Rifugio Carlo Emilio
- Altezza: m. 2150
- Gruppo: Val Chiavenna
- Ubicazione: Lago Nero
- Comune: S. Giacomo Filippo (SO)
- Carta Kompass: 92 A4
- Coordinate Geografiche: 46°21'48.40"N 9°18'25.00"E
- Gestore: -
- Telefono gestore: -
- Telefono rifugio: -
- Posti letto: 12
- Apertura: procurarsi le chiavi
- Pagina aggiornata il: 31/10/2020
Il Rifugio Carlo Emilio, dedicato alla memoria di Carlo Piatti ed Emilio Castelli, caduti sul Pizzo Badile, è situato accanto al Lago Nero, poco sopra il
Lago
del Truzzo. E' un rifugio centenario essendo stato edificato nel 1911.
Il rifugio è chiuso e per accedervi occorre procurarsi le chiavi telefonando ai numeri 0343 34540 e 328 0877458 (chiedere del Sig. Ivo Geronimi).
Con la statale 36 arriviamo fino a San Giacomo Filippo (km. 122.7) dove deviamo a sinistra per imboccare la strada per Olmo e San Bernardo.
Superata una Via Crucis e la frazione di Motta continuiamo in salita con 18 tornanti.
La strada è asfaltata ma è anche abbastanza stretta tranne che nei tornanti. Ci sono comunque parecchie piazzole per lo scambio.
Dopo 7 km. superiamo la frazione Olmo e continuiamo in leggera discesa fino alla centrale idroelettrica (m. 1040) dove c'è un ampio parcheggio.
Proseguiamo con altri tornanti e arriviamo a San Bernardo dove vediamo i primi segnavia che indicano la mulattiera (m. 1100).
Possiamo però continuare ancora un poco fino a trovare un cartello di divieto di transito posto a seguito di regolamento comunale. A lati della strada
c'è spazio a sufficienza per una diecina di macchine (m. 1165).
Ci incamminiamo. La strada subito diventa sterrata e la abbandoniamo per salire a destra seguendo i bolli bianco rossi.
Dopo alcuni gradini, continuiamo, abbastanza ripidamente, con una bella mulattiera tra prati e qualche casa verso l'abitato di Scannabecco.
Attraversiamo una stradina sterrata e ci addentriamo nel nucleo principale della borgata. Una scritta indica davanti a noi: Drogo e Truzzo.
Seguendo i segnavia tra le case, ad un bivio andiamo a sinistra. Più avanti una freccia rossa e la scritta Drogo ci mandano ancora a sinistra.
Passiamo davanti alla chiesa (m. 1250) e continuiamo quasi in piano tra i prati.
Superato un bosco, raggiungiamo la condotta che porta l'acqua alla sottostante centrale idroelettrica. Con alcuni gradini e un ponticello scavalchiamo
il grosso tubo e due piccoli binari.
Più in basso a sinistra cominciamo a vedere la strada che scorre parallela.
Passiamo accanto ad una parete rocciosa, poi ci avviciniamo molto alla strada.
Scavalchiamo un rivolo che attraversa il sentiero e, con pochi passi in salita, raggiungiamo una croce di legno (m. 1270).
Proseguiamo superando un tratto protetto con paletti che reggono tre funi metalliche e troviamo una piccola croce a ricordo di due fratelli periti nel
1910.
Con pochi passi in discesa e alcuni gradini scendiamo sulla strada che in questo punto ha il fondo in cemento. Ne percorriamo un tratto in discesa;
alla sinistra c'è una staccionata di legno.
Passati sotto i cavi dell'alta tensione, la strada diventa sterrata e termina in uno slargo (m. 1245).
Possiamo arrivare fin qui anche seguendo la strada.
Dopo aver parcheggiato, anziché prendere la mulattiera a destra che sale a Scannabecco, continuiamo salendo con alcuni tornanti. Giunti ad un bivio
andiamo a sinistra con una strada chiusa da una stanga. Poi cominciamo a vedere, in alto a destra, il sentiero sopra descritto che scorre parallelo e
che più avanti si unisce alla strada.
Raggiunto lo slargo, con un ampio sentiero continuiamo a scendere verso sinistra e ci immettiamo su di un'altra mulattiera andando a destra.
Superiamo un rudere e le prime baite del borgo di San Antonio. Un cartello da il benvenuto in Drogo.
Continuiamo quasi in piano (m. 1220). Un segnavia indica: sentiero C 25; davanti a noi: Lago del Truzzo e Carlo Emilio; dietro: San Bernardo e San
Giacomo.
Superiamo una fontana e alcune croci in ricordo di alcuni contrabbandieri caduti valicando il passo del Lèndine.
Lasciamo a destra la bianca chiesetta, superiamo le ultime case e proseguiamo, quasi in piano, tra prati, larici e qualche baita.
Troviamo una fontana e poi una bacheca con il tettuccio a triangolo con una cartina della zona.
Guadiamo un ruscello e vediamo su un grande masso una scritta sbiadita che indica: Truzzo.
Superiamo altre baite sparse, queste sono recintate con una staccionata, e riprendiamo a salire tra i prati.
Di fronte a noi vediamo Caurga, ultimo nucleo abitato della vallata. Non raggiungiamo però queste baite perché la mulattiera, dopo la prima
costruzione (m. 1255), gira a destra (segnavia: Carlo Emilio).
Passiamo accanto ad una santella che contiene una pietra dipinta e alcune statuette. Ai lati della mulattiera ci sono alberi e grossi massi.
Iniziamo così a percorrere i primi tornanti della mulattiera che sale implacabile e con pendenza quasi costante fin sotto alla diga del bacino del Truzzo.
Passiamo per tre volte sotto i cavi dell'alta tensione.
Troviamo un rivolo che scorre alla sinistra; più avanti la sua acqua bagna la mulattiera e lo attraversiamo un paio di volte.
Superiamo il letto di un torrente in secca e raggiungiamo un bosco, non fitto, composto in prevalenza da larici.
Percorriamo un tratto più ripido (m. 1375) e poi riprendiamo la solita pendenza.
Sotto un masso vediamo un quadretto raffigurante una madonnina.
Camminiamo tra massi franati, ripassando sotto i cavi dell'alta tensione. Davanti vediamo una cascata.
Più avanti troviamo un'altra zona di massi franati (1460). Con due tornanti destrorsi la sfioriamo, lasciandola alla nostra sinistra e poi la attraversiamo.
Raggiungiamo la cascata (m. 1500). L'acqua è poca e scende a spruzzo da alcuni massi.
Continuiamo risalendo alcuni lastroni di roccia. A destra c'è una corda fissa, utile in caso di ghiaccio. Alla nostra sinistra c'è un precipizio con vari
alberi. Il percorso è sempre molto largo e possiamo procedere senza problemi.
Riprendiamo poi la mulattiera (m. 1535).
Più avanti torniamo a passare tra massi franati. In questo punto la mulattiera è stata sistemata perfettamente.
Percorriamo un tratto con maggiore pendenza seguito da un altro in lieve salita e poi, in piano, attraversiamo un rivolo d'acqua (m. 1595).
Torniamo a salire con i soliti tornanti e la solita pendenza e raggiungiamo un bosco di vecchi larici (m. 1640).
Passiamo ancora sotto i cavi dell'alta tensione (m. 1655).
Usciamo dal bosco (m. 1690). D'ora in avanti troveremo solo qualche albero.
Superiamo alcuni massi franati. Sotto uno di questi c'è il solito quadretto raffigurante una madonnina.
Passiamo accanto ad una grande roccia dalla quale arriva un rivolo d'acqua che attraversa il cammino (m. 1730).
Raggiungiamo un piccolo pianoro. Vediamo un cartello che ammonisce di rispettare la montagna e una porta in legno che chiude l'accesso ad una grotta. Più avanti
c'è una baita. Un cartello sull'edificio informa che siamo all'Alpe Curt de Lavazz (m. 1751). Sul lato opposto della vallata distinguiamo nettamente il paesino
di Lendine.
Torniamo a salire tra grosse pietre e qualche larice. Il tratto più bello della mulattiera sta per iniziare (m. 1780). In questo punto le varie pietre sono
state sistemate ad opera d'arte. Vale veramente la pena di scattare qualche foto a ricordo.
Continuiamo poi tra altre pietre franate, erba e qualche cespuglio di rododendro.
In leggera salita passiamo accanto ad una grande roccia poi, dopo un breve tratto più ripido, raggiungiamo un pianoro con alcune baite. Siamo all'Alpe Cornera
(m. 1880). Vi troviamo un piccolo ma accogliente posto di ristoro dove è anche possibile l'acquisto di formaggio di capra (tel. 333 2439490).
Riprendiamo a salire. Poi percorriamo un tratto in piano e una breve discesa.
Nuovamente in salita, passiamo accanto ad una piccola croce in ferro a ricordo di uno sfortunato escursionista (m. 1930).
Percorriamo ancora qualche passo in piano mentre un rivolo attraversa sotto delle pietre, poi torniamo a salire.
Una freccia rossa indica la direzione dalla quale proveniamo (m. 1985).
Continuiamo in leggera salita e poi in piano. Troviamo una cancellata che chiude l'accesso ad una galleria che entra nella montagna e due edifici in rovina che
erano la stazione a monte di una teleferica di servizio alla diga del Truzzo (m. 2005).
Con una stradina con il fondo in cemento e poi sterrato, scendiamo leggermente verso alcuni edifici e una grande piazzola per l'atterraggio degli elicotteri.
Troviamo anche una fontana e una freccia che indica di proseguire verso destra (m. 1990). Continuiamo così tra i massi, con alcuni gradini, aggirando le case.
Iniziamo poi a salire una lunga scalinata (oltre cinquecento scalini), inizialmente con una ringhiera in ferro a lato.
Ad un bivio continuiamo verso destra e ad una curva verso sinistra ignoriamo un sentiero che prosegue diritto.
Giunti in cima alla scalinata, in piano, passiamo accanto ad alcuni edifici e raggiungiamo la diga.
Alcuni segnavia indicano verso destra, aggirando il lago del Truzzo, il sentiero C24 per il Passo Alpigia a ore 0.45, l'Alpe Servizio a ore 3 e Campodolcino a
ore 4.30. Non ci sono indicazioni per il rifugio Carlo Emilio ma dobbiamo continuare diritto e percorrere il camminamento sopra la diga (m. 2075).
In fondo, scendiamo alcuni gradini e superiamo un'altra piccola diga dove ci sono le paratie per lo sfogo dell'acqua.
Giunti sull'altra sponda del lago, iniziamo ad aggirarlo seguendo una freccia rossa.
Saliamo alcune roccette e poi continuiamo con un sentiero in leggera salita.
Quasi in piano attraversiamo due ruscelletti e ne costeggiamo un altro.
Riprendiamo a salire e troviamo una freccia che indica Lendine a sinistra. Andiamo invece a destra e guadiamo un torrente. L'acqua non è molta e pertanto è
sufficiente posare gli scarponi sui massi affioranti per poterlo attraversare.
Tra erba e pietre, in leggera salita su tracce di sentiero, seguiamo i bolli. Poi riprendiamo a salire. Sotto una roccia vediamo un quadretto raffigurante una
madonnina (m. 2110).
Risaliamo alcune ripide roccette. Alcune pietre ben sistemate, formano dei rudimentali gradini.
Poi passiamo in un intaglio tra due rocce che segna il termine della salita (m. 2140).
Continuiamo in piano e poco dopo raggiungiamo le rive del Lago Nero. Sulla sponda opposta vediamo il piccolo rifugio.
Iniziamo ad aggirare il lago verso destra percorrendo un breve tratto in discesa. Sulla destra, per un breve tratto, vediamo ancora il Lago del Truzzo.
Passiamo su due pietre che coprono un ruscello. Alla sinistra c'è la piccola diga che chiude il Lago Nero.
Con percorso quasi pianeggiante, tra massi e pietre, raggiungiamo una roccia sporgente oltre la quale continuiamo con una breve e ripida salita.
Proseguiamo su delle rocce, quasi in piano, con un po' di precauzione in quanto il percorso è un po' esposto è c'è il rischio di cadere nel lago.
Infine, quasi in piano, raggiungiamo il muretto che chiude l'altro lato della diga e il rifugio.
Tempo impiegato: ore 3.30 - Dislivello: m. 1065 -75
Data escursione: settembre 2008
Escursioni/Ascensioni partendo dal Rifugio:
- al Bivacco Passo del Servizio (m. 2591) in ore 2
- al Bivacco Cà Bianca (m. 2575)
- al Lago del Forato (m. 2420) in ore 0.35
- al Lago Croce (m. 2527) in ore 1.20
- al Lago del Fermo (m. 2523)
- al Motto Alto (m. 2730) in ore 2.30
- al Pizzo Quadro (m. 3013) in ore 3.30
- al Pizzo del Torto (m. 2723)
- al Pizzo Pombi (m. 2967)
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