche spruzzo,
attraversa la strada passando sotto un ponte (m. 1415).
Subito dopo alla sinistra c'è una bacheca con una cartina della zona.
La strada prosegue allo scoperto, con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce. Sul bordo destro ci sono alcuni spuntoni di roccia fissati nel cemento.
In basso alla destra, al limitare tra il prato e il bosco, vediamo una baita diroccata raggiungibile con un sentierino.
Un segnale stradale preannuncia una serie di tornanti. Ora il fondo stradale è solo in cemento (m. 1430).
Poco dopo trascuriamo una scorciatoia che sale a sinistra.
Torniamo tra gli alberi e percorriamo un tornante sinistrorso, all'inizio del quale alla destra ci sono le solite protezioni con pali verdi che reggono tre cavi mentre verso la fine c'è un muro di
pietre a secco (m. 1435).
Per un tratto, la stradina si trasforma in una larga mulattiera con il fondo di pietre. La scorciatoia la attraversa da sinistra verso destra.
Torniamo a camminare su cemento. Alla sinistra c'è un corto guardrail. Percorriamo un tornante destrorso ignorando due sentieri che continuano diritto, il primo in discesa e il secondo in salita. Su
di una parete di roccia il segnavia 210 a bandierina invita a proseguire con la strada (m. 1450).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua che attraversa obliquamente la strada. Alla destra ci sono gli spuntoni, prima di ferro e poi di roccia, infissi nel cemento.
Torniamo allo scoperto. Dalla destra si immette la scorciatoia. Subito dopo alla destra c'è un rudere.
Raggiungiamo un ampio tornante destrorso all'esterno del quale alcuni segnavia indicano con il sentiero 209 che sale a sinistra: Incrocio Sentiero Orobie Occidentali n. 208 a ore 1, Lago Val Sambuzza a
ore 2, Passo Publino a ore 3, Rifugio Terrerosse. A seguire ci sono una fontana con l'acqua che cade in un tronco scavato, l'inizio di una mulattiera e la Baita Birone (m. 1470).
Prendiamo il sentiero 209 che si addentra nel bosco, inizialmente in piano e poi in leggera salita.
Lasciamo a destra una scorciatoia che si stacca accanto a un palo metallico (m. 1485).
Percorriamo un tornante destrorso dove vediamo un segnavia a bandierina.
La scorciatoia rientra, poco prima di arrivare a un tornante sinistrorso (m. 1495).
Passiamo sotto a un cavo.
Alla destra su di una grande roccia vediamo il segnavia 209.
Percorriamo una curva verso destra.
Sentiamo uno scroscio d'acqua e, poco dopo, alla sinistra ritroviamo il torrente che più sotto genera la bella cascata della Val Sambuzza. Anche qui scorre ripidamente (m. 1510).
Davanti lo vediamo formare un'altra cascata.
Una teleferica prende avvio e sale tra radi alberi. Ignoriamo sulla sinistra una passerella con la quale è possibile portarsi sull'altro lato del corso d'acqua. Seguendo il segnavia 209
che indica il Passo del Publino e un cartello che indica il Rifugio Terre Rosse, andiamo a destra in salita (m. 1520).
Il sentiero entra in un prato e subito si biforca davanti ad un albero. Possiamo continuare verso sinistra attraversando il prato oppure a destra aggirandolo all'ombra degli alberi.
Con il sentiero alla destra passiamo accanto a un traliccio e alla base in cemento di un altro sul quale vediamo un segnavia rosso-bianco-rosso e una freccia arancione che indica dietro. In alto
incrociano tre cavi dell'alta tensione e un altro cavo che scorre più sotto.
Poco dopo il sentiero si sdoppia e si ricompone.
Al termine del prato i due sentieri si uniscono accanto al segnavia 209 dipinto su delle pietre. Proseguiamo verso destra in leggera salita (m. 1550).
All'esterno di un tornante sinistrorso troviamo le due "Baite della Forcella"; una è ben visibile mentre l'altra è seminascosta dalla prima (m. 1565).
Percorriamo un'ampia semicurva verso sinistra.
Vediamo un bollo rosso-bianco-rosso su di una pietra.
Transitiamo sotto ai tre cavi dell'alta tensione.
Percorriamo un tornante destrorso tagliabile con una scorciatoia (m. 1575).
Ripassiamo sotto ai tre cavi dell'alta tensione.
Rientriamo nel bosco.
Lasciamo a sinistra un casello dell'acquedotto.
Un cartello segnala una "Zona Alpi 'A' a maggior tutela".
Subito dopo percorriamo un tornante sinistrorso e vediamo un bollo bianco-rosso su di una pietra (m. 1590).
Continuiamo quasi in piano. Per un tratto alla sinistra c'è una staccionata di legno.
In leggera salita, transitiamo nuovamente sotto ai tre cavi dell'alta tensione.
Camminiamo al fresco del bosco. Di tanto in tanto troviamo un bollo bianco-rosso.
Passiamo sotto a un cavo (m. 1605).
Proseguiamo in salita.
Lasciamo a destra un palo metallico che sostiene il cavo della teleferica. Poco sopra vediamo scorrere l'altro cavo (m. 1620).
Nei pressi di un tornante destrorso, torniamo a sentire lo scroscio del torrente e davanti riusciamo a intravedere tra gli alberi una cascata raggiungibile con un sentierino (m. 1630).
Alla sinistra troviamo un altro palo metallico con il relativo cavo della teleferica e l'altro cavo che scorre più sopra.
Alcune pietre formano dei rudimentali gradini.
Continuiamo con poca pendenza.
Una apertura nel bosco alla destra consente una prima veduta dei monti dietro Carona e sulle sottostanti due Baite della Forcella. Passiamo sotto a un cavo (m. 1640).
Rientriamo nel bosco
Superiamo due semicurve sinistra-destra.
Riprendiamo a salire.
Percorriamo una semicurva verso sinistra e troviamo un'altra apertura alla destra dove, oltre al panorama sui monti, vediamo anche un traliccio in un prato (m. 1670).
Ora alla destra ci sono radi alberi.
Alla destra vediamo i tre cavi dell'alta tensione che scorrono alla nostra altezza.
Dopo un tornante sinistrorso proseguiamo con minore pendenza.
Superiamo un tornante destrorso ignorando un altro sentiero che prosegue diritto, idealmente chiuso con una fila di piccole pietre (m. 1690).
Torniamo a salire.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1700).
Vediamo delle radici che affiorano dal terreno.
Arriviamo a una biforcazione con un masso nel mezzo sul quale un bollo invita a proseguire alla sinistra ma, in ogni caso, poco dopo i due sentieri si riuniscono (m. 1720).
Ora è alla sinistra che c'è una apertura tra gli alberi e in basso possiamo vedere Carona e il suo lago.
Raggiungiamo un incrocio di sentieri. Davanti vediamo il segnavia 209 a bandierina; all'inizio del sentiero che retrocede alla destra c'è un cartello che segnala il Rifugio Longo; il
sentiero alla sinistra è privo di indicazioni. Andiamo a sinistra quasi in piano (m. 1725).
Continuiamo in discesa dapprima su sterrato e poi con dei gradini di pietra.
Al termine della discesa, alla destra troviamo la Casera di Val Sambuzza mentre alla sinistra si stacca il sentiero pianeggiante, protetto a valle da una staccionata di legno, che conduce all'arrivo
della teleferica (m. 1710).
Tempo impiegato: ore 1.20 - Dislivello: m. 505 -15
Data escursione: giugno 2019
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