Il Rifugio Dordona, di recente costruzione, è situato in alta Val Madre, a circa un chilometro e mezzo dal Passo Dordona (sul versante valtellinese).
Primo itinerario: da Foppolo (BG)
Con la statale 470 percorriamo il fondovalle della Val Brembana fino al bivio di Lenna dove lasciamo a sinistra la provinciale 1 che sale al Passo San
Marco e continuiamo sulla destra con la provinciale 2. Ignorate le deviazioni per Carona e San Simone, arriviamo a Foppolo.
Percorriamo Via Moia e Via Cortivo. Parcheggiamo dove l'asfalto termina, di fronte all'ultimo condominio
che ha le imposte rosse (m. 1650).
Due cartelli in legno indicano il Passo e il Rifugio Dordona. Su di un altro cartello leggiamo: Strada agro silvo pastorale del Dordona a pagamento.
Munirsi di biglietto presso: Pro Loco, Municipio, Bar Borsotti, Alimentari Gil Market. Info Pro Loco: 0345 74101.
Superiamo una grata per lo scolo dell'acqua e ci incamminiamo in salita. La strada per il momento è ancora asfaltata.
Arriviamo ad un tornante destrorso (m. 1665). La strada prosegue sterrata alla destra, adatta ad un fuoristrada o ad una mountain bike, ma poco
interessante per chi procede a piedi. Meglio prendere un'altra stradina che prosegue diritto seguendo alcuni segnavia che indicano con il percorso
202: Passo Dordona a ore 1.15, Trincee Storiche, Rifugio Dordona a ore 1.30. La strada la ritroveremo al passo.
Procediamo in leggera salita su fondo sterrato. In alto a sinistra vediamo una casa. Alla destra ci sono alcuni muraglioni para slavine.
Percorriamo lievi serpentine con un torrente alla sinistra.
Giriamo poi a sinistra e, con un ponticello privo delle sponde, attraversiamo il torrente (m. 1685).
Continuiamo in salita. Nel prato alla destra vediamo una costruzione dell'acquedotto.
Quasi in piano passiamo tra i muraglioni para slavine sui quali vediamo il segnavia 202 e la scritta Passo Dordona (m. 1695).
Subito dopo, su di una pietra, una freccia rossa con due punte indica il sentiero 202 a destra e dietro. Andiamo a destra in salita.
Passiamo accanto ad un casello dell'acquedotto. Il sentiero piega a destra. Su di una pietra vediamo i bolli bianco rossi.
Su di un albero, una freccia di legno segnala il Passo Dordona con il sentiero 202. Procediamo in leggera salita tra prati e radi larici (m. 1710).
Vediamo una freccia rossa su di una pietra e i bolli su di un'altra. Attraversiamo un prato (m. 1735).
Torniamo poi a salire tra larici, rododendri e felci. Un cartello su di un larice indica il Passo Dordona (m. 1750).
Camminiamo su fondo pietroso fino ad una curva a sinistra.
Proseguiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera salita.
In basso alla destra vediamo scorrere un torrente.
Continuiamo in salita su fondo pietroso (m. 1765).
Un rivolo passa sotto al sentiero.
Proseguiamo su sterrato e percorriamo una curva a sinistra.
Un altro rivolo attraversa il sentiero.
Lasciamo a sinistra un casello dell'acquedotto sul quale vediamo il segnavia 202 e una freccia con due punte (m. 1780).
Seguiamo il torrente. La pendenza è minima.
Torniamo a salire, tra radi larici.
Continuiamo in leggera salita. Troviamo una fila di pietre, di traverso al sentiero, allo scopo di deviare l'acqua verso destra.
Vediamo il segnavia 202 su di una pietra.
Il sentiero prosegue quasi in piano tra l'erba passando accanto a due paletti di legno con i bolli.
Raggiungiamo un pianoro (m. 1820). In fondo a sinistra vediamo una baita e altre costruzioni dell'acquedotto.
Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione, scavalchiamo un ruscello a troviamo una palina con dei segnavia che indicano con il sentiero 202, diritto:
Passo Dordona a ore 0.50, Rifugio Dordona a ore 1.20; dietro: Foppolo a ore 0.30.
Subito dopo, seguendo i bolli e una freccia, pieghiamo a destra e con un ponticello di legno attraversiamo il torrente verso destra.
Poco dopo, camminando sopra delle pietre affioranti dall'acqua, attraversiamo verso destra un altro torrente. Un cartello indica il Passo Dordona.
Alla destra ci sono larici e rododendri.
Passando accanto ad un masso con i bolli, giriamo a destra e riprendiamo a salire tra radi larici.
Dopo una curva a sinistra, continuiamo con poca pendenza fino alla successiva a destra oltre la quale torniamo a salire (m. 1835).
Percorriamo due tornanti destra-sinistra.
Un cartello segnala davanti il Passo Dordona e dietro Foppolo. Guadiamo un torrente (m. 1855).
Ora il sentiero, procedendo con poca pendenza, disegna un semicerchio verso sinistra.
Su di una palina, un solo segnavia indica davanti il Passo Dordona con il sentiero pedonale a ore 0.45 (m. 1870).
Riprendiamo a salire. Aggiriamo alla sinistra una placca rocciosa (m. 1890).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido. Passiamo sotto ai cavi dell'alta tensione.
Dopo un tratto su fondo roccioso torniamo a camminare su sentiero sterrato e quasi in piano percorriamo un tornante destrorso (m. 1900).
Riprendiamo a salire. Il sentiero scorre tra due linee di tralicci che reggono i cavi dell'alta tensione. Un torrente scorre in basso a sinistra in
una gola.
Percorriamo una curva a sinistra.
Subito dopo ne percorriamo un'altra a destra passando sopra ad una placca rocciosa.
Continuiamo con due tornanti destra-sinistra vicini tra loro e transitando sotto alla linea dell'alta tensione di destra (m. 1920).
Dopo alcuni passi quasi in piano riprendiamo a salire.
Il sentiero si sdoppia e dopo una diecina di metri si ricompone (m. 1925).
Percorriamo un tornante sinistrorso subito seguito da uno destrorso all'interno del quale c'è un larice (m. 1935).
Continuiamo con un ampio tornante sinistrorso.
Con poca pendenza superiamo un tratto incassato e riprendiamo a salire.
Dopo una curva a destra proseguiamo con poca pendenza. Alla sinistra scorre un torrente (m. 1955).
Quasi in piano, lo guadiamo mentre passiamo sotto ai cavi dell'alta tensione.
In leggera salita, giriamo a destra, seguendo i tralicci. Vediamo il segnavia 202 su di una pietra.
Percorriamo un tratto in salita.
Proseguiamo con poca pendenza. Alla sinistra ci sono alcune rocce (m. 1975).
Attraversiamo un rivolo.
Torniamo a salire lasciando alla destra uno dei tralicci.
Continuiamo con due curve sinistra-destra vicine tra loro (m. 2015).
Dopo un'altra curva a destra, subito percorriamo un ampio tornante sinistrorso (m. 2025).
Ora alla destra scorre un ruscelletto.
Quasi in piano scavalchiamo un rivolo (m. 2035).
Attraversiamo un piccolo avvallamento erboso. Davanti vediamo la piccola croce che indica il passo.
Aggiriamo alla sinistra una pozza oppure una zona acquitrinosa, secondo la stagione.
Proseguiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano passando sotto ai cavi dell'alta tensione.
Percorriamo un tratto in leggera salita con delle rocce alla sinistra.
Continuiamo quasi in piano attorniati da alcune pietre (m. 2055).
Passiamo accanto ai ruderi della chiesetta di San Sisto, completamente crollata.
Un segnavia indica dietro il sentiero pedonale per Foppolo fin qui percorso.
Siamo arrivati al Passo Dordona, il punto più alto della nostra escursione. Di fronte abbiamo la Val Madre in fondo alla quale troneggia il Monte
Disgrazia (m. 3678). I segnavia indicano davanti con il percorso 211: Val Madre, Rifugio Dordona, Incrocio Gran Via delle Orobie a ore 0.10. Alla
sinistra ci sono gallerie e trincee della Linea Cadorna risalenti alla prima guerra mondiale; al centro c'è una madonnina e dalla destra vediamo
arrivare la sterrata che avevamo lasciato all'inizio del nostro cammino.
Con pochi passi verso destra ci immettiamo sulla sterrata e troviamo altri segnavia che indicano: Passo Dordona 2061 m; dietro con il percorso 203:
Lago delle Trote a ore 1.30, Monte Bello a ore 1.50, Passo della Croce incr. 208 a ore 2.
Il rifugio è ben visibile davanti, sotto di noi. Proseguiamo diritto con la sterrata e iniziamo a scendere.
Poco dopo con un tornante giriamo a sinistra.
Troviamo sorgenti, cascatelle e vari rivoli d'acqua che scendono dalla montagna alla sinistra e attraversano la strada, quasi sempre scorrendo tra
delle canaline di legno o passandole sotto.
Per un po' un tubo nero ci accompagna alla sinistra (m. 2015).
Più avanti percorriamo un tratto in leggera salita (m. 1995).
Continuiamo quasi in piano e troviamo il sentiero 201/A che si stacca a sinistra (m. 2010). I segnavia indicano in quella direzione: Passo dei Lupi a
ore 1, Laghi Porcile a ore 2, Passo Tartano a ore 2.30.
Torniamo a scendere e dopo aver percorso due tornanti destra-sinistra, raggiungiamo il rifugio.
Tempo impiegato: ore 1.30 - Dislivello m. 426 - 116
Data escursione: settembre 2015
Secondo itinerario: da Fusine (SO)
Per salire con un fuoristrada da Fusine al Rifugio e al Passo Dordona occorre dotarsi del permesso di transito che si ottiene pagando un pedaggio di 3
euro presso il Municipio del paese.
Poiché l'intera salita a piedi presenta un dislivello eccessivo di quasi 1700 metri mentre l'intera salita in auto non ci interessa, optiamo per una
soluzione intermedia: arrivare in auto fino al ponte di Tecce (m. 1285) vale a dire fino al punto in cui, tempo fa, si poteva arrivare in auto senza
limitazione alcuna, e da lì proseguire a piedi.
Con la statale 36 arriviamo al km. 27.5 dove, nei pressi della stazione ferroviaria di Berbenno, seguendo le indicazioni giriamo a sinistra per
prendere la provinciale 12.
Giunti ad una rotonda proseguiamo verso sinistra e con un ponte passiamo sopra alla statale.
Superata l'Adda raggiungiamo Fusine e, presso una curva a sinistra, lasciamo la provinciale per entrare in paese. La strada termina in Piazza Vittorio
Emanuele dove sulla destra troviamo l'edificio che al piano terra ha l'Ufficio Postale e al piano superiore il Municipio.
Ottenuto il permesso di transito, torniamo sulla provinciale con la quale, andando a destra, raggiungiamo la cappelletta dedicata alla Madonna di
Lourdes. Proseguiamo sulla destra con Via Masoni, una stretta strada asfaltata.
Lasciamo a destra un lavatoio e, dopo una curva a destra e un tornante a sinistra, già troviamo il cartello stradale che indica il divieto di transito
ai mezzi che non dispongono dell'autorizzazione comunale o che superano le 10 tonnellate (m. 290).
Fino a quota 1100 circa la strada è stretta ma ben asfaltata tranne che nei tornanti dove il fondo è in cemento. In seguito, a parte alcuni tratti con
il fondo in cemento, è quasi sempre sterrata e sovente il fondo stradale non è in buone condizioni. Pertanto per compiere l'intero percorso in auto è
indispensabile un fuoristrada.
Salendo nel bosco, sulla sinistra troviamo la chiesa di San Andrea del secolo XVII (m. 330).
Più avanti ignoriamo una sterrata che si stacca sinistra (m. 440 cartello divieto ai mezzi superiori a 4 ton.)
Successivamente raggiungiamo la bianca chiesa, del secolo XVIII, dedicata alla Madonna delle Selve, detta La Madonnina (m. 552).
Incrociamo alcune volte la mulattiera della Val Madre che risale la parte inferiore della vallata.
In seguito un cartello "vai piano-el paso-scuola" ci introduce tra le poche case, alcune vecchie e altre nuove di un piccolo borgo (m. 805).
Più avanti troviamo un'altra stradina che sale a sinistra (divieto ai mezzi superiori a 4 ton.) e un gruppo di case su una delle quali leggiamo la
scritta "1976 Balansini" (m. 880).
Proseguiamo, sempre alternando asfalto e cemento, e troviamo sulla destra la stradina sterrata, indicata da un cartello e da una freccia, che scende a
Dosso di Sopra.
Dopo un paio di curve percorriamo un primo tratto su fondo sterrato (m. 1110).
La strada poi torna ad essere asfaltata per superare il punto in cui sembra scavata nella roccia e alla destra precipita verticalmente. Qui, sulla
destra, è stata collocata una statua raffigurante una madonna che guarda verso il dirupo volgendo le spalle ai passanti. Accanto ci sono anche un
piccolo altare e una croce.
Proseguiamo con il fondo sterrato. Di tanto in tanto troviamo una casa. Cominciamo anche a vedere i tralicci che reggono i cavi dell'alta tensione,
che ci accompagneranno, sempre più invadenti, fino al rifugio.
Arriviamo a Valmadre (m. 1190) forse il borgo più grande della vallata. Alla destra della strada, tra le case spicca la chiesa di San Matteo. Vale la
pena di attardarsi un attimo e compiere una seppur breve visita. Nei pressi della chiesa c'è una meridiana sopra la quale una scritta ricorda che
l'ombra mostrata dall'asta scorre velocemente: "Questo fer fatal che l'ora addita, con l'ombra sua a noi toglie la vita".
Alla destra oltre la valle vediamo una cascata scendere ripidamente.
Più avanti un altro cartello "attenzione bambini" ci porta presso altre due costruzioni su una della quali leggiamo la scritta "la Costa". La strada
ora è asfaltata ma subito dopo ritorna sterrata (m. 1200).
Successivamente troviamo una casa alla sinistra e più avanti alcune sulla destra un poco più in basso rispetto alla sede stradale.
Troviamo poi un sentiero che scende a destra e dei segnavia che indicano: Le Tecce m. 1255; a destra: Cogola a ore 1.40, Rif. Bernasca a ore 2.40,
Sovalzo a ore 5.20.
Finalmente, dopo quaranta minuti di guida da Fusine, arriviamo al primo ponte sul Torrente Medrasco (m. 1285). Di fronte, dopo uno slargo erboso, c'è
l'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi alla quale sono affissi dei tabelloni che illustrano le caratteristiche della zona. Una targa in alto
recita: Moie m. 1250. Parcheggiamo la macchina e proseguiamo a piedi. La decisione si rivela saggia anche perché le condizioni della strada da questo
punto in avanti sono sensibilmente peggiori.
Alla destra c'è il ponte, concavo, vale a dire con la parte centrale più bassa rispetto a quelle vicine alle due rive. Qui c'è il vecchio cartello
stradale che indica il divieto di transito da questo punto in avanti. Attraversiamo il torrente notando che il ponte in realtà è più solido di quello
che sembrava al primo sguardo.
Giunti sull'altra riva continuiamo a lato del torrente.
Alla destra troviamo un tubo dal quale esce dell'acqua ed un cartello che indica, sempre a destra, il sentiero 211 (Casera Dordona a ore 2.20, CVO a
ore 2.10, Passo Dordona a ore 2.30). Decidiamo comunque di proseguire con la sterrata, che in leggera salita fiancheggia il torrente, in quanto
camminare al sole lungo la riva ci sembra più opportuno che tornare tra gli alberi visto il clima fresco della giornata.
Lasciamo a destra una piccola costruzione in metallo e superiamo una cunetta nella quale scorre dell'acqua che va a gettarsi nel torrente.
Vediamo che tra le due rive del Medrasco ci sono dei camminamenti in cemento che dovrebbero consentirne l'attraversamento quando l'acqua è scarsa.
Un torrente impetuoso scende dalla destra (m. 1350). Alla sinistra accanto alla riva ci sono dei tronchi distesi come protezione.
Troviamo alcune deviazioni che scendono verso il torrente, dove vediamo degli operai che stanno ripulendo l'alveo; naturalmente le ignoriamo e
proseguiamo diritto.
Guadiamo un torrentello che scende dalla destra e attraversa la strada in una cunetta (m. 1405).
Raggiungiamo un ponte ed un bivio (m. 1415). Non ci sono segnavia ma notiamo che oltre il ponte la strada ha il fondo in cemento il che ci fa pensare
che quello sia il percorso giusto.
Oltre il ponte riprendiamo a salire con poca pendenza. Ora il torrente scorre alla nostra destra. Attorno ci sono degli alberi.
Superato un tornante sinistrorso (m. 1450) troviamo una piccola baita di pietra sulla destra mentre alla sinistra ci sono due tavoli di legno con
relative panche.
Con maggiore pendenza proseguiamo verso un traliccio e passiamo sotto i cavi. Raggiuntolo percorriamo un tornante destrorso in salita, poi la pendenza
diminuisce un poco (m. 1470).
Attraversiamo una pineta.
Passiamo accanto ad un altro traliccio e dopo una cunetta profonda nella quale attraversa la strada un piccolo torrente, percorriamo un tornante sinistrorso
rinforzato all'esterno da grosse pietre.
Passiamo nuovamente sotto i cavi dell'alta tensione (m. 1510) e percorriamo un tornante verso destra anch'esso rinforzato da grosse pietre. Poi la
pendenza diminuisce.
Alterniamo zone con alberi ad altre in cui ci sono solo cespugli e percorriamo ancora due tornanti sinistra-destra (m. 1560) e alcune curve.
Dopo una curva a destra il fondo torna ad essere sterrato (m. 1575).
Più avanti vediamo i cavi di un traliccio che sembrano a livello del terreno; in realtà quando li raggiungiamo vediamo che sono situati alla destra.
Vediamo il primo bollo bianco-rosso, per lo meno finora non ne avevamo notati altri.
Lasciamo uno slargo a destra (m. 1595).
Cominciamo a trovare delle canaline di legno per lo scolo dell'acqua che attraversano la strada.
Percorriamo in piano un tratto senza alberi. In alto a sinistra c'è una baita.
Ora scendiamo in una valletta (m. 1615).
Guadiamo un torrente, che attraversa su una base di cemento (m. 1600), e proseguiamo su sterrato passando tra due tralicci i cui cavi scorrono alti
sopra alla strada.
Poi, in leggera discesa raggiungiamo il fondo della valletta.
In piano, tra i prati, oltre ai soliti tralicci, troviamo due baite, una per lato. C'è anche una fontana con l'acqua che cade in un tronco scavato. Un
cartello avvisa che è possibile acquistare della ricotta (m. 1595).
Proseguiamo in leggera salita con il fondo in cemento. Alla sinistra vediamo un altro bollo bianco-rosso.
Attorno non ci sono più alberi e in fondo cominciamo a vedere la testata della valle e il Passo Dordona. Ora la valle è più aperta. Purtroppo i tanti tralicci
la deturpano notevolmente.
Percorriamo un tornante sinistrorso all'esterno del quale scorre un torrente (m. 1630).
Superiamo un tornante destrorso (m. 1645) e poi una cunetta in discesa dove scorre un torrente che scende dalla sinistra.
Proseguiamo in salita su sterrato.
Percorriamo una curva a destra guadando un torrente e poi una a sinistra oltre la quale, dopo un tratto pianeggiante, riprendiamo a salire (m. 1675).
Attorno ci sono radi alberi.
Più avanti sulla sinistra troviamo un muro con grosse pietre che precede una curva a destra dove, in piano, un torrente passa sotto alla strada. Un
cartello segnala mucche al pascolo (m. 1740).
Raggiungiamo un bivio privo di indicazioni e ci pare opportuno prendere la strada a sinistra in salita piuttosto che l'altra che scende.
Superiamo alcune curve. La strada ora è bagnata dall'acqua di un torrente che scende dalla destra.
Finalmente percorriamo un tratto dove alla destra non ci sono tralicci ma solo qualche larice e in fondo vediamo bene il Disgrazia. Meglio
approfittarne per scattargli una foto (m. 1765).
Poco dopo ecco nuovamente i tralicci. Percorriamo un tornante sinistrorso rinforzato da un muro di grosse pietre.
Proseguiamo in leggera salita. Troviamo varie canaline attraversate da rivoli d'acqua. Vediamo delle mucche al pascolo ai lati della strada.
Un bel torrente scende dalla destra e attraversa la strada passandole sotto.
Dopo un tornante destrorso (m. 1790) in alto cominciamo a vedere il rifugio e le altre tre baite dell'Alpe Dordona.
Uno dopo l'altro superiamo altri tre torrenti che attraversano passando sotto alla strada. Alla destra c'è sempre il Disgrazia, peccato per i vari
tralicci che ne deturpano la visuale.
Passiamo nuovamente sotto i cavi dell'alta tensione (m. 1830) e torniamo a vedere il rifugio che dista ancora diversi tornanti.
Dopo un tornante sinistrorso la pendenza diminuisce. Dopo un tornante destrorso un torrente passa sotto alla strada (m. 1850).
Presso una curva a destra, nei prati vediamo un abbeveratoio di plastica di colore verde.
Varie canaline per lo scolo dell'acqua attraversano la sede stradale. La pendenza aumenta un poco.
Prima e dopo un tornante sinistrorso, a lato della strada il pendio scende ripido poi continuiamo attorniati dai prati (m. 1885).
Percorriamo un ampio tornante destrorso seguito da un paio di curve sinistra-destra (m. 1920).
Lasciamo a sinistra un casello dell'acquedotto (m. 1930). In questo punto in alto vediamo solo due delle baite dell'alpeggio.
Percorrendo un altro ampio tornante sinistrorso, troviamo un cartello che indica il rifugio. Qui lasciamo la strada che prosegue verso il passo e con
una deviazione a sinistra raggiungiamo le baite e il rifugio.
Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello m. 700 - 25
Data escursione: luglio 2011
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