Il bivacco è situato all'Alpe Scermendone, uno dei più bei terrazzi panoramici dell’intera Valtellina.
Si tratta di una baita in muratura che dispone di quattro posti letto con materassi e coperte, stufa, camino, legna da ardere, lavandino, fornello, stoviglie,
un tavolo, tre panche e una sedia. All'esterno ci sono altre due panche e una panchina. Una costruzione a fianco contiene due bagni. Tutta l'area o recintata
con delle transenne in legno.
Se la giornata è limpida, lo sguardo può spaziare a nord sui monti della Val Masino, tra i quali spicca sulla destra la mole del Disgrazia, e a sud sulla lunga
catena delle Orobie.
Primo itinerario: da Ür di Cima per l'Alpe Granda
Dalla statale 38, all'altezza della stazione di Ardenno-Masino, imbocchiamo sulla sinistra (nord) la provinciale 12 Valeriana con la quale, raggiunto
il centro del paese, proseguiamo a destra fino a Villapinta.
Successivamente, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la provinciale 13 in direzione di Buglio in Monte che raggiungiamo dopo aver
oltrepassato alcune frazioni.
In paese, con un tornante sulla destra, imbocchiamo la via Poggio che sale, inizialmente molto ripida, passando tra alcune case. Ad un bivio andiamo a
destra (cartello Bar la Baita).
La carrozzabile continua, stretta ma asfaltata, attraverso un bosco. Giunti ad un bivio, con un tornante giriamo a sinistra su una strada con il fondo
in cemento che prosegue fino alle baite di Ür di Cima (m. 1415) dove partiva il vecchio sentiero al quale si è in gran parte sovrapposta la nuova
strada forestale sterrata.
Chi volesse può ancora percorrere la prima parte di questo sentiero, al fresco del bosco, per poi immettersi più avanti sulla sterrata.
Poiché a Ür non c'è possibilità di parcheggio, è opportuno lasciare l'auto poco prima, nei pressi dell'ultimo tornante, nel punto in cui la strada
asfaltata sfiora la nuova sterrata. Anche qui le possibilità di parcheggio sono assai scarse (m. 1370 - cartello Alpe Granda ore 0.45).
La nuova strada è tuttora priva di protezioni a valle ed è percorribile solo con dei fuoristrada. Inoltre c'è un cancello di colore marrone (che però
troviamo aperto). Lasciamo l'auto e ci incamminiamo.
La pendenza è leggera.
Già al secondo tornante (m. 1460) incontriamo il vecchio sentiero, percorribile fino a questo punto, che qui si innesta.
Più avanti entriamo nella pineta; essendo la strada abbastanza larga gli alberi non riescono mai a coprirla interamente e in alto vediamo sempre il
cielo.
Superiamo un ruscelletto che scende dalla montagna e attraversa la strada.
Troviamo poi un segnavia che indica il sentiero n. 19 (vedi il secondo itinerario) che sale sulla destra per Scermendone e Merla (m. 1540).
Più avanti un altro sentiero si innesta da sinistra (m. 1590).
Proseguendo lungo la strada troviamo un cartello che consiglia ai pedoni di continuare sulla destra con l'ultimo tratto del vecchio sentiero, mentre
la sterrata fa un giro un poco più lungo.
Saliamo tra i pini e poi usciamo dal bosco ai margini dell'Alpe Granda nei pressi di una vecchia baita dietro la quale domina un solitario larice.
Un cartello sotto il tetto della baita indica di proseguire verso destra tra i pascoli in leggera discesa.
Il Rifugio Alpe Granda ancora non si vede essendo nascosto da un gruppo di alberi.
Dobbiamo puntare verso un'altra baita davanti alla quale c'è una fontana e poi risalire leggermente sulla destra.
Passando davanti al rifugio (m. 1680), proseguiamo in salita nel prato verso gli alberi e troviamo un ampio sentiero.
Entriamo nel bosco e percorriamo in ripida salita un lungo e monotono traverso al fresco dei pini.
Saliamo con pendenza costante fino ad incontrare, nei pressi di una costruzione dell'acquedotto (m. 1870), il sentiero descritto nel secondo
itinerario che proviene dalla sterrata sottostante passando per Merla.
Poco più avanti c'è una croce di legno e un cartello che indica l'Alpe Granda (nella direzione da cui proveniamo) a ore 0.40; davanti invece vengono
segnalate le casere di Scermendone a ore 0.50 e il lago omonimo a ore 2.20 lungo il sentiero n. 19 (Sentiero Italia Lombardia Nord).
Percorriamo ora un tratto in piano e poi riprendiamo a salire dapprima dolcemente e poi in modo più ripido.
Ad un bivio prendiamo il sentiero di destra, più agevole. L'altro è una scorciatoia; più avanti i due percorsi si riuniscono.
Saliamo ancor più ripidamente poi, dopo aver ignorato un sentiero sulla sinistra, il percorso diventa pianeggiante (m. 2000).
Proseguiamo alternando alcuni tratti in piano ad altri in lieve salita; superiamo due caselli dell'acquedotto e finalmente raggiungiamo l'alpe
Scermendone (m. 2100).
Di fronte, accanto a una pozza d'acqua e un abbeveratoio per gli animali, vediamo la prima delle casere (la seconda si raggiunge in piano sulla
sinistra).
Pieghiamo subito a destra, costeggiando una rudimentale recinzione, e, dopo aver superato un pezzetto di prato, ritroviamo il sentiero.
Subito arriviamo ad un bivio. Lasciamo il percorso sulla destra che scende ad un abbeveratoio e poi risale, e preferiamo percorrere quello di sinistra
che parte in leggera salita e subito prosegue in piano.
Dopo una curva vediamo davanti a noi la chiesetta di S. Quirico (vedi foto) e il bivacco.
Continuando attraverso il prato, dopo che i due percorsi si sono riuniti, raggiungiamo la chiesa (m. 2131).
Qua si innesta da sinistra un sentiero che sale da Sasso Bisolo.
Procediamo per prati in piano e in breve arriviamo al bivacco.
Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 770
Data escursione: settembre 2005
Secondo itinerario: da Ür di Cima per la Merla
Questo secondo itinerario può essere considerato una scorciatoia del precedente e consente di risparmiare una mezzora.
Percorriamo la sterrata descritta nel primo itinerario fino a quota 1540 dove prendiamo il sentiero 19 che sale ripidamente sulla destra (cartello:
Scermendone e Merla).
Dopo aver percorso pochi metri raggiungiamo un bivio e giriamo a destra come indicato da una freccia rossa.
Saliamo nella pineta con alcuni secchi tornanti; per due volte il sentiero si divide e subito si riunisce (in entrambi i casi è più agevole il ramo di
sinistra).
Per un attimo usciamo dal bosco (m. 1610) e percorriamo pochi passi in piano poi ritorniamo tra gli alberi e riprendiamo dolcemente a salire.
Passiamo accanto ad un casello dell'acquedotto; qui il sentiero è rinforzato verso valle con dei pali di legno.
Proseguiamo con altri ripidi tornanti fino al termine del bosco (m. 1680).
Risaliamo un prato e arriviamo alla Baita Merla (m. 1729) davanti alla quale un tavolo e delle panche in legno invitano ad una sosta.
Sulla sinistra il sentiero si divide e un segnavia indica a sinistra Scermendone a ore 1.30 e a destra Verdel a ore 0.40.
Risaliamo il prato costeggiando i ruderi di una baita e ritorniamo tra gli alberi. Il sentiero è sempre ripido.
Per un attimo usciamo dal bosco ma subito vi rientriamo.
Arriviamo così a quota 1870 dove incontriamo, nei pressi di un altro casello dell'acquedotto e di una croce in legno, l'altro sentiero (vedi il primo
itinerario) con il quale proseguiamo verso destra, come precedentemente descritto, fino al bivacco.
Tempo impiegato: ore 2.00 - Dislivello: m. 770
Data escursione: settembre 2005
Terzo itinerario: dalla frana di Valbiore per l'Alpe Granda.
Per cominciare consiglio di leggere questa pagina:
https://www.valmasino.info/faq/#toggle-id-3
che parla in modo chiaro ed esaustivo di transiti e pedaggi lungo la strada che sale a Preda Rossa.
Lasciamo la statale 38 al Km. 19.5, poco dopo il ponte sul Torrente Mello che precede l'abitato di Ardenno, per imboccare verso sinistra (nord) la
provinciale 9 con la quale procediamo fino a Filorera.
Presso una curva a sinistra, lasciamo la provinciale che continua verso San Martino e proseguiamo diritto con la strada che sale a Preda Rossa.
Arrivati a Valbiore (m. 1160) lasciamo la macchina in un parcheggio gratuito è ci incamminiamo.
Superiamo un ponte e seguiamo la strada.
Circa 300 metri dopo il primo tornante, troviamo sulla destra il segnavia che indica l'inizio del sentiero e il tempo di percorrenza (Alpe Granda: ore 1.30 da
questo punto).
Saliamo ripidamente, al fresco dell'abetaia, tra massi ricoperti di muschio, ascoltando il rumore del torrente di fondovalle che man mano si
affievolisce.
Il sentiero è ripido e non concede un attimo di tregua.
Poi usciamo dal bosco e raggiungiamo le cinque baite dell'Alpe Tejada (m. 1492).
Rimontata la china erbosa che le sovrasta, rientriamo nel bosco e incontriamo quasi subito uno splendido larice secolare.
Proseguiamo ripidamente, fino a giungere alla vasta distesa prativa dell'Alpe Granda.
Qui pieghiamo a sinistra e percorrendo tutto l'altipiano, in pochi minuti raggiungiamo il Rifugio Alpe Granda (m. 1680).
Continuiamo poi come descritto nel primo itinerario.
Tempo impiegato: ore 3.30 - Dislivello: m. 980
Data escursione: settembre 2005
Quarto itinerario: dalla Piana di Preda Rossa
Per cominciare consiglio di leggere questa pagina:
https://www.valmasino.info/faq/#toggle-id-3
che parla in modo chiaro ed esaustivo di transiti e pedaggi lungo la strada che sale a Preda Rossa.
Lasciamo la statale 38 al Km. 19.5, poco dopo il ponte sul Torrente Mello che precede l'abitato di Ardenno, per imboccare verso sinistra (nord) la
provinciale 9 con la quale procediamo fino a Filorera.
Presso una curva a sinistra, lasciamo la provinciale che continua verso San Martino e proseguiamo diritto con la strada che sale a Preda Rossa.
Superato un ponte, alla sinistra, troviamo il parcometro presso il quale, dalle ore 20 alle ore 7, è possibile ritirare il ticket da esporre sul cruscotto,
pagando 12 Euro (di giorno invece bisogna rivolgersi alle biglietterie autorizzate).
Passiamo per Valbiore (m. 1160) dove c'è un parcheggio gratuito, attraversiamo un ponte, lasciamo a destra l'inizio del sentiero per il Rifugio Alpe Granda (vedi terzo itinerario), percorriamo una galleria, attraversiamo un'altro ponte e arriviamo a Sasso Bisolo dove alla sinistra della strada c'è il Rifugio Scotti (m. 1470).
Proseguiamo con vari tornanti fino al grande parcheggio sterrato di Preda
Rossa (m. 1955).
I segnavia indicano diritto: Valle di Preda Rossa, Rifugio Ponti a ore 2; a destra con il sentiero 19: Scermendone Basso a ore 0.30, Lago Scermendone a ore 2.20.
Lasciata la macchina, ci incamminiamo a destra verso il Sasso Arso (m. 2314) che dovremo aggirare alle sue pendici occidentali.
In leggera discesa raggiungiamo il torrente che scende dalla Valle di Pietra Rossa.
Un ponticello in legno con una sola sponda, quella di destra, consente di attraversare il corso d'acqua che, alla destra, entra in un bacino.
Oltre il torrente, proseguiamo quasi in piano seguendo dei segnavia a bandierina. Alla sinistra c'è una zona recintata con una staccionata di legno.
Poi giriamo a destra tra erba, cespugli e radi larici.
Con pochi passi in discesa, e successivamente in piano, entriamo in un bosco di conifere (m. 1945).
Dopo una curva a sinistra percorriamo due tratti in leggera discesa separati da uno quasi in piano.
Poi scendiamo in modo abbastanza ripido con delle serpentine.
Il sentiero si divide e subito si ricompone (m. 1935).
Al termine della discesa sentiamo il fruscio di un ruscello che scorre sotto alle pietre (m. 1925).
Quasi in piano aggiriamo verso sinistra una roccetta sul sentiero.
Ora risaliamo l'altro versante della valletta. Percorriamo uno zig-zag destra-sinistra. Alla sinistra c'è una roccia.
Poi saliamo in modo abbastanza ripido su fondo roccioso.
Troviamo un palo di legno, sulla destra, disteso a lato del sentiero per rinforzarlo (m. 1930).
La pendenza diminuisce un poco. Alla sinistra ci sono dei massi (m. 1935).
Proseguiamo dapprima quasi in piano e poi in lieve discesa tra i mughi, facendo un'ampia curva a sinistra.
Continuiamo in leggera salita e quasi in piano tra grosse pietre franate. Su una di queste vediamo inciso: "D†C 1858".
Torniamo a camminare su di un sentiero. Percorriamo una curva a sinistra e saliamo in modo abbastanza ripido.
Percorriamo poi alcuni passi quasi in piano tra le radici degli alberi circostanti (m. 1945).
Proseguiamo con un tratto in discesa, seguito da pochi passi quasi in piano (m. 1940).
Ora saliamo in modo abbastanza ripido con delle serpentine tra radi larici, mughi, rododendri e altri cespugli.
Poi la pendenza diminuisce un poco (m. 1950).
Percorriamo pochi passi quasi in piano su sterrato.
Dopo una curva a sinistra continuiamo in leggera salita e cominciamo a sentire il rumore di un torrente (m. 1955).
Superiamo un'altra curva a sinistra e poi, quasi in piano, proseguiamo allo scoperto circondati da radi larici.
Dopo un tratto in salita, continuiamo quasi in piano con dei cespugli alla destra (m. 1970).
Dapprima con poca pendenza e poi in salita, camminiamo tra rocce e pietre (m. 1975).
Quasi in piano attraversiamo una zona con una colata di pietre franate (m. 1980).
Proseguiamo con poca pendenza tra i larici.
Torniamo a salire. Mentre camminiamo tra i cespugli, il sentiero si divide e si ricompone (m. 1990).
Dopo un tratto quasi in piano proseguiamo in leggera salita e passiamo su di una pietra piatta con i bolli.
Percorriamo un altro tratto quasi in piano e proseguiamo con poca pendenza.
Nuovamente quasi in piano, tra i cespugli, costeggiamo il torrente che scorre alla destra.
Passiamo tra alcuni massi, poi tra cespugli di rododendro, ed entriamo in un grande prato. Abbiamo così terminato di aggirare il Sasso Arso ed abbiamo
raggiunto la parte basse della Val Terzana.
Alla destra c'è un piccolo ponte di legno, con la sola sponda destra, tramite il quale attraversiamo il torrente (m. 1995).
Subito dopo, camminando su di un ponticello di tronchi, superiamo anche un suo piccolo affluente.
Un cartello rotto indica San Quirico verso destra.
Proseguiamo in leggera salita con un sentiero alla destra dei prati.
Poi, quasi in piano, giriamo a destra e arriviamo ad un bivio. Lasciato a destra il sentiero che scende alla Baita di Scermendone Bassa, che vediamo
più in basso, continuiamo diritto con un ampio sentiero con il quale iniziamo a risalire il lato destro della valle (m. 2005).
Vediamo un tubo nero affiorante dal sentiero.
Subito dopo una semicurva a destra, percorriamo un ampio tornante sinistrorso. In basso alla destra vediamo la valletta con la Baita Scermendone e un
abbeveratoio per il bestiame (m. 2015).
La pendenza aumenta. Torniamo a vedere il tubo nero. Camminiamo tra prati e cespugli. A lato, un po' più lontano, ci sono dei larici.
Proseguiamo con minore pendenza. Un rivolo attraversa e bagna il cammino (m. 2040).
In vista di un tornante destrorso, la pendenza aumenta un poco (m. 2070). Alla sinistra vediamo i Corni Bruciati.
Dopo il tornante, alcuni rivoli attraversano e bagnano il percorso.
Più avanti entriamo in un bosco con larici e rododendri. Il sentiero ora è più largo, quasi una stradina sterrata (m. 2080).
Dopo un tratto con poca pendenza, percorriamo una breve salita ed un altro breve tratto in lieve discesa.
Continuiamo quasi in piano e giriamo a sinistra (m. 2095)
Proseguiamo in leggera salita tra i carpini. In basso alla destra vediamo la strada asfaltata che sale a Preda Rossa.
Percorriamo un tratto in salita seguito da un altro quasi in piano (m. 2125).
In basso alla destra ora vediamo il parcheggio di Preda Rossa. Dietro alla destra spunta la cima del Disgrazia.
Riprendiamo a salire e sbuchiamo in un prato. Troviamo un tombino.
Dalla sinistra arriva un'altra stradina parallela (m. 2135). I segnavia (collocati poco più avanti verso destra) indicano a sinistra: Rifugio Bosio a
ore 6, Lago Scermendone a ore 1.15. Andiamo a destra.
Davanti, poco lontano, c'è la chiesetta di S. Quirico. Guardando a sinistra invece, oltre un piccolo dosso, vediamo il tetto del bivacco.
Aggirato il dosso, con pochi passi lo raggiungiamo.
Tempo impiegato: ore 0.45 - Dislivello: m. 220 -35
Data escursione: settembre 2009
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