Il Bivacco La Petta è situato in Val Malgina, una delle valli più selvagge e meno conosciute dell'intera Valtellina, in una radura alla destra del
ripido e stretto Canalone di Malgina che scende con ben 1400 metri di precipizio.
Il bivacco è una costruzione in pietra. Contiene un tavolato in legno con uno spazio sufficiente per 5/6 persone, però ci sono solo tre materassi e
alcune coperte. Dispone inoltre di un tavolo in legno con relative panche, un armadietto, alcune stoviglie, legna e un angolo a terra dove è
possibile accendere il fuoco. L'acqua va recuperata all'ultimo guado che si incontra.
E' consigliabile salire al bivacco nel periodo estivo quando il percorso è classificabile come EE; con neve o ghiaccio le difficoltà sono ben maggiori
e richiedono attrezzatura adeguata.
Lasciamo la statale 38 al km. 47.4 dove, di fronte alla stazione ferroviaria di Chiuro, prendiamo il sottopassaggio sulla sinistra che porta sulla
provinciale 23 con la quale ci dirigiamo verso sud.
Superato il ponte sull'Adda, troviamo un bivio e continuiamo verso sinistra salendo in direzione di Castello dell'Acqua.
Giunti ad un quadrivio, nei pressi del cimitero, proseguiamo diritto verso la frazione Paiosa. Ne superiamo tutto l'abitato e lasciamo la macchina in
uno slargo accanto a un tabellone del Parco delle Orobie al quale è appesa una cartina della zona (m. 687).
Ci incamminiamo su di una sterrata che si dirige a sinistra. Un segnale stradale indica il divieto di transito ai veicoli.
Percorso un tratto pianeggiante (m. 700), proseguiamo in leggera discesa, tra castagni e betulle.
Tornati nuovamente in piano (m. 680), ignoriamo una stradina che scende sulla sinistra verso il Torrente Malgina, che da questo punto non è visibile.
In lieve salita, accompagnati da un muretto di pietre sulla destra, superiamo una baita seminascosta degli alberi alla sinistra e raggiungiamo uno
slargo dove troviamo un tavolone e delle panche in legno (m. 700).
Ora siamo circondati prevalentemente da noccioli. Di fronte, oltre gli alberi, già vediamo la Cima del Druet (m. 2913) e il Pizzo del Diavolo di Malgina
(m. 2926) che chiudono la testata della valle. Alla
sinistra cominciamo a vedere il torrente che ci accompagnerà per buona parte del cammino.
Dopo un tratto in leggera salita (m. 725), ne percorriamo un altro con maggiore pendenza e con il fondo lastricato. Poi il percorso si raddolcisce (m.
755).
Arrivati al termine della salita, dobbiamo guadare un ruscelletto (m. 790). Un cartello segnala che siamo nel Parco delle Orobie Valtellinesi.
Continuiamo quasi in piano su sterrato poi riprendiamo a salire con il fondo acciottolato e accompagnati alla destra da un muretto di pietre.
Raggiungiamo le Baite Carro (m. 826). Su una di queste baite c'è un affresco raffigurante la Santissima Trinità. Un cartello ci da il benvenuto. Sulla
sinistra ci sono delle protezioni ovvero dei paletti che reggono due cavi, e più avanti una rete metallica. Un segnavia a cura del Cai Aprica ricorda
che siamo sul sentiero n. 25 della Val Malgina.
Proseguiamo il nostro cammino allontanandoci per un po' dal torrente, tra prati e betulle. Inizialmente sulla sinistra ci sono dei pali di legno o di
ferro che reggono delle funi. Alla destra c'è un piccolo orto recintato.
Riprendiamo a salire con il fondo acciottolato e poi, con minore pendenza su sterrato, tra noccioli e qualche pino, riavvicinandoci al torrente.
Durante questo lungo tratto ignoriamo sulla sinistra due sentieri che scendono al torrente, poco visibili nel periodo estivo a causa della folta vegetazione.
Superato un tratto quasi in piano, arriviamo alle Baite Campo, una delle quali è ridotta a rudere. Alla sinistra c'è una vecchia staccionata di legno
(m. 979).
Subito dopo un segnavia indica con il sentiero 25, il Passo della Malgina a 5 ore.
Percorriamo un tratto in salita al termine del quale guadiamo un ruscello (m. 1000).
In basso, oltre il torrente, vediamo delle vecchie costruzioni ormai in rovina.
Poco dopo, con un breve saliscendi, arriviamo alle Baite Colombini (m. 1028) poste in bella posizione panoramica sulla vallata. Vi troviamo una
freschissima fontana con vasca, alcune baite e un rudere. Su di un masso, una targa ricorda quattro cacciatori che: "per cinquanta anni hanno cacciato
in questa bella valle". Qui termina la stradina.
Seguendo una freccia rossa su un muro, prendiamo un sentiero che si addentra in una pineta umida e ombrosa.
Circondati da massi abbondantemente ricoperti da muschio, iniziamo a salire in modo abbastanza ripido.
Ad un bivio, seguendo una freccia, andiamo a sinistra (m. 1050). Più avanti anche l'altro sentiero rientra (m. 1070). La pendenza aumenta.
Quando incontriamo una traccia che si innesta da destra, il percorso diventa meno faticoso.
Poco dopo però torniamo a salire ripidamente per aggirare un tratto franato (m. 1100).
Percorriamo poi pochi metri in discesa e continuiamo in lieve salita tenendoci alti sul torrente. Alla sinistra il pendio scende scosceso tra gli alberi.
Il sentiero ora alterna alcuni tratti quasi in piano o in leggera salita a qualche breve e deciso strappo finché raggiungiamo la radura in fondo alla
quale è situato il Bivacco Pian della Valle davanti al quale c'è una fontana con vasca (m. 1187).
Proseguiamo in piano alla sinistra dal bivacco e poco dopo raggiungiamo una vasca e un grande masso sotto il quale c'è una piccola grotta chiusa da una porta.
Il sentiero ufficiale (bolli bianchi e rossi) prosegue con un ponticello sulla sinistra verso il canalone della Val Malgina ma, se vogliamo evitare di
attraversare due volte il torrente, dobbiamo rimanere alla sua destra.
Pertanto, con una diecina di passi nell'erba verso destra, raggiungiamo il bosco e ci immettiamo su un sentiero che poco prima è scaturito dal nulla.
Lo seguiamo verso sinistra dapprima in piano e poi in leggera salita tra noccioli, betulle e qualche conifera. Il sentiero sovente è poco marcato e a
tratti scompare.
Attraversiamo una zona con alcuni grandi massi (m. 1210).
Poi ci spostiamo un poco verso destra riprendendo a salire a zig-zag.
Percorriamo un tratto abbastanza ripido (m. 1265).
Proseguiamo quasi in piano e arriviamo alla fine del bosco dove torniamo a salire tra felci e alberelli.
Alterniamo piano e leggera salita mentre davanti vediamo la parte bassa del canalone e una cascata che scende alla sua destra.
Attraversiamo un prato con qualche masso e qualche albero e raggiungiamo una vasca in cemento semi interrata nella quale entra l'acqua che proviene da
un tubicino nero (m. 1305).
Proseguiamo senza traccia tra l'erba cercando radi bolli bianco-rossi o giallo-rossi con il numero 1 che indicano il Sentiero Credaro, seguendo i
quali dovremo salire nelle pietraie alla destra per poi piegare a sinistra e passare sopra alla cascata.
Troviamo il primo bollo bianco rosso e, in salita, ci spostiamo un poco verso destra dove più in alto vediamo un grande masso con i bolli giallo rossi e bianco rossi.
Raggiuntolo (m. 1330), saliamo nella pietraia alla sua destra in modo abbastanza ripido.
Vediamo un bollo alla sinistra della zona pietrosa (m. 1355) e poco sopra un altro su un masso.
Saliamo ripidamente tra le pietre cercando la via migliore, a volte aiutandoci con le mani.
Superati altri due bolli, davanti vediamo una indicazione verso sinistra e un segnavia giallo rosso su di un masso (m. 1400).
Lasciamo pertanto la zona con le pietre per girare a sinistra e salire tra le felci con un ripido zig-zag. Troviamo un altro bollo.
Percorriamo un traverso in salita.
Dopo pochi passi in piano alla sinistra di alcune grandi rocce lisce (m. 1420), le aggiriamo in salita camminando su un fondo di roccia scivoloso.
Superiamo un cancelletto di legno che un cartello invita a richiudere dopo il passaggio (m. 1430) e proseguiamo quasi in piano. Un rivolo scende da
una roccia alla destra e forma una limpida pozza nel sentiero prima di cadere alla sinistra.
Continuiamo in leggera salita tra erba ed arbusti.
Dopo un tornante destrorso proseguiamo su un fondo roccioso assai scivoloso e raggiungiamo una catena che ci aiuta a superare una roccia. Saliamo con
cautela vista la difficoltà di fare presa con gli scarponi. Alla destra scende dell'acqua che più in basso cade formando una piccola cascata (m. 1440).
Proseguiamo in salita tra i cespugli. Alla sinistra il sentiero è esposto. Poi giriamo a destra allontanandoci dal precipizio.
Una indicazione su di una pietra ci manda a destra. Saliamo tra i cespugli. Proseguiamo poi, quasi in piano, tra alcuni alberelli.
Guadiamo il torrente che poco dopo precipita formando la cascata (m. 1480). E' questa l'ultima occasione per rifornirsi di acqua.
Seguendo i bolli, in leggera discesa, attraversiamo un prato con qualche arbusto e qualche pietra.
Il bivacco, al riparo di due grandi massi, lo vediamo solo un attimo prima di raggiungerlo.
Tempo impiegato: ore 2.20 - Dislivello m. 815 -50 Difficoltà: Escursionisti Esperti
Data escursione: settembre 2011
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