Il Bivacco Pian della Valle è situato al limitare di una spiazzo erboso tra i boschi della Val Malgina, una delle valli più selvagge e meno conosciute dell'intera Valtellina.
Sullo sfondo la Cima del Druet (m. 2913) e il Pizzo del Diavolo di Malgina (m. 2926) chiudono la testata dalle valle. A sinistra di quest'ultimo si
apre il ripido e stretto Canalone di Malgina, il più lungo delle Orobie Valtellinesi con i suoi 1400 metri di precipizio. Proseguendo oltre il bivacco
bastano una ventina di minuti per giungere ai suoi piedi e poter ammirare anche alcune cascate.
Il bivacco è una costruzione in muratura formata da un solo locale.
Contiene un tavolo, delle rudimentali sedie, stoviglie, un camino e della legna da ardere. Ci sono anche quattro tavolati ma mancano materassi e
coperte. Una fontana antistante l'edificio fornisce acqua non sempre in quantità sufficiente.
Lasciamo la statale 38 al km. 47.4 dove, di fronte alla stazione ferroviaria di Chiuro, prendiamo il sottopassaggio sulla sinistra che porta sulla
provinciale 23 con la quale ci dirigiamo verso sud.
Superato il ponte sull'Adda, troviamo un bivio e continuiamo verso sinistra salendo in direzione di Castello dell'Acqua.
Giunti ad un quadrivio, nei pressi del cimitero, proseguiamo diritto verso la frazione Paiosa. Ne superiamo tutto l'abitato e lasciamo la macchina in
uno slargo accanto a un tabellone del Parco delle Orobie al quale è appesa una cartina della zona (m. 687).
Ci incamminiamo su di una sterrata che si dirige a sinistra. Un segnale stradale indica il divieto di transito ai veicoli.
Percorso un tratto pianeggiante (m. 700), proseguiamo in leggera discesa, tra castagni e betulle.
Tornati nuovamente in piano (m. 680), ignoriamo una stradina che scende sulla sinistra verso il Torrente Malgina, che da questo punto non è visibile.
In lieve salita, accompagnati da un muretto di pietre sulla destra, superiamo una baita seminascosta degli alberi alla sinistra e raggiungiamo uno
slargo dove troviamo un tavolone e delle panche in legno (m. 700).
Ora siamo circondati prevalentemente da noccioli. Di fronte, oltre le cime degli alberi, già vediamo i monti che chiudono la testata della valle. Alla
sinistra cominciamo a vedere il torrente che ci accompagnerà lungo tutto il cammino.
Dopo un tratto in leggera salita (m. 725), ne percorriamo un altro con maggiore pendenza e con il fondo lastricato. Poi il percorso si raddolcisce (m. 755).
Arrivati al termine della salita, dobbiamo guadare un ruscelletto (m. 790). Un cartello segnala che siamo nel Parco delle Orobie Valtellinesi.
Continuiamo quasi in piano su sterrato poi riprendiamo a salire con il fondo acciottolato e accompagnati alla destra da un muretto di pietre.
Raggiungiamo le Baite Carro (m. 826). Su una di queste baite c'è un affresco raffigurante la Santissima Trinità. Un cartello ci da il benvenuto. Sulla
sinistra ci sono delle protezioni ovvero dei paletti che reggono due cavi, e più avanti una rete metallica. Un segnavia a cura del Cai Aprica ricorda
che siamo sul sentiero n. 25 della Val Malgina.
Proseguiamo il nostro cammino allontanandoci per un po' dal torrente, tra prati e betulle. Inizialmente sulla sinistra ci sono dei pali di legno o di
ferro che reggono delle funi. Alla destra c'è un piccolo orto recintato.
Riprendiamo a salire con il fondo acciottolato e poi con minore pendenza su sterrato, tra noccioli e qualche pino, riavvicinandoci al torrente.
Durante questo lungo tratto ignoriamo sulla sinistra due sentieri che scendono al torrente, poco visibili nel periodo estivo a causa della folta vegetazione.
Quasi in piano arriviamo alle Baite Campo, una delle quali è ridotta a rudere. Alla sinistra c'è una vecchia staccionata di legno (m. 979).
Subito dopo un segnavia indica con il sentiero 25, il Passo della Malgina a 5 ore.
Percorriamo un tratto in salita al termine del quale guadiamo un ruscello (m. 1000). In basso, oltre il torrente, vediamo delle vecchie costruzioni ormai in rovina.
Poco dopo, con un breve saliscendi, arriviamo alle Baite Colombini (m. 1028) poste in bella posizione panoramica sulla vallata. Vi troviamo una
freschissima fontana con vasca, alcune baite e un rudere. Su di un masso, una targa ricorda quattro cacciatori che: "per cinquanta anni hanno
cacciato in questa bella valle". Qui termina la stradina.
Seguendo una freccia rossa su un muro, prendiamo un sentiero che si addentra in una pineta umida e ombrosa.
Circondati da massi abbondantemente ricoperti da muschio, iniziamo a salire in modo abbastanza ripido.
Ad un bivio, seguendo una freccia, andiamo a sinistra (m. 1050). Più avanti anche l'altro sentiero rientra (m. 1070). La pendenza aumenta.
Quando incontriamo una traccia che si innesta da destra, il percorso diventa meno faticoso.
Poco dopo però torniamo a salire ripidamente per aggirare un tratto franato (m. 1100).
Percorriamo poi pochi metri in discesa e continuiamo in lieve salita tenendoci alti sul torrente. Alla sinistra il pendio scende scosceso tra gli alberi.
Il sentiero ora alterna alcuni tratti quasi in piano o in leggera salita a qualche breve e deciso strappo finché raggiungiamo la radura in fondo alla quale è situato il bivacco.
Tempo impiegato: ore 1.30 - Dislivello m. 520 -20
Data escursione: aprile 2007
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