L'antico borgo di Codera, ormai quasi disabitato, è tuttora raggiungibile solo a piedi.
Tra le sue case ci sono due rifugi: La Locanda nella piazza della chiesa e l'Osteria Alpina nel centro del paese.
Con la statale 36 arriviamo fino a Novate Mezzola.
Un centinaio di metri dopo la stazione ferroviaria giriamo a destra (est) in Via Ligoncio e percorriamo questa strada per circa un chilometro. Giunti ad un
incrocio, possiamo proseguire diritto (Via al Castello) per arrivare all'attacco della mulattiera A6 oppure girare a destra (Via Lungo Codera Destra) per
raggiungere la partenza della mulattiera A5.
Naturalmente i due percorsi si possono unire ad anello, utilizzandone uno per la salita e l'altro per la discesa.
Primo itinerario: da Novate (Mezzolpiano) A6
Via al Castello termina circa trecento metri oltre l'incrocio di Via Ligoncio, dopo aver superato una cappelletta votiva, alcune panchine, una fontana
e la macchinetta erogatrice del ticket per il parcheggio: Euro 1 per ora, Euro 7 per tutto il giorno.
Alcuni cartelli indicano se i rifugi della valle (La Locanda, Osteria Alpina, Bresciadega e
Brasca) sono aperti o chiusi. Una bacheca riporta una cartina della zona e un'altra parla del Castello di Codera. Ci troviamo infatti
in località Castell. I segnavia indicano: Codera a ore 2, Bresciadega
a ore 3.30, Rifugio Brasca a ore 4.
Lasciamo la macchina in un ampio piazzale sterrato e ci incamminiamo (m. 316).
Saliamo alcuni gradini in cemento e, passando tra due case, imbocchiamo la bella mulattiera con gradoni di pietra che ci porterà fino a Codera.
Entriamo nel bosco. Dopo alcuni passi con poca pendenza riprendiamo a salire (m. 340).
Presso una curva a destra iniziano le protezioni a valle realizzate con paletti di ferro che reggono due cavi.
Percorriamo un tratto con pochissima pendenza su sterrato, senza le protezioni, e cominciamo a vedere tra gli alberi il Lago di Novate Mezzola.
Poi torniamo a salire i gradini della mulattiera e per un po' ci accompagnano le protezioni a valle.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 360) subito seguito da uno destrorso.
Il lento susseguirsi di tornanti prosegue e dopo altri sei tornanti la pendenza aumenta (m. 405).
Percorriamo un tratto con le protezioni alla destra che termina al successivo tornante sinistrorso (m. 425). Subito dopo superiamo un tornante destrorso.
Dopo un altro tornante sinistrorso ricominciamo le protezioni che terminano al successivo destrorso.
Il primo faticoso tratto termina accanto ad una cappelletta in località Söra i Sasei (m. 440). La cappelletta di colore rosa
contiene una madonnina e alcuni quadretti
ed è situata all'esterno del tornante. Bella la vista sul sottostante Lago di Novate Mezzola.
La mulattiera prosegue con alcune serpentine su fondo acciottolato.
Successivamente, con una svolta a sinistra, riprende la sequenza di tornanti (m. 455). Ora però i gradini sono spesso separati da uno spazio
acciottolato. Percorriamo così otto tornanti tra alberelli di robinia e cespugli di erica.
Poi riprendiamo a salire con i gradini di pietra (m. 505). Dopo sei tornanti, alla destra troviamo un grande castagno (m. 540).
Superato il successivo tornante destrorso passiamo sotto dei fili (m. 550).
Percorriamo pochi passi quasi in piano su sterrato e torniamo a salire. Superiamo due tornanti sinistra-destra (m. 560).
In leggera salita percorriamo un tratto parte su pietre e parte su sterrato.
Superiamo un tornante sinistrorso e riprendiamo a salire nel castagneto (m. 570).
Dopo il successivo tornante destrorso, alla destra troviamo un masso ed un castagno molto vecchio.
Con delle serpentine arriviamo ad un tornante destrorso dove vediamo un bollo bianco rosso sopra il quale qualcuno ha aggiunto una scritta poco
leggibile (m. 585).
La pendenza aumenta. Tra gli alberi ci sono dei massi.
Dopo un tornante sinistrorso passiamo accanto ad un vecchio castagno del quale praticamente rimane solo la corteccia (m. 595).
Proseguiamo con altri cinque tornanti dx-sx-dx-sx-dx poi la pendenza diminuisce un poco.
Troviamo una mulattiera che si stacca alla sinistra.
I segnavia indicano a sinistra: Montagnola a ore 1.20; davanti: Avedee a ore 0.45, Codera a ore 1.15; dietro: Novate Mezzola ore 0.45, Stazione FS a ore 1. Un cartello giallo avverte: "Pericolo caduta sassi. Evitare le soste prolungate". Sulla parete alla sinistra vediamo un segnavia a
bandierina e una placchetta quadrata del Sentiero Life. Alla destra riprendono le protezioni a valle con dei paletti di ferro che, in questo tratto,
reggono tre cavi (m. 635).
Dopo un breve tratto quasi in piano su pietrisco, riprendiamo a salire con gradini di pietra. In questo punto le protezioni hanno quattro cavi. Bella
la vista sul Lago di Novate.
La pendenza aumenta. Ora la parete di roccia alla sinistra è più distante dalla mulattiera.
Le protezioni tornano ad avere tre cavi (m. 655).
Percorriamo due tornanti ravvicinati sinistra-destra e poi un ampio tornante sinistrorso. Qui la mulattiera mostra i segni del rifacimento dopo una
frana che la aveva seriamente danneggiata (m. 670).
Proseguiamo in leggera salita con una parete rocciosa alla sinistra mentre dall'altro lato, oltre la protezione, il pendio precipita verticalmente.
Giriamo poi a sinistra e sotto una roccia sporgente vediamo un vecchio scavatore abbandonato (m. 685).
Continuiamo in modo abbastanza ripido. Alla sinistra ci sono alcuni grandi massi.
All'esterno di un tornante sinistrorso su di un masso vediamo il n. 617 scritto in rosso. Le protezioni a valle terminano.
Subito dopo percorriamo un tornante destrorso e proseguiamo su gradini di pietra ben sistemati.
Presso una curva a destra troviamo delle vecchie protezioni con paletti, prima di legno e poi di ferro, che reggono due cavi. Qui camminiamo con poca
pendenza, con una parete di roccia alla sinistra e un verticale precipizio alla destra (m. 710).
Terminate le protezioni continuiamo tra gli alberi.
Torniamo poi a salire con protezioni alla destra realizzate con dei paletti di ferro e due cavi.
Presso un tornante sinistrorso, raggiungiamo la cappelletta del Suradöö contenente un affresco semi cancellato dal tempo. Sulla destra c'è una piccola
croce a ricordo di uno sfortunato viandante. E' un bel luogo panoramico al culmine di uno sperone roccioso (m. 720). Vale la pena sostare un attimo e
riprendere fiato ammirando nel frattempo il Monte Legnone, il Lago di Mezzola e il Torrente Codera nel fondovalle.
Percorriamo un breve tratto in discesa.
Continuiamo quasi in piano, dapprima su sterrato e poi su sterrato e pietre, tra castagni e betulle. Alla destra, poco più in basso vediamo un
baitello tra gli alberi (m. 715).
Proseguiamo in leggera salita e poco dopo alla destra ricominciano le protezioni.
Percorriamo un tratto in leggera discesa con un bel precipizio alla destra, terminato il quale continuiamo quasi in piano su sterrato e senza le
protezioni.
Dopo una curva alla destra torniamo a salire con dei gradini di pietra. Percorriamo tre tornanti sx-dx-sx.
Il successivo tornante destrorso ha una base di rinforzo in pietre (m. 730).
Alla sinistra ora c'è una parete di roccia mentre alla destra ripartono le protezioni a valle.
Giriamo due volte a sinistra (m. 750).
Alla destra troviamo una targa in memoria di un escursionista qui perito nel 2020.
Alla destra troviamo un vecchio castagno del quale ormai è rimasta solo la corteccia.
Ora la mulattiera è incassata tra due muretti di pietra.
Arriviamo alle prime case di Avedee (m. 770). Sulla seconda casa vediamo un affresco e la scritta "per grazia ricevuta".
Poco dopo alla sinistra ci sono altre quattro vecchie costruzioni, forse stalle. Passiamo sotto i fili della corrente.
Continuiamo quasi in piano e alla destra ripartono le protezioni, questa volta con tre cavi.
Dopo un tratto in leggera salita, proseguiamo quasi in piano.
Percorriamo una curva a sinistra oltre la quale torniamo a camminare con poca pendenza. Attorno ci sono dei prati. Alla destra scorrono i cavi di una
teleferica.
A sinistra, oltre i prati, vediamo le altre case di Avedee, ben allineate. Lasciamo a sinistra una cappella dedicata a S. Antonio (m. 795).
Alla destra troviamo dapprima una fontana con una vasca di legno e poi una croce sopra un masso in memoria di uno scout diciannovenne.
Poi, dopo tanta roccia, percorriamo un tratto quasi in piano su sterrato tra castagni, faggi e betulle. Davanti, ma ancora lontana, cominciamo a
vedere Codera.
Proseguiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita con qualche gradino di pietra e con delle protezioni alla destra formate da paletti di ferro
che reggono tre cavi.
Alla sinistra troviamo un'altra cappelletta contenente un affresco semi cancellato dal tempo raffigurante un crocifisso e due santi. Ci sono anche
alcuni quadretti (m. 815).
Camminando dapprima quasi in piano su sterrato e poi in salita su pietra, percorriamo un ampio tornante sinistrorso.
Cominciamo a scendere.
Percorriamo una curva verso destra assecondando la montagna.
Dopo un tratto senza protezioni a valle queste ripartono. Proseguiamo in leggera discesa e poi quasi in piano. Alla destra c'è una grossa pietra alla quale
sotto stati attaccati i due cavi di protezione (m. 795).
Scendiamo con dei gradini. Ora i cavi delle protezioni sono tre.
Superiamo un tornante destrorso subito seguito da uno sinistrorso (m. 780).
Continuiamo in discesa con altri quattro tornanti ravvicinati dx sx dx sx, presso l'ultimo dei quali c'è una protezione in legno.
Raggiungiamo la prima galleria paramassi e la percorriamo quasi in piano con la parete rocciosa della montagna alla sinistra mentre alla destra tra un
pilastro di cemento e il successivo ci sono due sbarre di ferro (m. 760).
Terminata la galleria, alla destra ricominciano i paletti di protezione con tre cavi.
Con lievi saliscendi superiamo un bosco, mentre le protezioni terminano.
Lasciamo a sinistra le pietre di una vecchia frana.
Subito dopo percorriamo una curva a destra. Prima della successiva curva a sinistra, ricominciamo le protezioni con paletti di ferro che reggono due
cavi.
Quasi in piano, passando tra due rocce, giriamo a sinistra.
Continuiamo con altri lievi e brevi saliscendi poi quasi in piano attraversiamo una zona con dei massi franati.
Riprendiamo a salire con dei gradini. Alla sinistra c'è la parete di roccia e alla destra le protezioni con paletti di ferro e 3 cavi. Un cartello
giallo avverte: "Pericolo caduta sassi. Evitare le soste prolungate".
Dopo pochi passi in piano (m. 770) torniamo a scendere.
Quasi in piano, su sterrato, passiamo sotto una roccia sporgente (m. 760) oltre la quale arriviamo alla seconda galleria paramassi, analoga alla
precedente, sopra la quale scolano vari rivoli d'acqua (Gröndan dal mut).
Dopo quest'altro tratto coperto proseguiamo con delle protezioni alla destra con paletti di ferro che reggono inizialmente due cavi e poi tre.
Riprendiamo a salire. All'esterno di un tornante sinistrorso troviamo una piccola croce in memoria di un boy scout. Poco sopra, su di un masso, ci
sono anche una Madonna con Bambino e una targa ricordo sulla quale leggiamo: "La morte non esiste più, hai vinto tu".
Più avanti troviamo sulla destra una cappella. Una scritta nella parte alta la fa risalire al 1777 e spiega come ottenere una indulgenza (m. 777).
Giriamo a sinistra, usciamo dal bosco e continuiamo quasi in piano su sterrato con delle protezioni alla destra formate da paletti di ferro che
reggono tre cavi.
Poi torniamo tra gli alberi. Alla sinistra c'è un muretto di pietre mentre alla destra non ci sono più le protezioni che però ricominciamo poco più
avanti quando riprendiamo a salire con dei gradini.
Più avanti sulla destra troviamo una piccola croce e una cappella affrescata con una madonna, dei santi e alcuni scheletri che ammoniscono: "Ciò
che noi fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso". A sinistra tre pietre squadrate invitano ad un po' di riposo. Subito
dopo, alla destra, c'è il piccolo cimitero di Codera (m. 795).
Poco dopo lasciamo a sinistra la cappelletta delle Grazie contenente tre affreschi, la scritta "Misericordia" e una statuetta del Sacro Cuore.
Proseguiamo quasi in piano su sterrato. Alla sinistra troviamo dapprima una piccola croce e poi una fontanella con acqua sorgiva.
Continuiamo con poca pendenza su fondo roccioso, accompagnati alla sinistra da un muro di pietre e poco dopo cominciamo a vedere il campanile di
Codera davanti a noi.
Proseguiamo in salita. In basso alla destra c'è un prato con la piazzola per l'atterraggio dell'elicottero. Ora la mulattiera è inerbita. Un rivolo la attraversa. Un cartello ci da il benvenuto a Codera.
Raggiungiamo la piazzetta. Alla sinistra c'è la chiesa di S. Giovanni Battista e poco più avanti il campanile. Alla destra c'è il Rifugio La Locanda.
Tempo impiegato: ore 2 - Dislivello: m. +600 -91
Data escursione: luglio 2013 - aprile 2022
Secondo itinerario: da Novate (Mezzolpiano) A5 + Tracciolino
All'incrocio di Via Ligoncio, giriamo a destra in Via Lungo Codera Destra (cartello: San Giorgio - Cola). Ad un bivio proseguiamo diritto con Via
Lungo Codera Sinistra. Superato il ponte sul Torrente Codera, continuiamo fino a trovare una croce metallica sulla destra e Via al Monte sulla
sinistra.
Prendiamo questa stradina e la percorriamo per un breve tratto, fin dove diventa sterrata, e poi parcheggiamo presso un piccolo slargo sulla destra
(m. 270).
Lasciata l'auto ci incamminiamo sulla sterrata passando tra due case.
Raggiunto un bivio, accanto ad un rudere, andiamo a destra, in leggera salita.
Poco dopo da sinistra arriva un'altra sterrata che si unisce alla nostra.
Da questo punto la strada ridiventa asfaltata. Ignoriamo una stradina sterrata sulla destra e continuiamo in salita.
Più avanti un cancello chiude la strada. Prendiamo un sentierino a sinistra e costeggiando la recinzione metallica raggiungiamo il punto di inizio
della mulattiera.
Alcuni segnavia indicano: A5; San Giorgio a ore 1.10, Cola a ore 2, In Cima al Bosco a ore 2.50; Val Ladrogno, Bivacco Casorate a ore 5.20.
C'è anche una freccia su di un masso con la scritta San Giorgio Cola e un cartello di divieto di transito alle biciclette (m. 315).
La mulattiera sale a sinistra tra cespugli di erica, radi alberelli e massi franati.
Passiamo sotto una rete metallica para sassi (m. 350). Dietro a sinistra cominciamo a vedere il Lago di Novate.
Sta per iniziare una interminabile sequenza di quaranta tornanti. Da un lato avremo la montagna e dall'altro il vuoto. La mulattiera è abbastanza
larga e nei punti maggiormente esposti è sempre protetta con dei paletti che reggono due funi metalliche. Possiamo pertanto procedere in sicurezza. La
pendenza è costante e non eccessiva.
Superiamo un boschetto di pini; poi passiamo sotto i fili della corrente.
Tra il settimo e l'ottavo tornante leggiamo sulla roccia: "Olè Alpini" (m. 450).
Tra l'undicesimo e il dodicesimo tornante vediamo un quadretto raffigurante la Sacra Sindone posto sotto un sasso (m. 500).
Al diciannovesimo tornante passiamo accanto a quanto resta di un vecchio traliccio di ferro (m. 570).
Al ventitreesimo tornante vediamo davanti a noi, sull'altro lato della vallata, l'altra mulattiera con la sua lunga sequenza di gradini (m. 590).
Al venticinquesimo tornante troviamo una croce in granito e una madonnina nera posta in una nicchia al suo interno (m. 600). In questo punto ci
troviamo su un dosso roccioso che si stacca dalla parete della montagna e il precipizio è su entrambi i lati. E' un bel punto panoramico e ci fermiamo
un attimo ad ammirare la sottostante vallata.
Continuiamo percorrendo un tratto quasi in piano o in leggera salita, passando accanto ad un castagno che sembra uscire dalla roccia e poi ad una
liscia parete.
Superiamo due pali in legno della corrente e riprendiamo a salire con una altra serie di tornanti.
Al trentesimo tornante vediamo un quadretto raffigurante una madonna con bambino.
Al trentaduesimo tornante (m. 655) passiamo sotto un grande masso che si sporge sopra le nostre teste. La mulattiera infatti in alcuni punti è
completamente scavata nella roccia.
Dopo il quarantesimo tornante la mulattiera si allunga tra alberi di castagni e raggiunge un alto muraglione di granito posto a protezione dei detriti
che potevano cadere da una cava soprastante.
Subito dopo troviamo quanto resta di tre baite in pietra. Sulle pareti della prima c'è una madonnina. Su un masso leggiamo la scritta: San Giorgio.
Il percorso piega a destra. Seguendo due frecce bianche passiamo tra i ruderi. A sinistra, sull'alto lato della vallata, vediamo Codera.
Continuiamo in leggera salita. Troviamo un'altra scritta San Giorgio su di una pietra.
Con maggior pendenza raggiungiamo un cartello che da il benvenuto a San Giorgio e indica un museo (m. 765).
Ora percorriamo un tratto in discesa. Due frecce bianche segnalano le due direzioni di marcia ed un segnavia indica Novate Mezzola alle nostre spalle.
In piano tra castagni e betulle raggiungiamo il vecchio borgo di San Giorgio, tuttora abitato (m. 748).
Vale la pena sostare un poco e gironzolare per la borgata.
Al centro dell'abitato c'è la chiesa dedicata ai santi Giorgio ed Eufemia, di antica origine ma ristrutturata nel '700. Alla sua sinistra c'è una
cappella dedicata ai dispersi in Russia. Un segnavia indica a destra il museo e il lavatoio.
Dietro la chiesa, oltre un prato, c'è una fontana davanti ad una cappella affrescata.
Ci addentriamo tra le case alla sinistra della fontana. Vediamo un cartello di benvenuto su un albero e ci riportiamo sulla mulattiera.
Lasciamo a sinistra una grotta chiusa da una porta, con due panche di pietra.
Poco più avanti un sentierino sulla destra conduce ad un avello celtico, un sepolcro completamente scavato in un blocco di granito.
Dopo pochi passi raggiungiamo il vecchio cimitero anch'esso meritevole di una visita; contiene tra l'altro una enorme pietra posta di traverso come un
"menhir" che forma una grotta adibita a cappella (m. 780).
La mulattiera prosegue alla destra del cimitero in leggera salita.
Superiamo un traliccio, seguiamo i fili della corrente e poi passiamo accanto ad un baitello.
La pendenza aumenta e superato un bosco di betulle ci avviciniamo a delle rocce.
Sulla destra scorre un grosso tubo nero appeso ad un cavo. A sinistra verso valle ci sono delle protezioni e più avanti c'è anche una fune corrimano
dall'altro lato.
Giunti in cima (m. 914) ci immettiamo sul Tracciolino, un sentiero di servizio per l'impianto elettrico scavato nella montagna e risalente agli anni
trenta. I segnavia indicano a sinistra Codera e a destra la Val dei Ratti (vedi il terzo itinerario). Altri cartelli indicano che ci troviamo sul Sentiero Italia e sul Sentiero
Life delle Alpi Retiche.
Percorreremo ora questo ampio sentiero, completamente pianeggiante, per circa tre chilometri. Il percorso è sovente scavato nella roccia e i
precipizi, sulla parete a picco alla nostra sinistra, decisamente impressionanti. Una serie di paletti di ferro che reggono due funi di acciaio fanno
da protezione lungo quasi tutto il cammino.
Passiamo accanto un paio di tralicci tra betulle e rododendri.
Superiamo una curva con una corda corrimano, il traliccio n. 4 e un'altra indicazione del sentiero Life.
Camminiamo su una passerella in cemento; anche qui c'è una corda corrimano sulla destra. In questo punto il sentiero è interamente scavato nella
roccia e il precipizio da togliere il fiato.
Dopo una curva a destra una scaletta sale verso un altro traliccio.
Ritroviamo il grosso tubo nero che scende dalla montagna.
Con quattro ponticelli fatti da assi di legno e sponde di ferro superiamo un tratto franato.
Sulla destra si apre la Val Revelaso che sale fino al Sasso Manduino (m. 2888) e alla Cima del Cavre (2601). Troviamo l'inizio chiuso di un tunnel con
l'indicazione esatta dell'altezza: m. 914,50. Superiamo il letto del Revelaso che troviamo in secca e iniziamo il ritorno sull'altro versante passando
accanto ad un cassottello e al traliccio n. 6.
Dopo un lungo tratto passiamo sopra un ponticello in cemento presso un'ansa della montagna.
Troviamo una freccia gialla e percorriamo una curva verso destra. A sinistra oltre la vallata distinguiamo nettamente San Giorgio. Ben visibile è
anche il sentiero che da San Giorgio scende fino al fondovalle e risale questo versante.
Seguendo un tubo arriviamo ad una porta di ferro.
Più avanti troviamo una vaschetta di pietra, abbeveratoio per gli animali.
Poco sotto a sinistra ci sono i ruderi di una torre.
Entriamo in un bosco di castagni e raggiungiamo un incrocio: i segnavia indicano a destra il sentiero che sale a Cola e a sinistra quello che scende e
poi risale verso San Giorgio. Continuiamo diritto con il Tracciolino.
Superiamo un altro traliccio e una casa e ci addentriamo in un grande castagneto.
Ignoriamo poi un altro sentiero che sale a destra verso Cola.
Passiamo sotto i fili della corrente e più avanti sotto una roccia sporgente. Dell'acqua esce da un tubicino.
Sulla destra si apre la Val Grande. Un cartello di legno ormai illeggibile indica un poco evidente sentierino che scende ripidissimo a sinistra.
Passiamo sotto una tettoia dalla quale gocciola acqua e percorriamo un altro tratto scavato nella roccia a lato di un bel precipizio.
Più avanti un freccia indica sulla sinistra il sentiero che scende a Cii e Codera.
Lasciamo pertanto il Tracciolino e iniziamo a scendere ripidamente.
Poi in leggera discesa percorriamo con precauzione un tratto esposto.
Raggiungiamo un bivio nei pressi di un grande castagno e di un bollo rosso e scendiamo verso sinistra. Troviamo dei gradini di legno ed un tratto
infangato poi in leggera discesa tra i prati arriviamo alle prime vecchie baite di Cii (m. 865).
Continuiamo a scendere verso il gruppo più consistente di case e una fontana (m. 851) e successivamente verso altre case sparse. Sull'altro lato della
vallata sono ben visibili le gallerie paramassi dell'altra mulattiera che sale a Codera e, sulla destra, il campanile che precede l'abitato.
Percorriamo un tratto fangoso e passiamo accanto ad una croce (m. 815).
Superato un masso che copre in parte il sentiero, scendiamo con alcuni gradini di pietra e continuiamo poi in piano con un ampio sentiero sterrato.
Lasciamo a destra il sentiero segnalato che sale al Bivacco Casorate Sempione in ore 3.30 e continuiamo a scendere con alcuni gradini fino al Ponte de
la Mala (m. 765) gettato sopra il torrente che scende dalla Val Ladrogno. Al centro del ponte c'è un'edicola con cinque affreschi raffiguranti dei
santi.
Torniamo a salire e poi, con pochi passi in discesa, raggiungiamo il Ponte della Muta (m. 769) alto sopra la forra di Codera. All'inizio del ponte c'è
un cancello aperto. Entrambi i ponti, in pietra e di origine romanica, sono veri capolavori di architettura.
Torniamo a salire e oltrepassiamo un rivolo d'acqua che attraversa il cammino.
Passiamo sotto i cavi di una teleferica.
Superato un baitello tra i castagni, finalmente raggiungiamo Codera. I segnavia indicano, a destra: il sentiero A6 per il Rifugio Brasca a ore 2;
dietro: il
sentiero A7 per la Val Ladrogno e il Bivacco Casorate Sempione a ore 3.45; a sinistra: Novate Mezzola a ore 1.30.
Il Rifugio Osteria Alpina è già visibile, di fronte un poco più in alto. Andando a sinistra invece possiamo raggiungere la piazza della chiesa e il
Rifugio La Locanda.
Tempo impiegato: ore 3.00 - Dislivello: m. +727 -172
Data escursione: aprile 2008
Terzo itinerario: da Motta di Verceia con il Tracciolino
Con la S.S. 36 arriviamo a Verceia.
Al km 103, dopo il ponte sul Torrente Ratti e prima di arrivare alla stazione ferroviaria, giriamo a destra in Via Serto.
Incrociamo Via San Francesco e proseguiamo diritto in Via Vico (qui alcuni cartelli indicano la Val dei Ratti).
Da questo punto c'è il divieto di transito ai veicoli non autorizzati. Occorre munirsi del permesso, al costo di € 5,
presso gli Uffici Comunali o presso uno dei seguenti bar di Verceia: Bar Val di Ratt, Bar Pinki, Bar Miky, Bar Circolo Al Sert.
In alternativa è possibile salire a piedi utilizzando la vecchia mulattiera.
Poco dopo troviamo sulla destra l'inizio della mulattiera
Continuiamo con la strada, un po' stretta, asfaltata fino a quota m. 640 e poi sterrata, incrociando varie volte la mulattiera.
La strada termina presso un tornante sinistrorso dove c'è spazio per fare manovra e parcheggiare (m. 900).
Proseguiamo diritto e poco dopo raggiungiamo il Tracciolino. I segnavia indicano: m. 912 slm; a sinistra: S. Giorgio a ore 1.30, Cola a ore 2.20,
Codera a ore 3; diritto: Frasnedo a ore 1, Biv. Primalpia a ore 3.30, Rif. Volta a ore 5; dietro: Verceia centro a ore 1.30, Verceia stazione F.S. a
ore 1.45. A destra si va verso la Diga di Moledana e da lì si può proseguire verso Frasnedo.
Andiamo a sinistra camminando lungo i binari e seguendo i tralicci dell'alta tensione (qui c'è quello contrassegnato con il n. 12).
Passiamo sotto i cavi di una teleferica. Un cartello avverte di prestare attenzione ai carichi sospesi.
Poco dopo raggiungiamo la casa dei custodi, posta sulla sinistra, accanto al traliccio n. 10. Davanti all'edificio ci sono un tavolo e una panca. Sulla destra
ci sono un'altra piccola costruzione in cemento e una fontana. Troviamo anche uno scambio e un corto binario morto.
Sulla sinistra, verso valle, a partire da questo punto, troveremo un lungo alternarsi di tratti protetti (paletti di ferro che reggono due cavi metallici) e
altri senza protezione. Il precipizio è notevole e quasi sempre verticale. Comunque il Tracciolino, almeno nella prima parte (fino al bivio che precede la
galleria più lunga) è ampio; infatti la sua larghezza supera i due metri.
Camminando con bella vista sul Lago di Mezzola e sulla parte terminale del Lago di Como, superiamo i tralicci n. 9, 8 e 7.
Troviamo poi, uno dopo l'altro, alcuni rivoli che scendono dalle pareti alla destra e attraversano passando sotto al cammino.
Dopo il traliccio n. 6 e una curva a destra, troviamo un ponticello in legno e ferro seguito da un altro più grande interamente in ferro. Questi, come i
successivi, consentono di superare delle gole, che si aprono nella parete rocciosa alla destra.
La vegetazione, sui ripidi pendii a lato, continua ad essere formata da castagni e betulle.
Accanto al traliccio n. 5 troviamo uno slargo ed uno scambio con un corto binario morto. E' questo il punto in cui il Tracciolino è più largo. Qui la vista
spazia sulla sottostante Piana di Chiavenna percorsa del fiume Mera e sul piccolo Lago Pozzo di Riva situato accanto a Novate Mezzola.
Troviamo poi sulla destra un muretto con pietre a rinforzo. In un anfratto vediamo un quadretto raffigurante una madonna.
Continuiamo con un lungo tratto senza protezioni durante il quale superiamo il traliccio n. 4.
Passiamo sotto una galleria paramassi in cemento; alla sinistra ci sono solo dei piloni in cemento armato.
Subito dopo troviamo uno scambio con il solito corto binario morto.
Un cartello avverte del pericolo di caduta valanghe.
Superiamo un'altra galleria paramassi identica alla precedente.
Il tratto successivo presenta delle protezioni a valle fatte con pali più alti e ben quattro cavi metallici.
Percorriamo un altro ponticello in legno e ferro e passiamo sotto una grande roccia sporgente.
Dopo una curva a sinistra, troviamo invece un ponte interamente in ferro gettato sulla profonda gola che si apre alla destra.
Troviamo poi sulla destra una valletta dalla quale scende un rivolo. Alla destra alcune reti contengono delle pietre sistemate a protezione di eventuali frane.
Il tratto con quattro cavi verso valle termina. Torniamo ad alternare tratti protetti con paletti che reggono due cavi e altri senza protezione alcuna.
Arriviamo alla prima galleria scavata nella roccia. Questa è breve ed è seguita da una cascatella.
Poi superiamo un'altra galleria paramassi in cemento. Nei pressi ci sono i ruderi di una torretta e il traliccio n. 3.
Alla sinistra spuntano il Legnone e il Legnoncino.
Dalle rocce alla destra scende un rivolo che forma una piccola cascata le cui acque passano sotto al percorso.
Raggiungiamo un bivio. I segnavia indicano diritto: Crotti di Campo, Centrale Sondel a ore 1.15; a destra: San Giorgio, Cola, Val Codera; dietro: Valle dei Ratti, Verceia.
Andiamo a destra. Qui inizia la galleria più lunga. Sulla destra c'è un interruttore a tempo che comanda l'accensione di 16 lampade poste a una ventina di metri
l'una dall'altra. La luce è comunque scarsa ed è pertanto opportuno portarsi una pila. Dalle pareti gocciola dell'acqua che forma delle pozzanghere. La
temperatura è fresca. La galleria è rettilinea e quindi in fondo si intravede l'uscita.
Arrivati in fondo troviamo, sempre a destra (lato a monte), l'interruttore per chi proviene in senso opposto.
Sulla sinistra ci sono delle aperture. Troviamo un bivio. Qui terminano i binari. Il percorso diritto è chiuso da una grata.
Prendiamo pertanto l'altra direzione, quella a sinistra, e percorriamo un'altra galleria, corta ma buia in quanto posta in curva.
Passiamo poi sotto delle rocce sporgenti. In basso a sinistra cominciamo a vedere il piccolo borgo di San Giorgio oltre la valle.
Superata una breve galleria troviamo un cartello che avverte del pericolo di caduta massi dal ripido vallone che si apre alla destra.
Davanti abbiamo un'alta parete verticale perforata da un'altra galleria, abbastanza lunga ma diritta. Anche qui l'acqua gocciola dal soffitto e forma delle pozzanghere.
All'uscita troviamo un'altra valletta che aggiriamo accompagnati da una corda fissa sulla parete alla destra. Un rivolo scende da destra e bagna il cammino.
Intanto il panorama regala una bella veduta del Legnone.
Superiamo altre due gallerie, entrambe molto brevi e passiamo sotto una roccia sporgente.
Percorriamo un breve passaggio senza protezione. Il sentiero è largo circa un metro ed il precipizio è verticale.
La linea di un altro elettrodotto ora si affianca al nostro cammino, con il suo traliccio n. 4.
Passiamo sotto una galleria cortissima, praticamente un arco di roccia.
Alterniamo ora cinque tratti scavati nella roccia ad altrettante brevi gallerie, solo la seconda delle quali è buia in quanto situata in curva.
Troviamo poi il traliccio n. 5. In basso vediamo San Giorgio.
All'uscita dell'ennesima galleria, percorriamo un tratto inizialmente sotto delle rocce. Sull'altro lato della vallata vediamo il sentiero che sale da Novate e
più a destra il borgo di Codera con la chiesa all'inizio dell'abitato bene in evidenza.
Superata un'altra corta galleria in curva, troviamo un quadretto raffigurante una madonna.
Percorriamo una curva a sinistra per aggirare un valloncello. Sulla destra c'è una corda fissa.
Superiamo poi una galleria rettilinea e abbastanza lunga con varie pozzanghere dovute a sgocciolamenti dal soffitto.
Passiamo sotto un arco di roccia e successivamente sotto un grosso tubo nero.
Raggiungiamo il bivio (m. 914) con il sentiero (descritto nel secondo itinerario) che a sinistra sale da San Giorgio. I segnavia indicano diritto: Codera; a
sinistra: San Giorgio; dietro la Val dei Ratti. Altri cartelli indicano che ci troviamo sul Sentiero Italia e sul Sentiero Life delle Alpi Retiche.
Continuiamo pertanto, seguendo il Tracciolino, come precedentemente descritto.
Tempo impiegato: ore 3 - Dislivello: m. 79 -154
Data escursione: marzo 2010
Note:
Vale sicuramente la pena di visitare il museo etnografico, che conserva numerose testimonianze del passato di questo borgo. Vi sono stati ricostruiti
una cucina ed una camera da letto con tutti gli utensili e gli attrezzi da lavoro antichi.
Inoltre vi è una sezione dedicata alla flora e alla fauna, un'altra alla mineralogia ed un'altra ancora alla storia della vallata.
Il museo è aperto tutti i giorni da maggio a settembre e solo nei fine settimana negli altri mesi (orario: 10/12 - 15/18).
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