Il Rifugio Santa Rita è situato alla Bocchetta della Cazza tra la Val Biandino e la Val Varrone.
Primo itinerario: dalla zona industriale sotto Premana
Lasciamo la statale 36 al km. 50 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere la nuova ss 36 dir che sale in Valsassina.
Giunti alla rotonda di Ballabio, all'uscita dell'ultima galleria, continuiamo diritto con la provinciale 62 che percorre il fondovalle fino a Taceno. Qui
prendiamo a destra la provinciale 67 verso Premana con la quale arriviamo fino al ponte che precede la salita al paese.
Prima del ponte una stradina scende a sinistra e passa sotto le arcate oppure dopo il ponte un'altra strada scende a destra.
In questo punto un cartello indica: "Partenza itinerari escursionistici e sci alpinistici. Alta Val Varrone e Val Marcia. Località ponte di Bonom. Parcheggio in
zona artigianale".
Poco dopo i due percorsi si uniscono. Raggiungiamo i capannoni della zona industriale oltre i quali inizia la stradina che seguendo il torrente risale tutta la
valle fino alla Bocchetta di Trona.
Questa stradina è chiamata anche "strada del ferro" o di Maria Teresa perché il suo ampliamento si deve all'imperatrice austriaca che nel 1700 decise di dare un
maggiore impulso all'attività estrattiva di questo minerale per l'importanza che esso aveva nell'economia dell'Impero Asburgico.
Parcheggiata l'auto (m. 765) iniziamo la nostra escursione passando accanto ad un cartello che segnala il Rifugio Casera Vecchia di Varrone a nove
chilometri e l'agriturismo Giabi a uno.
Tra vecchie baite ci incamminiamo in piano alla sinistra del Torrente Varrone e arriviamo al primo ponte in pietra.
Recentemente (giugno 2012) è stata costruita un'area pic-nic con fontana, tavoli e panche. Quest'area si raggiunge proseguendo alla
sinistra del torrente per qualche diecina di metri e attraversandolo con un nuovo ponte. Al termine dell'area pic-nic torniamo ad immetterci sulla
strada sterrata.
Se invece attraversiamo il Varrone con il vecchio ponte, giunti sull'altra sponda troviamo due cartelli che indicano gli itinerari che possiamo
percorrere.
A sinistra si va in Val Varrone: Alpe Forni-Casarsa (m. 1180) a ore 1, Vegessa (m. 1200) a ore 1.10, Alpe Barconcelli (m. 1415) a ore 1.30, Alpe
Artino (m. 1500) a ore 2, Alpe Varrone Rifugio Cai Premana (m. 1670) a ore 2.15, Rifugio Santa Rita (m. 1988) a ore
3.30, Bocchetta di Varrone Rifugio FALC (m. 2120) a ore 3.30, Pizzo Tre Signori (m. 2554) a ore 5.30.
A destra invece si va in Val Marcia: Alpe Chiarino (m. 1560) a ore 2.10, Piz d'Alben (m. 1867) a ore 3, Bocchetta d'Olino (m. 1639) a ore 3, Pizzo
Cornagera (m. 2048) a ore 4, Pian delle Betulle (m. 1485) a ore 4.30.
Altri segnavia indicano a sinistra il Lago di Losa a ore 0.45 e l'Alpe Chiarino con una strada a.s.p. in ore 2.30.
Riunitisi i due itinerari, troviamo un torrente che scende dalla destra e attraversa passando sotto in un tubo.
Pochi metri più avanti ci sono un segnale stradale che indica il divieto di transito agli automezzi ed una sbarra metallica che chiude l'accesso. Alla
sinistra ci sono delle robuste protezioni in legno (m. 780).
La strada alterna tratti sterrati ad altri con il fondo in cemento.
Camminiamo in leggerissima salita. Alla destra troviamo dei gradini che salgono verso una casa ed una nicchia con la statuetta di una madonna.
Superiamo alcune case.
Ignoriamo una sterrata che scende a sinistra verso il Varrone; alla destra invece un altro torrente scende ripidamente e attraversa la strada
passandole sotto in un tubo.
Una sterrata si stacca alla destra e retrocede in salita. Un cartello informa che diritto si va verso: Agriturismo Giabi, Rifugio
Casera Vecchia di Varrone, Rifugio Santa Rita; a destra verso: Piz d'Alben.
Alla sinistra oltre il torrente vediamo una casa nel bosco.
Passiamo sotto una roccia sporgente (m. 800).
Troviamo poi altre case ed un prato alla sinistra con delle rudimentali panche di legno.
Raggiungiamo l'agriturismo Giabi. Davanti all'edificio c'è una fontana.
Subito dopo con un altro ponte in pietra torniamo alla sinistra del torrente (m. 835).
Ora cominciamo a salire in un bosco di castagni. Superiamo alcuni tornanti e, guadato un ruscello, arriviamo a Gebbio (m. 875).
Dalla sinistra scende il sentiero che proviene da Premana segnalata a ore 0.20 (vedi il secondo itinerario). Altri segnavia indicano proseguendo con
la strada: Alpe Forni a ore 0.45, Rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 2.15, Rifugio Santa Rita a ore 3.
Anziché continuare con la strada, che aggira l'abitato sulla destra, preferiamo addentrarci tra le baite per poterle osservare da vicino.
Superiamo così un cartello che indica se il Rifugio Casera Vecchia di Varrone è chiuso o aperto e, dopo due passi in
salita, giriamo a destra accanto ad un lavatoio.
Troviamo poi una santella contenente una madonna e, terminate le abitazioni, riprendiamo la strada.
Poco più avanti una stradina sale a sinistra; i segnavia indicano in quella direzione: Premana a ore 1, Alpe Rasga a ore 1.10, Alpe Fraina a ore 2.
Proseguiamo diritto.
Dopo aver lasciato a sinistra una casa in cemento e una croce nera a ricordo di una persona deceduta, percorriamo un tratto in leggera discesa con
alcune curve e, in alcuni punti, con delle vecchie protezioni di ferro.
Continuiamo poi in leggera salita (m. 865).
Poco dopo troviamo un sentiero che scende a destra. I segnavia indicano in quella direzione: Lago di Losa a ore 0.15, Alpe Chiarino strada a.s.p. a
ore 2, Pizzo d'Alben a ore 2.40. Proseguiamo diritto.
Più avanti arriviamo alla "Deleguasche". Da sinistra scende dell'acqua incanalata accompagnata da una scala in cemento.
Con un tratto in discesa perdiamo una diecina di metri e raggiungiamo una cappellina dedicata a S. Antonio all'interno della quale, oltre all'immagine del
santo, c'è una panchina.
Poco dopo arriviamo al ponte con il quale superiamo il torrente che scende dalla Val Fraina (m. 885).
Prima del ponte un cancello chiude un sentiero che inizia con delle passerelle in ferro sospese sopra il torrente.
Saliamo con alcuni tornanti e poi continuiamo alternando alcuni tratti in leggera salita o discesa.
Di fronte in alto vediamo la chiesetta del "Pignadur" che più avanti raggiungeremo.
Superiamo una statuetta della madonna chiusa in una gabbietta di ferro e iniziamo a salire con alcuni tornanti su fondo in cemento.
Passiamo accanto al muretto di contenimento di un torrente che scende da sinistra e, con un tratto ben lastricato, arriviamo alla chiesetta (m. 1005).
Dopo un tratto quasi in piano riprendiamo a salire con alcuni tornanti passando accanto ad un crocefisso e ad una cappellina dedicata a S. Uberto, patrono dei
cacciatori. Sulla destra c'è anche una fontanella mentre sull'altro lato ci sono un tavolo e delle panche.
Continuiamo con altri tornanti e superiamo un rivolo d'acqua che attraversa la strada e va poi a gettarsi nel Varrone.
In vista delle case dei Forni, troviamo un bivio e, ignorata la stradina di sinistra, continuiamo diritto lungo il torrente.
Tra le case, una palina segnavia informa che ci troviamo ai Forni di Sopra (m. 1105). Inoltre vengono indicate le antiche miniere a ore 1.45 e il
Rifugio S.
Rita a ore 3.
Troviamo anche una fontana e vediamo il torrente compiere due piccoli salti artificiali. Un rivolo attraversa la strada.
Verso le ultime case ignoriamo sulla destra un sentiero che scende al torrente e poco dopo lo supera con un piccolo ponte di ferro. I segnavia indicano in
quella direzione Barconcelli e Casarsa.
Continuiamo con la strada, che in questo tratto è ben lastricata, trascurando un sentiero a sinistra e due stradine che scendono a destra verso un ponticello di
legno con il quale è possibile attraversare il torrente.
Un cartello informa che stiamo per arrivare a Vegessa (m. 1180). Qui le case sono quasi tutte uguali con il piano terra in pietra a vista e il piano superiore
bianco.
All'inizio della frazione troviamo un bivio e andiamo a sinistra passando accanto ad una croce, una madonnina e una fontana.
Superate le ultime case troviamo un altro crocefisso e un'area pic-nic con alcuni tavoli. C'è anche un cartellone che parla della "strada del ferro" che stiamo
percorrendo.
In lieve salita superiamo un bosco di larici e vari cespugli di rododendro.
Più avanti troviamo una fontanella sulla sinistra (m. 1250) e poi guadiamo un ruscello che attraversa la strada. Qualora l'acqua fosse abbondante è possibile
passare su un mezzo tronco messo ai bordi della strada a modo di rudimentale ponticello.
Continuiamo in piano. Dopo una curva ignoriamo una stradina sulla sinistra e osserviamo il torrente effettuare qualche piccolo salto artificiale.
Raggiungiamo un bivio (m. 1270); nei pressi di un immagine della madonna, dei cartelli indicano a sinistra l'Alpe Varrone e l'omonimo rifugio, mentre a destra
si va ad Artino. Andiamo a sinistra.
Più avanti uno sbarramento del torrente forma un piccolo laghetto poi, superata un'altra fontanella continuiamo nel bosco e riprendiamo a salire.
Dopo un paio di tornanti raggiungiamo il Ponte del Dente. Sulla destra il torrente forma una piccola cascata (m. 1360).
A questo punto alcune frecce, che si riferiscono ad una gara podistica, indicano un sentiero a sinistra in ripida salita. Ci sono anche dei segnavia che
segnalano un'area pic-nic e un punto panoramico a 5 minuti.
Prendendo questo sentiero possiamo tagliare il successivo tornante accorciando un poco il cammino ma soprattutto possiamo arrivare nei pressi di una bella
cascata (m. 1415).
Più avanti ci immettiamo nuovamente sulla strada e saliamo abbastanza ripidamente con alcuni tornanti.
Lasciamo a destra un sentiero segnalato che conduce all'Alpe Artino in ore 0.30, all'Alpe Barconcelli in ore 1.00 e ai Laghitt in ore 2.00 e continuiamo con
altri tornanti, uno dei quali, ben transennato, si sporge come un balcone sulla vallata (m. 1515). La strada in alcuni punti è lastricata.
A sinistra, oltre un'area pic-nic, vediamo una piccola cascata. Poco dopo troviamo una piccola croce.
Fiancheggiamo poi una valletta nella quale il torrente seguita a scorrere impetuoso anche se con minore portata.
A questo punto ignoriamo un sentiero sulla sinistra con il quale, guadato il torrente si risale la montagna (m. 1595). I segnavia indicano in quella direzione:
Bocchetta di Lareggio a ore 1.30, Alpe Fraina a ore 2.40, Premana a ore 4.00. Continuando diritto invece vengono segnalati: Rifugio Casera di Varrone a ore
0.15, Rifugio Santa Rita a ore 1.10, Bocchetta di Trona a ore 1.30.
In fondo, davanti a noi, già vediamo il Pizzo di Trona e il Pizzo Varrone che chiudono la testata della valle.
Superiamo un'altra fontana la cui acqua attraversa il cammino e arriviamo ad un incrocio (m. 1655). I segnavia indicano a sinistra: il Rifugio
Casera Vecchia di Varrone a 0.10, la Bocchetta di Trona a 1.10 e il Pizzo dei Tre Signori a 2.40; a destra: le miniere di ferro a 0.10, il Rifugio Santa Rita a 1.00 e la Val
Biandino a 1.30; diritto: le miniere di ferro a 0.30, gli antichi forni fusori a 0.45 e il S. Rita a 1.45.
Lasciamo a sinistra il piccolo ponte, con il quale si entra nella conca di Varrone, e andiamo a destra.
Saliamo in modo abbastanza ripido e poi alterniamo alcuni tratti in leggera salita ad altri con maggiore pendenza. Di fronte vediamo il Pizzo Varrone e a
sinistra in basso il Rifugio Casera Vecchia di Varrone.
Dopo una curva a destra (m. 1785) torniamo a salire ripidamente.
Poi con minore pendenza raggiungiamo i Piani d'Acqua (m. 1856), una zona pianeggiante dalla quale cominciamo a vedere la bandiera del rifugio.
Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione e riprendiamo a salire.
Lasciamo a sinistra un solitario larice (m. 1945) e percorriamo un tratto con maggiore pendenza seguito da un altro in leggera salita.
Infine in ripida salita raggiungiamo la Bocchetta della Cazza e il Rifugio Santa Rita (m. 1988).
Tempo impiegato: ore 4.00 - Dislivello: m. 1253 -30
Data escursione: gennaio 2009
Secondo itinerario: da Premana (Via Risorgimento)
In questo caso proseguiamo in auto con la provinciale 67 fino a Premana.
Percorrendo la via principale del paese, dopo aver lasciato a sinistra il parcheggio sopraelevato, prendiamo sulla destra Via Risorgimento e la seguiamo
per km. 1.2 fino a trovare sulla destra l'inizio del percorso.
Un grande cartello marrone indica: Alpe Forni-Casarsa (m. 1180) a ore 1, Vegessa (m. 1200) a ore 1.10, Alpe Barconcelli (m. 1415) a ore 1.30,
Alpe Artino (m. 1500) a ore 2, Rifugio Casera Vecchia di Varrone (m. 1670) a ore 2.15, Rifugio Santa Rita (m.
1988) a ore 3.30, Bocchetta di Varrone Rifugio FALC (m. 2120) a ore 3.30, Pizzo Tre Signori (m. 2554) a ore 5.30.
Conviene proseguire per altri 200 metri fino al tornante sinistrorso dove inizia la sterrata per la Val Fraina. Qui all'interno del tornante c'è il parcheggio
della Cooperativa di Consumo nel quale però, dalle ore 8 alle ore 20 dei giorni feriali, la sosta è consentita solo per due ore
(m. 990).
Lasciata la macchina e tornati al grande cartello marrone prendiamo una stradina in discesa con il fondo in cemento (m. 985).
Lasciamo subito a destra una vecchia stalla-fienile.
Alla destra ci sono delle protezioni di ferro mentre alla sinistra c'è un muro.
Ignoriamo dei gradini che scendono a destra verso un prato mentre alla sinistra troviamo una fontana incassata nel muro sopra la quale
leggiamo: "Bruuch".
Lasciamo a destra una casa, superiamo una grata per lo scolo dell'acqua e continuiamo con un sentiero quasi in piano (m. 975).
Entriamo nel bosco. Superiamo una semicurva verso destra.
Proseguiamo in discesa. Alla sinistra c'è una santella con la statua di S. Padre Pio. Per un tratto il sentiero diventa una mulattiera (m. 970).
Continuiamo in leggera discesa su sentiero (m. 965).
Proseguiamo in discesa con una bella e pietrosa mulattiera. In basso alla destra vediamo un baitello tra i castagni.
Superiamo una semicurva verso sinistra.
Scendiamo dei gradini, in modo abbastanza ripido (m. 960).
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso.
Continuiamo con due curve destra-sinistra vicine tra loro.
Quasi in piano percorriamo una curva verso destra.
Saliamo due gradini.
Superiamo una semicurva verso sinistra.
Con un breve tratto in piano su fondo sterrato e con protezioni di ferro ai lati, percorriamo una curva verso destra e su di un ponticello in cemento
attraversiamo il Torrente della Val Creghencighe che vediamo scendere a cascata dalla sinistra (m. 945).
Alla sinistra, subito dopo c'è una statuetta di S. Antonio chiusa in una gabbietta di ferro e poco più avanti una vecchia stalla sulle cui pareti
è stato dipinto un segnavia a bandierina con il numero 2.
Troviamo un tronco alla destra, collocato raso terra a rinforzo del sentiero.
Dopo un tratto su mulattiera, proseguiamo su sentiero e superiamo due semicurve verso sinistra.
Continuiamo in leggera discesa. Alla sinistra abbiamo un muro di pietre a secco (m. 935).
Riprendiamo a camminare su mulattiera.
Scendiamo alcuni gradini (m. 930).
Dopo un tratto in leggera discesa, quasi in piano percorriamo un tornante destrorso presso il quale attraversiamo un torrente (m. 920).
In leggera salita superiamo una semicurva verso sinistra e proseguiamo in leggera discesa.
Ignoriamo un sentierino che sale a sinistra e continuiamo quasi in piano.
Percorriamo una curva verso destra e un ampio tornante sinistrorso.
Proseguiamo in discesa con una parete di roccia alla sinistra (m. 915).
Quasi in piano superiamo una semicurva verso destra (m. 905).
In modo abbastanza ripido scendiamo dei gradini.
Percorriamo tre tornanti: sx-dx-sx vicini tra loro (m. 900).
Presso un ampio tornante destrorso attraversiamo un ruscelletto (m. 890).
Continuiamo in leggera discesa su sentiero sterrato.
Superiamo una semicurva verso sinistra e un curva verso destra (m. 880).
Presso una curva verso sinistra, poco sotto alla destra vediamo due baite.
Percorriamo una semicurva verso destra e con una passerella in cemento attraversiamo un torrente.
Ci immettiamo sulla sterrata che proviene dalla zona industriale sotto Premana. Siamo a Gebbio (m. 875). I segnavia indicano, dietro: Premana a ore
0.20; verso sinistra: Alpe Forni a ore 0.45, Rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 2.15, Rifugio Santa Rita a ore 3. Andiamo a sinistra,
passando tra le case di Gebbio o aggirandole alla destra, e proseguiamo come descritto nel primo itinerario.
Tempo impiegato: ore 3.50 - Dislivello: m. +1143 - 145
Data escursione: settembre 2007 - agosto 2021
Terzo itinerario: dall'Alpe Paglio
Lasciamo la statale 36 al km. 50 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere la nuova ss 36 dir che sale in Valsassina.
Giunti alla rotonda di Ballabio, all'uscita dell'ultima galleria, continuiamo diritto con la provinciale 62 che percorre il fondovalle fino a Taceno.
Qui prendiamo a destra la provinciale 67 verso Premana.
Superata Casargo, imbocchiamo sulla destra la strada che con tredici tornanti e alcune curve sale all'Alpe Paglio.
Lasciamo l'auto nel vasto parcheggio (m. 1370) e prendiamo una stradina asfaltata sulla destra (sud), all'inizio della quale un grande cartellone
indica alcuni itinerari tra i quali: Pian delle Betulle, Lares Brusàa e Pizzo dei Tre Signori.
Ci incamminiamo in salita su questa strada asfaltata; alla sinistra c'è un muretto di pietre oltre il quale vediamo un prato con la biglietteria di
uno ski lift mentre alla destra c'è il bosco.
Alla sinistra troviamo alcune case la prima delle quali reca un'insegna con la scritta "Alpe Paglio", la bianca chiesetta degli alpini dedicata ai
caduti e dispersi dell'ultima guerra e l'Osservatorio dell'Alpe Paglio. Alla destra una stradina scende verso altre case (m. 1390).
Percorriamo un tratto quasi in piano nel quale lasciamo a sinistra una cabina dell'Enel e un tronco nel quale è stato scavato lo spazio per collocare
una lampada. La strada diventa sterrata e il traffico vietato ai veicoli.
Continuiamo in leggera salita. In alto a sinistra vediamo il bar paninoteca Chiaro di Luna.
Passiamo accanto ad una palina con dei segnavia che indicano davanti: Pian delle Betulle a ore 0.15, Rifugio Santa Rita a ore 3.30, Pizzo dei Tre
Signori a ore 5.30. Ora il fondo è in cemento.
Ignoriamo una stradina che scende a destra verso una casa e poi un'altra che retrocede a sinistra verso il bar-paninoteca.
La strada diventa sterrata ed entriamo nel bosco (m. 1395).
Passiamo tra due sostegni in ferro, collocati ai lati della stradina, che dovrebbero sostenere una stanga che non c'è.
Percorriamo alcune semicurve. Alla destra (lato a valle) ci sono dei tronchi collocati raso terra.
Più avanti camminiamo quasi in piano tra alberi più radi (m. 1420).
Una stradina sale dalla destra. Rientriamo nel bosco.
Con lievi saliscendi percorriamo alcune semicurve.
Dopo una curva a destra troviamo una stanga alzata e a un cartello che indica il divieto di transito ai veicoli. Continuiamo in salita con il fondo di
pietre piuttosto sconnesso (m. 1430).
Ignoriamo un sentiero che si stacca alla sinistra. Un altro sentiero si affianca alla destra.
Percorriamo una curva a sinistra. Ora gli alberi sono più radi (m. 1450).
In leggera salita attraversiamo dei prati mentre gli alberi sono più lontani. Sul lato destro della stradina ci sono delle pietre collocate ad alcuni
metri di distanza l'una dall'altra (m. 1465).
Lasciamo a sinistra dapprima una casa in cemento e legno, poi una recinzione all'interno della quale ci sono la baita del Jungle Raider Park e un
tavolo con relative panche. Due cartelloni riportano regolamento, percorsi e prezzi di questo parco sospeso tra gli alberi. Alla destra vediamo le
varie passerelle, scale, reti, cavi, carrucole, piazzole sugli alberi ecc. (m. 1480).
Proseguiamo quasi in piano su fondo in cemento e pietre.
Poco prima di arrivare al Pian delle Betulle, alla sinistra si stacca una scorciatoia che, passando sotto una seggiovia e ad uno skilift e scavalcando
un tapis roulant, attraversa i prati e poi torna ad immettersi sulla stradina nei pressi di una fontana con vasca di tronchi.
Decidiamo però di seguire la sterrata in modo da visitare il Pian delle Betulle.
Quasi in piano passiamo sotto i cavi della seggiovia "Cima Laghetto" della quale alla destra vediamo la stazione di partenza.
Alla sinistra c'è il laghetto del Pian delle Betulle. Lo aggiriamo con una semicurva verso destra.
Subito dopo arriviamo ad un bivio. Alla destra ci sono alcune palazzine. Un cartello segnala il ristorante Baitock verso sinistra; un altro il
ristorante La Libellula diritto. Ignoriamo la strada che quasi in piano prosegue diritto e prendiamo l'altra in leggera salita verso sinistra.
Lasciamo a sinistra il barettino di Marco e raggiungiamo la chiesa con l'annesso museo alpino.
Dopo una curva a destra e pochi passi in leggera discesa, proseguiamo su sterrato quasi in piano aggirando alla destra una cascina.
Troviamo altre case alla sinistra e un campo per il gioco delle bocce alla destra tra radi alberi.
Arriviamo al Ristorante Baitock dove ci immettiamo su di un'altra stradina con la quale proseguiamo verso sinistra in leggera salita (m. 1485).
Poco dopo il fondo diventa in cemento e pietre, poi ritorna sterrato. Alla destra ci sono alcune case. Proseguiamo quasi in piano.
Lasciata a sinistra un'altra costruzione, in leggera salita arriviamo al punto in cui dalla sinistra rientra la scorciatoia. Qui ci sono una fontana
con vasca di tronchi, una bacheca con una cartina della zona e un paio di cartelli che indicano il Rifugio Ombrega, il Rifugio Santa Rita e il Pizzo
dei Tre Signori (m. 1505).
Proseguiamo quasi in piano, lasciamo a sinistra un casello dell'acquedotto ed entriamo in un bosco nel quale cominciamo a vedere le prime betulle che
hanno dato il nome alla zona.
Poco dopo dalla destra sale un viottolo chiuso da un picchetto.
Presso una curva a destra troviamo un altro segnale di divieto di transito ai veicoli e una freccia rossa (m. 1510).
Percorriamo un tratto in leggera salita. Qui gli alberi in prevalenza sono dei faggi. Dopo una curva a sinistra troviamo altre betulle.
Camminando dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa raggiungiamo un'altra stanga che troviamo alzata. Un cartello informa che siamo arrivati
all'Alpe Ortighera (m. 1505).
Usciamo dal bosco e ignoriamo una stradina che scende a destra verso le case.
Alla destra vediamo una piccola croce di ferro su di un masso. Alla sinistra sale un sentiero.
Proseguiamo in leggera salita con la stradina. Su di un muretto alla sinistra vediamo un segnavia a bandierina con il n. 3.
Passiamo tra alcune case su una delle quali leggiamo: "Baita Alpe Ortighera". La vista ora può spaziare verso i monti e vediamo anche uno
spicchio del Lago di Lecco.
Torniamo a salire. Alla sinistra, accanto ad una casa, c'è una fontana con vasca in cemento.
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso passando accanto ad una santella con una madonna nera. A metà del tornante il fondo della stradina diventa
in cemento e pietre (m. 1525).
Al successivo tornante destrorso torniamo a camminare su sterrato.
Continuiamo con poca pendenza passando tra una pensana per il ricovero delle mucche e una fontana con vasca abbeveratoio in cemento.
Camminiamo tra i prati. In basso a destra vediamo il fondovalle della Valsassina.
Raggiungiamo un bivio (m. 1540). I segnavia indicano con un tornante a sinistra: Rifugio Santa Rita a ore 3, Alpe Dolcigo a ore 0.45; diritto: Alpe
dell'Oro a ore 0.05, Besso a ore 0.45, Crandola a ore 1.20, Vegno a ore 1.20; dietro: Pian delle Betulle a ore 0.15, Margno a ore 1.30, Crandola a ore 1.40.
Proseguiamo con il tornante che è rafforzato all'esterno da una palizzata di legno inglobata dal terreno.
Cominciamo a trovare delle canaline di legno, per lo scolo dell'acqua, di traverso alla sterrata.
In salita arriviamo ad una curva a destra oltre la quale continuiamo con poca pendenza.
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1560) dove troviamo altri segnavia che indicano proseguendo: Rifugio Santa Rita a ore 3, Pizzo Tre Signori a ore
a ore 5; dietro: Alpe Ortighera a ore 0.05, Alpe Oro a ore 0.10.
Continuiamo in salita. Su di una pietra alla destra vediamo un bollo bianco-rosso.
Presso una curva a sinistra ignoriamo un sentiero che prosegue diritto (m. 1585).
Camminiamo attorniati da prati, ginestre e piccoli larici. Cominciamo a trovare anche delle canaline di ferro.
Dopo una semicurva a destra, in salita e con il fondo in cemento, raggiungiamo una vasca in cemento sulla quale vediamo il segnavia a bandierina con
il numero 3 (m. 1610).
Poco dopo troviamo un altro segnavia identico e la scritta Santa Rita.
Con il fondo sterrato percorriamo un ampio tornante sinistrorso.
Poi alla sinistra vediamo un tombino chiuso con un lucchetto.
Percorriamo un lungo tratto tra prati e pochi larici.
Per una ventina di metri camminiamo su fondo in cemento (m. 1655). Poi ne percorriamo altrettanti su sterrato e riprendiamo a camminare su cemento. Le
pietre e la terra hanno un colore rosso bruno.
Di tanto in tanto troviamo un rivolo che attraversa la stradina in una scanalatura nel cemento o passandole sotto in un tubo di plastica di colore arancione.
La pendenza diminuisce e dopo un tratto sterrato, torniamo a camminare sul cemento.
Dopo una semicurva a sinistra alterniamo pochi passi su sterrato ad altri su cemento. Frattanto alla destra ci accompagna la vista della Grigna e del fondovalle.
Lasciamo a sinistra un traliccio e passiamo sotto i cavi dell'alta tensione (m. 1680). La stradina torna sterrata.
Quasi in piano percorriamo un'ampia curva a sinistra tra i prati (m. 1695).
Un piccolo sentiero si stacca alla destra passando accanto a tre larici.
Più avanti vediamo un abbeveratoio posto nei prati sulla destra un po' discosto dalla strada. Troviamo un altro tombino.
In salita arriviamo in località Larice Bruciato (Lares Brusàa m. 1708). Sulla sinistra ci sono due tavoloni in legno e relative panche mentre
dell'altra parte, un po' lontano dalla strada, c'è una cappellina. I segnavia indicano a sinistra il sentiero che sale al Cimone. Alle nostre spalle l'Alpe Paglio è
segnalata a ore 1.
La stradina si porta alla sinistra del crinale e dopo un primo tratto in discesa prosegue quasi in piano. Alla destra ci sono delle rocce mentre il
panorama è aperto sulla sinistra e in basso vediamo Premana.
Dopo una curva a destra percorriamo dapprima un lungo tratto tra erba e rododendri poi anche tra alberi e altri cespugli.
Superiamo un'altra curva a destra aggirando una roccia (m. 1700). Continuiamo con alcune semicurve.
Lasciato a destra un tubo ricurvo, giriamo a destra e proseguiamo in leggera discesa.
Presso una curva a sinistra un ruscello attraversa la strada su di un letto di pietre (m. 1685).
Poco dopo percorriamo un'altra curva a sinistra e, anche qui, scorre un ruscello. Alla destra ci sono dei tronchi stesi come rinforzo.
In seguito un terzo ruscello attraversa il percorso (m. 1670).
Dopo un tornante destrorso, scendiamo fino ad una curva verso sinistra oltre la quale proseguiamo quasi in piano.
Poi, dopo una curva a destra, torniamo a scendere (m. 1655).
Arriviamo alla Bocchetta di Olino dalla quale possiamo vedere il panorama su entrambi i lati (m. 1640). Su un muretto una freccia indica il Rifugio
Santa Rita e il Pizzo.
Alla destra il precipizio è protetto da una staccionata mentre alla sinistra scende un sentiero.
Continuiamo quasi in piano con una curva a sinistra.
Dopo un tratto in leggera salita, quasi in piano percorriamo un ampio tornante destrorso passando sotto i rami di un grande larice. In basso a
sinistra vediamo l'Alpe Dolcigo.
Raggiungiamo un bivio (m. 1650). I segnavia indicano a sinistra: Alpe Dolcigo a ore 0.10, Alpe Ombrega a ore 0.30, Rifugio Ombrega;
dietro: Pian delle Betulle a ore 0.55, Margno a ore 2, Crandola a ore 2.10. A destra non viene indicato nulla ma è quest' ultima la direzione che dobbiamo prendere.
Poco dopo, un'apertura sulla destra accanto ad un parapetto bianco, consente uno sguardo sulla Valsassina.
Ignorato un sentiero sulla destra che sale verso la cima di un dosso continuiamo con la stradina in salita fin quando troviamo un cartello rotondo che
segnala sulla destra un sentiero per Biandino e Santa Rita.
Con questo sentiero saliamo tra cespugli e alberelli camminando sul bordo di quello che sembra un ruscelletto in secca.
Continuiamo poi, tra i prati e qualche cespuglio, con maggiore pendenza.
Dopo un breve tratto quasi in piano riprendiamo a salire e raggiungiamo i prati della Bocchetta di Agoredo (m. 1825). Una palina segnavia indica il
Rifugio Santa Rita a ore 1.40 e il Pizzo a ore 3.40.
Alle nostre spalle l'Alpe Paglio viene segnalata a ore 1.40.
Proseguiamo tra i prati fino a un bivio dove altri segnavia indicano di proseguire diritto mentre a destra si va all'Alpe Agoredo a ore 0.15, all'Alpe
Abi a ore 0.10, al Rifugio Bocca di Biandino a ore 0.40 e a Introbio a ore 2.
Poco dopo ignoriamo il sentiero che sulla sinistra conduce all'Alpe Ombrega a ore 0.10 e iniziamo a risalire l'erboso pendio del Pizzo Cornagiera.
Il sentiero si divide in due rami per tornare poco dopo a unificarsi. In basso a destra vediamo una stalla e un rudere.
Dopo una curva a sinistra (m. 1900), proseguiamo in piano. Di fronte a noi ora c'è il Pizzo dei Tre Signori.
Continuiamo a mezza costa tra i prati sul fianco del Pizzo Cornagiera, con percorso quasi pianeggiante. Superiamo alcuni cespugli di rododendro.
Dopo una curva a sinistra, il panorama si apre sulla Val Biandino. Nel fondovalle distinguiamo nettamente il gruppo di case nel quale spicca la bianca chiesetta
della Madonna della Neve.
Superiamo altri cespugli di rododendro e un cartello che indica il Santa Rita a 40 minuti e raggiungiamo la località Laghetti (Laghit m. 1930).
Qui troviamo una pozza d'acqua e, lontano a sinistra, una cappellina. Ci sono anche due tavoli di legno con relative panche.
I segnavia indicano diritto il Rifugio Santa Rita a ore 1 e il Pizzo a ore 2.50. A sinistra invece si va all'Alpe Barconcelli a ore 1 e all'Alpe Forni a ore 1.20.
Iniziamo ora a scendere tra prati e cespugli con vista sulla Val Varrone a sinistra e sulla Val Biandino a destra. Quest'ultima è visibile per intero da Introbio al Pizzo dei Tre Signori.
Camminando lungo il crinale, passiamo sotto un traliccio dell'alta tensione e, dopo un tratto quasi in piano, riprendiamo a scendere passando sotto i cavi di un altro traliccio.
Troviamo un sentiero che scende a destra verso il Rifugio Bocca di Biandino segnalato a ore 0.30. Un altro sentiero scende ripidamente sull'altro versante.
Continuiamo diritto seguendo i fili della corrente e, sempre in cresta, raggiungiamo un quadrivio in località Buco del Rat (Böcc dol Rat m. 1815).
Una palina con vari segnavia indica diritto: Rifugio Santa Rita a ore 0.40, Rifugio Falc a ore 1.40, Pizzo Tre Signori a ore
2.30; a destra: Rifugio Madonna della Neve a ore 0.20; a sinistra: Alpe Artino a ore 0.30, Alpe Forni a ore 1.
Riprendiamo a salire e passiamo accanto a una targa che ricorda due persone decedute.
Dopo un tratto quasi pianeggiante torniamo a salire abbastanza ripidamente percorrendo qualche metro un po' esposto.
Torniamo in cresta e percorriamo un altro tratto abbastanza esposto, poi aggiriamo un dosso salendo a destra.
Continuiamo in piano, ancora lungo il crinale, e raggiungiamo un bivio (m. 1930). A sinistra c'è il sentiero basso (facile) e a destra quello in cresta (difficile). Entrambi conducono al
Rifugio Santa Rita in 25 minuti.
Andiamo a sinistra. Il sentiero è parzialmente coperto da erba ed è circondato da cespugli.
Superiamo un tratto un po' esposto e continuiamo in discesa. Giunti in basso (m. 1890), riprendiamo a salire e raggiungiamo una bocchetta oltre la quale giriamo a
destra e cominciamo a vedere la bandiera del rifugio.
La salita si accentua un poco. Ignoriamo un sentiero che sale da sinistra e passiamo accanto alla bandiera.
Altri segnavia indicano l'ampio sentiero che scende a sinistra verso le Miniere di Ferro a ore 0.30 e il Rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 0.40.
Siamo alla Bocchetta della Cazza e il Rifugio Santa Rita è di fronte a noi (m. 1988).
Tempo impiegato ore 4.00 - Dislivello m. +841 -223
Data escursione: agosto 2007 - ottobre 2013
Da Introbio (IV e V itin.)
Per la parte iniziale, da Introbio (m. 585) alla Madonna della Neve (m. 1595), rimando alla pagina del Rifugio Madonna delle Neve. Fin qui:
Tempo impiegato: ore 3.10 - Dislivello: m. 1010
Arrivati alla Madonna della Neve, proseguiamo con la sterrata e passiamo dietro ai vari edifici (chiesa, rifugio e altre case).
Alla destra troviamo un'artistica croce in metallo, un altare, un tavolo e delle panche.
Subito dopo la strada si biforca (m. 1600). I segnavia indicano verso sinistra: Rifugio S. Rita - E a ore 1, Rifugio F.A.L.C. - E a ore 2, Pizzo dei Tre Signori
- EE a ore 3.15; a destra:
La Via del Bitto, Rif. Santa Rita a ore 1, Bocchetta di Trona a ore 2; dietro: Bocca di Biandino a ore 0.20, Fontana San Carlo a ore 1.30, Introbio a
ore 2.30.
Praticamente il percorso alla sinistra sale direttamente al Rifugio Santa Rita (vedi il quarto itinerario), mentre quello alla destra
raggiunge il rifugio facendo un giro più lungo che passa per il Lago di Sasso (vedi il quinto itinerario).
Quarto itinerario: da Introbio - Madonna della Neve. Prosecuzione con il percorso più diretto.
Alla biforcazione con i segnavia, prendiamo la sterrata che sale alla sinistra (m. 1600).
Superiamo una semicurva verso sinistra ed una verso destra (m. 1625).
Per tre volte, percorriamo una coppia di tornanti sinistra-destra vicini tra loro (m. 1645-1665-1680).
Fino ad una semicurva verso sinistra, volgendo lo sguardo alle nostre spalle, possiamo ancora vedere il complesso degli edifici della Madonna della
Neve.
Superiamo una semicurva verso destra.
La stradina poco alla volta si riduce a sentiero.
Percorriamo un tratto con poca pendenza e troviamo un masso alla destra (m. 1720).
Riprendiamo a salire. Superiamo due curve sinistra-destra (m. 1725).
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1730).
Passiamo sotto i rami di un larice (m. 1735).
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1745).
Passiamo sotto i rami di un altro larice (m. 1750).
Continuiamo con una serpentina sinistra-destra (m. 1755).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire (m. 1765).
Alla destra troviamo quattro paletti di ferro (m. 1770).
Il sentiero si divide (m. 1780) e poi si ricompone (m. 1800).
Nuovamente si divide e ricompone.
Percorriamo due tornanti sinistra-destra (m. 1830).
Altre due volte il sentiero si divide e si ricompone (m. 1835-1850).
In basso vediamo l'Alpe Sasso.
Continuiamo con una semicurva verso sinistra.
Superiamo altre tre semicurve dx-sx-dx.
Proseguiamo con una semicurva verso destra attraversata da un rivolo, seguita da una semicurva verso sinistra.
Il sentiero si divide e si ricompone.
Percorriamo una semicurva verso destra.
Presso una semicurva verso sinistra vediamo una freccia rossa.
Superiamo un'altra semicurva verso sinistra (m. 1865).
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1880).
Saliamo alcuni rudimentali gradini di pietra.
Proseguiamo con un tornante destrorso (m. 1880).
Troviamo altri rudimentali gradini di pietra.
Percorriamo un tornante sinistrorso diviso in due parti (m. 1890).
Subito dopo superiamo due semicurve destra-sinistra.
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1895).
Il sentiero si divide e si ricompone.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1905) e poco dopo uno destrorso (m. 1910).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1930).
Il sentiero si divide e si ricompone (m. 1950).
Superiamo un breve tratto incassato tra terreno e rocce (m. 1960).
Percorriamo due tornanti destra-sinistra (m. 1965).
Proseguiamo in leggera salita con un tornante destrorso e uno sinistrorso (m. 1980).
Continuiamo con due tornanti destra-sinistra vicini e incassati nel terreno circostante.
Dopo un ultimo tornante destrorso raggiungiamo il Rifugio Santa Rita (m. 1988).
Tempo impiegato: ore 4.10 - Dislivello: m. 1403
Data escursione: agosto 2022
Quinto itinerario: da Introbio - Madonna della Neve. Prosecuzione con il percorso che passa per il Lago di Sasso.
Alla biforcazione con i segnavia, seguiamo la sterrata alla destra in lievissima salita (m. 1600).
Un cartello indica alla sinistra una proprietà privata.
Per un tratto, ai lati del sentiero ci sono alcuni pali di legno (m. 1605).
Camminiamo attorniati da prati e alcuni alberi. In basso alla destra vediamo una linea di tralicci con i cavi dell'alta tensione.
Superate tre semicurve sx-dx-sx davanti cominciamo a vedere l'Alpe Sasso (m. 1610).
Presso una semicurva verso sinistra lasciamo a destra il vecchio basamento in cemento di un traliccio (m. 1615).
Continuiamo quasi in piano e vediamo molte mucche al pascolo.
Passiamo accanto a una lunga, doppia vasca-abbeveratoio in cemento (m. 1620).
Ora la sterrata è inerbita.
Alla destra vediamo il vecchio basamento in cemento di un altro traliccio.
Alla sinistra accanto ad un masso, c'è un solitario, piccolo larice.
Proseguiamo con poca pendenza passando accanto al basamento di un altro traliccio (m. 1630).
Un rivolo attraversa la strada su di una base in cemento. Attorno ci sono dei paletti di legno. In alto alla sinistra vediamo sventolare la bandiera
del Rifugio S. Rita ma non ne vediamo l'edificio (m. 1635).
Un altro rivolo attraversa la strada su di una base in cemento (m. 1645).
Prima di raggiungere l'Alpe Sasso, prendiamo un sentiero, segnalato da un bollo rosso, che si stacca alla sinistra tra l'erba (m. 1650).
Subito percorriamo una curva verso sinistra e sentiamo il richiamo delle marmotte.
Superiamo due semicurve destra-sinistra e continuiamo in salita (m. 1660).
Poco dopo percorriamo un'altra semicurva verso destra (m. 1675).
Troviamo due bolli rotondi, uno bianco e uno rosso.
Il sentiero si divide e, dopo una diecina di metri, si ricompone (m. 1695).
Continuiamo in modo abbastanza ripido. In basso alla destra vediamo i tetti delle poche baite/stalle dell'Alpe Sasso.
Di tanto in tanto il sentiero si divide e si ricompone.
In salita percorriamo una semicurva verso sinistra (m. 1740).
Con un breve tratto quasi in piano superiamo una semicurva verso destra e proseguiamo in modo abbastanza ripido.
Percorriamo un tratto in salita (m. 1750) ed uno con poca pendenza (m. 1755).
Presso una semicurva verso destra ignoriamo un sentiero che scende alla destra e continuiamo in salita (m. 1765).
Superiamo due semicurve sinistra-destra (m. 1790).
Presso un tratto con poca pendenza vediamo due bolli rotondi, uno bianco e uno rosso. Proseguiamo in salita.
Aggiriamo una roccetta che affiora dal terreno. Davanti vediamo una cascata (m. 1805).
Superiamo due semicurve sinistra-destra.
Continuiamo con poca pendenza (m. 1810).
Poco dopo superiamo una curva verso sinistra.
Continuiamo in salita con una serpentina destra-sinistra e con il sentiero incassato nel terreno.
Proseguiamo in modo abbastanza ripido (m. 1820).
Il sentiero si divide e si ricompone.
Continuiamo con poca pendenza. Un rivolo attraversa il sentiero.
Raggiungiamo un masso che blocca il sentiero. Lo risaliamo agevolati dalla presenza di tre gradini di ferro sporgenti (m. 1830).
Dopo un tratto quasi in piano ed uno con poca pendenza, riprendiamo a salire.
Troviamo due bolli rotondi dipinti su di una roccia (m. 1840).
Presso una curva verso sinistra vediamo il torrente emissario dal Lago di Sasso che scorre in una valletta alla destra (m. 1845).
Pieghiamo a destra e passiamo tra due massi. Continuiamo quasi in piano con una curva verso sinistra.
Lasciamo a sinistra il basamento in cemento di un vecchio traliccio.
Troviamo due bolli rotondi, uno bianco ed uno rosso.
Continuiamo in leggera salita con il torrente alla destra. Su di una roccia alla sinistra vediamo un segnavia rosso-bianco-rosso.
Alla sinistra troviamo una doppia vasca-abbeveratoio in cemento (m. 1850).
Percorriamo una curva verso destra e guadiamo il torrente (m. 1855).
In salita superiamo due semicurve sinistra-destra e quasi in piano un'altra verso sinistra (m. 1860).
Continuiamo in leggera salita. Alla sinistra vediamo una piccola chiusa sul torrente. Superiamo due semicurve destra-sinistra (m. 1870).
In alto a sinistra vediamo una baita (Baitello del Lago).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido su fondo roccioso (m. 1880).
Continuiamo in leggera salita tra l'erba. Un segnavia indica a sinistra S. Rita (m. 1890).
Ci immettiamo su di un sentiero che arriva da dietro-destra e continuiamo diritto (m. 1900).
Superiamo due semicurve destra-sinistra (m. 1905).
Aggiriamo un masso con i bolli (m. 1910).
Proseguiamo in salita e lasciamo a sinistra altri massi su uno dei quali vediamo un segnavia.
Continuiamo quasi in piano, davanti vediamo il Lago di Sasso e poco dopo lo raggiungiamo (m. 1922).
Dopo una sosta al lago, torniamo indietro per un breve tratto e riprendiamo il sentiero per il Rifugio Santa Rita.
Su di un masso vediamo la scritta: "non gettare rifiuti".
Il sentiero gira a sinistra, quasi in piano (m. 1920).
Passiamo tra alcuni massi. Una scritta indica il Rifugio S. Rita a 20 minuti (ma sicuramente non bastano); un'altra segnala il Rifugio Falc.
In salita superiamo due semicurve destra-sinistra.
Proseguiamo in leggera discesa. Davanti rivediamo il Baitello del Lago, che avevamo già notato in precedenza.
Presso una curva verso destra vediamo una freccia rossa e continuiamo in leggera discesa.
Di tanto in tanto troviamo un bollo bianco-rosso.
Dopo un breve tratto quasi in piano proseguiamo in leggera discesa (m. 1915).
Percorriamo un tratto con poca pendenza ed uno quasi in piano.
In basso alla sinistra rivediamo il piccolo sbarramento sul torrente.
Superiamo un tratto in leggera discesa ed uno quasi in piano.
Raggiungiamo il Baitello del Lago e lo lasciamo alla sinistra. Notiamo che è in buone condizioni, ha la porta nuova ed è chiuso con un lucchetto (m. 1905).
Su di un masso vediamo: le scritte: Falc - S. Rita, una freccia e un segnavia rosso-bianco-rosso.
Continuiamo in leggera salita attorniati da erba e da vari cespugli di ginepro, le radici dei quali affiorano dal sentiero.
Percorriamo un breve tratto quasi in piano (m. 1920).
Continuiamo con poca pendenza.
Passiamo tra alcuni massi e vediamo il segnavia 48 a bandierina (m. 1930).
Proseguiamo tra erba e ginepri.
Con pochi passi in discesa e in salita raggiungiamo e superiamo un rivolo (m. 1935).
Percorriamo un tratto quasi in piano e dopo una semicurva verso destra continuiamo in modo abbastanza ripido.
Il sentiero si divide in due tracce parallele; quella alla destra rimane più riparata dall'erboso pendio che scende alla sinistra. Poi il sentiero si ricompone
(m. 1940).
Saliamo ripidamente con il sentiero esposto alla sinistra.
Percorriamo una curva verso destra e continuiamo quasi in piano (m. 1950).
Superiamo un breve ripido tratto.
Percorriamo una curva verso sinistra proseguiamo con poca pendenza.
Dopo una curva verso destra cominciamo a vedere il Rifugio S. Rita (m. 1960).
Continuiamo con un breve tratto quasi in piano.
In modo abbastanza ripido e con il sentiero incassato nel terreno circostante, percorriamo una curva verso sinistra.
Con poca pendenza superiamo un tratto esposto.
Continuiamo in leggera discesa (m. 1965).
Attraversiamo il letto di un ruscelletto che troviamo asciutto e proseguiamo in leggera salita.
Dopo una curva verso destra torniamo a vedere il Rifugio S. Rita.
Percorriamo un tratto in leggera discesa ed uno quasi in piano.
Superiamo una semicurva verso destra e proseguiamo in leggera salita.
Dopo un'altra semicurva verso destra riprendiamo a salire (m. 1970).
Percorriamo un tratto abbastanza ripido (m. 1975) e continuiamo con poca pendenza. In basso alla sinistra vediamo in lontananza il Rifugio Tavecchia.
Proseguiamo in salita (m. 1990).
Continuiamo quasi in piano (m. 2000).
Poco dopo, proseguiamo in leggera salita con il sentiero diviso in due tracce parallele e accompagnato alla destra da un tubo nero.
Presso una semicurva verso destra troviamo dei segnavia che indicano: dietro: Lago di Sasso a ore 0.30, Rif. Grassi a ore 2; con un tornante
destrorso: Rif. FALC a ore 1, Miniere Varrone a ore 1, Bocchetta di Trona a ore 1, Pizzo dei Tre Signori a ore 1.50; diritto: Rif. Madonna della Neve a ore 0.40,
Alpe Sasso a ore 0.30, Rif. Tavecchia a ore 0.50. Continuiamo diritto, in leggera discesa.
Poco dopo, quasi in piano, raggiungiamo il Rifugio S. Rita (m. 1988).
Tempo impiegato: ore 4.50 - Dislivello: m. 1440 -37
Data escursione: agosto 2022
NOTE:
Il rifugio inoltre è raggiungibile da:
- Barzio (m. 842) salendo ai Piani di Bobbio a piedi o con l'ovovia (m. 1662). Vedi la descrizione della prima parte dell'itinerario nella pagina del Rifugio Grassi.
- Laveggiolo (m. 1471). Vedi la prima parte dell'itinerario fino alla Bocchetta di Trona nella pagina del Rifugio Falc. Dalla bocchetta
seguendo le indicazioni per il Rifugio S. Rita e la Via del Bitto, si scende un po' verso sinistra, per poi effettuare la traversata dell'alta Val
Varrone, ignorando le due deviazioni a sinistra per il Rifugio Falc e per la bocchetta di Piazzocco.
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