Rifugio Gianetti
- Altezza: m. 2534
- Gruppo: Valtellina
- Ubicazione: Alta Val Porcellizzo
- Comune: Valmasino - SO
- Carta Kompass: 92 C5
- Coordinate Geografiche: 46°16'50.00"N 9°35'02.80"E
- Gestore: Giacomo Fiorelli
- Telefono gestore: 0342 641068
- Telefono rifugio: 0342 645161
- Posti letto: 92
- Apertura: luglio-agosto e weekend estivi
- Pagina inserita il: 16/07/2009
Il Rifugio Gianetti è situato al centro della testata della Val Porcellizzo ai piedi del versante sud del Pizzo Badile e di una curiosa guglia chiamata Dente
della Vecchia.
L'intera catena alle spalle del rifugio comprende da sinistra a destra: le cime dell’Averta (m. 2778, 2834, 2947), il Pizzo Porcellizzo (m. 3075), la Punta
Torelli (m. 3137), la Punta S. Anna (m. 3171), il già citato Pizzo Badile (m. 3308) con la Punta Sertori (m. 3195), il Pizzo Cengalo (m. 3370), i Pizzi Gemelli
(m. 3262 e 3223) e il Pizzo del Ferro occidentale, detto anche Cima della Bondasca (m. 3289).
Dietro al rifugio c'è il Bivacco Piacco (ex Capanna Badile), sempre aperto, che dispone di 13 posti letto con materassi e coperte.
Lasciamo la statale 38, che percorre il fondovalle valtellinese, subito dopo aver superato il ponte sul torrente Mello e prima dell'abitato di Ardenno, per
imboccare verso nord la provinciale 9 (ex statale 404).
Superati gli abitati di Cataeggio e Filorera, passiamo accanto al Sasso Remenno, un grande monolito roccioso, forse il più grande d'Europa, attrezzato con varie
vie di risalita.
Accanto al torrente c'è un'area di sosta; vale la pena fermarsi un attimo per osservare gli arrampicatori o anche solo per ammirare lo splendido gruppo delle
Cime del Cavalcorto (m. 2763) in fondo alla vallata.
Superiamo San Martino e Bagni di Masino poi ad un bivio andiamo a sinistra (a destra invece inizia la Val di Mello).
La strada termina ai Bagni. Parcheggiata la macchina sotto gli alberi attorno alle terme e pagati € 5 per il parcheggio, iniziamo la nostra camminata (m. 1172).
Al primo bivio troviamo un cartello che indica sulla destra il rifugio Omio nella Valle dell'Oro a ore 2.30, il rifugio Gianetti in Val Porcellizzo a ore 4 e il
bivacco T. Ronconi a ore 2.30 dalla Gianetti.
Camminiamo tra due staccionate; a sinistra c'è una casa, a destra un prato e una croce.
Poco dopo troviamo un altro cartello che segnala sulla destra il sentiero per il rifugio Gianetti a ore 3.30 e a sinistra quello per il rifugio Omio a ore 2.30.
Possiamo puntare direttamente al Rifugio Gianetti (vedi il primo itinerario) oppure possiamo effettuare un giro ad anello che ci riporterà ai Bagni dopo essere
passati per il Rifugio Omio (m. 2100), il Passo del Barbacan (m. 2610) e il Rifugio Gianetti (vedi il secondo itinerario).
Il Passo del Barbacan richiede esperienza ed assenza di vertigini. La salita dal versante nord (vale a dire provenendo dalla Gianetti) presenta lunghi tratti
esposti in buona parte attrezzati con delle catene. Meno problematica invece la salita da sud provenendo dalla Omio. Per effettuare l'intero giro abbiamo
impiegato nove ore. Naturalmente è possibile spezzare l'escursione in due tappe pernottando in uno dei rifugi.
Primo itinerario: dai Bagni di Masino (accesso diretto)
Con percorso quasi pianeggiante attraversiamo un prato. Sulla destra ci sono delle arnie.
Poi raggiungiamo un bosco e, passando accanto ad una piccola croce a ricordo di un escursionista, iniziamo a salire con una bella e ripida mulattiera che poi
diventerà un sentiero. Alla sinistra, più in basso, rumoreggia il torrente che scende dalla Val Porcellizzo.
Dopo un tornante verso destra la pendenza diminuisce. Una apertura tra gli alberi sulla destra consente la vista sulla vallata.
Riprendiamo a salire ripidamente con dei tornantini. Ora l'apertura tra gli alberi è sulla sinistra e ci regala una bella vista sui monti (m. 1250).
Percorriamo un tratto in piano dove il sentiero è bagnato da un rivolo che scenda da una roccia a destra poi riprendiamo a salire ripidamente a zig-zag tra gli
alberi.
Superiamo un tornante destrorso all'esterno del quale scorre il torrente; lo sentiamo rumoreggiare ma non lo vediamo (m. 1290).
Troviamo una scorciatoia che sale ripidamente a sinistra verso una bacheca (cartello Foreste di Lombardia - Val Masino) ma preferiamo ignorarla e continuare
diritto, più agevolmente. Dopo un tornante, la raggiungiamo e pieghiamo a destra seguendo una freccia rossa.
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido.
Superiamo un tornante sinistrorso tagliabile con un sentierino, e uno destrorso dove una freccia rossa indica la nostra direzione di marcia.
Percorriamo un tratto con poca pendenza (m. 1350) e poi riprendiamo a salire con altri tornanti.
All'uscita dal bosco troviamo le due vecchie baite dell'Alpe Corte Vecchia (m. 1405).
Seguendo una freccia rossa continuiamo quasi in piano tra erba e grosse pietre; su una di queste vediamo l'indicazione delle due direzioni: Gianetti e Bagni
Masino. A destra viene indicato il Sentiero Life poco visibile tra l'erba.
Alla sinistra tra gli alberi riusciamo a intravedere il torrente.
Rientriamo nel bosco e raggiungiamo le Termopili (scritta in greco: TEPMOΠYΛAI), due grossi massi
appoggiati l'uno all'altro a formare un tunnel sotto il quale dobbiamo passare (m. 1415).
Continuiamo in leggera salita tra cespugli e alberelli, alla destra del torrente.
Poi la vista si fa più aperta sulla sinistra. La pendenza aumenta.
Un rivolo arriva da destra e attraversa il sentiero (m. 1455). Ora il bosco è solo sulla destra.
Dapprima in leggera salita e poi con maggiore pendenza raggiungiamo un torrente che scende da destra e lo attraversiamo camminando su alcune pietre (m. 1480).
Continuiamo in leggera salita. Davanti vediamo una piccola cascata. Sulla destra c'è un baitello (m. 1540).
La pendenza aumenta. Pieghiamo a destra e risaliamo abbastanza ripidamente i pascoli della "Rösa". Tra i prati ci sono anche delle pietre e pochi alberelli.
Alla sinistra c'è una valletta dove scorre il torrente (m. 1585).
Dopo un tratto con poca pendenza saliamo con alcuni zig-zag, sempre vicino al torrente. Poi in leggera salita pieghiamo a destra e ce ne allontaniamo.
Ora il sentiero è bagnato da un rivolo. Riprendiamo a salire a zig-zag tra i cespugli.
Percorriamo un traverso a sinistra con minore pendenza.
Poi, in piano, raggiungiamo il torrente che scende ripidamente dalla Val Sione, da destra, e lo superiamo camminando su delle pietre che affiorano dall'acqua
(m. 1715).
Riprendiamo a salire. Ora il torrente è alla destra. Giriamo a sinistra ed entriamo in un bosco.
Dopo un tratto in leggera salita la pendenza aumenta. Camminiamo tra radi alberelli.
A sinistra c'è una grande pietra liscia sulla quale scorre un velo d'acqua (m. 1740).
Saliamo ripidamente con alcuni zig-zag e presso un tornante sinistrorso troviamo una piccola sorgente (m. 1765).
Al successivo tornante un rivolo scorre alla sinistra.
Troviamo altre lastre di roccia lisce, più piccole della precedente. Anche su queste scorre un filo d'acqua.
Continuiamo tra prati e pochi alberi e, in leggera salita, arriviamo ad un altro guado. Poi la pendenza aumenta e saliamo in modo abbastanza ripido tra prati e
pietre.
Superiamo alcuni lastroni e un grande ometto di pietre con una freccia che indica verso destra (m. 1855).
Continuiamo in leggera salita tra larici e rododendri alla sinistra del torrente. A destra c'è una grande roccia.
Davanti cominciamo a vedere le montagne che chiudono la testata della Val Porcellizzo.
Raggiungiamo un grande pianoro, detto Pianone (m. 1895) al centro del quale scorre il torrente.
Il panorama è decisamente bello: davanti a noi vediamo la cerchia dei monti che chiude la Val Porcellizzo tra i quali spiccano i Pizzi Badile e Cengalo, più
sotto una serie di piccole cascate, e poi il torrente e i prati che invitano ad una sosta.
Camminiamo inizialmente alla destra. Con una passerella fatta con quattro assi superiamo una zona fangosa e raggiungiamo la Casera Zoccone.
Poco più avanti, sempre a destra c'è un baitello.
Superata un'altra passerella in legno, pieghiamo a sinistra e ci portiamo al centro del Pianone dove troviamo un ponticello.
Ignoriamo un segnavia che indica il Sentiero Life e attraversiamo il torrente.
Oltre il ponte troviamo una indicazione per il Rifugio Gianetti.
Con un'altra passerella superiamo un rivolo e iniziamo a salire a sinistra ripidamente tra pietre, rododendri e ciuffi d'erba.
Percorriamo un tratto con poca pendenza, poi riprendiamo a salire verso sinistra e arriviamo ad un bivio dove lasciamo a destra il Sentiero Life e continuiamo a
sinistra verso la Gianetti (m. 1980).
Un rivolo bagna il sentiero. Dopo un tornante destrorso percorriamo un tratto in leggera salita, poi riprendiamo a salire. Superiamo altri tornanti. La pendenza
aumenta.
A sinistra vediamo dell'acqua che scivola sopra una grande pietra (m. 2045).
Percorriamo un tratto in piano superando delle pietre sotto le quali scorre dell'acqua e subito torniamo a salire a zig-zag.
Scavalchiamo un rivolo (m. 2100) che ritroviamo al tornante sopra.
In leggera salita ne superiamo un altro, poi riprendiamo a salire ripidamente a zig-zag tra erba e pietre.
Percorriamo pochi passi in piano (m. 2135) poi la pendenza aumenta.
Risaliamo alcune pietre sistemate a gradino e poi altre pietre lisce seguendo delle frecce.
Camminando tra l'erba, raggiungiamo due ometti (m. 2170).
Con minore pendenza arriviamo ad un bivio e, seguendo i segnavia, continuiamo ripidamente verso destra (m. 2215).
In questo punto, e solo per un breve tratto, vediamo il Rifugio Gianetti (m. 2250).
Saliamo ripidamente tra erba e pietre.
Dalla destra arrivano due torrenti che si immettono in un terzo. In leggera salita, con un guado attraversiamo quest'ultimo.
Continuiamo a salire a zig-zag. Vari rivoli ci accompagnano e a volte li scavalchiamo. Ne superiamo uno camminando su una pietra (m. 2305). L'acqua decisamente
non manca.
Riprendiamo a salire ripidamente. Sulla destra c'è una piccola conca (m. 2355).
Dopo pochi passi con poca pendenza, torniamo a salire ripidamente.
Un rivolo da destra affianca il sentiero e poi vi si sovrappone.
Ora possiamo risalire un grande e lungo lastrone liscio oppure i prati alla sua destra.
Seguiamo poi un altro rivolo, tra erba e pietre, e in seguito lo guadiamo.
Troviamo delle pietre ben sistemate a gradino (m. 2460). Sulla destra un torrente scorre sotto altre pietre.
Poi torniamo a vedere il rifugio davanti a noi.
Con minore pendenza superiamo un altro piccolo torrente. Torniamo a salire e troviamo altre pietre disposte a gradino (m. 2490).
Attorno a noi in prevalenza ci sono delle pietre e solo qualche ciuffo d'erba.
Superiamo un altro ripido tratto. A sinistra, sotto una roccia sporgente, è stata sistemata una porta per ricavarne un ripostiglio.
Ancora pochi passi e raggiungiamo il Rifugio Gianetti.
Tempo impiegato: ore 3.45 - Dislivello: m. 1362
Data escursione: luglio 2009
Secondo Itinerario: dai Bagni di Masino per il Rifugio Omio e il Passo Barbacan (EE)
Al bivio continuiamo verso sinistra superando con un ponte in pietra il torrente che scende dalla Val Porcellizzo.
Subito dopo troviamo un altro bivio. I segnavia indicano che a sinistra, superando un altro ponte, possiamo andare verso l'Alpe Merdarola in ore 2.30 e al
rifugio Omio in ore 4.15; diritto invece viene segnalato il sentiero che percorreremo per raggiungere il rifugio Omio in ore 2.15.
In lieve salita procediamo tra i prati alla destra del torrente.
Superiamo alcuni alberelli e una targa a ricordo di una persona deceduta.
Un segnavia indica A.O. (Antonio Omio) nella nostra direzione di marcia.
Ignorato un sentiero sulla destra che conduce verso una cascata, entriamo nel bosco e iniziamo a salire ripidamente con alcuni gradini.
Raggiungiamo un bivio; un cartello indica a destra il rifugio Omio a ore 2.15 (sentiero n. 21).
Saliamo in modo molto ripido a volte con dei gradini e sovente con dei piccoli tornanti.
A destra troviamo una staccionata che protegge dal sottostante torrente che sentiamo senza però vederlo mentre a sinistra c'è una piccola statua della madonna
Regina del Cielo. Questo tratto ha poca pendenza ma subito dopo riprendiamo decisamente a salire con altri tornantini a volte protetti sulla destra con delle
staccionate di legno.
In piano superiamo un rivolo che scende da sinistra (m. 1350) e passiamo tra un albero e una roccetta.
Poco dopo riprendiamo a salire.
Troviamo la scritta Omio su un sasso. Sulla destra c'è una roccetta aguzza. Percorso un tratto quasi in piano, torniamo a salire.
In leggera salita raggiungiamo un bivio (m. 1405); un cartello indica di proseguire verso sinistra. Sotto a destra sentiamo il fragore di un torrente.
La pendenza aumenta. Superiamo una piccola radura percorsa da un rivolo d'acqua (m. 1420) poi rientriamo nella pineta e saliamo in modo decisamente ripido.
Percorriamo un breve tratto in piano e poi riprendiamo a salire.
Ignoriamo un sentierino sulla destra. Subito dopo, il percorso si divide per tornare a riunirsi quasi subito. Andiamo a sinistra in quanto meno faticoso.
Superiamo due rivoli poi, in leggera salita, percorriamo alcuni metri allo scoperto.
Rientrati nel bosco, continuiamo fino a raggiungere la bella radura del Pian del Fango (m. 1590) che attraversiamo tenendoci sulla destra e puntando verso una
vecchia baita.
Molto bello il panorama; sulla sinistra distinguiamo le Punte Medaccio e Fiorelli e di fronte la costiera dei Pizzi dell'Oro.
Fatti pochi passi, la vista può spaziare anche a destra dove, in fondo alla Val Porcellizzo, ammiriamo una insolita veduta del Pizzo Badile e del Pizzo Cengalo.
Il terreno è un po' acquitrinoso ma un tronco sul sentiero consente di non bagnare gli scarponi.
Al termine della radura, raggiunta la baita, troviamo alcune indicazioni. Alle nostre spalle viene indicato Bagni di Masino, a destra il sentiero Life delle
Alpi Retiche e diritto su un masso in alto la scritta Omio conferma la nostra direzione.
Rientrati nella pineta riprendiamo a salire ripidamente e ignoriamo un sentiero sulla destra (m. 1665).
Poi percorriamo un tratto quasi in piano con alberi radi che lasciano intravedere il panorama sulla sinistra (m. 1705).
Continuiamo con un ripido zig-zag tra roccette avvicinandoci ad una grande e liscia parete.
Pochi passi quasi in piano e torniamo a salire. Poco dopo il bosco termina (m. 1785).
Con bella vista sulla sottostante vallata, quasi in piano, passiamo sotto una grande roccia e accanto ad alcuni massi. E' quanto rimane di una frana che nel
1963 causò la morte di un pastore e di parte del suo gregge. Sulla destra un ruscelletto scorre sotto le rocce.
Tra sassi, ciuffi d'erba e qualche albero, riprendiamo a salire vicino al torrente, passando tra un dosso e la parete di destra.
Poi, seguendo una freccia, deviamo a sinistra in piano. Indi saliamo tra erba e sassi verso una baita della quale per ora vediamo solo il tetto.
Lasciamo a sinistra un altro baitello salendo tra prati e pietre (m. 1875).
Raggiunto un rudere e la baita della quale avevamo scorto precedentemente il tetto (m. 1920), iniziamo a vedere il rifugio.
Superiamo un pianoro recintato con delle corde, dove pascolano alcune mucche, e riprendiamo a salire mentre il rifugio scompare alla nostra vista.
Oltrepassiamo un torrente camminando sui sassi che affiorano nel suo letto e continuiamo in lieve salita.
Il rifugio ricompare ma solo per un attimo. Poi aggiriamo un dosso verso sinistra e torniamo a vederlo.
Ora saliamo dapprima su lastroni di granito e poi tra l'erba. Seguendo una freccia a sinistra, attraversiamo un altro rivolo (m. 2045).
Continuiamo tra ciuffi d'erba e altri lastroni. Il sentiero è ripido. Per un attimo il rifugio Omio ancora scompare.
Poco dopo lo rivediamo e con pochi passi lo raggiungiamo (m. 2100).
Ci incamminiamo ora verso destra, seguendo i segnavia gialli e rossi del Sentiero Risari, alla volta del Passo del Barbacan sud-est.
Troviamo una palina che reca i seguenti segnavia: Rifugio Gianetti a ore 3.30, Rifugio Brasca a ore 4, Passo dell'Oro a ore 1.30.
Risaliamo un piccolo dosso e scendiamo dall'altro lato utilizzando una scaletta di ferro.
Guadiamo un torrente, superiamo una roccetta e continuiamo in salita. In basso a destra vediamo una baita.
Scavalchiamo un rivolo poi, in leggera salita, raggiungiamo una roccia bagnata ed un altro rivolo e li superiamo in piano.
Riprendiamo a salire e raggiungiamo un bivio nei pressi di un masso sul quale alcune scritte indicano il Rifugio Omio alle nostre spalle e il Passo dell’Oro
verso sinistra. Continuiamo diritto (m. 2235). Saliamo tra erba e pietre.
Percorriamo poi un tratto quasi pianeggiante (m. 2340) ed un altro in leggera discesa.
Poi saliamo ripidamente e raggiungiamo una placca verticale (m. 2430), unico tratto attrezzato della salita da questo versante.
Inizialmente saliamo sulla destra aiutati da una catena, poi ci spostiamo a sinistra sfruttando una piccola cengia ed infine saliamo a sinistra utilizzando
alcune staffe a guisa di scalini.
Poi riprendiamo il sentiero (m. 2440) e saliamo a zig-zag alternando tratti ripidissimi ad altri solo ripidi fino a raggiungere il Passo del Barbacan, uno
stretto intaglio accanto ad uno speroncino roccioso (m. 2610). Qui troviamo una targa che reca incisa una immagine della Madonna. Un'altra targa ricorda invece
uno sfortunato escursionista.
La discesa sull'altro versante è decisamente più impegnativa ed esposta. In molti punti tuttavia, la presenza di catene infonde maggiore tranquillità oltre ad
aiutare sensibilmente.
Con l'aiuto della prima catena iniziamo a scendere.
Troviamo un breve tratto con poca pendenza dove la catena non è indispensabile (m. 2570).
Percorriamo poi il tratto più ripido, quasi verticale, fino al termine di questa prima catena (m. 2535).
Dopo un tratto senza alcuna protezione, arriviamo alla seconda catena (m. 2500) che ci aiuta a scendere per una diecina di metri.
In leggera discesa superiamo un punto anch'esso molto esposto (anche qui servirebbe una catena).
Continuiamo a scendere ripidamente aiutandoci con le mani.
Poi, in leggera salita, troviamo un sentiero sulla sinistra (m. 2480), indicato da una freccia rossa, che conduce al Rifugio Brasca tramite il passo del
Barbacan nord. Continuiamo diritto, a mezza costa, e poi torniamo a scendere in modo abbastanza ripido.
Percorriamo un tratto in piano ed uno in leggera salita. Infine scendiamo l'ultima rampa aiutandoci un poco con le mani (m. 2460-2440).
Poi superiamo un tratto in leggera discesa ed un altro più ripido (m. 2415).
Terminata la discesa dal Passo del Barbacan sud-est, continuiamo alternando qualche tratto in salita a brevi saliscendi, con i quali superiamo alcuni corsi
d'acqua.
Arriviamo ad un bivio (m. 2440). Su di una grande pietra vediamo tracciate le indicazioni a sinistra per il Rifugio Brasca. Continuiamo diritto.
Iniziamo ora a percorrere un lungo tratto alternando salite a brevi saliscendi che consentono di attraversare dei valloncelli nei quali scorrono i torrenti (a
volte solo rivoli) che scendono dai versanti meridionali dell'Averta e del Porcellizzo. Di questi valloncelli ne superiamo una diecina e li troviamo quasi tutti
coperti di neve nonostante l'estate sia iniziata da un mese.
Seguiamo sempre i bolli giallo rossi del sentiero Risari che spesso scompare tra le pietre.
Ormai in vista del rifugio, troviamo una pietra con una targa a ricordo di Giulio Fiorelli.
Superiamo un torrente ed un'ultima placca di roccia. Un segnavia indica il Passo Porcellizzo a sinistra.
Ancora pochi passi tra grandi pietre e raggiungiamo il rifugio.
Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello: m. 1600 -238 Difficoltà: Escursionisti Esperti
Data escursione: luglio 2009
Escursioni/Ascensioni partendo dal Rifugio:
- al Rifugio Omio (m. 2100) per Passo Barbacan (m. 2610) in ore 3.30 EE
- al Bivacco Molteni-Valsecchi (m. 2510) per il P. Camerozzo (m. 2765) EE
- al Rifugio Allievi (m. 2385) per il Passo Camerozzo in ore 6.30 EE
- al Bivacco Titta Ronconi (m. 3169) al Passo di Bondo in ore 2 EE ghiacciaio
- al Rifugio Sciora (m. 2118) per il P. Bondo (m. 3169) in ore 4 EE ghiacciaio
- al Bivacco Pedroni-Dal Prà (m. 2592) per il Passo del Porcellizzo (m. 2862) in ore 2 EE
- al Rifugio Brasca (m. 1304) in ore 3
- al Pizzo Cengalo (m. 3370) in ore 4 F+
- al Pizzo Badile (m. 3308) in ore 4 PD e III-
- al Bivacco Redaelli (m. 3300) in cima al Pizzo Badile
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