Baita Salinù
- Altezza: m. 1930
- Gruppo: Orobie Valtellinesi
- Ubicazione: Pizzo Meriggio versante Nord
- Comune: Albosaggia - SO
- Carta Kompass: 93 B8/9 e 104 B2
- Coordinate Geo: 46°06'49.60"N 9°52'01.10"E
- Gestore: Gruppo Giacche Verdi Albosaggia
- Per info e chiavi: Fabiano 339 3455837
- Telefono baita -
- Posti letto: 8
- Apertura: di solito è aperta
- Pagina aggiornata il: 30/11/2019
La Baita Salinù è situata sotto l'Alpe Meriggio, sul versante nord del Pizzo Meriggio.
Si tratta di un edificio in muratura che dispone di un locale principale con: camino, due stufe, due tavoli con panche e sedie, fornello con bombola, lavandino con due vaschette, boiler a legna,
armadietto con stoviglie. Ci sono inoltre il bagno (con water, lavandino e piatto doccia), una camera (con due letti) e un soppalco (con tre materassi doppi) al quale si accede tramite una scala.
Illuminazione elettrica da pannello solare. All'esterno c'è il baitello della legnaia.
La baita, di proprietà del Comune di Albosaggia, è gestita dal Gruppo Giacche Verdi di Albosaggia, un gruppo di amici con la passione per l'equitazione. L'utilizzo è gratuito per tutti,
cavalieri e non. Per maggiori informazioni si può chiamare il Sig. Fabiano al n. 339 3455837.
Primo itinerario: dai Campelli seguendo la strada
Lasciamo la tangenziale di Sondrio (statale 38) al km. 37.3 per prendere verso sud la prima uscita (Via Vanoni) per chi proviene da Morbegno.
Andiamo a destra in direzione di Albosaggia. Superiamo il ponte sul Fiume Adda e subito dopo giriamo a sinistra per imboccare la provinciale 17.
Più avanti ignoriamo la provinciale 18 che si stacca a sinistra.
Nel centro di Albosaggia, continuiamo con la carrozzabile che prosegue ampia verso i Campelli.
Parcheggiamo accanto alla chiesetta dei Campelli (m. 1265). Qui troviamo anche una baita di legno, delle sculture ricavate da ciocchi di legno e dei cartelloni che parlano del Parco Regionale
Orobie Valtellinesi e della Valle del Livrio. I segnavia indicano: Campelli m. 1250, con il percorso 216: Pizzo Meriggio a ore 2.45.
Ci incamminiamo seguendo la strada asfaltata, ora più stretta, in leggera salita.
In basso alla sinistra, tra gli alberi, vediamo una sterrata parallela. Alla destra un prato sale verso delle case delle quali vediamo solo i tetti.
Tra i larici percorriamo due tornanti, il primo verso destra (m. 1285) e l'altro verso sinistra (m. 1295).
Poco dopo ignoriamo un sentierino che sale a destra.
Continuiamo con un tornante destrorso, seguito da uno sinistrorso presso il quale transitiamo sotto a tre cavi (m. 1315).
Alla destra troviamo il parcheggio di un agriturismo e la sterrata, chiusa da una catena, che sale a raggiungerlo (m. 1320). Continuiamo diritto in un bosco di larici.
Subito dopo un tornante destrorso, trascuriamo una scorciatoia che sale a sinistra (m. 1330).
Presso il successivo tornante sinistrorso ignoriamo una stradina che prosegue diritto verso una casa (m. 1335).
La scorciatoia rientra poco prima di un tornante destrorso (m. 1340).
All'esterno di un tornante sinistrorso troviamo uno slargo e una cabina Enel (m. 1345).
Ad un bivio, ignoriamo la stradina che gira a destra con un tornante [seguendola poco dopo si può parcheggiare sul lato destro risparmiando 20 minuti di cammino e 100 metri di dislivello] e prendiamo l'altra che, dopo due semicurve destra-sinistra vicine tra loro, sale con il fondo in cemento. Un
segnale stradale indica che la pendenza è del 30% (m. 1360).
Alla sinistra c'è il bosco; alla destra salgono dei prati e in alto vediamo una casa.
La pendenza diventa abbastanza ripida (m. 1375).
Lasciamo a destra quattro betulle (m. 1395).
Pochi passi più avanti percorriamo una curva verso sinistra. Su di una pietra vediamo un bollo bianco-rosso.
Continuiamo nel bosco.
Dopo un tratto con poca pendenza, riprendiamo a salire.
Proseguiamo in leggera salita. Vediamo un segnavia a bandierina sul tronco di un larice.
Presso un tornante destrorso alla sinistra si staccano un sentiero e una sterrata chiusa da una stanga all'inizio della quale un segnale stradale indica il divieto di transito ai veicoli eccetto
quelli autorizzati (m. 1425). Seguiamo il tornante come indicato dal segnavia: 216 Pizzo Meriggio. La stradina diventa sterrata e procede con poca pendenza.
Lasciamo a sinistra un baitello semi interrato. Davanti ad una baita percorriamo un tornante sinistrorso con il fondo in cemento (m. 1435).
Dopo il tornante alla destra c'è un maggiociondolo. Lasciamo la stradina e prendiamo un largo sentiero che sale a sinistra tra larici e prati. Un cartello indica di tenere il cani al guinzaglio.
Alla destra vediamo 14 arnie.
Alla sinistra troviamo una vecchia baita ridotta a rudere e alla destra una struttura in cemento. Fanno parte di un vecchio impianto sciistico (m. 1465).
Poco dopo alla sinistra troviamo anche la base in cemento che tempo fa fungeva da sostegno ad un palo di ferro.
Continuiamo nei prati piegando leggermente a destra (m. 1475). Dietro cominciamo a vedere le cime della Val Masino.
Il sentiero sale con due tracce parallele che si uniscono prima di immettersi nella sterrata che in questo punto effettua un tornante sinistrorso. Vediamo un bollo bianco-rosso e proseguiamo in
leggera salita (m. 1515).
Poco dopo, la sterrata piega leggermente a sinistra. Proseguiamo con il sentiero, indicato da un segnavia a bandierina dipinto sul tronco di un larice, che sale diritto in un largo corridoio
prativo tra gli alberi (m. 1525).
La pendenza diventa abbastanza ripida (m. 1545).
Troviamo delle mucche al pascolo (m. 1565).
Incrociamo la sterrata e continuiamo con il sentiero che sale nel bosco (m. 1585).
Ci immettiamo nuovamente sulla sterrata (m. 1600).
Per un tratto il sentiero prosegue, in leggera salita, parallelo alla destra della sterrata e poi rientra (m. 1615).
Da questo punto, a causa del clima molto caldo, riteniamo opportuno seguire sempre la sterrata che sale con pendenza minore anche se fa un giro più lungo rispetto al sentiero.
Superiamo una curva verso sinistra, seguita da un tornante destrorso tagliabile con il sentiero che sale in modo abbastanza ripido (m. 1625).
Poco dopo percorriamo un tornante sinistrorso. In questo tratto camminiamo allo scoperto, tra i prati e con gli alberi attorno (m. 1635).
Continuiamo in salita. Dalla sinistra rientra il sentiero.
Torniamo nel bosco (m. 1645).
Percorriamo subito un tornante destrorso mentre il sentiero continua diritto.
Per un tratto camminiamo allo scoperto con poca pendenza e con vista sui sottostanti tornanti.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 1655).
Rientriamo nel bosco e proseguiamo in salita.
Percorriamo un tratto con minore pendenza. Da dietro-sinistra si innesta il sentiero. Continuiamo in salita (m. 1680).
Presso una semicurva verso sinistra, il sentiero riparte diritto (m. 1695).
Dopo un tratto con maggiore pendenza (m. 1705) proseguiamo in leggera salita (m. 1720).
Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 1725).
Quasi in piano, percorriamo un tornante destrorso aggirando una parete rocciosa (m. 1730).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire tra larici e cespugli di rododendro.
Superiamo un tratto in leggera salita (m. 1760).
In salita percorriamo un altro tornante (m. 1765).
Continuiamo con poca pendenza tra radi larici.
Presso un tornante destrorso, ignoriamo la stradina che si stacca alla sinistra e conduce verso un alpeggio già visibile a poca distanza (m.1780). Su di un cartello
leggiamo: "Alpe Campello 1800".
Alla sinistra, sull'altro lato della valle, vediamo il Lago di Scais.
Quasi in piano percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio (m. 1785).
Continuiamo in leggera salita tra radi larici e rododendri.
Dopo una curva verso destra riprendiamo a salire (m. 1795).
Poco dopo il sentiero che sale dalla destra attraversa la sterrata e riparte dall'altro lato. I segnavia indicano a sinistra: Pizzo Meriggio a ore 1.45; dietro: Alpe Campello.
Come già detto, seguiamo sempre la sterrata.
Con poca pendenza superiamo delle serpentine: dx-sx-dx.
In salita percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1830).
Proseguiamo con serpentine appena accennate: dx-sx-dx.
Incrociamo il sentiero (m. 1850).
Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 1855).
Con poca pendenza arriviamo ad un tornante destrorso e proseguiamo in salita (m. 1865).
Il sentiero incrocia nuovamente la serrata attraversandola da destra verso sinistra (m. 1870).
Quasi in piano percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1875).
Continuiamo in salita con una parete di roccia alla destra.
Proseguiamo con minore pendenza.
All'inizio di una semicurva molto ampia verso destra, incrociamo il sentiero che attraversa la sterrata da sinistra verso destra (m. 1885). La semicurva termina in salita.
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1905).
Il sentiero attraversa la sterrata da destra verso sinistra (m. 1915).
Continuiamo con poca pendenza.
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso (m. 1920).
Poco dopo, presso una semicurva verso destra, il sentiero rientra dalla sinistra. Proseguiamo in salita.
Ora saliamo ripidamente (m. 1940).
Poi la pendenza diminuisce un poco e percorriamo un tornante destrorso tagliabile con una scorciatoia (m. 1960).
Il sentiero riparte salendo a sinistra (m. 1970). Percorriamo un tornante sinistrorso con la sterrata e subito ritroviamo il sentiero che la attraversa.
Superiamo un tornante destrorso (m. 1985).
Poco dopo raggiungiamo un valico aperto tra il versante montuoso alla sinistra e un dosso alla destra (m. 1990). Un
cartello pubblicizza la vendita di formaggio, ricotta, latte e burro presso un'azienda agricola. I segnavia indicano diritto con la sterrata 217: Alpe Meriggio a ore 0.30, Lago della Casera a ore
1.30; a sinistra con il sentiero 216: Pizzo Meriggio a ore 1.10. [Questo sentiero conduce anche alla Baita Piada, situata a quota m. 2100 con bella vista sul Lago di Scais, in 25 minuti. L'abbiamo
trovata chiusa e guardando all'interno dai vetri della porta abbiamo potuto vedere solo una stufa e degli scatoloni].
Al valico continuiamo diritto. La sterrata comincia a scendere.
Dopo un tratto con minore pendenza continuiamo in discesa.
Percorriamo due semicurve sinistra-destra.
Proseguiamo in lievissima discesa (m. 1950). In basso a destra vediamo i Campelli e il fondovalle valtellinese con l'Adda e la città di Sondrio.
Alterniamo due tratti quasi in piano ad altrettanti in leggera salita.
Davanti vediamo la croce sulla cima del Pizzo Meriggio.
Continuiamo quasi in piano.
All'esterno di una curva verso destra troviamo un rudere.
Alla sinistra vediamo un abbeveratoio per gli animali, in cemento e pietre. Alla destra ci sono altre due vasche in metallo.
Proseguiamo in leggera discesa.
Una stradina si stacca con un tornante sinistrorso (m. 1965). [Questa stradina in pochi minuti conduce alla Baita Tromba, situata a quota m. 1990 e già visibile dal bivio. La baita è aperta e per
il momento è arredata solo in parte.] Al bivio continuiamo diritto con la sterrata, quasi in piano.
Proseguiamo in leggera salita con delle rocce alla sinistra.
In leggera discesa percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio.
Continuiamo in discesa (m. 1960).
Quasi in piano percorriamo un'ampia curva verso sinistra (m. 1955). Alla sinistra, più in basso, vediamo una pozza. Alla destra si stacca la stradina per la Baita Salinù segnalata da un evidente
cartello. Lasciamo pertanto la sterrata che prosegue verso l'Alpe Meriggio [situata a quota m. 2000 e raggiungibile in una diecina di minuti] e prendiamo la stradina inerbita che, alla destra, scende
tra i larici.
Dopo una curva verso sinistra (m. 1940) continuiamo dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano (m. 1935). Alla destra si abbassa una grande radura chiusa in fondo dai larici.
Con un ultimo tratto in discesa, lasciamo a sinistra il baitello della legnaia e raggiungiamo la Baita Salinù.
Tempo impiegato: ore 2.25 - Dislivello: m. 750 -85 [al netto delle tre deviazioni]
Data escursione: giugno 2018
Secondo itinerario: dai Campelli (sentiero più diretto)
Come descritto all'inizio del primo itinerario arriviamo al bivio (m. 1360) dove:
- la strada fin qui asfaltata, dopo due semicurve destra-sinistra vicine tra loro, sale con il fondo in cemento e un segnale stradale indica che la pendenza è del 30% (vedi il primo itinerario);
- una sterrata si stacca alla destra con un tornante (come di seguito descritto).
Percorrendo il primo tratto di questa sterrata ci rendiamo conto che, volendo, è possibile arrivare fin qui (m. 1365) in auto in quanto alla destra della strada
c'è spazio per parcheggiare una fila di macchine [in tal caso risparmieremmo 20 minuti di cammino e 100 metri di dislivello].
Un cartello segnala che la strada è senza uscita.
Passiamo tra un rudere alla sinistra e una casetta bianca alla destra (m. 1370).
Continuiamo in leggera discesa. Alla sinistra ci sono alcune case; altre case/baite le vediamo in basso alla destra.
Alla sinistra troviamo una fontana con una vasca di acciaio inserita in una di pietre.
Proseguiamo quasi in piano con altre case alla sinistra e in basso alla destra (m. 1360).
Continuiamo in leggera salita con una stradina nei prati. Dietro verso destra vediamo il fondovalle.
Lasciamo a destra alcune baite e stalle. Alla sinistra c'è un mucchio di pietre (m. 1375).
Alla destra ci accompagna una recinzione che comincia con una staccionata di legno e continua con pali di ferro che sorreggono una rete metallica.
Sempre alla destra troviamo un quadro triangolare raffigurante una madonnina (m. 1385).
Proseguiamo quasi in piano con un sentierino tra l'erba. In basso a destra vediamo una stradina sterrata e due case.
Attraversiamo un cancelletto di legno che troviamo aperto ed entriamo in un bosco.
Percorriamo un tratto in leggera discesa. Vediamo un bollo azzurro su di una pietra.
La stradina più sotto alla destra, in questo tratto ha il fondo in cemento. Proseguiamo in leggera salita.
Il nostro sentiero si immette su questa stradina (m. 1395) che poco dopo torna ad essere sterrata.
Superiamo due semicurve destra-sinistra.
Ad una biforcazione ignoriamo la sterrata che prosegue diritto con pochissima pendenza e prendiamo l'altra che scende a destra all'inizio della quale ci sono: una sbarra che troviamo alzata, un segnale di
divieto di transito ai veicoli e un cartello che informa trattarsi di una pista forestale con divieto di transito ai non autorizzati (m. 1400).
Un sentiero si immette dalla destra (m. 1395).
Percorriamo un tratto quasi in piano e uno in leggera discesa.
Superiamo una semicurva verso destra e continuiamo quasi in piano. Alla sinistra c'è una piccola radura (m. 1390).
Presso una semicurva verso sinistra entriamo in una pineta e presso la successiva semicurva verso destra riprendiamo a salire.
Alla sinistra troviamo una gabbia colma di pietre allo scopo di prevenire possibili smottamenti del terreno (m. 1400).
Percorriamo un tratto quasi in piano. Alla sinistra c'è una parete di pietre.
Proseguiamo in leggera discesa. Vediamo un segmento azzurro dipinto su di un masso.
Continuiamo quasi in piano.
Presso una curva verso destra un ruscello passa sotto alla sterrata.
Dopo pochi passi in leggera salita, lasciamo la sterrata e prendiamo il sentiero alla sinistra che inizia passando tra due paletti e salendo quattro gradini di pietra (m. 1410).
Proseguiamo in salita con gli alberi alla sinistra. Alla destra c'è un prato e più lontano degli alberi.
Quasi in piano entriamo in una pineta e continuiamo con poca pendenza (m. 1420).
Superiamo due semicurve destra-sinistra.
Finora non abbiamo trovato alcun bollo a conferma del giusto cammino. Qui finalmente troviamo i primi due, piccoli e rossi, dipinti su di un albero e su di una pietra. D'ora in avanti, di tanto in
tanto, ne troveremo altri (m. 1430).
Percorriamo un tratto tra radi alberelli.
Superiamo una semicurva verso destra. Continuiamo in salita. Il bosco è più fitto. Vediamo alcune pietre coperte dal muschio (m. 1435).
In leggera salita percorriamo una curva verso sinistra.
Dopo un tratto quasi in piano proseguiamo con poca pendenza.
Vediamo un bollo su di una roccia alla sinistra.
Alla destra troviamo un tronco collocato raso-terra.
Continuiamo in salita (m. 1455).
Sotto una roccia alla sinistra c'è una piccola apertura.
Proseguiamo quasi in piano (m. 1460).
Superiamo una semicurva verso destra e continuiamo con poca pendenza. Gli alberi sono più radi. Vediamo delle felci.
Un ruscelletto passa per una vasca alla sinistra del sentiero e poi lo attraversa.
Torniamo a salire e superiamo due semicurve sinistra-destra.
Ai lati del sentiero ci sono dei massi e alcune grosse pietre, coperti dal muschio.
Proseguiamo con poca pendenza e dopo una semicurva verso sinistra riprendiamo a salire.
Il sentiero si divide (alla destra passa su di una lastra di roccia) e si ricompone (m. 1490).
Alcune radici fanno da gradino.
Dopo un tratto con poca pendenza torniamo a salire (m. 1515).
Presso un tornante sinistrorso ignoriamo un sentiero che continua diritto. Poco dopo un piccolo bollo rosso ci conferma la corretta direzione (m. 1520).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido.
Ad un bivio, un bollo rosso invita a tenere la sinistra ma, ad ogni modo, poco dopo le due tracce si ricompongono (m. 1530).
Percorriamo un tratto quasi in piano (m. 1535).
In leggera salita superiamo una semicurva verso destra.
Poco dopo continuiamo in salita.
Presso una semicurva verso destra saliamo dei rudimentali gradini di pietra (m. 1550).
Subito dopo superiamo un'altra semicurva verso destra all'interno della quale ci sono tre tronchi collocati come rinforzo.
Percorriamo una semicurva verso sinistra seguita da un tornante sinistrorso.
Continuiamo con un tornante destrorso (m. 1555).
Dopo un tratto in leggera salita e due passi in leggera discesa attraversiamo un rivolo.
Continuiamo in salita. Percorriamo una curva verso sinistra e proseguiamo in modo abbastanza ripido (m. 1565).
Su di un albero alla destra, oltre ai piccoli bolli rotondi, vediamo due segmenti rossi.
In leggera salita superiamo un tornante sinistrorso (m. 1580).
Proseguiamo in salita e percorriamo due tornanti destra-sinistra vicini tra loro (m. 1585).
Continuiamo con una semicurva verso destra seguita da un tornante sinistrorso (m. 1595).
Dopo un breve tratto in discesa (m. 1600) attraversiamo un ruscelletto (m. 1595) e proseguiamo con un breve tratto in salita.
Quasi in piano superiamo due semicurve sinistra-destra.
Continuiamo in modo abbastanza ripido.
Con poca pendenza percorriamo un tornante destrorso.
I pini stanno terminando e cominciano i larici (m. 1615).
Poco dopo percorriamo un tornante sinistrorso. Il bosco è più rado.
Continuiamo con un breve tratto abbastanza ripido seguito da un tratto con poca pendenza e da uno in salita.
Un taglio degli alberi alla sinistra consente una veduta sul fondovalle valtellinese e sulle cime del versante retico.
Saliamo quattro gradini, uno di pietra e tre di legno.
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1635), uno sinistrorso (m. 1640), uno destrorso (m. 1655) e uno sinistrorso (m. 1670).
Camminando tra alberelli vicini al sentiero e larici più lontani arriviamo a un tornante destrorso (m. 1680).
Torniamo a camminare tra i pini (m. 1695).
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso (m. 1705).
Superiamo un lungo tratto quasi rettilineo.
Proseguiamo con due tornanti destra-sinistra vicini tra loro (m. 1725).
Poco dopo percorriamo un ampio tornante destrorso (m. 1735).
Con poca pendenza superiamo un'ampia curva verso sinistra (m. 1745).
Proseguiamo in salita con un tornante sinistrorso alla destra del quale troviamo un tronco collocato orizzontalmente come protezione (m. 1750).
Percorriamo un tornante destrorso (m. 1760).
All'esterno di un tornante sinistrorso vediamo un vecchio tronco senza corteccia (m. 1765).
Lasciamo a sinistra un formicaio (m. 1775).
All'interno di una curva verso destra c'è un albero sul quale sono stati dipinti i numeri 32 e 14 (m. 1780).
Superiamo un tratto con poca pendenza.
In salita attraversiamo una lunga e stretta radura con pochi alberi e alcuni mucchi di pietre (m. 1785).
I pini stanno per lasciare nuovamente il posto ai larici.
Vediamo un grande bollo su di un tronco segato che aggiriamo con una curva verso destra (m. 1815).
Percorriamo alcuni tornanti: sinistra (m. 1825), destra (m. 1835), sinistra (m. 1850), destra (m. 1870).
Arrivati davanti a una verticale parete di roccia superiamo un tornante sinistrorso (m. 1875).
Ora siamo attorniati solo da larici. Percorriamo una semicurva verso destra (m. 1885).
Da questo punto, il sentiero è praticamente scomparso tra l'erba. Anche i bolli sono spariti. Continuiamo diritto, in modo abbastanza ripido, in un largo viale attorniato da larici sempre più radi.
Raggiungiamo la grande radura a valle della Baita Salinù. Sulla destra un cartello segnala il divieto di caccia (m. 1905).
Proseguiamo sempre diritto risalendo la radura. Troviamo un altro cartello che indica il divieto di caccia. Qua e là c'è ancora qualche larice. In alto vediamo la Baita Salinù.
Terminato l'attraversamento della radura, la raggiungiamo (m. 1930).
Tempo impiegato: ore 1.50 - Dislivello: m. 700 -35
Data escursione: ottobre 2019
Terzo itinerario: dalla località Alla Cà sopra S. Salvatore
Lasciamo la tangenziale di Sondrio (statale 38) al km. 37.3 per prendere verso sud la prima uscita (Via Vanoni) per chi proviene da Morbegno.
Andiamo a destra in direzione di Albosaggia, superiamo il ponte sul fiume Adda e subito dopo giriamo a sinistra.
Saliamo con la provinciale 17. Ad un bivio andiamo a destra ignorando la provinciale 18 che si stacca a sinistra.
Nel centro di Albosaggia, lasciamo la carrozzabile che prosegue ampia verso i Campelli per girare a destra in Via Torre. Dopo alcuni metri in discesa,
superiamo un torrente e giriamo subito a sinistra prendendo una stretta stradina asfaltata che sale in direzione di alcune case.
Continuiamo poi tra i castagni. Al primo bivio in Contrada Foppe (m. 676) andiamo a sinistra. Al successivo andiamo invece a destra seguendo un
cartello che indica San Salvatore (m. 740).
Superiamo la bianca chiesetta di S. Antonio (m. 768) e raggiungiamo la frazione di Cantone (m. 995) dove lasciamo a destra il sentiero 219 che conduce
a: La Crocetta in ore 1, alla G.V.O. (Gran Via delle Orobie) in ore 3.50 e al Rifugio Caprari in ore 4.10.
Più avanti troviamo due slarghi, uno per parte, al margine della strada e una panchina con la scritta Nembro (m. 1100). Poco dopo c'è un segnale
stradale che vieta il transito agli automezzi da novembre ad aprile. La strada è ripida e varie cunette per lo scolo dell'acqua la attraversano
costringendo le auto a ripartire quasi da fermo ogni volta. Pertanto, nel periodo invernale, occorre lasciare la macchina in questo punto anche perché
questo tratto è in ombra e quindi è spesso ghiacciato.
Proseguendo, usciamo dal bosco e raggiungiamo un bivio (m. 1310). Alcuni segnavia indicano a sinistra con il percorso 220: Valle della Casera a ore
1.20, G.V.O. a ore 3.40, Lago Publino a ore 3.50; a destra: Alberi Monumentali e Località San Salvatore dove ci sono l'ex-rifugio Saffratti ed una
chiesa, probabilmente la più antica di tutta la Valtellina (pare sia del principio del VI° secolo).
La stradina continua, alternando tratti su asfalto e cemento, dapprima nel bosco e poi allo scoperto tra prati, gruppi di baite e qualche fontana.
Dietro cominciano ad apparire le cime della Val Masino e della Val Malenco.
Presso un tornante sinistrorso alcuni segnavia che invitano a proseguire indicano: Valle della Casera a ore 0.40, G.V.O. a ore 3.00, Lago Publino a
ore 3.10.
Con un ultimo tratto sterrato raggiungiamo un'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi con una cartina della zona e parcheggiamo la macchina. Siamo
in località Alla Cà (m. 1516).
I segnavia indicano a destra con il sentiero 221: Valle della Casera a ore 0.20, Lago della Casera a ore 0.50, Pizzo Campaggio a ore 2.50; e con il
sentiero 220: Valle della Casera a ore 0.20, G.V.O a ore 2.30, Lago di Publino a ore 2.40. Altri cartelli indicano il Rifugio Caprari a ore 3 e
l'agriturismo Stella Orobica a ore 0.50.
Seguendo le indicazioni e i bolli bianco rossi, in salita attraversiamo un prato ed entriamo in un bosco di radi larici.
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Ad un bivio i bolli bianco rossi indicano di girare a sinistra (m. 1565).
Ritroviamo la sterrata, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero (m. 1575).
Superiamo un tratto con maggiore pendenza (m. 1595).
Il sentiero si scompone in tre tracce e subito si ricompone (m. 1615).
Poco dopo torna a dividersi in tre solo per aggirare alcuni alberi (m. 1625).
Poi si sdoppia in due tracce parallele che dopo una diecina di metri si riuniscono (m. 1640).
Attraversiamo nuovamente la sterrata. Su di un albero un cartello indica l'agriturismo Stella Orobica (m. 1650).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido su di un largo sentiero.
Troviamo un pozzetto in cemento e ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra (m. 1660).
Più avanti la pendenza diminuisce un poco. Il bosco ora è meno rado (m. 1685). Di tanto in tanto vediamo un bollo bianco rosso dipinto su di un larice.
Percorriamo quattro brevi tratti: in leggera salita, in salita, quasi in piano e nuovamente in leggera salita.
Torniamo a salire. Per un po' il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1705).
Percorriamo una curva a sinistra quasi in piano (m. 1715).
Continuiamo con un lungo tratto in leggera salita.
Dopo alcuni metri quasi in piano torniamo a salire (m. 1745).
Proseguiamo tra radi larici con poca pendenza e con delle serpentine appena accennate.
Percorriamo pochi passi quasi in piano e riprendiamo a salire. Troviamo alcuni mucchi di pietre.
Seguendo una traccia tra l'erba, attraversiamo una radura. Volgendo lo sguardo, dietro vediamo i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Dopo alcuni passi quasi in piano riprendiamo a salire. Passiamo accanto ad altri mucchi di pietre (m. 1800).
Lasciamo a sinistra un larice isolato (m. 1810).
Raggiungiamo una fontana con una lunga vasca abbeveratoio. Dalla sinistra arriva una sterrata. Alla destra, poco lontano, vediamo un baitello e una
baita (m. 1815).
Continuiamo diritto, superando un tombino verde.
Il sentiero si divide in due tracce parallele, che passano accanto ad un mucchio di pietre, e poi si ricompone (m. 1840).
Arriviamo ad un bivio (m. 1850). Alcuni segnavia indicano diritto il sentiero 221: Lago della Casera a ore 0.30, Pizzo Campaggio a ore 2.30; a destra
con il sentiero 220: G.V.O a ore 2.10, Rifugio Caprari a ore 2.20, Lago di Publino a ore 2.20. Continuiamo diritto in leggera salita.
Poco dopo, davanti ad una chiusa dell'acquedotto sul torrente, giriamo a sinistra (m. 1860).
Riprendiamo a salire, lasciamo a sinistra un altro mucchietto di pietre e percorriamo una curva a destra.
Dapprima con poca pendenza e poi in salita iniziamo ad attraversare una radura con qualche albero. Alla destra scorre il torrente (m. 1880).
Alcune pietruzze su di un masso formano un ometto (m. 1905).
Poco dopo il sentiero si divide e dopo una diecina di metri si ricompone.
Alla sinistra c'è un rudere.
Raggiungiamo lo splendido Lago della Casera nelle cui verdi acque si specchiano i larici che lo circondano (m. 1924).
Lo aggiriamo alla sinistra, quasi in piano, scavalcando un ruscelletto e passando accanto ad una zona recintata riservata all'acquedotto.
In leggera salita percorriamo una curva a destra.
Lasciamo a destra un mucchio di pietre e giriamo a sinistra (m. 1935).
Alla destra scorre il torrente immissario ed emissario del lago.
Nei prati vediamo un barech rotondo alla sinistra ed uno rettangolare alla destra. Davanti ci sono cinque baite allineate. La più a destra non è
ancora visibile ma poco dopo la raggiungiamo.
Alla destra troviamo una vasca per il bucato in cemento ed una passerella di legno con la quale è possibile attraversare il torrente. Giriamo invece a
sinistra e, quasi in piano, passiamo accanto alle prime due baite (m. 1960). Sulla prima leggiamo: "vendita diretta formaggi e ricotta". La
seconda è l'agriturismo Stella Orobica.
In leggera salita raggiungiamo la terza baita e poi quasi in piano la quarta.
L'ultima baita è il Rifugio Lago della Casera. Una incisione sopra la porta d'ingresso lo definisce come "Baita del Tor". Di fronte ci sono due
tavoloni in legno con relative panche (m. 1966).
Oltre il rifugio passiamo tra una bacheca e il monumento agli alpini e proseguiamo con una strada sterrata.
Dopo un tratto in leggera salita continuiamo quasi in piano.
Un ruscelletto attraversa passando sotto alla sterrata.
In leggera salita arriviamo ad un bivio (m. 1975). Ignoriamo la sterrata che gira a destra e proseguiamo diritto dapprima quasi in piano e poi in lievissima discesa.
Quasi in piano percorriamo una curva a destra.
Continuiamo in leggera salita (m. 1960).
Poco dopo, quasi in piano, percorriamo un tornante destrorso.
Dopo un tratto in discesa continuiamo con minore pendenza (m. 1945).
Percorriamo due curve sinistra-destra vicine tra loro (m. 1935).
Proseguiamo in discesa e giriamo a sinistra.
Subito dopo lasciamo a destra la stradina sterrata che sale alla Baita di Sciuch e al Lago delle Zocche (m. 1930).
Continuiamo in leggera discesa con un'ampia semicurva verso destra.
In basso alla sinistra vediamo la prosecuzione della strada, per un tratto sterrata e per un altro con il fondo in cemento.
Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 1915).
Continuiamo in lievissima discesa con un'altra semicurva verso sinistra.
Alterniamo due tratti quasi in piano ad uno in leggera discesa.
Arriviamo ad un bivio (m. 1900). Una strada continua con un tornante sinistrorso aggirando la Baita Sas Marmulì mentre l'altra prosegue verso destra. I segnavia indicano, a destra: Alpe Meriggio;
dietro: Baita Lago Casera. Andiamo a destra in leggera salita.
Dopo pochi passi in leggera discesa, guadiamo un ruscello che scende dalla destra e attraversa la sterrata.
Continuiamo attorniati da larici nella loro splendida veste autunnale.
In leggera salita percorriamo una curva verso sinistra.
Ora la strada è inerbita.
Superiamo una canalina in cemento e pietre per lo scolo dell'acqua (m. 1925).
Proseguiamo in salita.
Dopo un'altra canalina continuiamo con poca pendenza (m. 1940).
Lasciamo a destra un piccolo slargo (m. 1945).
Alterniamo due tratti quasi in piano ad altrettanti in leggera salita.
All'esterno di una curva verso destra troviamo due cartelli che segnalano il divieto di caccia (m. 1955).
Continuiamo in discesa, tra larici e alberelli, con una staccionata di rinforzo alla destra.
In leggera salita percorriamo un'ampia semicurva verso sinistra. In basso alla sinistra vediamo Sondrio oltre la quale si apre il solco della Valmalenco (m. 1950).
Lasciamo a sinistra un masso aguzzo sul quale vediamo i numeri 31-32-302 (m. 1955).
Quasi in piano percorriamo un ampio tornante destrorso (m. 1965).
Subito continuiamo in discesa e superiamo un tornante sinistrorso. Davanti, più in alto, in lontananza vediamo l'Alpe Meriggio.
Poco dopo percorriamo un tornante destrorso (m. 1955).
Ora scendiamo in modo abbastanza ripido, con il fondo in cemento.
Proseguiamo in leggera discesa con una sterrata inerbita (m. 1935).
Giunti in basso (m. 1930), continuiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. Davanti, in alto, vediamo l'Alpe Meriggio.
Superiamo un vecchio cancello rotto.
Subito dopo, alla sinistra, troviamo due vasche di alluminio.
Proseguiamo con poca pendenza. In alto verso destra vediamo la croce sulla cima del Pizzo Meriggio.
Dopo una semicurva verso sinistra riprendiamo a salire.
Percorriamo una curva verso destra aggirando un masso (m. 1940).
Alla destra c'è un prato. Cominciamo a trovare delle pietre ammucchiate da entrambi i lati.
Davanti in alto vediamo la croce sul Pizzo Meriggio.
Superiamo una canalina in cemento e pietre per lo scolo dell'acqua (m. 1960).
Percorriamo una curva verso sinistra (m. 1965).
Attorno ci sono prati e cespugli.
Continuiamo con un'ampia semicurva verso sinistra e attraversiamo una canalina in cemento e pietre per lo scolo dell'acqua.
In leggera salita percorriamo un tornante destrorso (m. 1980).
Proseguiamo in salita. Davanti vediamo l'Alpe Meriggio.
Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 1985).
Nel prato alla destra vediamo alcuni mucchi di pietre.
Poco prima di arrivare all'Alpe Meriggio, ci immettiamo su di un'altra sterrata e la seguiamo verso sinistra quasi in piano (m. 1995).
Subito percorriamo un tratto in leggera discesa e continuiamo in discesa tra prati e larici.
Superiamo due semicurve sinistra-destra (m. 1980).
Alla destra vediamo diversi mucchi di pietre.
Dopo altre due semicurve destra-sinistra continuiamo attorniati da pascoli punteggiati qua e là da mucchietti di pietre.
Proseguiamo in leggera discesa.
Dalla destra scende un ruscello che in parte attraversa la sterrata passando in una canalina e in parte la bagna scorrendoci sopra (m. 1965).
Percorriamo un'ampia curva verso sinistra e poco dopo un tornante destrorso presso il quale scavalchiamo il ruscello (m. 1960).
Alla sinistra ci sono dei larici, alla destra dei prati nei quali scorre il ruscello.
Quasi in piano percorriamo una curva verso sinistra con i larici da entrambi i lati. Alla destra c'è una pozza.
Pochi passi più avanti, alla sinistra si stacca la stradina per la Baita Salinù segnalata da un evidente cartello. Di fronte arriva il percorso descritto nel primo itinerario (m. 1955).
Prendiamo la stradina che, alla sinistra, scende inerbita tra i larici.
Dopo una curva verso sinistra (m. 1940) continuiamo dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano (m. 1935). Alla destra si abbassa una grande radura chiusa in fondo dai larici.
Con un ultimo tratto in discesa, lasciamo a sinistra il baitello della legnaia e raggiungiamo la Baita Salinù (m. 1930).
Tempo impiegato: ore 2.10 - Dislivello: m. 599 -185
Data escursione: settembre 2015 - ottobre 2019
Escursioni partendo dalla Baita:
- alla Baita Piada (m. 2100)
- alla Baita Tromba (m. 1990)
- all'Alpe Meriggio (m. 2000)
- alla Baita di Sciuch (m. 2000)
- al Rifugio Baita Növa (m. 2025)
- al Rifugio Lago della Casera (m. 1966)
- al Laghetto delle Zocche (m. 2046)
- al Pizzo Meriggio (m. 2358)
- al Pizzo Campaggio (m. 2502)
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