Rifugio Omio

Il Rifugio Omio sorge nel bel mezzo dell'anfiteatro della Valle dell'Oro in alta Val Masino.
Dal rifugio il panorama è molto ampio. Oltre che sulla sottostante vallata possiamo posare lo sguardo su molte cime e valichi: le punte Medaccio (m. 2350) e Fiorelli (m. 2401) dall'affilato profilo; la Bocchetta di Medaccio (m. 2303); la Cima del Calvo (m. 2967); il pizzo dei Ratti (m. 2919); il Pizzo della Vedretta (m. 2907); il Passo della Vedretta; il Pizzo Ligoncio (m. 3032); la caratteristica punta della Sfinge (m. 2802), il Passo Ligoncio (m. 2557); i Pizzi dell’Oro (m. 2695-2620-2703); il Passo dell'Oro (m. 2574); la Punta Milano (m. 2610); la costiera del Barbacan (m. 2738); il Passo del Barbacan (m. 2610); il Monte Boris (m. 2497) e il Cavalcorto (m. 2763).
La sagoma del Disgrazia (m. 3676) in lontananza chiude in bellezza lo splendido panorama.
Alla destra del rifugio è posizionato il Bivacco Saglio che funge da locale invernale.

Lasciamo la statale 38, che percorre il fondovalle valtellinese, subito dopo aver superato il ponte sul torrente Mello e prima dell'abitato di Ardenno, per imboccare verso nord la provinciale 9 (ex statale 404).
Superati gli abitati di Cataeggio e Filorera, passiamo accanto al Sasso Remenno, un grande monolito roccioso, forse il più grande d'Europa, attrezzato con varie vie di risalita.
Accanto al torrente c'è un'area di sosta; vale la pena fermarsi un attimo per osservare gli arrampicatori o anche solo per ammirare lo splendido gruppo delle Cime del Cavalcorto (m. 2763) in fondo alla vallata.
Superiamo San Martino e Bagni di Masino poi ad un bivio andiamo a sinistra (a destra invece inizia la Val di Mello).
La strada termina ai Bagni (m. 1172).
Parcheggiamo la macchina sotto gli alberi attorno alle terme; il costo è di € 5 solo nel periodo estivo. C'è anche un parcheggio libero prima della proprietà delle Terme Bagni.

Iniziamo la nostra camminata. Al primo bivio troviamo un cartello che indica sulla destra il Rifugio Omio nella Valle dell'Oro a ore 2.30, il Rifugio Gianetti in Val Porcellizzo a ore 4 e il Bivacco T. Ronconi a ore 2.30 dalla Gianetti.
Camminiamo tra due staccionate; a sinistra c'è una casa, a destra un prato e una croce.
Poco dopo troviamo un altro cartello che segnala sulla destra il sentiero per il Rifugio Gianetti a ore 3.30 e a sinistra quello per il Rifugio Omio a ore 2.30.

Possiamo puntare direttamente al Rifugio Omio (vedi il primo itinerario) oppure possiamo effettuare un giro ad anello che ci riporterà ai Bagni dopo essere passati per il Rifugio Gianetti (m. 2534), il Passo del Barbacan (m. 2610) e il Rifugio Omio (vedi il secondo itinerario).
Il Passo del Barbacan richiede esperienza ed assenza di vertigini. La salita dal versante nord (vale a dire provenendo dalla Gianetti) presenta lunghi tratti esposti in buona parte attrezzati con delle catene. Meno problematica invece la salita da sud provenendo dalla Omio. Per effettuare l'intero giro abbiamo impiegato nove ore. Naturalmente è possibile spezzare l'escursione in due tappe pernottando in uno dei rifugi.

Primo itinerario: dai Bagni di Masino (accesso diretto)
Continuiamo verso sinistra e superiamo con un ponte in pietra il torrente che scende dalla Val Porcellizzo.
Subito dopo troviamo un altro bivio. I segnavia indicano che a sinistra, superando un altro ponte, possiamo andare verso l'Alpe Merdarola in ore 2.30 e al Rifugio Omio in ore 4.15; diritto invece viene segnalato il sentiero che percorreremo per raggiungere il Rifugio Omio in ore 2.15.

In lieve salita procediamo tra i prati alla destra del torrente.
Superiamo alcuni alberelli e una targa a ricordo di una persona deceduta.
Un segnavia indica A.O. (Antonio Omio) nella nostra direzione di marcia.
Ignorato un sentiero sulla destra che conduce verso una cascata, entriamo nel bosco e iniziamo a salire ripidamente con alcuni gradini.
Raggiungiamo un bivio; un cartello indica a destra il Rifugio Omio a ore 2.15 (sentiero n. 21).
Saliamo in modo molto ripido a volte con dei gradini e sovente con dei piccoli tornanti.

A destra troviamo una staccionata che protegge dal sottostante torrente che sentiamo senza però vederlo mentre a sinistra c'è una piccola statua della madonna Regina del Cielo. Questo tratto ha poca pendenza ma subito dopo riprendiamo decisamente a salire con altri tornantini a volte protetti sulla destra con delle staccionate di legno.
In piano superiamo un rivolo che scende da sinistra (m. 1350) e passiamo tra un albero e una roccetta.
Poco dopo riprendiamo a salire.
Troviamo la scritta Omio su un sasso. Sulla destra c'è una roccetta aguzza. Percorso un tratto quasi in piano, torniamo a salire.
In leggera salita raggiungiamo un bivio (m. 1405); un cartello indica di proseguire verso sinistra. Sotto a destra sentiamo il fragore di un torrente.
La pendenza aumenta. Superiamo una piccola radura percorsa da un rivolo d'acqua (m. 1420) poi rientriamo nella pineta e saliamo in modo decisamente ripido.
Percorriamo un breve tratto in piano e poi riprendiamo a salire.
Ignoriamo un sentierino sulla destra. Subito dopo, il percorso si divide per tornare a riunirsi quasi subito. Andiamo a sinistra in quanto meno faticoso.
Superiamo due rivoli poi, in leggera salita, percorriamo alcuni metri allo scoperto.
Rientrati nel bosco, continuiamo fino a raggiungere la bella radura del Pian del Fango (m. 1590) che attraversiamo tenendoci sulla destra e puntando verso una vecchia baita.

Molto bello il panorama; sulla sinistra distinguiamo le Punte Medaccio e Fiorelli e di fronte la costiera dei Pizzi dell'Oro.
Fatti pochi passi, la vista può spaziare anche a destra dove, in fondo alla Val Porcellizzo, ammiriamo una insolita veduta del Pizzo Badile e del Pizzo Cengalo.
Il terreno è un po' acquitrinoso ma un tronco sul sentiero consente di non bagnare gli scarponi.
Al termine della radura, raggiunta la baita, troviamo alcune indicazioni. Alle nostre spalle viene indicato Bagni di Masino, a destra il sentiero Life delle Alpi Retiche e diritto su un masso in alto la scritta Omio conferma la nostra direzione.
Rientrati nella pineta riprendiamo a salire ripidamente e ignoriamo un sentiero sulla destra (m. 1665).
Poi percorriamo un tratto quasi in piano con alberi radi che lasciano intravedere il panorama sulla sinistra (m. 1705).
Continuiamo con un ripido zig-zag tra roccette avvicinandoci ad una grande e liscia parete.
Pochi passi quasi in piano e torniamo a salire. Poco dopo il bosco termina (m. 1785).

Con bella vista sulla sottostante vallata, quasi in piano, passiamo sotto una grande roccia e accanto ad alcuni massi. E' quanto rimane di una frana che nel 1963 causò la morte di un pastore e di parte del suo gregge. Sulla destra un ruscelletto scorre sotto le rocce.
Tra sassi, ciuffi d'erba e qualche albero, riprendiamo a salire vicino al torrente, passando tra un dosso e la parete di destra.
Poi, seguendo una freccia, deviamo a sinistra in piano. Indi saliamo tra erba e sassi verso una baita della quale per ora vediamo solo il tetto.
Lasciamo a sinistra un altro baitello salendo tra prati e pietre (m. 1875).
Raggiunto un rudere e la baita della quale avevamo scorto precedentemente il tetto (m. 1920), iniziamo a vedere il rifugio.
Superiamo un pianoro recintato con delle corde, dove pascolano alcune mucche, e riprendiamo a salire mentre il rifugio scompare alla nostra vista.

Oltrepassiamo un torrente camminando sui sassi che affiorano nel suo letto e continuiamo in lieve salita.
Il rifugio ricompare ma solo per un attimo. Poi aggiriamo un dosso verso sinistra e torniamo a vederlo.
Ora saliamo dapprima su lastroni di granito e poi tra l'erba. Seguendo una freccia a sinistra, attraversiamo un altro rivolo (m. 2045).
Continuiamo tra ciuffi d'erba e altri lastroni. Il sentiero è ripido. Per un attimo il rifugio ancora scompare.
Poco dopo lo rivediamo e con pochi passi lo raggiungiamo.

Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 928
Data escursione: luglio 2007
 
Secondo itinerario: dai Bagni di Masino per il Rifugio Gianetti e il Passo Barbacan (EE)
Al bivio andiamo a destra e con percorso quasi pianeggiante attraversiamo un prato. Sulla destra ci sono delle arnie.
Poi raggiungiamo un bosco e, passando accanto ad una piccola croce a ricordo di un escursionista, iniziamo a salire con una bella e ripida mulattiera che poi diventerà un sentiero. Alla sinistra, più in basso, rumoreggia il torrente che scende dalla Val Porcellizzo.
Dopo un tornante verso destra la pendenza diminuisce. Una apertura tra gli alberi sulla destra consente la vista sulla vallata.
Riprendiamo a salire ripidamente con dei tornantini. Ora l'apertura tra gli alberi è sulla sinistra e ci regala una bella vista sui monti (m. 1250).
Percorriamo un tratto in piano dove il sentiero è bagnato da un rivolo che scenda da una roccia a destra poi riprendiamo a salire ripidamente a zig-zag tra gli alberi.
Superiamo un tornante destrorso all'esterno del quale scorre il torrente; lo sentiamo rumoreggiare ma non lo vediamo (m. 1290).
Troviamo una scorciatoia che sale ripidamente a sinistra verso una bacheca (cartello Foreste di Lombardia - Val Masino) ma preferiamo ignorarla e continuare diritto, più agevolmente. Dopo un tornante, la raggiungiamo e pieghiamo a destra seguendo una freccia rossa.
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido.
Superiamo un tornante sinistrorso tagliabile con un sentierino, e uno destrorso dove una freccia rossa indica la nostra direzione di marcia.
Percorriamo un tratto con poca pendenza (m. 1350) e poi riprendiamo a salire con altri tornanti.
All'uscita dal bosco troviamo le due vecchie baite dell'Alpe Corte Vecchia (m. 1405).

Seguendo una freccia rossa continuiamo quasi in piano tra erba e grosse pietre; su una di queste vediamo l'indicazione delle due direzioni: Gianetti e Bagni Masino. A destra viene indicato il Sentiero Life poco visibile tra l'erba.
Alla sinistra tra gli alberi riusciamo a intravedere il torrente.
Rientriamo nel bosco e raggiungiamo le Termopili (scritta in greco: TEPMOΠYΛAI), due grossi massi appoggiati l'uno all'altro a formare un tunnel sotto il quale dobbiamo passare (m. 1415).

Continuiamo in leggera salita tra cespugli e alberelli, alla destra del torrente.
Poi la vista si fa più aperta sulla sinistra. La pendenza aumenta.
Un rivolo arriva da destra e attraversa il sentiero (m. 1455). Ora il bosco è solo sulla destra.
Dapprima in leggera salita e poi con maggiore pendenza raggiungiamo un torrente che scende da destra e lo attraversiamo camminando su alcune pietre (m. 1480).
Continuiamo in leggera salita. Davanti vediamo una piccola cascata. Sulla destra c'è un baitello (m. 1540).
La pendenza aumenta. Pieghiamo a destra e risaliamo abbastanza ripidamente i pascoli della "Rösa". Tra i prati ci sono anche delle pietre e pochi alberelli. Alla sinistra c'è una valletta dove scorre il torrente (m. 1585).
Dopo un tratto con poca pendenza saliamo con alcuni zig-zag, sempre vicino al torrente. Poi in leggera salita pieghiamo a destra e ce ne allontaniamo.
Ora il sentiero è bagnato da un rivolo. Riprendiamo a salire a zig-zag tra i cespugli.
Percorriamo un traverso a sinistra con minore pendenza.
Poi, in piano, raggiungiamo il torrente che scende ripidamente dalla Val Sione, da destra, e lo superiamo camminando su delle pietre che affiorano dall'acqua (m. 1715).

Riprendiamo a salire. Ora il torrente è alla destra. Giriamo a sinistra ed entriamo in un bosco.
Dopo un tratto in leggera salita la pendenza aumenta. Camminiamo tra radi alberelli.
A sinistra c'è una grande pietra liscia sulla quale scorre un velo d'acqua (m. 1740).
Saliamo ripidamente con alcuni zig-zag e presso un tornante sinistrorso troviamo una piccola sorgente (m. 1765).
Al successivo tornante un rivolo scorre alla sinistra.
Troviamo altre lastre di roccia lisce, più piccole della precedente. Anche su queste scorre un filo d'acqua.
Continuiamo tra prati e pochi alberi e, in leggera salita, arriviamo ad un altro guado. Poi la pendenza aumenta e saliamo in modo abbastanza ripido tra prati e pietre.
Superiamo alcuni lastroni e un grande ometto di pietre con una freccia che indica verso destra (m. 1855).
Continuiamo in leggera salita tra larici e rododendri alla sinistra del torrente. A destra c'è una grande roccia.
Davanti cominciamo a vedere le montagne che chiudono la testata della Val Porcellizzo.

Raggiungiamo un grande pianoro, detto Pianone (m. 1895) al centro del quale scorre il torrente.
Il panorama è decisamente bello: davanti a noi vediamo la cerchia dei monti che chiude la Val Porcellizzo tra i quali spiccano i Pizzi Badile e Cengalo, più sotto una serie di piccole cascate, e poi il torrente e i prati che invitano ad una sosta.
Camminiamo inizialmente alla destra. Con una passerella fatta con quattro assi superiamo una zona fangosa e raggiungiamo la Casera Zoccone.
Poco più avanti, sempre a destra c'è un baitello.
Superata un'altra passerella in legno, pieghiamo a sinistra e ci portiamo al centro del Pianone dove troviamo un ponticello.
Ignoriamo un segnavia che indica il Sentiero Life e attraversiamo il torrente.
Oltre il ponte troviamo una indicazione per il Rifugio Gianetti.
Con un'altra passerella superiamo un rivolo e iniziamo a salire a sinistra ripidamente tra pietre, rododendri e ciuffi d'erba.

Percorriamo un tratto con poca pendenza, poi riprendiamo a salire verso sinistra e arriviamo ad un bivio dove lasciamo a destra il Sentiero Life e continuiamo a sinistra verso la Gianetti (m. 1980).
Un rivolo bagna il sentiero. Dopo un tornante destrorso percorriamo un tratto in leggera salita, poi riprendiamo a salire. Superiamo altri tornanti. La pendenza aumenta.
A sinistra vediamo dell'acqua che scivola sopra una grande pietra (m. 2045).
Percorriamo un tratto in piano superando delle pietre sotto le quali scorre dell'acqua e subito torniamo a salire a zig-zag.
Scavalchiamo un rivolo (m. 2100) che ritroviamo al tornante sopra.
In leggera salita ne superiamo un altro, poi riprendiamo a salire ripidamente a zig-zag tra erba e pietre.
Percorriamo pochi passi in piano (m. 2135) poi la pendenza aumenta.
Risaliamo alcune pietre sistemate a gradino e poi altre pietre lisce seguendo delle frecce.
Camminando tra l'erba, raggiungiamo due ometti (m. 2170).
Con minore pendenza arriviamo ad un bivio e, seguendo i segnavia, continuiamo ripidamente verso destra (m. 2215).

In questo punto, e solo per un breve tratto, vediamo il Rifugio Gianetti (m. 2250).
Saliamo ripidamente tra erba e pietre.
Dalla destra arrivano due torrenti che si immettono in un terzo. In leggera salita, con un guado attraversiamo quest'ultimo.
Continuiamo a salire a zig-zag. Vari rivoli ci accompagnano e a volte li scavalchiamo. Ne superiamo uno camminando su una pietra (m. 2305). L'acqua decisamente non manca.
Riprendiamo a salire ripidamente. Sulla destra c'è una piccola conca (m. 2355).
Dopo pochi passi con poca pendenza, torniamo a salire ripidamente.
Un rivolo da destra affianca il sentiero e poi vi si sovrappone.

Ora possiamo risalire un grande e lungo lastrone liscio oppure i prati alla sua destra.
Seguiamo poi un altro rivolo, tra erba e pietre, e in seguito lo guadiamo.
Troviamo delle pietre ben sistemate a gradino (m. 2460). Sulla destra un torrente scorre sotto altre pietre.
Poi torniamo a vedere il rifugio davanti a noi.
Con minore pendenza superiamo un altro piccolo torrente. Torniamo a salire e troviamo altre pietre disposte a gradino (m. 2490).
Attorno a noi in prevalenza ci sono delle pietre e solo qualche ciuffo d'erba.
Superiamo un altro ripido tratto. A sinistra, sotto una roccia sporgente, è stata sistemata una porta per ricavarne un ripostiglio.
Ancora pochi passi e raggiungiamo il Rifugio Gianetti (m. 2534).

Lasciato a destra il rifugio, camminando su grosse pietre, ci portiamo sul sentiero Risari, contraddistinto da segnavia di colore giallo e rosso.
Alcuni segnavia indicano il Passo Porcellizzo diritto davanti a noi e il Rifugio Omio verso sinistra a ore 3.
Andiamo dunque a sinistra, alla volta del Passo del Barbacan sud-est, seguendo un sentiero che spesso scompare tra le pietre.
Superata una placca di roccia ed un torrente, raggiungiamo una pietra con una targa a ricordo di Giulio Fiorelli.

Continuiamo alternando tratti in discesa ad altri con brevi saliscendi per attraversare alcuni valloncelli nei quali scorrono i torrenti (a volte solo rivoli) che scendono dai versanti meridionali del Porcellizzo e dell'Averta. Di questi valloncelli ne superiamo una diecina e li troviamo quasi tutti coperti di neve nonostante l'estate sia iniziata da un mese.
Percorso questo lungo tratto, arriviamo ad un bivio (m. 2440). Su di una grande pietra vediamo tracciate le indicazioni a sinistra per il Rifugio Omio e a destra per il Rifugio Brasca.
Andiamo a sinistra alternando ancora qualche tratto in discesa a brevi saliscendi per superare altri corsi d'acqua.
Arriviamo così ai piedi di una grande roccia che troviamo sulla destra.
Passato l'ennesimo rivolo, superiamo un breve ripido strappo (m. 2415).
Percorriamo poi un tratto in leggera salita per tornare ben presto a salire ripidamente.

Comincia qui la salita al Passo del Barbacan sud-est, tutta quanta decisamente esposta. In molti punti tuttavia, la presenza di catene infonde maggiore tranquillità oltre ad aiutare sensibilmente l'arrampicata.
Iniziamo a risalire una prima rampa aiutandoci un poco con le mani (m. 2440-2460).
Percorriamo un tratto in leggera discesa ed uno in piano poi riprendiamo a salire abbastanza ripidamente a mezza costa.
Troviamo un sentiero sulla destra (m. 2480), indicato da una freccia rossa, che conduce verso il Rifugio Brasca tramite il Passo del Barbacan nord.
In leggera discesa arriviamo all'attacco di un tratto molto ripido che risaliamo aiutandoci con le mani.
In leggera salita superiamo un punto molto esposto dove forse servirebbe una catena.
Raggiungiamo la prima catena (m. 2490) che ci aiuta a risalire per una diecina di metri.
Dopo un tratto senza alcuna protezione, arriviamo all'inizio della seconda catena (m. 2535) aggrappandoci alla quale saliamo in modo quasi verticale.
Troviamo poi un breve tratto con poca pendenza dove la catena non è indispensabile, il che consente di tirare il fiato (m. 2570).
Riprendiamo a salire, ma con minore pendenza, sempre aiutati dalla catena, fino a raggiungere il passo, uno stretto intaglio accanto ad uno speroncino roccioso (m. 2610). Qui troviamo una targa che reca incisa una immagine della Madonna. Un'altra targa ricorda invece uno sfortunato escursionista.

La discesa sull'altro versante è decisamente meno impegnativa. Seguiamo un sentiero a zig-zag che alterna tratti ripidissimi ad altri solo ripidi.
Raggiungiamo poi l'unico punto attrezzato lungo questo versante (m. 2440). Si tratta di una placca verticale che discendiamo inizialmente sulla destra utilizzando una serie di piccole staffe. Poi ci spostiamo verso sinistra sfruttando una piccola cengia ed infine ci caliamo facendo scorrere una catena tra le mani.

Ripreso il sentiero (m. 2430) continuiamo a scendere ripidamente, poi la pendenza diminuisce.
Tra erba e pietre percorriamo un tratto in leggera salita e poi un altro quasi in piano (m. 2340).
Torniamo a scendere, superiamo un lastrone bagnato e raggiungiamo un bivio (m. 2235). Le scritte su un masso indicano il Rifugio Omio nella nostra direzione di marcia e il Passo dell’Oro verso destra.
Continuiamo a scendere fino a trovare un tratto in piano dove superiamo un rivolo ed una roccia bagnata (m. 2165).
Ancora in leggera discesa scavalchiamo un altro rivolo. In basso a sinistra c'è una baita. Il Rifugio Omio è ben visibile davanti a noi.
In leggera discesa raggiungiamo una roccetta, superata la quale continuiamo a scendere fino ad un torrente che dobbiamo guadare.
Risaliamo una scaletta di ferro, poi in discesa e successivamente in piano raggiungiamo una palina con alcuni segnavia che indicano alle nostre spalle: Rifugio Gianetti a ore 3.30, Rifugio Brasca a ore 4, Passo dell'Oro a ore 1.30.
Ancora pochi passi e raggiungiamo il Rifugio Omio.

Tempo impiegato: ore 7 - Dislivello: m. 1600 -672 Difficoltà: Escursionisti Esperti
Data escursione: luglio 2009

ESCURSIONI PARTENDO DAL RIFUGIO:
  • al Passo Barbacan (m. 2610) in ore 1.45
  • al Rifugio Gianetti (m. 2534) per il P. Barbacan in ore 3.30
  • al Passo dell'Oro (m. 2574) in ore 1.30
  • al Rifugio Brasca (m. 1304) per il P. dell'Oro in ore 4
  • al Passo Ligoncio (m. 2557) in ore 1.30
  • al Bivacco Valli (m. 1920) per il P. Ligoncio in ore 2.30
  • al Rifugio Brasca (m. 1304) per il P. Ligoncio in ore 3.30
  • al Passo della Vedretta in ore 2.30
  • al Rifugio Volta (m. 2212) per il P. della Vedretta in ore 4
  • all'Alpe Merdarola (m. 2053) in ore 2


Dati del Rifugio Omio

Altezza:
m. 2100
Gruppo:
Valtellina
Ubicazione:
Alpe Ligoncio
in Valle dell'Oro
Comune:
Valmasino - SO
Carta Kompass:
92 C6
Coordinate Geo:
46°14'57.90"N
9°34'03.50"E
Gestore:
Graziano Gilardi
Telefono gestore:
331 3253274
Telefono rifugio:
0342 640020
Posti letto:
30
Apertura:
da metà giugno a
fine di settembre
Pagina aggiornata
il: 17/04/2017
Il Rifugio Omio Il Bivacco Saglio Pizzi Oro La Punta Milano e il Barbacan Barbacan versante dalla Omio Barbacan versante dalla Gianetti

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