Il Bivacco Ceco Baroni è situato alla testata della Valle Adamè poco sotto la Bocchetta delle Levade, con bella vista panoramica sulla vallata e sulle
cime che la circondano.
È dedicato al sergente maggiore Francesco Baroni, mortaista della 54a Compagnia del Battaglione "Vestone" che ha combattuto in Russia ed è stato
ricordato nel romanzo "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern. Ermanno Olmi ne ha poi ricavato una sceneggiatura cinematografica ma il film non
fu mai realizzato.
Il bivacco è una costruzione in lamiera di colore arancione. Dispone di 6 posti letto con materassi, cuscini e coperte, un tavolo, un solo pentolino,
pochi viveri, cassetta di pronto soccorso, cassetta per le offerte.
Alla sua destra c'è una postazione militare sotto le rocce adatta per un piccolo cannone o un mortaio.
Si tratta di un'escursione lunga, per escursionisti esperti, da fare possibilmente nel periodo metà luglio-settembre.
Lasciamo la statale 42 della Valle Camonica al km. 98,2, tra Breno ed Edolo, per prendere la strada che conduce a Cedegolo (cartello Cedegolo km. 4).
Percorrendo le vie di Cedegolo incontriamo sulla destra due strade che risalgono la Val Saviore.
Prendiamo la prima in quanto più breve. Superiamo Andrista e arriviamo a Fresine.
La seconda strada invece fa un giro più lungo che passa per Cevo; poi al bivio dopo il benzinaio bisogna scendere a destra verso Fresine.
In entrambi i casi proseguiamo per Valle e ne attraversiamo l'abitato.
La strada continua poi, sempre asfaltata ma più stretta e senza guardrail.
Superiamo la località Rasega e successivamente il Rifugio (bar-pizzeria) Stella Alpina (m. 1320).
Continuiamo in salita con stretti tornanti, che in molti casi richiedono una doppia manovra, e arriviamo alla Malga Lincino.
Possiamo parcheggiare ai bordi della strada oppure, se non c'è spazio a sufficienza, proseguire per altri 400 metri fino al termine dell'asfalto dove
troviamo la stazione a valle della teleferica di servizio al Rifugio Lissone e spazio per diverse autovetture (m. 1620).
Il sentiero n. 15 che dovremo percorrere parte, sulla destra, alla curva precedente la malga (m. 1600). I segnavia indicano il Rifugio
Lissone a ore 1
e la Baita Adamè a ore 1.40.
Ci incamminiamo in salita. Dopo pochi passi in un prato alla sinistra di un torrente, che troviamo in secca, quasi in piano lo attraversiamo.
Proseguiamo in leggera salita tra l'erba passando sotto tre cavi della corrente.
Alla destra scorre il torrente e un cartello segnala il pericolo di piene improvvise (m. 1610).
Vediamo il segnavia 15 a bandierina. Continuiamo in salita, camminando sotto ai cavi, tra erba e alcuni alberi di conifere, avvicinandoci alla parete
rocciosa che dovremo risalire: le "Scale dell'Adamè".
Iniziamo a salire con un ampio e roccioso sentiero. Ben presto la pendenza aumenta.
Percorriamo una curva a sinistra seguita da un tornante destrorso (m. 1635).
Passiamo sotto i rami di una solitaria betulla. Poco dopo alla sinistra troviamo una verticale parete di roccia.
Superiamo due tornanti sinistra-destra (m. 1650).
Alla destra troviamo delle protezioni di legno che terminano al successivo tornante sinistrorso (m. 1655).
Dopo il seguente tornante destrorso le protezioni riprendono.
Con poca pendenza percorriamo un ampio tornante sinistrorso oltre il quale torniamo a salire (m. 1660).
Superato un tornante destrorso, troviamo il primo tronchetto fissato alla roccia per formare un gradino.
Proseguiamo con due zig-zag destra-sinistra agevolati da altri due tronchetti-gradino.
Dopo un tornante sinistrorso, alla sinistra ci sono delle protezioni e alla destra una roccia.
Superiamo un ampio tornante destrorso (m. 1685).
Iniziano ora dei tornantini ravvicinati, con dei parapetti di legno che proteggono verso valle.
Saliamo in modo abbastanza ripido e, dopo tre tornanti percorriamo un tratto con poca pendenza.
Riprendiamo poi a salire e percorriamo due tornanti destra-sinistra (m. 1700).
Poi con minore pendenza arriviamo ad un tornante sinistrorso oltre il quale riprendiamo a salire con delle protezioni alla sinistra.
In leggera salita passiamo sotto le chiome di un pino (m. 1715).
Riprendiamo a salire attorniati da alcuni alberi e passiamo sotto ai tre cavi della corrente.
Dopo un tornante destrorso e pochi passi quasi in piano, ne percorriamo uno sinistrorso e torniamo a salire.
Superiamo un tornante destrorso e poi saliamo con alcuni rudimentali gradini di pietra (m. 1740).
Quasi in piano transitiamo nuovamente sotto ai cavi. Alla destra ci sono le protezioni a valle.
Torniamo a salire agevolati da altri rudimentali gradini di pietra.
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso oltre il quale i gradini terminano.
Al successivo tornante sinistrorso anche le protezioni alla destra terminano per cominciare alla sinistra. Alla destra invece c'è una roccia.
Continuiamo con un tornante destrorso e con protezioni alla destra (m. 1760) che terminano al successivo tornante destrorso (m. 1770).
Proseguiamo con poca pendenza e, dopo un ampio tornante destrorso, torniamo a salire (m. 1780).
Percorriamo un tratto in leggera salita con le protezioni alla destra e subito dopo riprendiamo a salire agevolati da alcuni rudimentali gradini (1785).
Continuiamo con delle protezioni alla destra. Camminiamo su di una lastra di roccia obliqua alla quale sono stati fissati come gradini sei piccoli tronchi (m. 1795).
Le protezioni terminano al successivo tornante sinistrorso.
Dopo un altro tornante sinistrorso continuiamo quasi in piano, vediamo un segnavia 15 a bandierina e ripassiamo sotto ai tre cavi (m. 1815).
Torniamo a salire e percorriamo un tornante destrorso (m. 1830).
Ne percorriamo poi altri due sinistra-destra passando per due volte sotto ai cavi (m. 1840).
La pendenza aumenta ma, superato un tornante sinistrorso, torna come prima.
Poco dopo ritroviamo le protezioni alla sinistra che terminano dopo il successivo tornante destrorso (m. 1860).
Ora saliamo in modo abbastanza ripido e ripassiamo sotto ai soliti tre cavi.
Superato un tornante sinistrorso la pendenza diminuisce un poco (m. 1885).
Al successivo tornante destrorso per due volte transitiamo sotto ai cavi. Ora la vegetazione e gli alberi sono meno radi.
Superiamo altri due tornanti sinistra-destra (m. 1900).
Al successivo tornante sinistrorso vediamo il segnavia 15 su di un masso. Percorriamo pochi passi con minore pendenza e subito riprendiamo a salire
con due zig-zag destra-sinistra.
Saliamo cinque gradini realizzati con tronchetti di legno piallato (m. 1920).
Poco dopo ne troviamo altri due, che precedono una curva a destra.
Poi giriamo a sinistra, e dopo un tratto quasi in piano torniamo a salire con due zig-zag destra-sinistra (m. 1930).
Quasi in piano percorriamo due curve destra-sinistra passando sotto ai cavi della funivia (m. 1940).
Poi in salita, camminando tra alberelli e cespugli, percorriamo un ampio tornante destrorso. Vediamo il segnavia 15 su di una pietra (m. 1950).
Proseguiamo con alcune serpentine camminando sulle pietre di una bella mulattiera.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 1965).
Lo spazio si allarga. Prima di arrivare ad un tornante destrorso il percorso si divide e subito torna ad unirsi.
Proseguiamo con delle serpentine e poi con due tornanti destra-sinistra (m. 2000).
Con un ultimo tornante destrorso arriviamo in cima alle "scale". Una freccia rossa con due punte indica le due direzioni: destra e dietro (m. 2010).
Proseguiamo in piano con una parete di roccia alla sinistra e delle protezioni alla destra formate da paletti di ferro che reggono tre cavi.
Alla sinistra troviamo una targa che ricorda quattro giovani rimasti vittime di una slavina sul canalino del Castellaccio. Subito dopo una scritta in
bianco sulla parete indica la "Via Loreto".
Dopo un paio di curve sinistra-destra raggiungiamo la stazione di arrivo della teleferica.
Poi giriamo ancora a sinistra e passiamo accanto ad una cabina Enel.
Arriviamo alla diga che chiude a valle un laghetto oltre il quale vediamo il Rifugio Lissone.
Costeggiamo il laghetto. Passiamo su di un ponticello sotto al quale, dentro un tubo, scorre un ruscello.
Per passare sull'altra sponda del lago e arrivare al Rifugio Lissone, per i più intraprendenti è a disposizione un ponte tibetano fatto di sole corde.
Naturalmente è molto più semplice utilizzare un normale ponte in ferro e cemento con il quale, alla fine del lago, è possibile attraversare il suo
immissario: il Torrente Poia. Noi invece proseguiamo diritto addentrandoci nella lunga, bella e selvaggia Valle Adamè.
Ci accompagneranno, partendo da sinistra in senso orario: il Corno di Bos (m. 2788), il Corno Lèndeno (m. 2830), i Corni del Lago (m. 2801-2806-2780),
la Bocchetta di Gana (m. 2710), la Cima di Gana (m. 2892) , il Segone Gana (m. 2822), la Bocchetta del Segone (m. 2722), il Corno di Dossaccio (m.
2885), il Passo di Dossaccio (m. 2330), le Cime di Fràmpola (m. 2906), il Passo di Poia (m. 2810), la Cima di Poia (m. 2991), la Cima Cappellotti (m.
2935), il Corno Gioià (m. 3054), il Corno Triangolo (m. 3097), la Cima Giannantoni (m. 3141). Alla testata della valle troveremo le propaggini
meridionali del ghiacciaio Pian di Neve nel gruppo dell'Adamello, il Passo di Salarno (m. 3160), il Corno Adamè (m. 3275), il Monte Fumo (m. 3418) e la Cima delle Levade (m.
3273). Tornando sul lato destro vedremo invece: la Bocchetta delle Levade (m. 2880), la Bocchetta dei Camosci (m. 2917), il Passo di Presidiària, la
Cima d'Artigliere (m. 2919), la Cima Coster (m. 2952), la Bocchetta del Pilastro, il M. Pilastro Nord (m. 2878-2902), la Porta di Buciaga (m. 2809),
il Monte Pilastro Sud (m. 3015), le Cime di Buciaga Sud, i Corni di Lincino (m. 2850), il Passo dei Russi (m. 2782), la Cima Lesena (m. 2851), la Cima
di Molinazzo (m. 2858) e il Corno di Grevo (m. 2869).
I segnavia indicano di fronte a noi con il sentiero n. 1: Baita Adamè a ore 0.50, Rifugio Prudenzini a ore 4.45, Rifugio Val di Fumo a ore 3.30,
Rifugio Val di Fumo per il Passo della Porta a ore 6, Bivacco Passo Salarno a ore 4.30, Bivacco Baroni a ore 3.15, Rifugio Lobbie a ore 6.45; mentre
passando il ponte alla nostra destra con il sentiero n. 1: Lago d'Arno a ore 3.30, ferrata al Corno di Grevo a ore 1, Rifugio
Maria e Franco al Passo Dernal a ore 5, Passo Ignaga a ore 2.30, Passo di Campo a ore 3.30; e con il sentiero n. 24: Forcel Rosso a ore 1.30, Bissina a ore 3.30, Rifugio Val
di Fumo a ore 4.
Passiamo accanto alla piazzola per l'elicottero e ci incamminiamo con un ampio sentiero sul lato sinistro della valle, al centro della quale il
Torrente Poia si adagia facendo varie giravolte.
Camminiamo tra cespugli, alberelli e alcuni massi mentre attorno al torrente c'è solo erba.
In piano raggiungiamo la Malga Adamè, attorno alla quale pascolano liberamente mucche, cavalli e maiali mentre le capre sono chiuse in un recinto. Da
un cartello apprendiamo che si vendono formaggi e ricotte.
Poi iniziamo a salire in modo quasi impercettibile con un sentiero che si allontana dal torrente.
Scavalchiamo un rivolo e poi, quasi in piano, un altro.
Aggiriamo un dosso roccioso verso destra, in leggera salita (m. 2035).
Lasciamo poi a destra un grande masso sul quale una scritta e una freccia indicano la Baita Adamè (m. 2045). Troviamo anche un altro masso piatto come
un tavolo.
Proseguiamo quasi in piano tra erba e poche pietre (m. 2050).
Poi torniamo a camminare tra massi e pietre sparse, riavvicinandoci al Torrente Poia.
Per un po' camminiamo su di una mulattiera, con il fondo di pietre sconnesse, terminata la quale aggiriamo un masso situato nel mezzo del sentiero (m. 2080).
Torniamo a salire tra massi, pietre e ciuffi d'erba.
Dopo pochi passi in leggera discesa, continuiamo quasi in piano tra erba e alcuni cespugli di rododendro. Qui il torrente è un po' distante ma poi si riavvicina.
Il torrente nuovamente si allontana dal sentiero. Camminiamo tra erba e pietre. Attraversiamo una zona acquitrinosa.
Poi il torrente si riavvicina e comunque continua con i suoi meandri mentre alla destra, accanto al sentiero, scorre un ruscelletto che più avanti
attraversiamo (m. 2085).
Camminando tra pietre ed erba passiamo accanto ad un'ansa del Poia mentre davanti cominciamo a vedere la Baita Adamè.
Riprendiamo a camminare dapprima tra erba, rododendri e pietre e poi solo tra l'erba. Qui il sentiero, poco alla volta, col passare del tempo viene
eroso dal torrente che gli scorre a lato.
Per un po' lo costeggiamo. Alla sinistra scorre un rivolo.
Proseguiamo poi in leggera salita, tra rododendri, erba e pietre.
Dopo un tratto in salita, quasi in piano, raggiungiamo il Rifugio Baita Adamè (m. 2110). Oltre all'edificio principale, alla sinistra ci sono altre
due baite più piccole.
Proseguiamo quasi in piano e raggiungiamo una palina con vari segnavia che indicano davanti con il sentiero 1: Rifugio Prudenzini a ore 3.45, Bivacco
Passo di Salarno a ore 3.30; dietro con il sentiero 1: Rif. CAI Lissone a ore 1; a destra con il sentiero 36: Passo della Porta ore 2.30, Rif. Val di
Fumo per il Passo della Porta a ore 5; a destra con il sentiero 30: Bivacco Baroni a ore 2.15, Rif. Lobbie a ore 5.45.
Alzando lo sguardo riusciamo a intravedere lassù, alla testata della valle, la macchia arancione del Bivacco Baroni.
Andiamo a destra verso il torrente e lo attraversiamo con un ponticello di legno ai cui lati ci sono dei paletti di ferro che reggono tre cavi.
Troviamo un segnavia 30. Costeggiamo il torrente dapprima tra pietre e poi tra l'erba.
Arriviamo ad un bivio. Un freccia che punta a destra e una scritta su di un masso indicano il Passo della Porta. I segnavia indicano a destra con il
sentiero 36: Passo Porta di Buciaga a ore 3, Rifugio Val di Fumo a ore 5; diritto con il sentiero 30: Bivacco Cecco Baroni a ore 2.15, Passo Levade a
ore 3.30, Rifugio Caduti dell'Adamello a ore 5.
Proseguiamo diritto tra erba e pietre. Il sentiero è ben marcato con molti bolli.
Uno dopo l'altro scavalchiamo quattro rivoli poi attraversiamo una zona con dei massi (m. 2115).
Superiamo altri due rivoli tra l'erba.
Costeggiamo poi un ramo del torrente camminando dapprima tra le pietre e poi prevalentemente tra erba e rododendri.
Guadiamo i tre rami di un affluente del Poia che scende dalla destra (m. 2120).
Passiamo accanto ad un piccolo monumento a memoria di un giovane escursionista perito a soli 21 anni. Lì accanto c'è anche un altare con una croce.
Poco più avanti troviamo un'altra croce con il telaio in ferro e l'interno pieno di pietre.
In leggera salita scavalchiamo altri cinque rivoli, uno dopo l'altro. Incontriamo dei cavalli che pascolano tranquillamente.
Dopo due passi in discesa guadiamo un affluente del Poia e risaliamo la sponda opposta (m. 2140).
Poco dopo, quasi in piano tra l'erba, ne guadiamo un altro.
In leggera salita superiamo un rivolo e vediamo il segnavia 30 su di una pietra.
Quasi in piano, scavalchiamo altri tre rivoli.
Guadiamo un altro affluente e poi saliamo tra le pietre.
Proseguiamo dapprima con pochi passi quasi in piano e poi in leggera salita tra erba e pietre.
Superiamo vari altri rivoli mentre il bivacco scompare alla vista.
Torniamo a salire camminando tra erba, rododendri e pietre (m. 2170).
Ben presto la pendenza aumenta. Poi, per un tratto, diminuisce un poco (m. 2195).
Ora saliamo in modo abbastanza ripido mentre alla sinistra vediamo il Poia che compie alcuni piccoli salti.
Dopo un breve tratto su fondo roccioso, continuiamo quasi in piano camminando prevalentemente tra erba e rododendri (m. 2215).
Lasciamo a destra una grande roccia costeggiandola su di un gradino. Poi camminiamo sopra dei massi. Qui il Poia scorre a lato (m. 2220).
In lontananza torniamo a vedere il Bivacco Baroni.
Seguiamo il Torrente Poia che vediamo fare alcuni saltelli.
Superiamo un passaggio in salita su di una roccia.
Proseguiamo con minore pendenza, tra erba e pietre, spostandoci verso destra e passando accanto ad un ometto.
Scavalchiamo un rivolo.
Proseguiamo quasi in piano sul lato destro della valle mentre il torrente si è spostato sul lato opposto (m. 2230).
Poco più in basso alla sinistra ci accompagna un ruscelletto.
Camminando quasi in piano nei prati, costeggiamo una zona con massi che inizialmente lasciamo alla destra.
Poi però dobbiamo attraversarla, dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. Cerchiamo sempre di seguire i bolli che indicano la via migliore.
Vediamo un segnavia 30.
Giunti al termine della pietraia continuiamo tra erba e alcune pietre. Siamo vicini al torrente che si è riportato alla destra della valle (m. 2235).
Passiamo accanto ad un masso cubico sopra al quale delle pietre formano un ometto.
Scavalchiamo altri tre rivoli.
Ormai siamo quasi in fondo alla vallata e in alto alla sinistra è ben visibile il ghiacciaio del Pian di Neve.
Guadiamo un affluente del Poia che ora è tornato a scorrere accanto al sentiero.
Tra erba e pietre percorriamo due tratti in salita alternati con altri due quasi in piano (m. 2255).
Poi scavalchiamo due rivoli e continuiamo con poca pendenza.
Riprendiamo a salire tra pietre e qualche ciuffo d'erba. Vediamo delle mucche al pascolo e il torrente che scende con alcuni piccoli salti.
Ora il Poia si divide in più rami. Continuiamo sempre alla sua destra.
Scavalchiamo altri due rivoli e lasciamo a sinistra un liscio masso obliquo.
Guadiamo il ramo più a destra del Torrente Poia.
Costeggiamo un rivolo tra erba e massi, alcuni dei quali sono molto grandi (m. 2285).
Guadiamo altri due ruscelli e scavalchiamo un rivolo.
Proseguiamo con poca pendenza camminando in prevalenza tra le pietre tra le quali spuntano alcuni ciuffi d'erba (m. 2295).
Costeggiamo e guadiamo un ruscello.
Dopo un altro guado riprendiamo a salire.
Poco più in basso alla sinistra scorre il torrente. Più avanti lo guadiamo (m. 2320).
La pendenza aumenta e percorriamo un tratto abbastanza ripido. Poi diminuisce un poco.
Ben presto riprendiamo a salire dapprima in modo abbastanza ripido e poi ripido (m. 2390). Tra le pietre vediamo spuntare solo alcuni fiori di
montagna quasi secchi.
Dopo pochi passi con il percorso incassato, percorriamo due tornanti destra-sinistra.
Ora risaliamo una crinale tra due vallette (m. 2425).
Pieghiamo un attimo a sinistra, solo per aggirare un masso sul quale vediamo il segnavia 30, e riprendiamo la cresta (m. 2445).
Più avanti la abbandoniamo per proseguire a mezza costa verso destra (m. 2470).
La pendenza diminuisce un poco. Attraversiamo una zona con parecchie pietre.
Dopo alcuni passi con poca pendenza riprendiamo a salire (m. 2490).
Percorriamo una semicurva a sinistra, vediamo il segnavia 30 e torniamo a salire in modo ripido.
Dopo pochi metri quasi in piano, pieghiamo a sinistra e saliamo ripidamente attorniati dalle pietre (m. 2510).
Giriamo a destra e proseguiamo con minore pendenza seguendo i bolli che indicano la via migliore in un mare di massi e pietre.
Raggiungiamo alcuni grandi massi, il passaggio tra i quali non è sempre agevole. Uno in particolare crea qualche problema. Con i piedi sullo spigolo
di una pietra ci muoviamo lentamente verso sinistra, aggrappandoci al masso che abbiamo davanti, facendo attenzione a non scivolare nello spazio tra
una pietra e l'altra. Poi aggirato il masso, agevolati da un gradino, lo risaliamo (m. 2520).
Superato questo passaggio, proseguiamo tra altre pietre salendo in modo assai ripido ma senza incontrare particolari difficoltà.
Pieghiamo a destra e dopo un tratto in leggera salita, saliamo in modo decisamente ripido mentre un ruscelletto bagna le pietre (m. 2535).
Poi ci spostiamo ancora un poco verso destra e lasciamo il piccolo corso d'acqua.
Raggiungiamo delle roccette e con minore pendenza passiamo alla loro destra (m. 2570).
Poco dopo torniamo a salire in modo assai ripido.
Passiamo alla sinistra di alcune rocce. Proseguiamo tra massi e pietre (m. 2590).
La pendenza diminuisce un poco ma ben presto riprendiamo a salire in modo assai ripido tra rocce e qualche filo d'erba (m. 2615).
Superiamo un tratto esposto alla destra (m. 2635).
Dopo alcuni passi con poca pendenza torniamo a salire (m. 2645).
Poi giriamo a sinistra e iniziamo a risalire un canalino pieno di massi.
Inizialmente teniamo il lato destro come indicato anche dai bolli. Poi ci spostiamo a sinistra (m. 2655).
Per risalire un grande masso liscio dobbiamo fare uso dei muscoli delle braccia e tirarci su di peso. E' questo il punto che richiede maggiore impegno.
Proseguiamo nel canalino sempre aiutandoci con le mani in un mare di pietre ammucchiate.
Troviamo poi anche della scivolosa sabbietta e arriviamo in cima (m. 2705).
Usciti dal canalino proseguiamo in modo meno ripido. Verso destra vediamo il bivacco ancora abbastanza lontano (m. 2730).
Seguendo i bolli pieghiamo a destra, in leggera salita, tra massi e pietre.
Percorriamo un tratto in salita seguito da un altro con poca pendenza.
Raggiungiamo due grandi massi e li aggiriamo verso sinistra (m. 2745).
Lasciamo poi a sinistra altri due massi appoggiati uno all'altro come una V rovesciata. Da questo punto il bivacco non è visibile.
Con due passi scendiamo da una roccia e torniamo a vederlo.
Continuiamo quasi in piano tra i massi, sempre seguendo i bolli.
Torniamo a salire mentre il bivacco nuovamente scompare. Molto bella invece la vista a destra sulla vallata (m. 2760).
Riprendiamo a salire ripidamente aiutandoci un poco con le mani.
Percorriamo pochi passi quasi in piano e poi altrettanti in discesa giù da una roccia.
Poi torniamo a salire tra i massi appoggiandoci con le mani (m. 2785).
Alterniamo due tratti quasi in piano ad uno in salita (m. 2800).
Ora i bivacco è ben visibile poco più in basso, un vero nido d'aquila a picco sulla vallata.
Scendiamo verso di lui agevolati da alcuni rudimentali gradini di pietra.
Negli ultimi metri, un po' esposti, approfittiamo dei tiranti che lo fissano alle rocce per procedere in sicurezza e finalmente lo raggiungiamo.
Tempo impiegato: ore 5 - Dislivello: m. 1200 - Difficoltà: Escursionisti Esperti
Data escursione: agosto 2013
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