Rifugio Capanna Mara

Il Rifugio Capanna Mara è situato tra i Monti Bolettone e Palanzone e precisamente poco sotto il valico che mette in comunicazione la Val Bova e la Val di Gaggia.
Una scritta sopra la porta recita: "Beata solitudo, sola beatitudo". Parole sante, ma bisogna dire che questo è il rifugio più trafficato della zona.

Primo itinerario: dal Parco del Viceré (n. 23)

Alla rotonda di Erba prendiamo la provinciale n. 639 in direzione Como.
Dopo due chilometri circa, giriamo a destra in Via Don Orione. Arrivati ad una rotonda proseguiamo sulla destra verso Albavilla.
Alla successiva rotonda andiamo ancora a destra seguendo le indicazioni per l'Alpe del Viceré e il Buco del Piombo.
Attraversando Albavilla, arriviamo in Piazza Fontana e giriamo a sinistra attorno alla chiesa di S. Vittore Martire. Raggiungiamo così due piazze unite: Roma e Garibaldi. In fondo a quest'ultima prendiamo alla destra Via XX Settembre.
La strada poi cambia nome, diventa dapprima Via Roscio e poi Via Partigiana, e sale con vari tornanti fino al Parco del Viceré (m. 900).

All'ingresso del parcheggio troviamo un cartello con l'indicazione delle tariffe. Ore: 7.00-20.00 - Momentaneamente solo moneta.
Autoveicoli: 1.00 €/ora fino ad un massimo di 6 €/giorno periodo minimo di sosta 1 ora (corrispettivo minimo 1 €)
Motoveicoli: 1.00 €/ora fino ad un massimo di 2 €/giorno periodo minimo di sosta 1 ora (corrispettivo minimo 1 €)
Autobus: 5.00 €/ora fino ad un massimo di 30 €/giorno periodo minimo di sosta 1 ora (corrispettivo minimo 5 €)
C'è posto gratuito per una diecina di vetture sulla sinistra prima dell'ingresso.
Nei giorni di minore affluenza conviene proseguire con una strada asfaltata che, aggirando il parco sulla destra, dopo 400 metri conduce ad un altro parcheggio gratuito, sotto gli alberi, nei pressi di un bar.

Lasciata la macchina, in ogni caso dobbiamo raggiungere quest'ultimo piccolo parcheggio e incamminarci in piano sulla stradina asfaltata. Un cartello segnala il Rifugio Cacciatori a 150 metri.
Fatti alcuni passi, troviamo altri segnavia che indicano: Rifugio Cacciatori a ore 0.10, Capanna Mara a ore 1, Monte Palanzone a ore 2.10.
Camminiamo tra due recinzioni: alla sinistra c'è una staccionata e alla destra dei semplici cavi metallici,
Dopo pochi passi in salita, sulla sinistra troviamo una fontana. Continuiamo quasi in piano.
Lasciamo a destra un sentiero segnalato che scende alla Scala di Legno, Caino e alla Scala di Ferro. Un cartello segnala alla destra il confine della Riserva Naturale; altri cartelli simili li troveremo in seguito.
Poco dopo, sulla sinistra, poco visibile tra gli alberi, c'è una madonnina.

Ancora pochi passi e raggiungiamo il cancello, generalmente aperto, che precede il Rifugio Cacciatori (m. 910).
La strada ora si restringe, diventa sterrata e procede in leggera salita. Di tanto in tanto troveremo una canalina per lo scolo dell'acqua. Un cartello indica il divieto di accesso agli automezzi. Un altro segnala il percorso n. 23 per la Capanna Mara raggiungibile in ore 0.40.
Successivamente lasciamo a sinistra un garage in lamiera.
Sulla destra invece, poco più avanti, troviamo una bacheca in legno con incisa la frase: "La montagna ci accoglie, viviamola con serenità". La stessa frase la troveremo anche al bivio che precede la Capanna Mara.
Percorriamo un tratto in salita con il fondo in cemento e pietre, inizialmente con protezioni a destra.
Al termine della salita torniamo su fondo sterrato. Un cartello informa che ci troviamo al "Doss del Fràsan" (m. 955).
Proseguiamo con pochissima pendenza.

Troviamo poi, sulla sinistra, un monumento con gli stemmi dei comuni di: Tournon-sur-Rhone, Tain l'Hermitage, Fellbach e Erba. Una freccetta indica la Mara su di una piccola piastrella. C'è anche un lungo sedile in pietra.
Subito dopo, sempre a sinistra, ci sono due panche in legno e una in pietra, accanto ad una fontana; un cartello avverte che l'acqua non è potabile.
Trascuriamo un sentiero sulla destra e riprendiamo a salire con il fondo in cemento e pietre.
Dopo una curva, ignoriamo un altro sentiero che si inerpica a sinistra (m. 965). Un cartello su di un albero segnala, in quella direzione, il Bolettone. Un altro cartello, sul retro dello stesso albero, indica anche la Fonte Carrei e il Monte Broncino.

La stradina torna ad essere sterrata e procede dapprima quasi in piano e poi in leggera salita. In alto a destra, cominciamo a vedere tra gli alberi il bianco edificio della Capanna Mara.
Percorriamo un breve tratto su pietre e cemento e poi torniamo a camminare su sterrato, quasi in piano e con delle protezioni in legno alla destra. Alla sinistra troviamo una panchina (m. 980).
Proseguiamo in leggera salita su pietre e cemento. In due punti alla destra ci sono delle protezioni. Un ruscello attraversa passando sotto in un tubo.
Percorriamo un breve tratto sterrato, poi continuiamo con il fondo in pietre e cemento e con delle protezioni alla destra.
Dopo pochi passi in leggera discesa, continuiamo in piano su sterrato. Alla sinistra vediamo una cavità sotto ad una roccia (m. 990).

Un cartello su di una betulla, informa che siamo arrivati a "Praa di Punt". Alla destra c'è una breve protezione in legno (m. 995).
Proseguiamo in leggera salita e, per un breve tratto, su pietre e cemento.
Poi, presso una curva a sinistra, troviamo una panchina sulla destra. La stradina ritorna sterrata (m. 1000).
Camminiamo in piano e poi in leggera salita. Il fondo ridiventa in pietre e cemento e poi ancora sterrato e pianeggiante. Alla sinistra vediamo una pietra che può fungere da rudimentale sedile.
Nuovamente con il fondo in pietre e cemento, percorriamo una breve salita (m. 1020) che termina presso una curva a sinistra. Poco più avanti alla sinistra, troviamo un'altra panchina. Proseguiamo quasi in piano su sterrato.
Attraversiamo una pineta. Un cartello avverte che siamo in località "Praa dal Panza" (m. 1025).
Dopo una curva a destra proseguiamo tra faggi, betulle e alberelli.
Dopo un tratto con poca pendenza, ne percorriamo un altro in salita con il fondo in pietre e cemento (m. 1035), seguito da un altro quasi in piano su sterrato.
Torniamo poi a salire nuovamente con il fondo in pietre e cemento.

Alla sinistra, presso una ampia curva all'esterno della quale c'è una staccionata di legno, troviamo una croce ai cui piedi una targa reca incisa questa frase: "Io sono la via della verità e della vita. A ricordo dei pastori e contadini che con fatiche laboriose e oneste hanno coltivato questi terreni. La parrocchia di Crevenna erige. 5 maggio 1991."
Siamo in località "La Lista" come indicato da un cartello su una betulla (m. 1065).
Proseguiamo in leggera salita su sterrato e troviamo altre due panchine sulla sinistra.
Poi la pendenza aumenta e il fondo diventa lastricato. Ignoriamo un sentiero che si stacca sulla destra (m. 1090).
Un cartello su un albero informa che siamo a "Praa Bosc" (m. 1105). Alla sinistra ci sono rade betulle e alberelli; alla destra degli abeti.

La Capanna Mara è ormai di fronte a noi. Poco prima di raggiungerla la sterrata gira a sinistra. I segnavia indicano a sinistra: Bocchetta di Lemna a ore 0.05, Bocchetta di Palanzo a ore 0.45, Rifugio Palanzone a ore 1; diritto, oltre il rifugio: Monte Puscio a ore 0.20, Alpe del Prina a ore 0.45, Caslino a ore 1.45. Sulla destra invece altri segnavia indicano in discesa il Sentiero della Dara: San Salvatore in ore 1.10, Erba FNM a ore 2.10.

Tempo impiegato: ore 0.45 - Dislivello: m. 225
Data escursione: gennaio 2012

Secondo itinerario: da Lemna (sentiero n. 2 giallo)

A Como prendiamo la statale 583 con la quale costeggiamo la sponda interna del lago in direzione di Bellagio.
Dopo 8 km. arriviamo a Faggeto e continuiamo con la provinciale 43 che sale, con bella vista panoramica sul lago, verso le frazioni di Molina, Lemna e Palanzo.
Subito dopo l'abitato di Lemna prendiamo sulla destra Via B. Silo con la quale raggiungiamo uno spiazzo fra la chiesa di S. Giorgio e il cimitero (m. 533).
Qui, nei giorni festivi le possibilità di parcheggio sono assai scarse ma è comunque possibile lasciare la macchina lungo la via Silo.

Ci incamminiamo passando accanto alla chiesa e attraversando la piazzetta attigua (Piazza S. Giorgio). In fondo a sinistra troviamo una bacheca con una cartina della zona ed il segnavia (Bocchetta di Lemna; Dorsale a ore 1.50) che indica la bella mulattiera (Via Arca) che dovremo percorrere risalendo la Val Gaggia.
La mulattiera diviene poi una stradina con due strisce di cemento ai lati per agevolare la salita ai mezzi autorizzati.
Un'apertura tra le case consente una bella vista panoramica sul lago.
Saliamo poi ripidamente. All'altezza del civico 11 ignoriamo una stradina sterrata a sinistra e continuiamo tra due muretti con poca pendenza.

Sulla destra, ai bordi della stradina, troviamo il masso avello di Bicogno (m. 593) risalente al VI secolo d.C. come spiega un cartello nei pressi.
Inoltre viene indicata l'Alpe Lemna a 1 ora di cammino.
Tra le case del borgo di Bicogno, superiamo una fontana girando a sinistra e subito dopo a destra seguendo le indicazioni di un cartello che segnala ora l'Alpe di Lemna a 0.40.
Continuando tra le abitazioni raggiungiamo un bivio (m. 600). Due frecce sui muri indicano due differenti itinerari: a sinistra il sentiero 2 giallo per la Bocchetta di Lemna e a destra il sentiero n. 3 blu per l'Alpe di Lemna.
Entrambi conducono poi alla Capanna Mara e pertanto possono essere uniti ad anello, salendo da una parte e scendendo dall'altra.
Qua di seguito continuo con la descrizione del percorso n. 2; più sotto trovi invece la descrizione del n. 3.

Andiamo dunque a sinistra. Arrivati verso le ultime case, superiamo una grotta e vediamo un cartello che indica la Bocchetta di Lemna a 1.15 (sentiero 27).
Continuiamo con la nostra stradina che a volte, generalmente nei punti più ripidi, è coperta da due strisce di cemento ai lati.
Superiamo un parapetto verde e continuiamo in lieve pendenza fino a raggiungere il bosco.
Attraverseremo questo bosco lungo il cammino tra alberi di vario genere sui quali nidificano diverse specie di uccelli che ci allieteranno con il loro canto.

All'inizio del bosco, accanto ad una casa, inizia un ripido tratto che termina poco dopo accanto ad una cappellina con una madonna e ad una baita.
Continuiamo poi con poca pendenza tra gli alberi che in questo punto sono prevalentemente dei castagni.
Ignoriamo una stradina a sinistra che sale verso una villa (m. 680) come pure un'altra sterrata che incontriamo poco dopo.
Superiamo un gruppo di larici e pini e una baita sul lato destro del cammino. La pendenza si accentua.
Superata un'altra casa, ignoriamo una stradina selciata che sale a sinistra; a destra invece c'è una vecchia cascina. Il segnavia 2 giallo indica infatti di proseguire diritto.

Ora la pendenza è lieve. Un sentiero si allontana sulla destra; continuiamo con la nostra stradina passando accanto ad un albero che per crescere ha dovuto aggirare un grosso masso. Ora nel bosco ci sono anche faggi e betulle.
Raggiungiamo una teleferica (m. 790) e continuiamo con maggiore pendenza.
Ignoriamo un sentiero a sinistra e più avanti, sempre a sinistra, una stradina dal fondo in cemento che conduce a Panighera (m. 825).
Continuiamo quasi in piano e trascuriamo anche una stradina sterrata che si stacca a destra.
Percorrendo poi un tratto abbastanza ripido superiamo un bel gruppo di pini secolari (m. 870). Più avanti sulla destra c'è una casa nel bosco.
Troviamo poi un tratto pianeggiante nel quale ignoriamo alcuni sentieri e raggiungiamo un bivio segnalato (m. 900). Una palina indica sulla sinistra la prosecuzione del nostro cammino verso la Bocchetta di Lemna (0.45) mentre dall'altra parte è possibile raggiungere l'Alpe di Lemna (0.30).

Superiamo un rudere e riprendiamo a salire fino a raggiungere un casotto per la caccia, poi continuiamo quasi in piano.
Dopo un altro rudere raggiungiamo una bella baita, Ca de Priel (m. 940), seguita da un'altra casetta sulla destra.
Superiamo un'altra baita e riprendiamo a salire.
Raggiungiamo la fontana di Canargei (m. 979) e ne approfittiamo per dissetarci. Poco più avanti c'è un altro rudere.
Troviamo un tubicino dal quale esce dell'acqua poi, raggiunto un paracarro verde riprendiamo a salire (m. 1030).
Ignoriamo un sentiero che sulla destra porta verso alcuni appostamenti di caccia che, poco dopo, vediamo dall'alto.
Saliamo ora ripidamente e, con alcuni tornanti, raggiungiamo la Bocchetta di Lemna (m. 1115).

Qui incrociamo vari percorsi ben segnalati:
- a sinistra una stradina conduce alla Bocchetta di Palanzo (0.30), al rifugio Riella (0.40) e al Monte Palanzone (1.00)
- a destra la stessa stradina porta alla Capanna Mara e al Monte Bolettone
- a destra il Sentiero dei Faggi conduce alla Bocchetta di Molina e all'Alpe di Lemna (da questa parte arriveremo percorrendo l'itinerario n. 3 più sotto descritto)
- diritto davanti a noi, un sentiero nel bosco conduce anch'esso alla Mara.

Abbiamo pertanto due opzioni.
Il sentiero di fronte a noi rappresenta la via più veloce. Continuiamo tra gli alberi dapprima quasi in piano e poi con una breve salita. Quando usciamo allo scoperto, sulla sinistra oltre la piazzola dell'elicottero, viene segnalato il Monte Puscio; mentre sulla destra c'è la Capanna Mara.
L'altra alternativa consiste nel prendere la stradina sulla destra con la quale in salita arriviamo alla bocchetta che si apre tra la Val Bova e la Val Gaggia. Ignorato il sentiero che continua diritto verso il Monte Bolettone, pieghiamo a sinistra e in lieve discesa arriviamo alla meta.

Tempo impiegato: ore 1.45 - Dislivello: m. 592
Data escursione: marzo 2007

Terzo itinerario: da Lemna (sentiero n. 3 blu)

La parte iniziale è identica a quella del secondo itinerario descritto più sopra.
Giunti al bivio di Bicogno ove i percorsi 2 e 3 si dividono (m. 600), prendiamo sulla destra quest'ultimo.
Proseguiamo in piano tra le case. Da destra un'altra stradina si immette sul nostro cammino.
Poco dopo raggiungiamo un bivio nei pressi di un lavatoio e andiamo a sinistra come indicato da un segnavia.
Su fondo selciato lasciamo le ultime case del borgo e procediamo in leggera salita tra due muretti a secco.
Superiamo poi una costruzione dell'acquedotto a altre case isolate.
Praticamente in piano su fondo acciottolato raggiungiamo una fontanella.
Continuiamo in leggera salita superando due tratti con delle protezioni in ferro e raggiungiamo un'ansa della montagna; qui un piccolo ruscello passa sotto la stradina ed un cartello giallo indica che siamo in una zona di assoluta tutela per la presenza di sorgenti (m. 695).

Ora saliamo abbastanza ripidamente; poi con minore pendenza.
Da sinistra si innesta un sentiero con dei bolli blu. Subito dopo raggiungiamo un cancelletto arrugginito che, sulla sinistra, da l'accesso alla tenuta Togo. Seguendo il muretto procediamo su di una bella mulattiera selciata e raggiungiamo la villa, a tre piani di colore rosso, che ormai appare in disuso (m. 840).
Proseguendo in piano, raggiungiamo un baitello all'ombra di faggi secolari.
Poi in salita arriviamo all'Alpe di Lemna (m. 889). Qui troviamo l'agriturismo gestito dalla famiglia Cantaluppi (tel. 031 378429) e dei prati dove pascolano vari animali.
 
Superata la recinzione, continuiamo che un sentierino che, in piano, attraversa i prati e si riporta sulla stradina.
Raggiunti i primi alberi, in lieve salita, arriviamo presso una pozza d'acqua che precede un vasto prato sulla destra (m. 910).
Entriamo nel bosco e riprendiamo a salire con un sentiero non sempre ben tracciato ma comunque ben segnalato da una ininterrotta sequenza di strisce di colore arancione dipinte sugli alberi.
Il bosco è formato da alberi di faggio, alcuni dei quali secolari, e da alti alberi di agrifoglio.
Saliamo alternando tratti più o meno ripidi fino a raggiungere il Sentiero dei Faggi che, quasi in piano, aggira il Monte Bolettone sul versante nord.

Andiamo a sinistra. Dapprima in piano e poi in lieve salita arriviamo alla Bocchetta di Lemna (m. 1115).
Qui troviamo vari percorsi ben segnalati tra i quali quello che proviene dall'itinerario 2 e, come precedentemente descritto, continuiamo fino alla Capanna Mara.

Tempo impiegato: ore 2.00 - Dislivello: m. 592
Data escursione: marzo 2007

Quarto itinerario: da Caslino (sentiero 4)

Il paese di Caslino è raggiungibile in vari modi:
a) Alla rotonda di Erba proseguiamo diritto in Via Milano, alla sinistra del torrente. Raggiunta la successiva rotonda con fontana, prendiamo la terza uscita, Via Volontari della Libertà. Allo stop giriamo a destra in Via Marconi. Troviamo poi un'altra rotonda e andiamo a sinistra in Via IV Novembre.
Entrati nel comune di Ponte Lambro, la strada cambia nome e diventa dapprima Via Fiume, poi Viale della Pace e infine Via Matteotti. Giunti al termine della via, giriamo a sinistra e successivamente a destra immettendoci sulla provinciale 40. Andiamo a destra e poi prendiamo la prima a sinistra, Via IV Novembre, dove inizia l'abitato di Caslino.
b) Alla rotonda di Erba imbocchiamo la provinciale n. 639 in direzione Como. Dopo km. 2 giriamo a destra in via Don Orione e continuiamo in leggera salita. Raggiunta una rotonda, andiamo a destra immettendoci sulla provinciale 40. Dopo km. 4.3 troviamo a sinistra la Via IV Novembre di Caslino.
c) A Canzo prendiamo la provinciale 40 dall'inizio. Dopo km. 3.8 troviamo sulla destra Via IV Novembre.

Con la Via IV Novembre saliamo verso il centro di Caslino. Superato l'asilo, le strade diventano molto strette. Seguendo un cartello che indica un parcheggio, percorriamo Via Matteotti e Via Garibaldi e raggiungiamo Piazza Mazzini dove lasciamo la macchina (m. 410).

Volendo, è possibile proseguire in auto fino all'Alpe Prina (m. 589). La strada è in parte asfaltata e in parte acciottolata. Bisogna però guadare un torrente e ciò non è possibile in caso di acqua alta. A piedi invece non ci sono problemi in quanto è possibile passare su un ponticello alla sinistra.
Ricordo anche che, in questo tratto, passeremo per il Foro Francescano che merita sicuramente una visita e non un semplice attraversamento in auto.

Lasciata l'auto in Piazza Mazzini, ci incamminiamo verso il lavatoio. Qui, accanto ad una fontana, imbocchiamo Via San Giuseppe (praticamente è la prima strada sulla destra entrando nella piazza).
Ben presto troviamo un bivio dove ci sono alcuni segnavia che indicano a sinistra (Via San Salvatore): San Salvatore a ore 0.50, Capanna Mara a ore 2.30; e diritto (Via San Giuseppe): Foro Francescano a ore 0.15, Alpe Prina a ore 0.25, Capanna Mara a ore 1.55.
Poco dopo la strada diventa Via Palanzone. A sinistra ci sono il Parco degli Alpini e due fontane mentre a destra ci sono la Baita degli Alpini ed un altro piccolo parcheggio. Un segnavia indica la Bocchetta di Palanzo a ore 2 (sentiero 29).

Superate le abitazioni del paese continuiamo tra gli alberi. A sinistra più in basso rumoreggia un torrente.
Sulla destra vediamo una targa che recita: "O pellegrino sali lento, lento, devotamente." Poco più avanti c'è un quadretto raffigurante la Sacra Famiglia.
Dopo una curva a destra percorriamo un tratto in piano. Un cartello su un albero indica, davanti a noi, i sentieri: 5 Palanzone, 4 Capanna Mara, 3 Caglio.
Ora la strada non è più asfaltata. A sinistra c'è un cancello. Dell'acqua scende da destra.
Continuiamo in leggera salita e, superato un tratto transennato, troviamo sulla sinistra uno slargo e un casello dell'acquedotto.
Ignoriamo una stradina che sale a destra verso una casa. La strada torna ad essere asfaltata.
Poco dopo raggiungiamo la cappella del Cenacolo Francescano. La troviamo sulla destra. Ci sono anche un portico e una panchina (m. 495).

Arriviamo al guado (m. 505). Troviamo parecchia acqua e pertanto utilizziamo il ponticello in cemento con i parapetti in legno, parallelo alla strada, sulla sinistra. Un cartello dice: Ponticello Val Lunga.
Ignoriamo un sentiero che sale a destra a lato di una villa bianca. Il fondo stradale ora è acciottolato. Il torrente scorre alla sinistra.
Un ruscello, ben incanalato, scende da destra e passa sotto la strada.
Percorriamo un altro tratto asfaltato con alcune case sulla destra, poi la stradina torna ad essere acciottolata.

Raggiungiamo il Foro Francescano (m. 540). A lato dell'ingresso, due piloni recano la scritta: "Pax Bonum".
Superiamo la Piazzetta delle Stimmate e percorriamo il Viale Maria Belli Gennari. A lato ci sono alcuni altari e varie edicole con rappresentazioni in cotto di alcuni eventi della vita di San Francesco. I primi riguardano: Francesco rinuncia ai suoi beni; l'approvazione della regola; il santo istituisce il presepio; San Francesco e il lupo di Gubbio.
Raggiungiamo un bivio. A destra vengono indicate Caglio e Sormano. Andando da quella parte, poco più avanti, altri segnavia indicano: Bocchetta di Val Lunga a ore 1.10, Bocchetta di Palanzo a ore 1.40, Enco a ore 1.40.
Diritto invece vengono segnalate: Alpe del Prina a ore 0.15, Bocchetta di Palanzo a ore 1.45, Capanna Mara a ore 1.40.
Proseguiamo diritto e raggiungiamo la Piazzetta della Carità. A destra c'è una cappella, contenente un crocifisso, mentre a sinistra ci sono una fontana, una panca e altre quattro edicole con le seguenti raffigurazioni: il santo dona il proprio mantello; la morte del santo; il pianto della clarissa; la glorificazione.

Superato il foro e una piccola croce a memoria di una persona scomparsa, continuiamo nel bosco su strada male asfaltata.
Troviamo tre teleferiche che partono ai bordi della strada e salgono verso sinistra.
Ignoriamo un sentiero sulla destra all'inizio del quale un cartello indica il divieto di transito alle moto.
Siamo arrivati all'Alpe di Prina. Sulla destra c'è la trattoria Prina. Un segnavia indica davanti a noi la Bocchetta di Palanzo (sentiero 29).
Poco dopo troviamo un ponte in legno con il quale è possibile attraversare il torrente. Vari segnavia recitano: Alpe del Prina m. 589. Diritto: Bocchetta di Palanzo a ore 1.20, Rifugio Palanzone a ore 1.35, Monte Palanzone a ore 1.50. A sinistra, oltre il torrente: Monte Puscio-Croce di Maiano a ore 1.25, Capanna Mara a ore 1.30.

Andiamo dunque a sinistra superando il torrente.
Sull'altra sponda, ignoriamo un sentierino a sinistra che retrocede lungo il corso d'acqua e prendiamo invece il sentiero che sale diritto nel bosco.
Superiamo una piccola costruzione in cemento e raggiungiamo un casello dell'acquedotto recintato davanti al quale c'è un rubinetto che butta acqua in continuazione.
Più avanti arriviamo ad un bivio (m. 620). Un cartello in legno indica a destra il sentiero n. 4 per la Capanna Mara.
Saliamo ripidamente con corti tornanti. Il sentiero è incassato nel terreno circostante. Di tanto in tanto, alcuni gradini, realizzati con dei tronchi in legno, facilitano il cammino. In altro, oltre la vallata, cominciamo a distinguere la cappelletta in cima al Palanzone.
Terminato il tratto incassato nel terreno, la pendenza diminuisce.
Poi, con un altro ripido tratto, arriviamo in Località Tamon (m. 715). Alcuni cartelli indicano la Capanna Mara a destra e l'Alpe Prina alle nostre spalle. Qui arriva una teleferica e ne parte un'altra.

Continuiamo in piano; poi in leggera salita arriviamo ad un bivio dove una targhetta in alluminio indica la Capanna Mara a destra e prendiamo questo sentiero che inizia con alcuni gradini in legno.
Più avanti troviamo un'altra targhetta identica. Sulla destra torniamo a vedere il Palanzone.
Ci troviamo ora in un punto leggermente sopraelevato rispetto a due sentieri che ci seguono paralleli, uno per lato. Poi ci immettiamo su quello a sinistra.
Poco dopo passiamo accanto ad una piccola croce infissa nel terreno, a ricordo di una persona deceduta (m. 775).
Percorriamo un altro tratto di terreno incassato nel terreno circostante poi, dopo una curva a sinistra, torniamo a salire ripidamente. Alcuni tronchi fanno da gradino.
Arriviamo ad un bivio e seguendo il solito segnavia andiamo a destra (m. 800).

Continuiamo in leggera salita costeggiando il dirupo che scende alla nostra destra. In alcuni punti il sentiero è rinforzato con dei tronchi.
Torniamo a salire; poi continuiamo con minore pendenza.
Ignoriamo un sentiero sulla destra che scende verso due casotti in lamiera (m. 850).
Più avanti ne vediamo un altro, più in alto a sinistra.
Riprendiamo a salire, fino ad una curva a destra, poi continuiamo quasi in piano. Anche qui il sentiero è rinforzato verso valle (m. 900).
Troviamo altre due curve verso destra e in entrambi i casi superiamo il letto di un torrentello che troviamo in secca.
Continuiamo in leggera salita poi, dopo una curva a sinistra, percorriamo un breve e ripido tratto.
Con minore pendenza arriviamo ad un bivio dove il solito piccolo segnavia in alluminio indica la Capanna Mara a sinistra in salita (m. 940).

Poco dopo ci troviamo su un ampio crinale che percorriamo in leggera salita. Giunti in fondo, saliamo ripidamente tra pietre e radici.
Superiamo poi un tratto con minore pendenza ma subito torniamo a salire in modo assai ripido.
Più in basso a sinistra nel bosco, vediamo un baitello con tavoli e panche.
Infine raggiungiamo la dorsale che collega il Monte Puscio/Croce alla Mara (m. 1100). Qui ci sono dei segnavia che indicano a sinistra il Monte Puscio/Croce; a destra la Capanna Mara; dietro Caslino e l'Alpe Prina.

Andiamo a destra e, in leggera salita, raggiungiamo la cima di un dosso dal quale, davanti a noi, cominciamo a vedere il rifugio (m. 1115).
Con una breve discesa ci abbassiamo sull'altro versante e, ad un bivio, andiamo a destra.
Torniamo a salire fino alla cima di un altro dosso (m. 1135).
Poi in leggera discesa e quindi in piano, superata la piazzola per l'elicottero, prendiamo un sentierino sulla sinistra con il quale raggiungiamo il rifugio.

Tempo impiegato: ore 1.55 - Dislivello: m. 715
Data escursione: marzo 2009

Quinto itinerario: da Erba (sentiero della Dara)

Alla rotonda di Erba imbocchiamo la provinciale n. 639 in direzione Como. Dopo km. 2 giriamo a destra in via Don Orione e continuiamo in leggera salita. Raggiunta una rotonda, andiamo a destra immettendoci sulla provinciale 40. Dopo km. 1.3 troviamo a sinistra Via Balbor.
Possiamo arrivare qui anche da Canzo percorrendo la provinciale 40 dall'inizio. Dopo km. 6.8, nel comune di Erba, troviamo sulla destra Via Balbor.

Prendiamo questa strada in salita, arriviamo ad un incrocio e giriamo a sinistra (sempre via Balbor).
Successivamente troviamo un bivio dove alcuni segnavia indicano:
- a sinistra: Ponte Romano a ore 0.15, Buco del Piombo a ore 1, L'Alpina a ore 0.40, Lo Zoccolo a ore 0.55, La Salute a ore 1.40, Orrido del Caino a ore 0.40, Scala di Legno a ore 0.40, Scala di Ferro a ore 0.40 (vedi il sesto itinerario)
- diritto: San Salvatore a ore 0.20, Capanna Mara a ore 2.
Possiamo lasciare la macchina in questo punto, accanto ad una bacheca con una cartina della zona (m. 425) oppure più avanti nei pressi del ristorante Cascina Canova.

Andiamo diritto in salita lasciando a destra Via Castani, il ristorante e alcune altre case.
L'asfalto termina nei pressi dell'acquedotto (m. 460).
Continuiamo sulla destra, con una bella e ampia mulattiera che inizia tra due siepi. A sinistra c'è un vecchio cancello.
Successivamente camminiamo con il bosco a sinistra, mentre sull'alto lato possiamo vedere i laghetti che chiudono a sud il Triangolo Lariano.
Di tanto in tanto li torneremo a vedere dall'alto in alcuni punti, lungo il cammino.
Lasciata a sinistra una cappella, procediamo in leggera salita nel bosco (m. 485). Dopo una curva a sinistra, la pendenza aumenta.
Su un masso vediamo dei segnavia di colore giallo e verde. Ne troveremo ancora in seguito, alternati ad altri di colore rosso e bianco.
Da sinistra scende un rivolo che bagna la mulattiera.
Presso un tornante sinistrorso, un sentiero si immette da destra.
Superato il successivo tornante, ritroviamo il rivolo d'acqua, alla sinistra del mulattiera, ma solo per un breve tratto.
Poi incrociamo una sterrata e continuiamo diritto tra pini e larici.
Più avanti, a sinistra, da un tubicino esce dell'acqua.
Poco dopo raggiungiamo l'Eremo di San Salvatore (m. 545). Da sinistra arriva la sterrata.

Questa stradina, con la quale è possibile arrivare in macchina fino all'eremo, si chiama Via San Giorgio e si imbocca 400 metri dopo via Balbor sulla sinistra (per chi procede in direzione Canzo). La strada è stretta e asfaltata; solo l'ultimo tratto è su fondo sterrato. Ci sono vari cartelli che, a ogni bivio, indicano l'eremo.

Passiamo in piano davanti all'edificio e raggiungiamo un cancello in ferro ed un crocefisso su un pino. Alcuni segnavia indicano diritto: Scala di Ferro a ore 0.25, Scala di Legno a ore 0.25, Caino EE a ore 0.40; a destra: Sasso d'Erba a ore 0.20, Capanna Mara a ore 1.40, Sentiero della Dara.
Proseguiamo nel bosco, aggirando l'eremo. Alla prima curva, troviamo una bacheca in legno con una cartina della zona. Torniamo a salire.
Più avanti incrociamo un sentiero. I segnavia indicano a sinistra le Scale; a destra: Sasso Giallo a ore 0.20, Caslino a ore 1, Sasso San Salvatore e Taravac.
Continuiamo diritto. Il percorso diventa più ripido. Vediamo due segni rossi: punto e linea.
Dopo un breve tratto in piano, torniamo a salire.
Un cartello di legno su un albero informa che siamo a "Cipilóó Róss" (m. 620).
Percorso un breve ripido strappo, continuiamo con poca pendenza ignorando sulla destra il sentiero che conduce al Sasso dell'Edera.
Successivamente lasciamo a destra una piccola croce a memoria di una persona deceduta e, in salita, raggiungiamo un bivio (m. 675). Qui i segnavia indicano diritto: Caino a ore 0.40 (Sentiero dei Cepp EE); a destra: Sasso d'Erba, Capanna Mara a ore 1.20.

Continuiamo con poca pendenza poi percorriamo un tratto in salita.
Nuovamente in leggera salita, troviamo sulla destra un masso a picco sulla vallata.
Poco dopo arriviamo al Sasso d'Erba, una grande parete sulla sinistra, attrezzata come palestra di roccia. Una targa ricorda una persona perita durante l'arrampicata. Sulla destra c'è un cartello di legno su un albero che dice "Cèp di Michétt" (m. 710).

Alterniamo ora alcuni tratti in piano a brevi salite, a volte su mulattiera lastricata e altre su fondo sterrato.
Ignoriamo un sentiero che sale da destra. Un cartello indica il confine della Riserva Naturale della Valle Bova.
Troviamo, uno dopo l'altro, due cartelli che indicano la località dove ci troviamo: "Trisul" e più avanti "Panigáá".
A sinistra c'è una ripida parete. Un altro cartello indica la riserva.
Più avanti, a destra, una stradina chiusa da una rudimentale stanga, conduce verso un prato al cui centro c'è un tavolo all'ombra di un castagno (m. 760).

Saliamo abbastanza rapidamente con alcuni tornanti.
Poi il percorso diventa meno ripido e procede incassato tra il terreno e le rocce circostanti.
Quando la mulattiera diventa pianeggiante, vediamo un cartello che indica a sinistra il sentiero che sale alla "Crus Pisina" (m. 835).
Continuiamo diritto ignorando anche un sentiero che, più avanti, scende a destra.
Percorso un altro tratto in salita arriviamo alla "Culmaneta" (m. 850). Qui incrociano alcuni sentieri e i segnavia indicano a sinistra: la Scala di Legno a ore 0.40, la Scala di Ferro a ore 0.30, Caino EE a ore 0.30; a destra: Monte Puscio; diritto: Capanna Mara, Alpe del Vicerè; dietro: Croce Pessina, Monte Paniga a ore 0.10.

Continuiamo diritto in piano fino ad una curva a destra, poi torniamo a salire.
Troviamo un altro cartello in legno su di un albero che dice "Funtanén Martén". In realtà c'è solo un rivolo che bagna la mulattiera che ormai è ridotta a semplice, seppur ampio, sentiero (m. 875).
Dopo un tratto in piano e una breve salita, ancora in piano troviamo l'ennesimo cartello; questa volta siamo a "Alburétt".
Ancora una salita e poi continuiamo con minore pendenza.
Troviamo un altro cartello: "Doss da Raina" (m. 915). Inizia qui una lunga salita fino alla località "Rimera" (m. 975).
Ora il percorso è quasi pianeggiante. Il successivo cartello informa che ci troviamo al "Doss dal Tión" (m. 1005).
Più avanti torniamo a salire. Siamo al "Praa dal Diavul" (m. 1025).
Raggiungiamo poi un gruppo di abeti e saliamo ripidamente fino a sbucare sulla stradina descritta nel primo itinerario.
Ancora pochi passi verso destra e arriviamo al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.00 - Dislivello: m. 700
Data escursione: febbraio 2009

Sesto itinerario: da Erba (sentiero della Scala di Ferro) EE

Alla rotonda di Erba imbocchiamo la provinciale n. 639 in direzione Como. Dopo km. 2 giriamo a destra in via Don Orione e continuiamo in leggera salita. Raggiunta una rotonda, andiamo a destra immettendoci sulla provinciale 40. Dopo km. 1.3 troviamo a sinistra Via Balbor.
Possiamo arrivare qui anche da Canzo percorrendo la provinciale 40 dall'inizio. Dopo km. 6.8, nel comune di Erba, troviamo sulla destra Via Balbor.

Prendiamo questa strada in salita, arriviamo ad un incrocio e giriamo a sinistra (sempre via Balbor).
Successivamente troviamo un bivio dove alcuni segnavia indicano:
- a sinistra: Ponte Romano a ore 0.15, Buco del Piombo a ore 1, L'Alpina a ore 0.40, Lo Zoccolo a ore 0.55, La Salute a ore 1.40, Orrido del Caino a ore 0.40, Scala di Legno a ore 0.40, Scala di Ferro a ore 0.40
- a destra: San Salvatore a ore 0.20, Capanna Mara a ore 2 (vedi il quinto itinerario).

Lasciata la macchina accanto ad una bacheca con una cartina della zona (m. 425), ci avviamo verso sinistra passando tra una casa e un cancello verde.
La stradina è sterrata e praticamente pianeggiante. Sulla sinistra, più in basso ci accompagna il Torrente Bova.
Un cartello in legno su di un albero informa che siamo in località "Predagnan".
Poco dopo troviamo sulla sinistra due sbarre di colore verde; la prima chiude l'accesso ad un prato, mentre oltre la seconda un sentierino si dirige verso il torrente.
Continuiamo diritto entrando nel bosco e iniziando a salire, seppur con poca pendenza.
Arriviamo ad un bivio (m. 455). I segnavia indicano a sinistra il sentiero diretto per il Buco del Piombo; a destra l'Orrido di Caino e le Scale di Legno e di Ferro.

Andiamo a destra e saliamo abbastanza ripidamente poi continuiamo in leggera salita.
Più avanti la strada gira leggermente a destra e riprende a salire poi, con minore pendenza, troviamo un muretto in cemento a destra sul quale una freccia indica Cremenna e Erba nella direzione dalla quale proveniamo.
Subito dopo raggiungiamo un bivio (m. 535). Da destra si innesta un sentiero che arriva dal'Eremo di San Salvatore.

Continuiamo diritto ignorando un sentiero che sale a destra (cartello poco leggibile).
Il percorso è in leggera salita. Superate due curve, ignoriamo un altro sentiero verso destra.
Troviamo due tombini nel mezzo della stradina e riprendiamo a salire (m. 550).
Poi con minore pendenza arriviamo in località "Lüna Volta", (qui una volta c'era un cartello di legno su un albero - m. 580). A sinistra c'è una protezione metallica di colore verde.
Sempre a sinistra, oltre la valletta, vediamo una liscia parete nella quale si apre la grande grotta del Buco del Piombo.
Ora continuiamo in discesa e troviamo un altro cartello: "Località Sambughèra" (m. 560).
Continuiamo a scendere e, presso una curva a destra, troviamo un cartello che indica la Scala di Legno. Sulla destra sale un sentiero contrassegnato da bolli bianco rossi e giallo blu (m. 550).
Possiamo continuare con la sterrata (a) oppure prendere il sentiero sulla destra (b).

a) Con la sterrata, proseguiamo diritto e poco dopo, in piano, arriviamo al livello del torrente che scorre alla sinistra e lo guadiamo (solo se c'è poca acqua è possibile camminare su alcune pietre che affiorano e non bagnarsi).
Passati sull'altra sponda, troviamo un bivio e andiamo a destra lungo il torrente.
Pochi passi in discesa ci portano a guadare nuovamente il corso d'acqua e a risalire poi l'opposta sponda.
Ci infiliamo in una valletta dalle ripide pareti e, con percorso quasi pianeggiante, raggiungiamo un bel ponticello di legno (m. 555). I segnavia indicano dietro: Ristorante Cà Nova a ore 0.30, Erba FNM a ore 1.15; a destra: Scala di Ferro, Caino a 0.20; a sinistra (i segnavia sono dopo il ponte): Buco del Piombo a ore 0.40 (sentiero della cascata), Scala di Legno, Caino a ore 0.15.
Senza superare il ponte andiamo a destra in ripida salita. Poco dopo arriviamo all'attacco di una parete attrezzata con catene (m. 565).
A sinistra c'è una camminamento sospeso (passerelle in metallo), il cui accesso è impedito da un cancelletto con catena e lucchetto.
Da destra invece arriva il sentiero.

b) Il sentiero invece porta direttamente all'attacco della prima delle quattro catene che precedono la Scala di Ferro. Dopo un primo tratto in salita tra arbusti e alberelli, troviamo una pietra in mezzo al cammino con dipinta una freccia rossa che indica la direzione dalla quale proveniamo. Dopo di che proseguiamo praticamente in piano alla destra e un po' più in alto rispetto alla sterrata. Superiamo una zona con delle pietre franate e poi un ponticello gettato su di un rivolo che scende da destra (corrimano a sinistra di colore verde). Troviamo diverse salamandre. E infine arriviamo davanti al cancello che chiude il camminamento. Dalla sinistra arriva l'altro percorso (m. 565).

Un cartello dice: Sentiero della Scala di Ferro all'Alpe di Valle Bova.
Aiutati dalla prima catena iniziamo a salire in modo assai ripido.
Poi in piano passiamo su una passerella metallica traforata. A destra c'è la parete di roccia. In basso a sinistra vediamo il camminamento che segue il torrente.
Troviamo poi una seconda catena con la quale saliamo un breve tratto in verticale.
Continuiamo in leggera salita (m. 570) e raggiungiamo la terza catena. Qui la salita è meno ripida ma comunque la catena assicura sullo scosceso pendio alla sinistra.
Dopo un tratto in leggera salita, cominciamo a vedere la Scala di Ferro davanti a noi. A sinistra, oltre la forra, vediamo anche la Scala di Legno.
Percorriamo un tratto quasi in piano accompagnati dall'ultima catena e arriviamo ai piedi della Scala di Ferro (m. 580)
La scala di colore verde ha 34 pioli e un doppio corrimano sulla sinistra realizzato con due cavi di acciaio.

Arrivati in cima troviamo sulla sinistra una protezione realizzata con paletti di ferro che reggono due funi metalliche e alla destra una catena fissata alla parete rocciosa.
Assicurati dalla due protezioni, percorriamo un tratto in leggera salita. Dopo una curva a destra, aiutandoci un poco con la catena, risaliamo una roccetta. Alla sinistra in basso scorre un torrente.
Subito dopo arriviamo ad un bivio (m. 600). Un sentiero accompagnato da una catena, si stacca a sinistra guadando il torrente. I segnavia indicano a sinistra: Caino, Alpe del Vicerè; diritto: Capanna Mara, Sentiero dei Cepp.

Proseguiamo con alcuni zig-zag in salita tra gli alberi, allontanandoci dall'orrido.
Dopo un tratto con poca pendenza, saliamo ripidamente, poi la pendenza diminuisce un poco (640).
Torniamo poi ad avvicinarci alla parete che scende verticale alla destra e dalla quale siamo separati da alcuni alberi.
Proseguiamo in leggera salita, più vicini al precipizio che qui scende tra gli alberi (m. 665), poi ce ne allontaniamo e, in piano, attraversiamo il letto in secca di un torrentello (m. 675).
Riprendiamo a salire poi, con poca pendenza ci riavviciniamo alla parete che scende ripida e alberata alla destra.
Raggiungiamo un slargo (m. 685); è l'occasione per fermarci un attimo e fare una foto alla valletta e alla liscia parete che vediamo sull'altro lato.

Proseguiamo quasi in piano, con il precipizio alla destra dal quale siamo separati da una esigua striscia di alberi, poi giriamo a sinistra e ce ne allontaniamo.
Saliamo in modo assai ripido, aiutati da alcune pietre che fanno da gradino.
Giunti in cima (m. 705) vediamo un bollo giallo-verde e delle scritte rosse illeggibili.
Continuiamo in salita. Più avanti la pendenza aumenta e saliamo ripidamente con alcune serpentine. Ci troviamo in un bosco e quindi possiamo camminare in tranquillità.
Con pochi passi in leggera salita arriviamo ad un bivio (m. 730). I segnavia indicano a sinistra: Monte Panigaa a ore 0.35, Croce Pessina, Capanna Mara a ore 1.35; a destra: Sentiero dei Cepp a ore 0.25 EE; dietro: Caino a ore 0.15, Scala di Ferro a ore 0.15, Scala di Legno a ore 0.25.

Andiamo a sinistra in ripida salita. Troviamo un altro bollo giallo-verde.
Superiamo poi alcuni brevi tratti su fondo roccioso.
Alterniamo due tratti quasi in piano ad altrettanti in salita, circondati da alberelli.
Le radici di un albero fanno quasi da gradino. Subito dopo superiamo una roccetta aiutandoci con le mani (m. 790).
Poi riprendiamo a salire ripidamente con alcuni tornantini e ci riavviciniamo al precipizio dal quale però siamo separati da alcuni alberi. Oltre la valletta alla destra vediamo nella roccia l'apertura del Buco del Piombo.
Terminata la salita, continuiamo quasi in piano. Un cartello informa che siamo in località "Inversa" (m. 840).

Proseguiamo nel bosco di castagni e noccioli alternando piano e leggera salita. Vediamo un bollo giallo-blu su di un albero.
Poi in leggera salita raggiungiamo il quadrivio in località "Culmaneta" (m. 850). Dalla destra arriva il Sentiero della Dara (descritto nel quinto itinerario) con il quale continuiamo andando verso sinistra fino al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.20 - Dislivello: m. 725 -25
Data escursione: ottobre 2010

Escursioni partendo dal Rifugio:


Copyright © Diska (www.diska.it) 2001,2019 - All Rights Reserved