Il Rifugio Chalet dell'Aquila è situato sulle pendici meridionali del M. Ferrantino, tra la Valzurio e la Val di Scalve, con bella vista sulla
Presolana, lungo il sentiero 401 delle Orobie nella tappa che collega i Rifugi Albani e Curò.
Il rifugio è aperto nella stagione sciistica e saltuariamente durante l'estate. Ci siamo passati in una domenica di agosto e l'abbiamo trovato chiuso.
Primo itinerario: in seggiovia
Scendendo dal passo della Presolana (m. 1297) in Val di Scalve con la SP 56, dopo km. 4.7 in località Castello, giriamo a sinistra per prendere la SP
58 per Colere.
A Colere attraversiamo l'abitato tenendo sempre la via principale (Via Valle, Via Tortola, Via Zanoli).
Prendiamo poi a sinistra Via Carbonera la strada che conduce verso gli impianti di risalita (cartello indicatore: seggiovie e Rifugio
Albani)
Dopo 400 metri, alla destra troviamo i due parcheggi della seggiovia e vi lasciamo la macchina (m. 1039).
Il primo troncone della seggiovia collega Carbonera con Malga Polzone (m. 1571); il secondo prosegue da Malga Polzone fino al Rifugio
Cima Bianca (m.
2080); il terzo invece parte da quota m. 1.830 e sale allo Chalet dell'Aquila.
La seggiovia è in funzione durante la stagione sciistica e d'estate negli ultimi due week-end di luglio e nelle prime tre settimane di agosto.
Secondo itinerario: da Colere con il sentiero 402-401
Percorrendo la via centrale di Colere, lasciamo a destra la chiesa parrocchiale e proseguiamo per altri duecento metri fino a trovare sulla sinistra
Via Larga all'inizio della quale vari segnavia indicano con il sentiero CAI n. 402: Pian di Vione a ore 0.30, Rifugio Albani a ore 3, Monte Visolo a
ore 4.30 e inoltre: Calchera, Pineta, Falesia Roby Piantoni.
La macchina va lasciata in qualche parcheggio o slargo lungo la via principale. In ultima analisi, proseguendo per altri 500 metri, ci sono i
parcheggi della seggiovia.
Partiamo dunque da Via Larga (che larga non è) e ci incamminiamo quasi in piano tra le case (m. 1025).
Percorriamo una curva a destra e proseguiamo in leggera salita passando sopra una grata per lo scolo dell'acqua.
Giunti al termine dell'abitato, continuiamo tra alberi e prati.
Alla sinistra, una stanga chiude l'accesso ad un prato.
Subito dopo, alla destra, troviamo uno slargo ed ignoriamo una stradina anch'essa chiusa da una stanga. Proseguiamo diritto con il fondo in cemento (m. 1045).
Percorriamo una curva a sinistra. Ora c'è qualche albero in più (m. 1060).
Su di un palo in cemento alla destra vediamo un segnavia 402 a bandierina.
La pendenza diventa abbastanza ripida.
Incrociamo un'altra stradina (m. 1090). Un cartello segnala una "zona protezione sorgenti". Proseguiamo diritto con minore pendenza e con un prato
alla sinistra e il bosco dall'altro lato.
Ignoriamo una sterrata che retrocede a destra nel bosco (m. 1105).
Continuiamo in leggera. Dalla sinistra arriva un'altra stradina.
Subito dopo raggiungiamo uno slargo sterrato. Alla destra c'è una costruzione ad un solo piano con un terrazzo al posto del tetto. I segnavia indicano
diritto: Calchere, Falesia Roby Piantoni. Probabilmente è possibile arrivare fin qui in auto tenendo presente che in alcuni punti la strada è
abbastanza ripida e consente il passaggio di una sola vettura per volta (m. 1110).
Proseguiamo su sterrato in vista delle verticali pareti della Presolana.
Troviamo una bacheca e dei segnavia che indicano il sentiero 402 e la falesia. Alla destra c'è l'area pic-nic di Pian di Vione. Continuiamo diritto.
Vediamo alcuni alberi intagliati. (m. 1135)
Passiamo accanto a dei cartelli che indicano: zona di protezione sorgenti, sentiero delle fontane, calchera, falesia Roby Piantoni. Altri segnavia
indicano: Rifugio Albani, Passo della Porta, Belvedere Alpino. Ignoriamo una sterrata che, alla sinistra, si addentra in un fitto bosco.
Notiamo che alcuni massi, sotto agli alberi, sono coperti di muschio.
Percorriamo un tratto più aperto con vista sulle pareti della Presolana davanti a noi. Ignoriamo un sentiero che quasi in piano si stacca alla destra (m. 1155).
Proseguiamo in salita tra radi alberi (m. 1170).
Entriamo nel bosco e troviamo un cartello che indica la falesia Roby Piantoni con un sentiero che si stacca alla destra (m. 1190).
Proseguiamo diritto in modo abbastanza ripido. Alla destra c'è una calchera.
Percorriamo uno zig-zag sinistra-destra.
Vediamo un segnavia a bandierina su di una pietra (m. 1210).
Usciamo dal bosco e confluiamo in un sentiero che ci ha accompagnato in parallelo alla destra (m. 1225).
Camminiamo su pietrisco. Dopo una curva a sinistra la pendenza diminuisce un poco (m. 1235).
Entriamo in una faggeta. Di tanto in tanto troviamo dei bolli bianco-rossi, altri azzurri oppure rossi.
Dopo pochi passi quasi in piano proseguiamo in leggera salita (m. 1245).
Percorriamo due curve destra-sinistra. Continuiamo in salita (m. 1255).
Camminiamo sopra delle radici affioranti dal terreno.
Presso una curva a destra, su di un albero vediamo un cartello che indica il Rifugio Albani (m. 1270).
Poco dopo un altro cartello segnala Colere nella direzione dalla quale proveniamo.
Il sentiero si divide e si ricompone dopo aver aggirato un albero. Saliamo in modo abbastanza ripido e cominciamo a trovare come segnavia, dei
paletti, in genere dei piccoli tronchi tagliati, dipinti di azzurro nella parte in alto. Camminiamo sopra delle radici.
Proseguiamo con serpentine appena accennate.
Aggiriamo un albero al quale è stato appeso il cartello "zona di caccia A" (m. 1280).
Il bosco è molto umido come del resto si può ben capire dalla presenza di muschio e felci. Per un tratto la pendenza diminuisce un poco poi torniamo a
salire in modo abbastanza ripido (m. 1300).
Attraversiamo un piccolo canale che potrebbe essere il letto di un torrente in secca (m. 1310).
Saliamo ripidamente. Troviamo un tronchetto tagliato e dipinto in alto di azzurro.
Alcune radici fanno da gradino. Il sentiero si divide in due tracce parallele e poi si ricompone (m. 1325).
La pendenza diminuisce. Troviamo una fila di pietre, di traverso al sentiero, allo scopo di deviare l'acqua piovana verso destra.
Usciamo dal bosco passando accanto ad un altro paletto dipinto d'azzurro (m. 1335).
Il sentiero prosegue attraversando una pietraia. Davanti vediamo le pareti della Presolana.
Continuiamo tra alberelli, cespugli, mughi e radi larici.
Percorriamo una curva a destra.
Ignoriamo un sentiero che retrocede a sinistra, accanto ad un paletto dipinto in alto da un lato di azzurro e dall'altro di verde (m. 1365).
Dopo una curva a sinistra, continuiamo in leggera salita.
Quasi in piano attraversiamo una zona con massi, roccette e larici (m. 1375).
Riprendiamo a salire tra larici e mughi,
Quasi in piano percorriamo una curva a destra e poi in leggera salita un tornante sinistrorso.
Per un tratto il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1395).
Dopo una curva a destra e pochi passi quasi in piano, alterniamo due tratti in salita ad uno con poca pendenza.
Troviamo un altro paletto dipinto di azzurro nella parte alta (m. 1410).
Percorriamo uno zig-zag sinistra-destra.
Continuiamo tra i larici dapprima quasi in piano e poi in salita.
Saliamo due gradini di roccia e continuiamo quasi in piano tra delle roccette. Vediamo il segnavia 402 a bandierina. Alla sinistra c'è una verticale
parete della Presolana (m. 1430).
Percorriamo un tratto quasi in piano, a mezza costa, tra pochissimi alberi.
Dopo una curva a destra ne percorriamo un'altra a sinistra, in leggera salita, passando accanto ad un paletto con il segnavia azzurro.
Riprendiamo a salire con alberelli alla sinistra ed un vasto ghiaione alla destra.
Poi quasi in piano, giriamo a destra e iniziamo ad attraversare il ghiaione. Nel mezzo troviamo un canale asciutto. Dopo una breve discesa lo
attraversiamo e risaliamo.
Torniamo nel bosco.
In salita passiamo accanto ad un paletto con il segnavia azzurro (m. 1450).
Poi ne troviamo un altro (m. 1470). Alla destra ci sono alcuni spuntoni di roccia. In questa zona vediamo molti bolli.
Proseguiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera salita tra radi alberi.
Troviamo un masso squadrato con una freccia che indica la nostra direzione di marcia.
Continuiamo in salita. Il sentiero è parzialmente coperto da roccette.
Proseguiamo con minore pendenza. Ora alla destra ci sono solo bassi alberelli e possiamo così vedere la vallata (m. 1500).
Dopo una curva a sinistra riprendiamo a salire.
Nel mezzo del sentiero troviamo un tronco tagliato e parzialmente scolpito nella parte alta.
Subito percorriamo uno zig-zag sinistra-destra (m. 1515).
Il fondo del sentiero in questo punto è roccioso.
Alla destra vediamo ancora il fondovalle.
Giriamo a sinistra passando accanto ad un paletto con il segnavia azzurro (m. 1530).
Usciamo dal bosco e percorriamo alcuni zig-zag in modo abbastanza ripido, l'ultimo dei quali verso destra tra alberi radi.
Dopo un tratto su fondo roccioso proseguiamo su di un misto di roccette e sterrato. La pendenza diminuisce un poco (m. 1550).
Troviamo un altro paletto dipinto di azzurro.
Dopo un tratto abbastanza ripido la pendenza diminuisce.
Percorriamo pochi metri quasi in piano con vista sulla vallata.
Con un lungo passo saliamo una pietra.
Riprendiamo a salire e ben presto in modo ripido tra pochi alberi, erba, cespugli e pietre (m. 1575).
Percorriamo uno zig-zag sinistra-destra (m. 1585).
La pendenza diminuisce un poco. Ora camminiamo in prevalenza tra erba e alberelli. Passiamo tra due roccette.
Arriviamo ad un bivio (m. 1600). Il nostro sentiero prosegue alla sinistra. Un cartello indica diritto: "Belvedere Alpino". Facciamo questa piccola
deviazione e in quattro minuti, su sentiero sconnesso, raggiungiamo uno slargo protetto a valle dal quale si può vedere tutta la vallata. In
particolare, proprio di fronte, è visibile quanto resta della diga del Gleno.
Alle nostre spalle tra le cime della Presolana notiamo le Quattro Matte. Secondo la leggenda, erano quattro sorelle belle e vanitose: Erica, Gardenia,
Genzianella e Rosina che osarono prendersi gioco dei folletti del bosco e per questo furono severamente punite e trasformate in pinnacoli di roccia.
Dopo una breve pausa contemplativa torniamo al bivio e riprendiamo il cammino.
Saliamo in modo abbastanza ripido dapprima tra l'erba e poi tra alberi ed erba.
La pendenza diminuisce un poco (m. 1635) poi torna ad essere abbastanza ripida (m. 1645).
Dopo un tratto tra fitti alberelli, proseguiamo tra erba e cespugli (m. 1660).
Con minore pendenza percorriamo due curve sinistra-destra vicine tra loro.
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido, poi la pendenza diminuisce.
Proseguiamo quasi in piano (m. 1685).
Torniamo a salire con uno zig-zag sinistra-destra.
Continuiamo con lievi serpentine tra cespugli e mughi.
Dopo alcuni passi con poca pendenza riprendiamo a salire tra erba, rododendri e mughi (m. 1715).
Passiamo tra due basse pietre (m. 1735).
Torniamo a salire in modo abbastanza ripido su fondo in prevalenza roccioso.
Il sentiero si divide e dopo alcuni metri si ricompone (m. 1745).
Con poca pendenza, passiamo accanto ad alcuni massi e roccette.
Percorriamo una curva a destra (m. 1760).
Ora camminiamo tra erba e piccoli mughi su di un sentiero coperto da pietrisco.
Proseguiamo in salita.
Quasi in piano cominciamo ad aggirare alla destra una grande conca ghiaiosa (m. 1800). ll sentiero si biforca e ignoriamo la traccia alla sinistra che
scende verso il ghiaione. Oltre la conca vediamo il sentiero 401 che zigzagando si dirige verso la parete verticale dove sale il percorso attrezzato
del Passo della Porta.
Alterniamo due tratti in leggera salita ad uno quasi in piano camminando tra erba, mughi e rododendri.
Proseguiamo quasi in piano su un rialzo tra due conche (m. 1815).
Continuiamo con poca pendenza tra erba e cespugli.
Troviamo il segnavia 402 a bandierina.
Poco dopo arriviamo ad un bivio. Due frecce indicano a sinistra il sentiero 401 e dietro il 402. Andiamo a destra con un tornante, in leggera salita
(m. 1850).
In salita raggiungiamo una dolina aggirabile da entrambi i lati (m. 1865).
Troviamo un masso sul quale sono stati tracciati dei segnavia che indicano Colere con il sentiero 402 e P. Porta con il 401 (m. 1875). Proseguiamo
diritto.
Percorriamo un tratto su fondo roccioso (m. 1885).
Continuiamo quasi in piano tra la montagna alla sinistra e un dosso alla destra (m. 1900).
Percorriamo un tratto in leggera discesa seguito da un altro in leggera salita.
Giriamo a sinistra. Su di un masso vediamo il segnavia 401 (m. 1895). Davanti, oltre una conca di sfasciumi, cominciamo a vedere gli edifici delle
miniere e il Rifugio Albani.
In leggera discesa iniziamo ad aggirare la conca in senso orario.
Continuiamo tra il pietrisco, a mezza costa, quasi in piano (m. 1890).
Dopo un tratto in leggera discesa ne percorriamo un altro in leggera salita (m. 1885). Vediamo il segnavia 401 su di una pietra.
Continuiamo in leggera discesa.
Alla sinistra, in fondo ad un'altra conca, c'è il Laghetto di Polzone. Lo troviamo con poca acqua (m. 1880).
Proseguiamo quasi in piano. Più sotto un altro sentiero ci segue in parallelo.
Superato il laghetto, giriamo a sinistra e continuiamo in leggera salita.
Percorriamo un tratto su fondo roccioso. Davanti torniamo a vedere gli edifici delle miniere e il Rifugio Albani (m. 1890).
Proseguiamo quasi in piano. Vediamo il segnavia 401 su di un masso.
Poco più in basso a sinistra c'è la Malga Polzone Alta.
Raggiungiamo due paline. Sulla prima i segnavia indicano dietro con il sentiero 401: Colle Guaita a ore 0.20, Passo Porta a ore 0.45, Colere a ore
1.45; a destra con il sentiero 406: Malga Polzone a ore 1, e con il sentiero 403: Colere a ore 1.30; sulla seconda palina altri segnavia indicano
dietro con il sentiero 401: Monte Visolo a ore 2.30, Rifugio Cassinelli a ore 4, Periplo della Presolana; a sinistra con il sentiero 401: Passo Scagnello a ore 0.45, Monte Ferrante a ore 2, Valzurio a ore 4; a destra con il sentiero 403: Colere. Andiamo a sinistra in leggera salita.
Ad un bivio giriamo a destra.
Continuiamo con serpentine appena accennate.
Passiamo tra due rocce.
Saliamo tre gradini.
Dopo una curva a destra raggiungiamo gli edifici, alcuni dei quali visitabili, che venivano utilizzate dai minatori. Infatti, nella zona attorno al
rifugio, potremo notare diverse gallerie scavate nella roccia dai minatori che estraevano la fluorite (m. 1910). Accanto c'è la vecchia Capanna
Trieste, una baracca in legno che fungeva da rifugio fino a quando nel 1967 venne sostituita dal Rifugio Albani.
Lasciamo a sinistra una fontana con vasca in legno.
Attraversiamo un ponticello. Alla destra c'è un tavolone di legno con relative panche. Con uno zig-zag sinistra-destra aggiriamo una casa e ci
immettiamo su di una stradina sterrata.
In alto a sinistra vediamo una cappellina dedicata alla madonna.
Seguendo dei bolli bianco-rossi, lasciamo quasi subito la stradina per prendere un sentiero alla destra che sale su fondo roccioso.
Poi, con alcuni gradini di pietra, arriviamo al Rifugio Albani (m. 1939).
Dopo una breve sosta riprendiamo il cammino.
Attraversiamo la sterrata e vediamo l'ingresso di una miniera chiuso da un cancelletto.
Troviamo su di un masso e su di una palina le indicazioni verso destra per il Rifugio Curò con il sentiero 401.
Prendiamo questo sentiero, in leggera salita, che inizialmente procede parallelo alla sterrata che si dirige verso il Rifugio
Cima Bianca dove
termina il secondo troncone della seggiovia.
Su di un baitello in cemento vediamo il segnavia 401. Con una curva a sinistra lo aggiriamo e saliamo con dei gradini su fondo roccioso (m. 1950).
Quasi in piano, giriamo a destra. In basso vediamo altri ingressi delle miniere.
In sentiero prosegue in leggera salita su due tracce parallele.
Dopo un tratto quasi in piano giriamo a sinistra e saliamo tra delle roccette (m. 1965).
Proseguiamo con poca pendenza. In basso alla destra c'è un valloncello prevalentemente erboso.
Il sentiero si divide, entrambe le tracce girano a sinistra e salgono tra le pietre, poi si ricompone.
Continuiamo con dei zig-zag dx-sx-dx. Alla sinistra c'è sempre la Presolana mentre davanti vediamo la Cima Verde, uno dei pochi monti della zona coperti da vegetazione.
La pendenza è minima (m. 1990).
Presso una curva a destra vediamo il segnavia 401 su di una pietra. Subito giriamo a sinistra e torniamo a salire.
Dalla sinistra arriva un altro sentiero.
Quasi in piano tra l'erba, proseguiamo verso la Cima Verde (m. 2020). Ai lati del sentiero ci sono delle piccole pozze d'acqua.
Riprendiamo a salire mentre cominciamo ad aggirare alla destra la Cima Verde.
Proseguiamo con poca pendenza.
Il sentiero si divide in due tracce parallele che procedono in salita tra erba e qualche masso.
Vediamo il segnavia 401 su di una pietra (m. 2040).
La pendenza aumenta. Alla destra vediamo delle rocce parzialmente coperte dall'erba.
In leggera salita raggiungiamo un grande ometto ed una palina con vari segnavia. Sull'ometto leggiamo le seguenti indicazioni: Passo dello Scagnello
m. 2080; diritto Passo della Manina a ore 3, Rifugio Curò a ore 7; a sinistra: Val Zurio, Baite Moschel, dietro: Rifugio
Albani a ore 0.20. I segnavia
sulla palina indicano diritto con il sentiero 401: Monte Ferrante a ore 1, Rifugio Curò a ore 6, sentiero delle Orobie; a sinistra con il sentiero
311: Baite Moschel a ore 1.45, Ardesio a ore 4.30, Sentiero delle Orobie (ad anello), Rifugio Olmo a ore 2.30, Valzurio a ore 3, Passo della Presolana
a ore 6; dietro con il sentiero 311: Rifugio Albani a ore 0.30, Colere a ore 2, Periplo della Presolana e con il sentiero 401: S.d.Orobie (classico).
Ci sono anche delle frecce e delle scritte in rosso su delle pietre che indicano diritto il Rifugio Curò e a sinistra B. Moschel e Valzurio.
Continuiamo diritto, in salita fino ad una curva a sinistra e poi quasi in piano.
Percorriamo alcune serpentine e lievi saliscendi.
Lasciamo a destra le basi in pietra e cemento di un traliccio.
Camminiamo tra erba e spuntoni di roccia affioranti dal terreno.
Poi riprendiamo a salire, scegliendo tra due tracce parallele.
Il sentiero si ricompone e subito torna a dividersi in due tracce parallele. Prendiamo quella a sinistra meno ripida (m. 2100).
Dopo uno zig-zag destra-sinistra le due tracce si riuniscono (m. 2110).
Alle nostre spalle vediamo la sommità della Cima Verde esattamente alla nostra quota (m. 2120).
Saliamo in modo abbastanza ripido.
Continuiamo quasi in piano tra due piccoli dossi (m. 2130).
Percorriamo una curva a sinistra e un tratto in salita leggermente incassato tra le rocce circostanti.
Siamo sullo spartiacque tra la Valzurio e la Val di Scalve (m. 2140). Alla sinistra in basso vediamo le Baite Moschel; davanti la seggiovia e il
Rifugio Chalet dell'Aquila; in basso alla destra l'arrivo della seconda seggiovia e il Rifugio Cima Bianca.
Proseguiamo con lievi saliscendi e serpentine appena accennate.
In alto a destra c'è un ometto ma i bolli bianco rossi marcano il sentiero che stiamo percorrendo un poco più sotto.
Vediamo il segnavia 401 a bandierina su di una pietra. Giriamo a destra in leggera salita.
Percorriamo delle serpentine dapprima in leggera salita e poi in leggera discesa.
Riprendiamo a salire. Lo Chalet dell'Aquila è davanti a noi, un poco più in alto.
Il sentiero si divide ed entrambe le tracce salgono su ghiaietto verso il rifugio. Andiamo a destra e poco dopo troviamo il rifugio alla sinistra e
l'arrivo della seggiovia alla destra.
Tempo impiegato: ore 4 - Dislivello m. 1200 -45
Data escursione: agosto 2015
Note:
Per tornare alla macchina abbiamo scelto di effettuare un giro ad anello.
Abbiamo proseguito oltre lo Chalet dell'Aquila risalendo il ripido pendio del Monte Ferrantino. Abbiamo poi aggirato alla destra il Monte Ferrante e
abbiamo proseguito per un lungo tratto e con alcuni saliscendi sul sentiero per il Rifugio Curò.
Quasi al termine della ripida discesa dopo il Passo di Fontana Mora, abbiamo imboccato a destra il sentiero 404 con il quale, attraversata la Valle
Conchetta, siamo sbucati su di una sterrata poco sopra Polzone.
Seguendo la strada, dapprima sterrata e poi con il fondo in cemento siamo tornati ai parcheggi di Carbonera/Colere.
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