Il Rifugio Caprari è situato nei pressi del Lago del Publino, alla testata della Valle del Livrio, con bella vista verso nord sulle cime della Val
Masino e della Val Malenco.
Costruito nel 1991, il rifugio è un edificio in muratura formato da: ingresso con un mobile per attaccapanni, ciabatte, utensili e attrezzi vari (come
per esempio un'accetta per tagliare la legna); locale sala/cucina con lavandino, boiler per l'acqua calda, fornello elettrico con quattro piastre,
mobile e mensole con varie pentole e stoviglie, stufa a legna, tavolo in legno con sedili/cassapanca, 4 sgabelli, estintore, cassetta pronto soccorso;
due camere da letto, cadauna con 6 posti letto completi con materassi, cuscini, coperte e un armadio pieno di altre coperte; antibagno con lavandino;
bagno con turca. Illuminazione elettrica. Legnaia all'esterno.
Dispone inoltre di un locale bivacco sempre aperto con una stufa e due posti letto completi di materassi cuscini e coperte.
Il rifugio è sempre chiuso e incustodito; chi fosse interessato, per prenotare e ritirare le chiavi deve rivolgersi al CAI di Sondrio, Via Trieste 27,
telefono 0342 214300 dalle ore 21 alle 22.30 nei giorni di martedì e venerdì. Il costo per notte è di euro 10 per i Soci CAI, euro 15 per gli altri.
Lasciamo la tangenziale di Sondrio (statale 38) al km. 37.3 per prendere verso sud la prima uscita (Via Vanoni) per chi proviene da Morbegno.
Andiamo a destra in direzione di Albosaggia, superiamo il ponte sul fiume Adda e subito dopo giriamo a sinistra.
Saliamo con la provinciale 17. Ad un bivio andiamo a destra ignorando la provinciale 18 che si stacca a sinistra.
Nel centro di Albosaggia, lasciamo la carrozzabile che prosegue ampia verso i Campelli per girare a destra in Via Torre. Dopo alcuni metri in discesa,
superiamo un torrente e giriamo subito a sinistra prendendo una stretta stradina asfaltata che sale in direzione di alcune case.
Continuiamo poi tra i castagni. Al primo bivio in Contrada Foppe (m. 676) andiamo a sinistra. Al successivo andiamo invece a destra seguendo un
cartello che indica San Salvatore (m. 740).
Superiamo la bianca chiesetta di S. Antonio (m. 768) e raggiungiamo la frazione di Cantone (m. 995) dove lasciamo a destra il sentiero 219 che conduce
a: La Crocetta in ore 1, alla G.V.O. (Gran Via delle Orobie) in ore 3.50 e al Rifugio Caprari in ore 4.10 (si tratta di un itinerario con maggiore
dislivello rispetto a quello qui descritto).
Più avanti troviamo due slarghi, uno per parte, al margine della strada e una panchina con la scritta Nembro (m. 1100). Poco dopo c'è un segnale
stradale che vieta il transito agli automezzi da novembre ad aprile. La strada è ripida e varie cunette per lo scolo dell'acqua la attraversano
costringendo le auto a ripartire quasi da fermo ogni volta. Pertanto, nel periodo invernale, occorre lasciare la macchina in questo punto anche perché
questo tratto è in ombra e quindi è spesso ghiacciato.
Proseguendo, usciamo dal bosco e raggiungiamo un bivio (m. 1310). Alcuni segnavia indicano a sinistra con il percorso 220: Valle della Casera a ore
1.20, G.V.O. a ore 3.40, Lago Publino a ore 3.50; a destra: Alberi Monumentali e Località San Salvatore dove ci sono l'ex-rifugio Saffratti ed una
chiesa, probabilmente la più antica di tutta la Valtellina (pare sia del principio del VI° secolo).
La stradina continua, alternando tratti su asfalto e cemento, dapprima nel bosco e poi allo scoperto tra prati, gruppi di baite e qualche fontana.
Dietro cominciano ad apparire le cime della Val Masino e della Val Malenco.
Presso un tornante sinistrorso alcuni segnavia che invitano a proseguire indicano: Valle della Casera a ore 0.40, G.V.O. a ore 3.00, Lago Publino a
ore 3.10.
Con un ultimo tratto sterrato raggiungiamo un'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi con una cartina della zona e parcheggiamo la macchina. Siamo
in località Alla Cà (m. 1516).
I segnavia indicano a destra con il sentiero 221: Valle della Casera a ore 0.20, Lago della Casera a ore 0.50, Pizzo Campaggio a ore 2.50; e con il
sentiero 220: Valle della Casera a ore 0.20, G.V.O a ore 2.30, Lago di Publino a ore 2.40. Altri cartelli indicano il Rifugio Caprari a ore 3-4 e
l'agriturismo Stella Orobica a ore 0.50. Molti di questi segnavia indicano tempi decisamente stretti.
Seguendo le indicazioni e i bolli bianco rossi, in salita attraversiamo un prato ed entriamo in un bosco di radi larici.
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Ad un bivio i bolli bianco rossi indicano di girare a sinistra (m. 1565).
Ritroviamo la sterrata, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero (m. 1575).
Superiamo un tratto con maggiore pendenza (m. 1595).
Il sentiero si scompone in tre tracce e subito si ricompone (m. 1615).
Poco dopo torna a dividersi in tre solo per aggirare alcuni alberi (m. 1625).
Poi si sdoppia in due tracce parallele che dopo una diecina di metri si riuniscono (m. 1640).
Attraversiamo nuovamente la sterrata. Su di un albero un cartello indica l'agriturismo Stella Orobica (m. 1650).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido su di un largo sentiero.
Troviamo un pozzetto in cemento e ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra (m. 1660).
Più avanti la pendenza diminuisce un poco. Il bosco ora è meno rado (m. 1685). Di tanto in tanto vediamo un bollo bianco rosso dipinto sul tronco di
un larice.
Percorriamo quattro brevi tratti: in leggera salita, in salita, quasi in piano e nuovamente in leggera salita.
Torniamo a salire. Per un po' il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1705).
Percorriamo una curva a sinistra quasi in piano (m. 1715).
Continuiamo con un lungo tratto in leggera salita.
Dopo alcuni metri quasi in piano torniamo a salire (m. 1745).
Proseguiamo tra radi larici con poca pendenza e con delle serpentine appena accennate.
Percorriamo pochi passi quasi in piano e riprendiamo a salire. Troviamo alcuni mucchi di pietre.
Seguendo una traccia tra l'erba, attraversiamo una radura. Volgendo lo sguardo, dietro vediamo i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Dopo alcuni passi quasi in piano riprendiamo a salire. Passiamo accanto ad altri mucchi di pietre (m. 1800).
Lasciamo a sinistra un larice isolato (m. 1810).
Raggiungiamo una fontana con una lunga vasca abbeveratoio. Dalla sinistra arriva una sterrata. Alla destra, poco lontano, vediamo un baitello e una
baita (m. 1815).
Continuiamo diritto, superando un tombino verde.
Il sentiero si divide in due tracce parallele, che passano accanto ad un mucchio di pietre, e poi si ricompone (m. 1840).
Arriviamo ad un bivio (m. 1850). Alcuni segnavia indicano diritto con il sentiero 221: Lago della Casera a ore 0.30, Pizzo Campaggio a ore 2.30; a
destra con il sentiero 220: G.V.O a ore 2.10, Rifugio Caprari a ore 2.20, Lago di Publino a ore 2.20.
Andiamo a destra in leggera salita e ci immettiamo sul sentiero di servizio al canale di gronda che raccoglie le acque su questo versante della Valle
del Livrio. Il sentiero è pianeggiante e procede tra larici e rododendri assecondando ogni minima ansa della montagna.
Percorriamo una curva a sinistra molto ampia.
Troviamo una roccia sporgente alla sinistra e alcuni massi alla destra.
Alla sinistra, una piccola frana è stata arginata con delle pietre.
Percorriamo un'ampia curva a destra.
Per un breve tratto, il tubo interrato del canale di gronda affiora dal sentiero.
Troviamo un baitello sulla destra.
Percorriamo una curva a sinistra. Passiamo su di una grata sotto la quale scorre l'acqua che scende verso una fontana con una lunga vasca.
Alla sinistra, in posizione sopraelevata rispetto al sentiero, vediamo il Bivacco Baita Calchera (m. 1853).
Poco dopo percorriamo due curve sinistra-destra, vicine tra loro.
Troviamo il primo tratto protetto a valle con una serie di paletti di ferro che reggono due cavi.
Subito dopo entriamo nella prima galleria e dopo 27 passi ne usciamo dall'altro lato.
Percorriamo una curva a destra con protezioni a valle. Un ruscello scende dalla sinistra su di un letto in cemento. Accanto c'è un casello sul muro
del quale leggiamo: "La caccia è vietata con cani". Passiamo su di una grata.
Troviamo poi una lunga vasca in cemento, poco più in basso alla destra del sentiero.
Lasciamo un rudere alla sinistra.
Poco dopo troviamo un'altra presa d'acqua. Un ruscello scende dalla montagna e, dopo un breve tratto su fondo in cemento, entra in una griglia.
Percorriamo un tratto senza alberi e possiamo così vedere il susseguirsi delle cime lungo la sponda occidentale della valle. Partendo dalla destra
(nord): Pizzo Pidocchio (m. 2329), Monte Vespolo (m. 2385), Cima Pizzinversa (m. 2419), Cima Sasso Chiaro (m. 2395), Punta Cerech (m. 2412) Cima
Tonale (m. 2544) e Corno Stella (m. 2621). In basso vediamo un gruppo di tre case e una strada che sale a zig-zag verso un'altra casa isolata.
Torniamo nel bosco.
Per alcuni metri, un muretto in cemento di rinforzo scende alla destra del sentiero.
Usciamo dal bosco e poco dopo vi rientriamo.
Poco dopo, nuovamente allo scoperto, raggiungiamo un'altra presa d'acqua. Un torrente incanalato scende dalla sinistra accanto ad un casello in
cemento, chiuso da una porta con una inferriata, sul muro del quale vediamo in numero 5. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro e tre
cavi.
Continuiamo tra alberelli. Passiamo su di una griglia.
Attraversiamo un rivolo.
Il sentiero ora disegna un ampissimo tornante destrorso. Alla destra ci sono le protezioni con paletti di ferro e tre cavi. Alla sinistra troviamo
delle gabbie contenenti pietre e una vecchia carriola arrugginita.
Poco dopo, in alto a sinistra, vediamo una baita. Un sentiero sale a raggiungerla.
Torniamo nel bosco.
Percorriamo una larga cengia scavata nella roccia, protetta a valle con paletti che reggono due cavi. Sia la parete alla sinistra che quella che
scende alla destra sono verticali. Con una curva a destra arriviamo al termine della cengia.
Alterniamo due brevi tratti senza protezioni a valle ad altrettanti protetti. Alla sinistra ci sono delle rocce.
Raggiungiamo la più breve delle gallerie e la attraversiamo con solo 13 passi.
All'uscita, per alcuni metri ci sono le protezioni a valle.
Percorriamo una curva a destra.
Il sentiero alla destra precipita verticalmente. Superiamo una curva a sinistra senza protezioni a valle. Percorriamo un tratto con protezioni ed un
altro senza.
Troviamo poi delle roccette alla destra.
Percorriamo una curva a sinistra protetta a valle da paletti che reggono tre cavi.
Troviamo un piccolo ruscello che scende tra le rocce ed entra nella presa d'acqua contrassegnata dal numero 6.
Subito dopo raggiungiamo la terza galleria e con 25 passi la attraversiamo.
All'uscita troviamo un'altra piccola presa d'acqua. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono due cavi.
Torniamo nel bosco.
Un'apertura tra gli alberi consente di vedere in basso a destra un muraglione con archi in cemento. Si tratta della decauville che collega lo
sbarramento del Lago del Publino con quello della Val Venina.
Arriviamo alla quarta galleria, la più lunga e buia. Accendiamo le nostre pile a la attraversiamo con 177 passi.
All'uscita troviamo una presa d'acqua. Alla destra ci sono due tratti protetti separati da una roccia.
Troviamo poi un'altra presa d'acqua e la quinta e ultima galleria che attraversiamo con 65 passi.
Dopo l'uscita, alla sinistra troviamo delle rocce e alla destra le protezioni con paletti che reggono tre cavi.
Passiamo accanto a dei manufatti in cemento che parrebbero la base di alcuni vecchi tralicci. C'è anche un cartello le cui scritte sono state
cancellate dal tempo.
Percorriamo un tratto tra gli alberi e torniamo allo scoperto.
Un torrente scende dalla sinistra e, anche in questo caso, l'acqua viene captata dal canale di gronda.
Dopo alcuni passi in leggera discesa ed altri in leggera salita torniamo a camminare in quasi in piano.
L'acqua di un ruscelletto entra in una griglia.
Prima di arrivare ad una vecchia baita, che vediamo poco più avanti, la scritta a terra "Publino" ed una freccia che punta a sinistra invitano
a lasciare il sentiero fin qui percorso (m. 1840).
Saliamo tra cespugli ed alberelli che invadono il sentiero.
Dopo una curva a sinistra sentiamo il rumore di un ruscello provenire dalla destra.
Continuiamo poi tra erba e cespugli. La pendenza diventa abbastanza ripida (m. 1850).
Il sentiero si divide e si ricompone.
Troviamo subito un altro bivio (m. 1860). I bolli indicano il ramo alla destra tra gli alberi ma conviene proseguire diritto allo scoperto. Poi il
sentiero si ricompone (m. 1875).
Seguiamo sempre i bolli bianco rossi perché il sentiero in alcuni punti è poco visibile tra l'erba.
La pendenza diminuisce un poco. Percorriamo alcuni zig-zag: sx-dx-sx-dx. Dietro sono sempre ben visibili il Disgrazia e i Corni Bruciati.
Saliamo tre gradini di pietra. Vediamo un bollo bianco, giallo e rosso.
Subito percorriamo un tornante sinistrorso.
Il sentiero inizia un traverso obliquo a sinistra.
Percorriamo due curve destra-sinistra vicine tra loro (m. 1890).
Lasciamo a sinistra un masso su quale vediamo un bollo bianco rosso.
Tra radi mughi e piccoli larici percorriamo un'ampia curva a destra (m. 1905).
Continuiamo con traverso obliquo a destra.
Raggiungiamo alcuni massi e giriamo a sinistra (m. 1935).
Poco dopo, davanti ad un masso con i bolli, continuiamo verso destra.
Dopo alcuni passi quasi in piano, percorriamo una curva a sinistra in leggera salita.
Guadiamo un torrente (m. 1950).
Proseguiamo dapprima con poca pendenza tra l'erba e poi in salita tra erba e radi alberi.
Continuiamo attorniati da cespugli di rododendro e roccette.
Percorriamo due brevi tratti quasi in piano intervallati da una breve discesa (m. 1965).
Torniamo a salire camminando tra cespugli di rododendro e alcuni larici.
Dopo una semicurva a sinistra la pendenza aumenta.
Al termine di questa salita, davanti vediamo dei ruderi. Senza raggiungerli pieghiamo subito a destra, quasi in piano (m. 1990).
Proseguiamo in leggera discesa tra l'erba (m. 1985) e poi in leggera salita tra pietre e rododendri.
Passiamo accanto ad alcuni massi.
Continuiamo dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano (m. 1990).
Percorriamo una curva a sinistra. Davanti, in lontananza vediamo i tetti di due baite.
Proseguiamo in discesa.
Percorriamo una curva a destra.
In sentiero si divide e si ricompone.
Continuiamo in leggera discesa tra mughi e rododendri.
Guadiamo un torrente, agevolati dalla presenza di pietre affioranti dall'acqua (m. 1975). Su di un masso vengono indicate le due direzioni: S.
Salvatore e Caprari.
Continuiamo quasi in piano tra gli alberi e poi in leggera discesa tra i cespugli.
Guadiamo un ruscello e continuiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. Davanti vediamo una baita e un traliccio dell'alta tensione (m.
1970).
Raggiungiamo la baita. Il vecchio edificio è privo della porta d'ingresso e pertanto può essere un buon riparo in caso di un improvviso acquazzone.
Sul muro vediamo una freccia e la sigla "P6" (m. 1975).
Continuiamo diritto, quasi in piano, e transitiamo sotto ai cavi dell'alta tensione lasciando alla destra un traliccio.
Proseguiamo in leggera salita tra gli alberi (m. 1980).
Percorriamo due tratti in discesa intervallati da un tratto con minore pendenza e proseguiamo quasi in piano (m. 1970).
Dopo una curva a sinistra e un breve tratto in leggera discesa, continuiamo quasi in piano con una roccia alla sinistra.
Torniamo a scendere e superiamo una curva a sinistra.
Percorriamo un tratto in leggera discesa e uno in discesa.
Continuiamo quasi in piano tra i larici (m. 1955).
Ora camminiamo a mezza costa, dapprima tra l'erba e poi anche tra rododendri a radi larici. In alto, davanti verso destra, vediamo una baita.
Proseguiamo in leggera salita. Il sentiero si divide. La traccia alla sinistra scorre più in alto rispetto all'altra. Poco dopo si ricompone (m.
1965). Alle nostre spalle ci sono sempre i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Guadiamo un ruscello (m. 1980).
Dopo un tratto in salita ne guadiamo un altro e proseguiamo con poca pendenza.
Quasi in piano, scavalchiamo un rivolo e pieghiamo a destra (m. 1995).
Dopo una curva a sinistra camminiamo tra foglie di rabarbaro che coprono il sentiero.
Costeggiamo il bordo di un valloncello nel quale, in basso a destra, scorre un ruscello (m. 2005).
Proseguiamo diritto, in leggera salita, seguendo qualche bollo.
Quasi in piano giriamo a destra e con un breve tratto in leggera discesa arriviamo al guado del ruscello. Lo troviamo con poca acqua, lo attraversiamo
e riprendiamo a salire.
Camminiamo tra erba, rododendri e pietre.
Tra le rocce, saliamo rudimentali gradini di pietra bagnati dall'acqua di un rivolo.
Proseguiamo tra erba e pietre.
Continuiamo dapprima quasi in piano e poi con poca pendenza tra erba, rododendri e pietre (m. 2025).
Dopo una curva a sinistra riprendiamo a salire.
Giriamo a sinistra e, tra foglie di rabarbaro, raggiungiamo una vecchia baita (m. 2045).
Proseguiamo quasi in piano passando tra la baita ed una lunga vasca in cemento.
Scavalchiamo un rivolo.
Torniamo a salire. Il sentiero è bagnato dall'acqua di un rivolo.
Percorriamo due curve sinistra-destra vicine tra loro.
Saliamo in modo abbastanza ripido (m. 2065).
Percorriamo una curva a sinistra, all'interno di un piccolo avvallamento accanto al rivolo.
Continuiamo tra l'erba, con poca pendenza e con un'altra curva a sinistra. In basso a sinistra vediamo il tetto della baita da poco superata.
Riprendiamo a salire (m. 2075).
Passiamo tra due piccoli dossi rocciosi e subito giriamo a destra (m. 2090).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido tra erba, rododendri e basse roccette affioranti dal terreno. Dietro vediamo buona parte della Valle del Livrio
e, sul fondo, le cime della Val Masino e della Val Malenco.
Al termine della salita (m. 2115), davanti cominciamo a vedere il Rifugio Caprari e, poco più in alto, la diga del Lago del Publino.
Dopo un tratto quasi in piano, torniamo a salire su fondo roccioso.
Proseguiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. In basso alla destra vediamo il sentiero di fondovalle (m. 2130).
Poco più in basso alla destra del sentiero c'è una passerella di legno.
Percorriamo un tratto in salita, uno quasi in piano, uno in leggera discesa ed un altro quasi in piano (m. 2140).
In leggera salita superiamo una curva a destra tra pietre ed erba.
Continuiamo quasi in piano tra l'erba.
In discesa attraversiamo, uno dopo l'altro, un paio di ruscelletti (m. 2135).
Proseguiamo in leggera salita, lasciano a sinistra dei ruderi.
In salita raggiungiamo una vecchia baita con il tetto in lamiera (m. 2140). Su di una targa gialla affissa alla facciata leggiamo: "N. 1 Sentiero
Bruno Credaro. Val del Livrio - Baita Scoltador m. 2048. A sinistra: Passo dello Scoltador m. 2454 h 1.15, diritto: Rifugio A. Caprari m. 2100 h
0.15". Accanto c'è una palina con segnavia che indicano a sinistra con il sentiero della G.V.O: Piattaforma dei muli a ore 1.20, Passo dello Scoltador
a ore 1.20, Valle di Venina; dietro con il sentiero 220: Valle della Casera a ore 1.30, Parcheggio a ore 1.50, San Salvatore a ore 2.40. Continuiamo
diritto quasi in piano.
Dopo un tratto in discesa tra roccette proseguiamo in leggera discesa tra erba, rododendri e pietre.
Continuiamo in discesa su fondo roccioso fino ad un bollo giallo-rosso con il segnavia 1 (m. 2125).
Riprendiamo a salire con il sentiero incassato tra roccette.
Alterniamo alcuni tratti quasi in piano ad altri in discesa o in leggera discesa.
Dopo una curva a destra scendiamo dei gradini di pietra e dopo una curva a sinistra proseguiamo quasi in piano.
Lasciamo a sinistra un rudere e scavalchiamo un rivolo.
Accompagnati da una staccionata protettiva alla destra, raggiungiamo il rifugio.
Tempo impiegato: ore 3.45 - Dislivello: m. 707 -105
Data escursione: luglio 2016
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