Il Rifugio Bocca di Biandino è situato al centro della Val Biandino.
Partendo da Introbio, possiamo risalire la Val Biandino con due itinerari paralleli che si intersecano tre volte e hanno parti in comune: la mulattiera/sentiero
n. 40 detta anche Via del Bitto, e una strada con il fondo in parte sterrato e in parte in cemento.
Primo itinerario: da Introbio per la Val Biandino con la mulattiera/sentiero n. 40
Lasciamo la statale 36 al km. 50 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere la nuova ss 36 dir che sale in Valsassina.
Giunti alla rotonda di Ballabio, all'uscita dell'ultima galleria, continuiamo diritto con la provinciale 62 che percorre il fondovalle.
Ad Introbio prendiamo la prima deviazione a destra con la quale raggiungiamo la chiesa nel centro del paese.
Giriamo a destra in via Roma e poi arriviamo in piazza Cavour dove inizia la nostra escursione (m. 590). L'auto va parcheggiata dove possibile, lungo le vie o
nelle piazze del paese.
Partendo dalla piazza, percorriamo Via IV Novembre, poi giriamo a sinistra e continuiamo con Via Manzoni che termina di fronte a una santella e a una fontana.
Proseguiamo sulla destra con Via Al Ceppo, lasciando a sinistra un lavatoio.
Poi, in salita, arriviamo ad un bivio dove sulla sinistra inizia la mulattiera acciottolata (m. 620). Alcuni segnavia indicano: S. Uberto a ore 0.10, Rifugio
Madonna della Neve a ore 3.15, Rifugio S. Rita a ore 4, Rifugio Buzzoni a ore 2.30.
Lasciate le ultime case del paese, camminiamo tra una rete metallica verde e un muro.
Poi, tra alberi di robinia, superiamo due tornanti e troviamo sulla destra la cappellina votiva dedicata a S. Uberto, protettore dei cacciatori, e un paio di
panchine in legno. Alla sinistra invece possiamo vedere la Grigna e i tetti di Introbio (m. 668).
Entriamo nel bosco e arriviamo ad un incrocio caratterizzato dalla presenza di un cippo sul quale è stata incisa la parola Biandino con le due enne a rovescio.
I segnavia indicano diritto: Rifugio Grassi con il sentiero 34, Rifugi Bocca di Biandino e Grassi con il sentiero 40; a destra: Rifugio
Buzzoni con il sentiero
25, Rifugio Grassi con il sentiero 27. C'è anche un sentiero che scende a sinistra (m. 680).
Andiamo diritto con maggiore pendenza, camminando tra una siepe e un muretto a secco in basso al quale, da una apertura, esce un rivolo che passa sotto alla
mulattiera.
Troviamo due cancelli, uno per parte, e poi un altro sulla destra. La pendenza diminuisce.
Continuiamo nel bosco e, prima di una curva a sinistra, superiamo un rivolo d'acqua che attraversa il cammino. Alla sinistra c'è un sentiero chiuso da una
sbarra.
Proseguiamo tra una siepe e un muretto sormontato da filo spinato.
Ci immettiamo, per la prima volta, sulla strada descritta nel successivo itinerario. Sulla destra c'è una casa (m. 730).
La strada in questo punto ha il fondo in cemento e procede in lieve salita. Ne dovremo percorrere un lungo pezzo fino ad arrivare al cosiddetto Primo Ponte, per
ritrovare il sentiero con il quale proseguire.
Sulla sinistra troviamo una recinzione e un cancello di colore marrone; sulla destra un cassottello in cemento dell'acquedotto (m. 740).
Vediamo alcuni pali di cemento o di legno posti in orizzontale, recuperati e riutilizzati come paracarri; ne troveremo altri più avanti.
Un ruscello attraversa la strada passandoci sotto. Alla sua destra una stradina in salita, chiusa da una sbarra, conduce verso una proprietà privata (m. 780).
Dopo una curva a destra, troviamo il sentiero del Belvedere della Cascata che si innesta da sinistra (m. 790).
Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione e troviamo, sempre a sinistra, un parapetto arrugginito che protegge da un burrone in fondo al quale rumoreggia il
Torrente Troggia.
Percorriamo un breve tratto in piano su sterrato (m. 810) e poi continuiamo in leggera salita con il fondo in cemento.
Ignoriamo un sentiero che scende a sinistra.
Poco dopo troviamo una stradina che sale a destra (m. 830). I segnavia indicano a destra con il sentiero 25/19: Rifugio Buzzoni, Alpe Mota a ore 2, Loc. la
Piazza a ore 0.10, Alpe Daggio a ore 1.10, Alpe Foppabona a ore 2.50; diritto: Sorgente S. Carlo a ore 0.45, Rifugio Biandino a ore 2.15, Rifugio Madonna della
Neve a ore 2.40.
Passiamo accanto ad una casa bianca (m. 840); la strada ora procede in piano e ridiventa sterrata.
Una stanga in legno chiude una stradina che scende verso una proprietà privata.
A destra c'è una sorgente; l'acqua esce da un tubo e forma una fontanella. A sinistra in basso vediamo il torrente.
Una cascatella scende dalla montagna a destra; l'acqua attraversa la strada e finisce più a valle nel torrente.
Percorriamo un breve tratto con il fondo in cemento poi, nuovamente su sterrato, raggiungiamo lo slargo che precede il Primo Ponte e ritroviamo sulla destra la
Via del Bitto (m. 849). Vari segnavia indicano con il sentiero: Fonte S. Carlo a ore 0.30, Rifugio Tavecchia a ore 1.40, Biandino a ore 2, Rifugio S. Rita a ore 3.15, Rifugio
Grassi.
Delle scritte gialle e una freccia su un masso indicano sempre a destra la Val Biandino e la Valbona.
Lasciamo la strada e prendiamo il sentiero che in leggera salita entra nel bosco.
Alla sinistra una staccionata in legno protegge verso valle dove scorre il torrente Troggia.
Poco dopo arriviamo ad un bivio; alcuni segnavia indicano a sinistra il sentiero 40 per la Val Biandino e a destra il sentiero 34 per il Passo del Camisolo e il
Rifugio Grassi.
Andiamo a sinistra e attraversiamo il torrente con un piccolo ponte.
Incrociamo una stradina e proseguiamo diritto con il sentiero che diventa più ripido.
Su un masso vediamo un segnavia bianco-rosso a bandierina accanto a una targa che ricorda una persona perita nel torrente.
Dopo alcuni tornanti, percorriamo un lungo tratto meno ripido, poi continuiamo quasi in piano e usciamo dal bosco.
Riprendiamo a salire e ci immettiamo nuovamente sulla strada che arriva da sinistra e, in questo punto, ha il fondo in cemento (m. 1005).
Un cartello indica verso destra la Fonte S. Carlo a ore 0.05, il Rifugio Tavecchia a ore 1.40, il Rifugio Biandino a ore 1.40, il Rifugio
S. Rita a ore 3.00.
Procediamo in lieve salita ignorando una stradina che scende a destra verso una baita.
Percorriamo un tratto con un guardrail di colore bianco e vediamo un sentierino che scende a destra verso il torrente.
Poco dopo sulla sinistra troviamo la Fonte S. Carlo (m. 1060). Sotto un tettuccio scende dell'acqua freschissima che cade in una vasca ai cui lati ci sono delle
panche in pietra. A destra della strada invece ci sono un tavolo in legno con relative panche. Un sentiero scende a destra verso la vecchia fontana mentre a
sinistra sale il sentiero 52 verso l'Alpe Agoredo a ore 1.30.
Continuiamo lungo la strada e ignoriamo una sterrata che sale a sinistra.
Dopo un altro tratto con un guardrail bianco, ritroviamo il sentiero (m. 1075).
I segnavia indicano verso sinistra: Baite alla Scala a ore 1, Rifugio Bocca Biandino a ore 1.20, Rifugio Madonna della Neve a ore 1.45.
Prendiamo il sentiero che in leggera salita entra nel bosco e vediamo un segnavia con il n. 40 su un grosso blocco di cemento. Il Troggia scorre alla nostra
destra un poco più in basso.
Un rivolo d'acqua scende dalla sinistra e allaga il sentiero.
Superiamo un torrente su un ponticello con delle reti di colore verde e poi, quasi in piano, raggiungiamo l'agriturismo La Baita (m. 1125 - tel. 347 5212186).
Scendendo a destra è possibile riportarsi sulla strada con un ponticello sospeso sul torrente.
Continuiamo diritto in leggera salita nel bosco. Alla sinistra ci sono una croce in marmo e una costruzione in lamiera; alla destra una grande cuccia.
Più avanti, sulla destra ci sono delle protezioni realizzate con paletti di ferro che reggono due cavi metallici.
Dopo un breve tratto quasi in piano (m. 1150) continuiamo in leggera salita, senza alberi e seguendo i cavi dell'alta tensione.
Rientrati nel bosco (m. 1165) vediamo il segnavia VB (= Val Biandino) su di una pietra.
In salita raggiungiamo e superiamo una zona con delle pietre franate (m. 1175). Ne troveremo altre in seguito. Si tratta di vecchie frane e il sentiero e sempre
ben sistemato.
Raggiungiamo un traliccio i cui cavi proseguono verso destra attraversando la valle. Qui il percorso è quasi pianeggiante (m. 1190).
Riprendiamo a salire e percorriamo un tratto tra gli alberi fino a raggiungere un'altra zona con dei massi franati (m. 1215). Alla destra, oltre il torrente, è
ben visibile la strada che segue parallela.
Poco dopo superiamo un'altra frana e continuiamo in leggera salita (m. 1225).
Superiamo la quarta colata di massi (m. 1250) e ne raggiungiamo una quinta, più ampia delle precedenti (m. 1260). Anche qui, sull'altro lato è ben visibile la
strada.
Poi la pendenza diminuisce. Passiamo sotto i cavi di una teleferica (m. 1280) e proseguiamo con pochissima pendenza.
In salita, superiamo un altro gruppo di pietre.
Percorriamo un tratto in leggera salita con una corta protezione in legno alla destra (m. 1310).
La pendenza aumenta. Lasciamo a destra due pietre appoggiate l'una all'altra a formare una piccola grotta.
Più avanti, un bollo e una freccia gialla indicano a sinistra una deviazione che, dopo 50 metri, conduce ad una grotta dove è stata posta una targa a memoria di due partigiani,
i fratelli Guerino e Carletto Besana, uccisi da queste parti nell'ottobre del 1944 (m. 1315).
Al successivo bivio (m. 1330) andiamo a sinistra seguendo la scritta 40 Val Biandino tracciata su una grossa pietra.
Subito dopo, vediamo un quadretto con una immagine della Madonna, collocato sotto un grande masso alla sinistra.
Ora saliamo a zig-zag verso sinistra, allontanandoci un poco dal torrente.
Ad un bivio andiamo ancora a sinistra (m. 1355) seguendo l'indicazione Val Biandino. L'altro sentiero che prosegue diritto è chiuso con delle pietre.
Passiamo tra una grotta dove c'è un quadretto simile al precedente, e una protezione verso valle (m. 1370).
Subito dopo guadiamo un ruscello. Generalmente basta appoggiare gli scarponi su alcune pietre affioranti per superarlo senza bagnarsi.
Continuiamo quasi in piano e usciamo dal bosco. Alla sinistra c'è un prato con un tavolo in legno e relative panche. Alla destra oltre il torrente vediamo
alcuni tornanti della strada e la Baita Magni.
Poco più avanti, in un prato alla destra, ci sono le Baite alla Scala (m. 1379).
Dopo due passi in leggera discesa continuiamo in leggera salita sempre con vista alla destra sulla strada che scorre oltre il torrente.
Rientriamo nel bosco e troviamo un cartello che segnala il Rifugio Tavecchia a 10 minuti di cammino (m. 1420).
Superiamo un tratto rinforzato verso destra con un tronco steso a lato del sentiero e riprendiamo a salire. Alcune pietre fanno da gradino. Il bosco ora è più
fitto.
Proseguiamo poi in leggera salita. Gli alberi ridiventano radi (m. 1460) e alla destra cominciamo a vedere il Cippo 55 Rosselli.
Dalla sinistra scende un torrente che passa sotto al sentiero. Alla destra invece ci sono delle protezioni realizzate con dei paletti che reggono tre cavi.
Raggiungiamo lo slargo dove sulla destra c'è il cippo, ovvero un piccolo obelisco, in posizione panoramica su un salto di roccia (m. 1470).
Quasi in piano superiamo un traliccio e poi ne seguiamo i cavi. Anche in questo punto ci sono delle protezioni sulla destra. Una scritta su una pietra indica il
Rifugio Grassi con il sentiero 40 a ore 1.30 e il Rifugio Falc con il sentiero 48 a ore 2.30.
Davanti cominciamo a intravedere la bianca sagoma del Rifugio Bocca di Biandino.
Dopo un tratto in piano con protezioni alla destra, sbuchiamo sulla strada nei pressi di un ponte e una cascata. I segnavia indicano: m. 1493, Madonna della
Neve a 15 minuti; dietro: Baite alla Scala a ore 0.15, Introbio a ore 2.
Seguiamo la strada in salita verso sinistra. Il fondo è in cemento.
Poco dopo arriviamo ad un bivio. Alla sinistra una breve salita e alcuni gradini portano al Rifugio Tavecchia (m. 1510). Un cartellone parla della Via del Bitto.
Alla destra c'è una cappella con le immagini della Madonna e quattro santi.
La valle, finalmente, si fa più aperta, il panorama si allarga e appaiono le montagne.
Lasciamo la strada che prosegue diritto verso i Rifugi Madonna della Neve e Santa Rita e andiamo a destra superando, con un ponticello di legno, il Troggia che
qui scorre impetuoso.
Sulla destra ci sono una pozza e il Rifugio Bocca di Biandino.
Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 906
Data escursione: giugno 2005
Secondo itinerario: da Introbio (strada)
Lasciamo la statale 36 al km. 50 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere la nuova ss 36 dir che sale in Valsassina.
Giunti alla rotonda di Ballabio, all'uscita dell'ultima galleria, continuiamo diritto con la provinciale 62 che percorre il fondovalle. Ad Introbio ignoriamo la
prima deviazione sulla destra che conduce nel centro del paese.
Proseguiamo per km 1.6, poi, lasciata a destra una santella, giriamo a destra in Via alla Cascata (cartello Val Biandino).
Dopo una curva la strada diventa Via ai Forni. Prendiamo poi sulla sinistra Via alle Ville. Dopo l'ultima casa la strada diventa sterrata. Poco più avanti
parcheggiamo la macchina (m. 650).
Diversi cartelli indicano se i rifugi raggiungibili (Biandino, Tavecchia, Madonna della Neve,
Grassi, S. Rita) sono aperti o meno.
La maggior parte degli escursionisti inizia a camminare da questo punto.
Solo disponendo di mezzi idonei (fuoristrada o 4x4), è consentito arrivare in auto fino al Secondo Ponte (ordinanza del sindaco di Introbio datata
20/04/11 che prevede multe da 25 a 500 euro per i trasgressori); da qui in avanti il transito è permesso solo a chi dispone della necessaria
autorizzazione.
Ci avviamo lungo la stradina in leggera salita nel bosco e, dopo un primo tratto sterrato, continuiamo con il fondo in cemento. Superiamo un tornante destrorso.
Più avanti, sulla sinistra, accanto ad una casa grigia, un sentiero sale a sinistra (m. 680). I segnavia indicano in quella direzione il Belvedere
della Cascata a m. 400 e il Rifugio
Tavecchia a ore 2.10.
Percorriamo un tratto con un guardrail bianco sulla destra e, poco prima di una curva a destra, superiamo un torrente che passa sotto la strada (m. 700).
Presso un tornante sinistrorso, di fronte ad una casa, incontriamo il sentiero 40 Via del Bitto (descritto nel precedente itinerario) che si immette da destra
(m. 730). I segnavia indicano da quella parte in discesa: S. Uberto a ore 0.10 e Introbio a ore 0.20.
Da questo punto, preferisco non dilungarmi in descrizioni particolareggiate. I tratti in comune sono già stati ampiamente descritti con il precedente percorso e
del resto basterebbe dire di seguire sempre la strada, che risale tutta la valle. Citerò comunque i punti di riferimento principali e gli incroci tra i due
percorsi.
Dopo aver superato la deviazione per il Rifugio Buzzoni (m. 830) raggiungiamo lo slargo che precede il Primo Ponte dove ritroviamo sulla destra il sentiero (m.
849).
Continuiamo diritto con la strada. Sulla destra una lastra di marmo ricorda i caduti dell'ultima guerra. Superiamo una sbarra e il ponte sul torrente Troggia.
Giriamo a sinistra. Il fondo stradale ritorna ad essere in cemento.
La strada sale nel bosco, facendo un giro più lungo rispetto al sentiero.
Alla destra c'è un basso muretto.
Ignoriamo una stradina che scende a sinistra (m. 885) e superiamo un tornante destrorso dove due sbarre chiudono l'accesso ad un prato (m. 900).
Più avanti, sulla sinistra, troviamo una cappella con un dipinto raffigurante Gesù deposto dalla Croce (m. 940).
La strada ora continua quasi in piano e con il fondo sterrato. Troviamo un muretto a sinistra e una protezione a destra.
Torniamo a salire con il fondo nuovamente in cemento. Sulla destra c'è un breve tratto con una protezione.
Passiamo sotto un tubo obliquo (m. 975).
Ritroviamo il sentiero che si innesta da destra (m. 1005).
Superiamo la fonte S. Carlo (m. 1060). Successivamente il sentiero ci lascia nuovamente salendo a sinistra (m. 1075).
In piano raggiungiamo il Secondo Ponte detto anche Ponte dei Ladri (m. 1075). Chi è arrivato fin qui con un fuoristrada ora deve parcheggiarlo; da questo punto
infatti il percorso è consentito solo ai mezzi autorizzati.
Torniamo a salire e lasciamo a destra due cassottelli di colore verde.
Poi, sulla sinistra, troviamo un ponticello che attraversa il torrente e conduce all'agriturismo La Baita (m. 1120) davanti al quale passa il sentiero.
Dopo alcuni tornanti arriviamo alla Baita Piero Magni.
Passiamo accanto ad un crocefisso e continuiamo con un lungo tratto dapprima su fondo in cemento e poi sterrato fino ad un ponte oltre il quale dalla sinistra
arriva il sentiero (m. 1493).
Seguendo la strada, bastano pochi passi per arrivare al Rifugio Tavecchia e successivamente al Rifugio Bocca di Biandino.
Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 846
Data escursione: giugno 2005
Variante Belvedere della Cascata
Lungo la strada della Val Biandino, superata la prima curva, troviamo alla sinistra una casa grigia accanto alla quale si stacca un sentiero (m. 680).
Un cartello scritto in bianco su fondo verde indica a sinistra il Belvedere della Cascata a m. 400.
Prendiamo questo sentiero in leggera salita e con una protezione sulla sinistra.
Lasciata a destra la casa e un pollaio entriamo nel bosco.
Dopo un tornante verso destra, con maggiore pendenza passiamo dietro alla casa.
Troviamo poi un paletto, nel bel mezzo del percorso, per impedire il transito di veicoli (m. 700).
Subito dopo percorriamo un tornante verso sinistra, coperto nella seconda parte da cemento.
Proseguiamo su fondo sterrato. Dopo il successivo tornante la pendenza diminuisce un poco (m. 715).
Il cavo di una teleferica passa sopra al percorso. Alla destra ci sono dei paletti di ferro che reggono altri cavi.
Arriviamo ad un bivio (m. 740). Alla sinistra c'è un tronco nel quale è stata scavata una nicchia che contiene la statuetta bianca di una madonnina
Regina della Pace. A sinistra viene indicato il Belvedere della Cascata a m. 100 e a destra Biandino. Vale sicuramente la pena di fare questa piccola
deviazione per raggiungere il punto panoramico dal quale si può ammirare un grande salto del Torrente Troggia (m. 750).
Tornati sui nostri passi proseguiamo verso la Val Biandino. Subito il sentiero si divide in due tracce che più avanti si affiancano.
Saliamo in modo abbastanza ripido. Troviamo la base di un palo riempito di cemento (m. 760).
Il sentiero poi diventa uno solo e sale con delle serpentine.
Infine, con alcuni gradini di legno, sbuchiamo sulla strada della Val Biandino che in questo punto ha il fondo in cemento (m. 790).
Passando sotto i cavi dell'alta tensione, proseguiamo verso sinistra come descritto nel percorso principale.
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