Il Rifugio Volta è situato al centro della testata della Val dei Ratti.
Gli fanno da corona le cime che separano questa valle dalla Val Codera e dalla Val Masino. Partendo da sinistra (ovest)
vediamo: il Sasso Manduino (m. 2888), la Punta Magnaghi (m. 2871), le Cime di Gaiazzo (m. 2597 e m. 2920), la Bocchetta di Spassato (m. 2820), il Pizzo
Ligoncio (m. 3032), il Pizzo della Vedretta (m. 2907), la Cima del Calvo (m. 2967), il Passo di Primalpia (m. 2476), il M. Spluga o Cima di Dosenigo (m. 2845).
Il rifugio è autogestito e dal mese di ottobre 2018 è sempre aperto per cui non occorrerà più ritirare preventivamente le chiavi.
Recentemente (anno 2021) è stato rinnovato. Ora ha un nuovo tetto e dispone di una stufa molto valida, materassi, cuscini, coperte e piumini.
Questa volta decidiamo di lasciare la macchina a casa e con le F.S. arriviamo a Verceia.
All'uscita della stazione ferroviaria (m. 210), attraversiamo la SS 36 tramite un sottopassaggio (Via San Francesco) poi, giunti allo stop, pieghiamo
a destra e, con pochi passi in discesa raggiungiamo il marciapiede alla sinistra della provinciale sul quale camminiamo per circa duecento metri fino
a trovare l'indicazione del km. 103.
Qui giriamo a sinistra per imboccare Via Serto. Percorriamo questa strada interamente, dapprima con poca pendenza e poi in salita, ignorando un paio
di possibili deviazioni e passando accanto ad un piccolo centro sportivo, ad un supermercato, a varie case e giardini.
Giunti in fondo, superato un crocevia, la strada diventa Via Vico. Qui troviamo la prima indicazione per la Valle dei Ratti (m. 255).
Pochi passi più avanti presso una curva a sinistra, troviamo due cartelli. Il primo cartello riporta telefoni e date di apertura del Rifugio
Frasnedo e una cartina della zona. Il
secondo recita: "Attenzione! Dalla Loc. Vico divieto di transito ai veicoli non autorizzati.
Munirsi di permesso presso: Uffici comunali, Bar Val di Ratt, Bar Pinki, Bar Miky, Bar Circolo Al Sert". Pagando questo pedaggio, il
cui costo è di 5 Euro, è possibile arrivare in auto fino a quota m. 900, vale a dire fino a poco prima del Tracciolino.
Poco più avanti, sulla destra, prende avvio la mulattiera. Un segnavia indica la Valle dei Ratti; un cartello stradale il divieto di transito a moto e motocicli (m. 260).
Lasciamo pertanto la strada e iniziamo a salire con la mulattiera. Alla sinistra, quasi subito, troviamo un tratto protetto con paletti che reggono
cinque cavi. In lontananza vediamo il Lago di Novate.
Entriamo in un castagneto.
Saliamo a zig-zag, con alcuni gradini di cemento, ignorando un sentiero che prosegue diritto (m. 275).
Alla destra ci accompagna un muretto di pietre a secco (m. 285).
Subito prima di un tornante destrorso, un sentiero scende a sinistra (m. 300).
Al successivo tornante, sinistrorso, vediamo un sentiero che prosegue diritto (m. 305).
Percorriamo poi un tornante destrorso passando accanto ad una pietra con un bollo bianco ed uno rosso. Più avanti troviamo altri segnavia.
Superiamo altri due tornanti sinistra-destra (m. 325). Tra gli alberi, in basso ancora riusciamo a vedere i tetti del sottostante abitato e in lontananza il lago.
Con maggiore pendenza raggiungiamo tre tralicci dell'alta tensione. Il sentiero passa tra i due più piccoli alla sinistra e quello più grande alla destra (m. 335).
La pendenza diminuisce un poco e percorriamo un tornante sinistrorso aggirando i due tralicci più piccoli. Due pietre fanno da alti gradini.
Superiamo due tornanti destra-sinistra. Ora il bosco è più fitto. Continuiamo con altri tornanti.
Percorriamo un tornante sinistrorso passando poco sotto un baitello in pietra e ignorando un sentiero che sale dalla destra (m. 365).
Per un po' la mulattiera diventa più larga e con alcuni alti gradini di pietra. Alla destra c'è un muro a secco (m. 380).
Superamo altri quattro tornanti destra-sinistra, i primi due dei quali accompagnati da un muro sul lato a monte.
Proseguiamo con un tratto quasi rettilineo e con dei gradini di pietra ogni sei o sette passi.
Percorriamo poi un tornante destrorso tagliabile con un sentiero (m. 415), seguito da altri quattro tornanti sinistra-destra.
All'interno di un tornante sinistrorso troviamo una vecchia stalla di pietra (m. 445).
Dopo il successivo tornante destrorso la pendenza diminuisce un poco.
Per un tratto ci accompagna un muretto a secco alla sinistra (m. 465) poi proseguiamo in salita con alcuni gradini di pietra.
In alto a sinistra vediamo alcuni cassottelli.
In salita, superato un tornante sinistrorso, raggiungiamo un prato dove ci sono tre baitelli di pietra, alcuni cassottelli ed un recinto con delle
pecore (m. 480). Su una targhetta leggiamo: "Bortolo Pedroncelli 1993".
Proseguiamo verso destra con alcuni regolati tornanti, dapprima con poca pendenza e poi in salita.
Per la prima volta raggiungiamo la strada asfaltata (m. 495). Ogni volta che la incroceremo troveremo due cartelli con un quadrato giallo e le
indicazioni dietro per la stazione di Verceia e davanti per Frasnedo e la Valle dei Ratti.
Percorriamo pochi metri verso destra, attraversiamo la strada e ritroviamo la mulattiera che riparte con alcuni gradini in cemento per poi continuare
in salita nel bosco con il fondo di pietre.
Proseguiamo in modo abbastanza ripido. In questo punto molti alberi sono stati tagliati e pertanto è possibile vedere il Lago di Novate (m. 520).
Davanti a noi ora scorrono sia i cavi dell'elettricità che quelli di una teleferica (m. 540).
Pieghiamo a destra e saliamo con due possibili sentieri, il primo dei quali è più agevole.
In cima ritroviamo la strada (m. 545). Percorriamo pochi metri verso sinistra seguendo l'asfalto, accompagnati da un vecchio guard-rail, poi presso un tornante
destrorso, riprendiamo la mulattiera che sale in modo abbastanza ripido alla destra dei cavi.
Raggiungiamo un paio di ruderi davanti ai quali c'è un bivio. Una palina reca alcuni segnavia che indicano a sinistra in discesa: strada carrozzabile
per Verceia; a destra: sentiero A2, Frasnedo a ore 1.30, Rifugio Volta a ore 4.30; dietro: sentiero A2, Verceia a ore 0.20.
Andiamo a destra e, dopo pochi passi in salita, per la terza volta ritroviamo la strada che arriva dalla destra (m. 560). Un cartello stradale segnala il divieto di transito a
moto e motocicli. Alla sinistra, poco lontano, vediamo una copertura sopra la strada che impedisce una eventuale caduta di materiale dalla
teleferica che, in questo punto, le passa sopra.
Attraversiamo la strada e riprendiamo a salire con la mulattiera.
Troviamo, di traverso al percorso, la prima di una serie di canaline metalliche per lo scolo dell'acqua, subito seguita da un muro a secco sulla sinistra (m. 585).
In leggera salita superiamo un rudere (m. 600).
Con un ampio tornante sinistrorso aggiriamo un dosso. Superiamo un cartello che indica di prestare attenzione alla teleferica e ignoriamo un sentiero
che si stacca a destra.
In salita raggiungiamo Piazzo, piccolo agglomerato di vecchie baite e stalle raccolte attorno ad una fontana con vasca (m. 625).
Dopo aver passato un po' di tempo a visitarle, proseguiamo verso destra in leggera salita. Troviamo un bollo banco rosso a bandierina.
Guadiamo un ruscello che scende dalla sinistra dopo essere passato in un tubo sotto alla strada.
Sulla destra troviamo una piccola croce infissa in una pietra, a memoria di un ragazzo deceduto nel 1888.
Troviamo ancora il cartello che avverte di prestare attenzione alla teleferica.
Poi saliamo un gradino di pietra seguito da altri 24 di legno e, per la quarta volta, torniamo ad immetterci sulla strada asfaltata che arriva dalla sinistra (m. 640).
Riprendiamo la mulattiera che inizia con dei gradini in granito e sale nel bosco tra castagni e betulle. Alla destra in basso possiamo vedere la parte
finale del Lago di Como e il Lago di Novate.
Troviamo un rivolo che scende dalla sinistra e attraversa la mulattiera passandole sotto (m. 655).
Poi, in modo abbastanza ripido, risaliamo altri gradini.
Per la quinta volta ritroviamo la strada che ora è sterrata. Prima e dopo l'attraversamento, alla destra ci sono due tratti con protezioni in legno (m. 670).
In alto a sinistra vediamo una cappellina. La mulattiera la aggira con un tornante sulla destra senza avvicinarsi. Possiamo però prendere una
scorciatoia che taglia il tornante e salire direttamente in modo da passarle accanto.
Più avanti il percorso si divide ma solo per aggirare un castagno (m. 695).
Saliamo dei gradini di pietra (m. 705) e accompagnati da una protezione in legno sulla destra, per la sesta volta ci immettiamo sulla strada e in leggera
salita la seguiamo verso destra (m. 710).
Troviamo una canalina di ferro per lo scolo dell'acqua e poi, accompagnati da un guard-rail alla destra, arriviamo ad un tornante sinistrorso dove,
scavalcato il letto di un ruscello ben sistemato artificialmente tra le pietre, riprendiamo la mulattiera (m. 720). Alla destra ci sono delle protezioni in legno.
Saliamo con alcuni zig-zag verso sinistra. Ad un bivio ignoriamo il sentiero che continua diritto e giriamo a destra (m. 735).
Saliamo alcuni gradini di pietra e al termine dei corti tornanti per la settima volta ritroviamo la strada (m. 755).
La seguiamo in leggera salita verso destra per circa duecento metri percorrendo un tornante sinistrorso, con vista sui Laghi di Como e di Novate (m. 760).
Poi, accanto ad un muro con grosse pietre, riprendiamo la mulattiera che sale a destra e con alcuni zig-zag rientra nel bosco.
All'esterno di un tornante sinistrorso troviamo un vecchio castagno, praticamente vuoto all'interno; sembra che sia rimasta solo la corteccia (m.
780). Altri ne troveremo in seguito.
Poi, con maggiore pendenza, agevolati da alcuni gradini dapprima di legno e poi di pietra, raggiungiamo per l'ottava volta la sterrata (m. 790) che va
a terminare poco più avanti verso destra. La attraversiamo in diagonale verso sinistra e riprendiamo la mulattiera.
Dopo un tratto in salita tra i castagni, giriamo a destra e raggiungiamo uno spiazzo con vari tavoli in cemento e panche in legno
che i locali chiamano "San Sciucc".
Superati due tornantini in leggera salita raggiungiamo una cappellina con un affresco raffigurante una madonna con un curioso scarpone e un portico
sotto il quale ci sono un camino e un tavolo. Sulla parete alla destra è stata dipinta una "Preghiera dell'Alpino". Ancora più a destra ci sono
una fontana con vasca e un cartellone che parla del SIC Valle dei Ratti (m. 820).
Lasciamo questa area pic-nic e proseguiamo verso destra passando accanto ad una presa d'acqua utile in caso di un eventuale incendio. Alla sinistra su
di un masso vediamo quattro piccole croci.
Riprendiamo a salire. In questo punto la mulattiera è larga e presenta alcuni alti gradini.
Attraversiamo una zona con molte betulle. Saliamo altri gradini di pietra e ritroviamo i castagni, uno dei quali nel mezzo del cammino (m. 850).
Percorriamo un tratto quasi pianeggiante. In alto a sinistra tra gli alberi riusciamo a intravedere una casa.
Continuiamo in salita e poi, con minore pendenza, raggiungiamo il Tracciolino (m. 912).
Vari segnavia indicano diritto la prosecuzione della mulattiera della Valle dei Ratti che sale verso Frasnedo, il Rifugio Volta e il Bivacco Primàlpia.
Seguendo invece il Tracciolino, interamente pianeggiante, possiamo andare a destra, dove termina presso la Diga Moledana,
oppure a sinistra verso San Giorgio e la Val Codera.
Attraversato il Tracciolino, proseguiamo dapprima in leggera salita e poi con maggiore pendenza.
Troviamo delle canaline di legno per lo scolo dell'acqua poste di traverso alla mulattiera.
Percorriamo due tornanti ravvicinati, il primo dei quali verso sinistra (m. 935).
Alla sinistra c'è una zona recintata con una rete. Subito dopo troviamo una nicchia con una foto a ricordo di una persona deceduta e ignoriamo un
ripido sentiero che sale a sinistra.
Proseguiamo quasi in piano tra alberi radi. In alto a sinistra vediamo le case di Castano e in basso a destra una cascata.
Continuiamo in leggera salita e troviamo dapprima un masso sopra il quale ci sono due piccole croci e più avanti un altro con una croce.
Dopo un tratto con delle protezioni alla destra arriviamo ad un bivio (m. 960). Un cartello recita: "Benvenuti a Casctan fraz. d'Europa".
Lasciamo a sinistra la mulattiera che conduce verso le case del piccolo abitato e proseguiamo diritto con ripide serpentine.
Arriviamo ad un punto pianeggiante (m. 975) dove troviamo un sentiero che si stacca verso sinistra e ritorna a Castano e un altro che scende a destra
verso un lavatoio. Ci sono anche un rudimentale tavolo con alcuni sgabelli e una vasca in pietra con dell'acqua per abbeverare gli animali. Un
cartello la definisce come "Bait, trogolo del XVI secolo?". Pochi metri più avanti c'è il "Baitel di Copas", vecchia sorgente che
attualmente si sta cercando di recuperare. C'è anche un cartello raffigurante un aquila in un triangolo rovesciato.
Pochi passi più avanti troviamo un grande castagno.
Proseguiamo in salita nel bosco. Ora i castagni hanno lasciato il posto ai noccioli e alle betulle.
Percorriamo pochi passi in piano poi, in leggera salita, raggiungiamo una cappella posta sul lato destro della mulattiera (m. 1000). La cappella
contiene un affresco raffigurante una madonna con bambino. All'esterno della parete di destra è stata dipinta una poesia dialettale dal titolo: "Vegia
capela de la Val d'Infern".
Subito dopo la mulattiera gira a sinistra. Camminiamo in piano con un muro di contenimento alla sinistra, poi torniamo a salire. Ora il rinforzo è alla destra, in basso.
Troviamo un'altra piccola croce su di un masso (m. 1020).
Quasi in piano arriviamo ad un bivio. Delle scritte su un masso indicano a destra: Diga e Moledana. Altre scritte su dei cartelli indicano diritto
Frasnedo e il suo rifugio, a destra Moledana e Corveggia. In basso a destra vediamo la Diga di Moledana. Alla destra ci sono delle protezioni
realizzate con paletti metallici che reggono due funi.
Proseguiamo in salita con alcuni zig-zag.
Saliamo vari gradini di pietra e passiamo sotto due fili.
La pendenza aumenta. Circondati dai noccioli risaliamo altri gradini in pietra.
Sotto un masso vediamo un quadretto raffigurante una madonnina.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1055) e risaliamo alcuni rudimentali gradini di pietra in modo abbastanza ripido.
Dopo un tornante destrorso la pendenza diminuisce un poco (m. 1075).
Lasciamo a sinistra una fontana con vasca in cemento (m. 1090).
Troviamo poi un'altra crocetta sulla sinistra e delle robuste protezioni alla destra.
Saliamo dei rudimentali gradini di pietra.
Alterniamo due tratti quasi in piano ad una lieve salita e poi torniamo a salire con altri gradini, inizialmente anche con una corta protezione di legno alla destra.
Alla sinistra c'è una liscia parete. Proseguiamo quasi in piano e poi riprendiamo a salire. Troviamo un'altra corta protezione alla destra. Camminiamo
tra noccioli e betulle. Alla sinistra vediamo una piccola croce di legno.
Su fondo roccioso percorriamo pochi passi dapprima in piano e poi in salita (m. 1140).
Dopo un tratto con poca pendenza percorriamo un tornante sinistrorso con gradini e poi uno destrorso tra i noccioli.
Superiamo altri due corti tornanti ravvicinati e proseguiamo in leggera salita tra noccioli e betulle.
Poi riprendiamo a salire con altri rudimentali gradini di pietra.
Attraversiamo una zona dove ci sono pochi alberi, passando sotto i cavi dell'alta tensione. Un rivolo attraversa la mulattiera. Alla sinistra c'è una
fontana la cui acqua cade in una vasca di legno. In alto a sinistra vediamo una casa (m. 1180).
Rientriamo nel bosco. Un altro rivolo attraversa la mulattiera passando sotto le pietre.
Superiamo in salita un tratto fangoso. Attorno ci sono dei paletti di legno.
Percorriamo poi alcuni passi in piano. In basso a destra c'è una recinzione.
Saliamo dei gradini e poi giriamo a destra mente un piccolo torrente attraversa passando sotto al percorso (m. 1190).
Superiamo altri gradini; alla sinistra c'è un prato e alla destra il bosco.
Percorriamo una curva verso sinistra e usciamo dal bosco.
Ai lati della mulattiera ora ci sono due file di grosse pietre. In alto vediamo le case di Frasnedo.
Per un tratto alla destra ci accompagna un rivolo. Poi la mulattiera gira a sinistra.
Troviamo altre due croci su un masso e raggiungiamo una cappelletta che contiene un quadro raffigurante una madonna con bambino (m. 1230).
Proseguendo tra le due file di pietre, ora più grandi, raggiungiamo Frasnedo. Sulla prima casa leggiamo la scritta: "Frasnedo, comune di Verceia"
(m. 1235).
A questo punto possiamo proseguire tra le case visitando il paese o prendere un sentiero che lo aggira a valle.
Considerato che siamo solo a metà del cammino scegliamo la seconda soluzione e prendiamo sulla destra un piccolo sentiero quasi in piano tra l'erba.
Superiamo alcuni rivoli e raggiungiamo la piazzola per l'atterraggio dell'elicottero.
Proseguiamo in leggera salita e ignoriamo una viuzza a sinistra che rientra verso il centro dell'abitato.
Con una stradina inerbita percorriamo pochi passi in leggerissima discesa e superiamo un ruscello che la attraversa passandole sotto. Continuiamo in
leggerissima salita passando a valle della chiesa.
Lasciamo a destra alcune case. In basso a destra vediamo la diga e il Lago di Moledana.
Passiamo sotto i cavi della teleferica di servizio al paese.
Sulla destra troviamo due cartelloni che parlano della Valle dei Ratti e del Bivacco Primalpia, davanti al secondo dei quali c'è una panca di legno.
Dalla sinistra arrivano altre due stradine, una dal centro del paese e l'altra dalla chiesa.
Ancora pochi passi e arriviamo al Rifugio Frasnedo (m. 1287).
Seguendo le indicazioni del Sentiero Italia, proseguiamo diritto, superando un cancello, su di una pianeggiante stradina inerbita. Alla sinistra c'è un muretto di pietre. Alla
destra c'è una corta protezione in ferro.
Un sentiero scende a destra e un cartello informa che si dirige verso Moledana e la diga.
Continuiamo in lievissima discesa tra alberi che in prevalenza sono betulle.
Poi in leggera discesa, arrivati al fine del muretto, troviamo sulla sinistra un tempietto, con la statuetta di una madonnina con bambino, collocato
sotto una roccia sporgente (m. 1265).
Più avanti la stradina diventa un sentiero. Superiamo il letto in secca di un torrente.
Passiamo accanto ad uno scavatore ormai arrugginito, usato e poi abbandonato in quanto probabilmente era troppo costoso riportarlo a valle. Qui
ricomincia la stradina inerbita con il muretto di pietre alla sinistra (m. 1255).
Dopo una curva a sinistra torniamo a scendere su sentiero tra alberi, alberelli e molte ginestre.
Guadiamo un torrente che scende dalla sinistra (m. 1230).
Dopo pochi passi in piano e una breve salita ignoriamo un sentierino che si stacca verso destra e vediamo su un masso una freccia bianco rossa che indica la nostra direzione di marcia.
In leggera salita arriviamo ad un bivio. Su un masso tre frecce indicano le possibili direzioni. I segnavia indicano in discesa verso destra la Diga e
Verceia, dietro Frasnedo. In basso a destra nei prati vediamo un baitello e un rudere (m. 1235).
Dopo un tratto quasi in piano e una breve salita, torniamo a camminare in piano lasciando a sinistra tre vecchi baitelli e una baita. Anche in basso a
destra ci sono baitelli e ruderi. Siamo a Corveggia.
Giriamo a sinistra e passiamo accanto ad una fontana la cui acqua cade in un tronco di legno scavato. Alla destra c'è un torrente che poco più avanti guadiamo.
In salita arriviamo ad un bivio (m. 1260) dove i segnavia indicano a sinistra: Rifugio Volta a ore 3; a destra con il sentiero A1: Nave a ore 0.45,
Lavazzo a ore 1.30, Passo Culmine a ore 2.15, M. Bassetta a ore 2.25, Foppaccia a ore 3.25, S. Fedele a ore 4.30; dietro con il sentiero A2: Frasnedo
a ore 0.20, Verceia a ore 1.20. A sinistra viene indicato anche il Sentiero Life delle Alpi Retiche. Su di una pietra tre frecce indicano le possibili
direzioni.
Andiamo a sinistra tra erba e mucchietti di pietre. Alla sinistra scorre il torrente e davanti vediamo una cascata.
Percorriamo un paio di zig-zag destra-sinistra.
Ad un bivio andiamo a destra e subito riprendiamo a salire con altri tornantini il primo dei quali tagliabile con un sentierino (m. 1285).
Dopo una curva a sinistra, risalendo un prato raggiungiamo una fontana con vasca dietro la quale ci sono due cappellette; quella a sinistra è vuota
mentre l'altra reca due affreschi raffiguranti S. Antonio e S. Rocco. Dietro vediamo una parte del Lago di Como (m. 1310).
Poi in leggera salita rientriamo nel bosco.
Proseguiamo in salita con il sentiero che per un breve tratto è incassato nel terreno circostante. Gli alberi sono un poco più distanti dal percorso.
Arriviamo ad un cancelletto, da aprire e richiudere, oltre il quale proseguiamo in leggera salita. Sulla sinistra ci sono alcune vecchie baite e dei ruderi. Un
gruppo di socievoli asinelli ci corre incontro. Siamo a Tabiate (m. 1345).
Proseguiamo tra erba e pietre. In alto a sinistra vediamo altri due baitelli ed un rudere. Volgendo lo sguardo dietro di noi riusciamo a vedere la
parte terminale del Lago di Como.
Superiamo un rivolo e poi in piano rientriamo nel bosco (m. 1380).
Subito guadiamo un torrente che scende dalla sinistra.
Poi in salita raggiungiamo un praticello che attraversiamo con poca pendenza (m. 1395).
Frattanto sentiamo il fragore del torrente principale della Val dei Ratti che scorre in basso a destra ma per il momento non riusciamo a vederlo.
Scavalchiamo un ruscelletto. Alla destra ci sono a protezione dei paletti metallici che reggono tre cavi.
Per un po' il sentiero è bagnato. In basso a destra, tra gli alberi cominciamo a scorgere il torrente.
Proseguiamo in salita. Gli alberi in prevalenza sono delle betulle. Ci sono anche parecchi mughi e ginestre.
Quasi in piano arriviamo ad un altro cancelletto, da aprire e richiudere, con il quale usciamo dall'alpeggio.
Superiamo una zona con grosse pietre (m. 1445).
Percorriamo un breve tratto in salita. Ora tra gli alberi ci sono anche dei pini.
In discesa arriviamo ad un bivio (m. 1440). Tre frecce su di una pietra indicano le possibili direzioni. Su di un'altra pietra
viene indicato il Rifugio Volta a sinistra. A destra invece è segnalato il sentiero Life delle Alpi Retiche. Questo sentiero scende verso un
ponticello e poi prosegue verso il Bivacco Primàlpia. Andiamo a sinistra dapprima quasi in piano e poi in leggera salita.
Sull'altro lato della valle vediamo due baite. Camminiamo tra fioriture di ginestre. Gli alberi invece sono più radi.
Torniamo a salire e superiamo il letto di un torrente in secca (m. 1460).
Poi in leggera salita rientriamo nel bosco.
Percorriamo un tratto in piano, con il sentiero rinforzato sulla destra e con un muretto di pietre sull'altro lato.
A destra oltre il torrente vediamo una casa.
Proseguiamo in leggera salita tra erba, cespugli e pietre poi quasi in piano superiamo un ruscelletto.
Passiamo tra una baita diroccata e un rudere (m. 1475).
Proseguiamo in salita tra erba e poche pietre. Dopo due zig-zag continuiamo tra l'erba.
Gli alberi sono diventano più radi (m. 1525).
Poi la pendenza diminuisce. Attraversiamo un rivolo (m. 1535).
Arriviamo ad un bivio dove è indifferente prendere l'uno o l'altro sentiero in quanto poco più avanti si riuniscono (m. 1545).
Sull'altro lato del torrente vediamo una cascata. Saliamo a zig-zag in modo abbastanza ripido.
Poi percorriamo un tratto con poca pendenza tra le betulle (m. 1555).
Continuiamo in salita; alla sinistra c'è un prato e alla destra degli alberi.
Pieghiamo a sinistra e ci spostiamo in mezzo al prato e saliamo con delle serpentine. Riusciamo ancora a vedere in lontananza l'ultima parte del Lago
di Como e in basso le ultime baite che abbiamo superato. Poi giriamo a destra tra erba, cespugli e qualche albero.
Dopo un tornante sinistrorso passiamo sotto le fronde di un grande pino solitario (m. 1600).
Percorriamo un tratto con poca pendenza e riprendiamo a salire con alcuni zig-zag tra erba, cespugli e massi (m. 1615). Alcune pietre accatastate su
un masso formano un ometto.
Continuiamo in leggera salita tra erba e alcuni cespugli e scavalchiamo un rivolo.
Dopo un tornante sinistrorso torniamo a salire con alcuni zig-zag. Adesso in lontananza vediamo sia l'ultima parte del Lago di Como che parte del Lago
di Novate (m. 1625).
Dopo un tratto con poca pendenza, superiamo un tornante sinistrorso e riprendiamo a salire passando sotto i rami di due pini solitari (m. 1640).
Continuiamo a zig-zag in modo abbastanza ripido tra vari cespugli di rododendro.
Superiamo un breve tratto con il sentiero bagnato e proseguiamo tra erba e alcuni cespugli (m. 1670).
La pendenza diminuisce un poco. Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1675) seguito da uno destrorso all'esterno del quale su di una grande pietra
scivola un ruscello.
Dopo alcuni zig-zag torniamo a passargli accanto.
Percorriamo qualche passo in piano e subito riprendiamo a salire tra erba e pietre (m. 1715). Sul lato destro della valle vediamo scendere diverse
cascate.
Il sentiero ormai è più stretto e, a volte, meno evidente. Ad ogni modo è sempre ben marcato con vari bolli bianco-rossi.
Con alcuni zig-zag pieghiamo verso sinistra (m. 1750).
Ora la valle si apre verso sinistra e vediamo quasi per intero la cerchia di monti che ne chiudono la testata. Cominciamo anche a vedere il Rifugio
Volta, riconoscibile dagli infissi di colore rosso e bianco.
Poco dopo arriviamo all'Alpe Camera (m. 1792) dove ci sono una baita e alcuni ruderi tra foglie di tamarindo e ortiche. C'è anche una vecchia vasca
riciclata come abbeveratoio. Alla sinistra l'acqua forma un pantano che è meglio evitare. Ci spostiamo alla destra dei ruderi cercando di non perdere
di vista i bolli bianco rossi.
Continuiamo in leggerissima discesa o quasi in piano tra pietre, erba e rododendri. In basso a destra vediamo una baita con il tetto in lamiera (m.
1780).
Poi in leggerissima salita passiamo accanto ad una rete metallica di un letto e ad alcuni assi di legno, chissà come finiti qui (m. 1795).
Percorriamo un tratto con il sentiero bagnato. Poi continuiamo con alcuni brevi saliscendi.
Sotto una roccia vediamo un quadretto raffigurante una madonna con bambino.
Proseguiamo in leggera salita verso una bella cascata; alla destra ce n'è un'altra.
Torniamo poi a camminare quasi in piano. Troviamo dei tubi neri affioranti dal terreno e dei cavi d'acciaio stesi a terra (m. 1820).
Guadiamo un torrente e giriamo a destra.
Un ruscello scorre sotto delle pietre. Ritroviamo i cavi d'acciaio a terra.
Ci portiamo verso il centro della valle dove scorre l'impetuoso torrente principale della Val dei Ratti.
Troviamo dei pezzi di legno che, con i cavi precedentemente incontrati, fanno supporre che in passato ci fosse una teleferica con la quale
attraversare il torrente.
Arriviamo al guado del Torrente Ratti. Se l'acqua è tanta potrebbe essere impossibile passare. Occorre tenere presente che nel pomeriggio la portata è
maggiore a causa del sole che scioglie la neve. Lo stesso in caso di un violento acquazzone. Ci togliamo scarponi e calze, ci rimbocchiamo i
calzoncini ed entriamo nell'acqua puntando bene le racchette per fare presa e vincere la forza della corrente. Fortunatamente l'acqua è meno gelida
del previsto e con calma raggiungiamo l'altra sponda (m. 1840).
Proseguiamo in leggera salita tra erba, rododendri e qualche larice.
Dopo una curva a sinistra percorriamo un tratto quasi in piano, poi in leggera salita arriviamo ad un altro guado che superiamo in modo più agevole
del precedente (m. 1855).
Ora saliamo a zig-zag lungo un contrafforte tra due vallette nelle quali scorrono altrettanti torrenti.
Sotto un masso vediamo un quadretto raffigurante una madonnina con bambino (m. 1895).
Poi risaliamo un pratone. Su un masso vediamo l'indicazione del Sentiero Italia.
Poco dopo su di un altro masso vediamo due frecce e le scritte che indicano a sinistra il Rifugio Volta e a destra il Bivacco
Primalpia. Ancora
qualche passo e su di una pietra altre scritte indicano a sinistra il Volta e a destra un lago (m. 1915).
Saliamo in modo abbastanza ripido e passiamo accanto alle fondamenta di un baitello (m. 1940).
Dell'acqua scorre passando sotto ad un masso.
Con poca pendenza superiamo un rivolo poi riprendiamo a salire.
Ci avviciniamo alla sponda destra dell'ultimo torrente che abbiamo guadato e la seguiamo.
Dopo pochi passi in discesa, saliamo ripidamente.
Vediamo un bollo bianco-rosso sull'altra sponda (m. 1975). E' opportuno non riguadare subito il torrente ma proseguire sulla sponda destra, seguendo
altri bolli, e arrivare fino al punto in cui l'attraversamento è più agevole (m. 1995).
Sull'altra sponda in leggera salita ci avviciniamo ad una roccia, poi giriamo a destra e costeggiandola, riprendiamo a salire con alcuni zig-zag.
Per due volte superiamo lo stesso rivolo e attacchiamo la ripida rampa del Mot, volgendo le spalle al torrente (m. 2030).
Giunti in cima troviamo alcune baite e stalle e delle capre al pascolo. Siamo all'Alpe Talamucca Orientale (m. 2074).
A sinistra in lontananza vediamo una baita con il tetto rosso. Davanti invece riappare il Rifugio Volta che sembra ancora lontano.
Proseguiamo in leggera salita tra l'erba passando accanto ad una stalla circondata da un muretto di pietre.
Saliamo verso un dosso roccioso dove i bolli ci mandano a sinistra (m. 2090).
Dopo un tratto abbastanza ripido, la pendenza diminuisce un poco e saliamo agevolati da rudimentali gradini di pietra.
Guadiamo un torrente (m. 2110) e proseguiamo con un traverso tra l'erba.
Quasi in piano scavalchiamo un rivolo (m. 2130) e continuiamo in leggera salita tra erba e massi.
Torniamo a camminare quasi in piano e attraversiamo un altro rivolo. Poco più avanti riprendiamo a salire.
Passiamo tra un baitello e le due baite dell'alpeggio che precede il rifugio (m. 2160).
Poi, quasi in piano guadiamo un ruscello.
Camminando su fondo roccioso percorriamo un tratto in salita seguito da un altro quasi in piano.
Da una roccia alla destra scivola dell'acqua che bagna il sentiero.
Due passi in discesa ci portano al guado di un torrente che scende a cascata (m. 2170).
In salita superiamo un altro guado. La pendenza diventa abbastanza ripida.
Camminando sulle pietre affioranti attraversiamo un altro torrente (m. 2190).
Saliamo ripidamente alla destra di un ruscello che più avanti attraversiamo.
La pendenza diminuisce. Ancora pochi passi e finalmente arriviamo al rifugio.
Dalla stazione ferroviaria di Verceia: Tempo impiegato: ore 6.30 - Dislivello: m. 2076 -74
Dalla fine della strada in costruzione: Tempo impiegato: ore 4.45 - Dislivello: m. 1386 -74
Data escursione: giugno 2012
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