Il Rifugio Gherardi è situato ai Piani dell'Alben in Val Taleggio.
La gestione è affidata ad un gruppo di volontari dell'Organizzazione Mato Grosso ed il ricavato è interamente devoluto al sostentamento dell'attività dell'ospedale di Chacas in Perù.
Primo itinerario: da Pizzino
Questo itinerario inizia da Pizzino, località della Val Taleggio che possiamo raggiungere in due modi.
- L'accesso più semplice è quello dalla Valle Brembana.
Lasciamo la statale 470 a S. Giovanni Bianco per imboccare sulla sinistra la provinciale 25 della Val Taleggio.
Percorso il primo tratto assai pittoresco, che sembra scavato nella roccia, arriviamo a Sottochiesa dove prendiamo sulla destra la strada che sale a Pizzino.
- Possiamo arrivare fin qui anche dalla Valsassina con la strada che transita per il Culmine S. Pietro. Durante il periodo invernale il passo potrebbe
essere chiuso e comunque sarebbe poco prudente avventurarsi con neve e ghiaccio su questa strada che, in buona parte, è priva di protezioni a valle.
Dalla provinciale 62 della Valsassina, imbocchiamo la provinciale 64 che sale a Moggio e al Culmine.
Proseguiamo poi scendendo in Val Taleggio (ora la strada è diventata la provinciale 25) e superiamo Vedeseta e Taleggio. Al bivio prima di Olda
andiamo a sinistra (segnaletica: Bergamo e S. Giovanni) e proseguiamo fino a Sottochiesa dove prendiamo sulla sinistra la strada che sale a Pizzino.
Pochi metri prima di arrivare al cartello che indica l'inizio di Pizzino, voltiamo a destra (segnaletica: Arighiglio, S. Antonio, Retaggio, Capo Foppa).
In assenza di neve percorriamo questa strada per tre chilometri e mezzo fino a trovare sulla sinistra l'inizio del sentiero 120 (m. 1280).
Nel periodo invernale invece la strada viene pulita dalla neve solo fino alla prima curva a sinistra e pertanto, lasciata la macchina e calzate le ciaspole,
iniziamo da questo punto la nostra escursione (m. 980).
Superata una curva a destra, che con le ciaspole possiamo tagliare (m. 1040), lasciamo a sinistra una stradina che sale ai Piani di Artavaggio
all'inizio della quale (m. 1060) un cartello segnala il Rifugio Casari.
Proseguiamo con pendenza tranquilla. Troviamo sulla destra due stradine che si staccano; all'inizio della prima c'è una piccola grotta con la statua
di una madonna e la scritta "Ca Vrosen"; all'inizio della seconda la segnaletica indica: Piazza Morandi e Retaggio.
Lungo il cammino alla destra troviamo diverse vecchie baite e stalle. Su alcuni di questi edifici un'insegna indica il relativo nome come: "Baita Cantù"
e "Aser".
Infine, in leggera salita e accompagnati alla destra da alcuni abeti, arriviamo all'inizio del sentiero (m. 1280).
Alla destra c'è un monumento con gli stemmi della Regione Lombardia, dell'Ass. Naz.le Alpini, del C.A.I. e della Guardia di Finanza, sul quale
leggiamo: "Pizzino ricorda coloro che hanno amato e dato la vita per la montagna". Alla sinistra un vecchio segnavia CAI indica con il sentiero 120:
Rifugio Gherardi a ore 1, Bocchetta Regadur a ore 1.45; con il sentiero 153: Passo Baciamorti a ore 1.30. In assenza di neve possiamo arrivare in
macchina fin qui e parcheggiare ai bordi della strada.
Andiamo dunque a sinistra in salita passando accanto ad una cascina e ad altri segnavia. Una bacheca mostra una cartina della Dorsale Orobica Lecchese
e un'altra del Sentiero delle Orobie Occidentali.
Prendiamo una mulattiera tra i noccioli all'inizio della quale vediamo una bandierina di colore rosso-bianco-rosso.
Ben presto superiamo un doppio tornantino sinistra-destra (m. 1295). Alla destra c'è un prato nella cui parte alta vediamo una cascina.
Attraversiamo un tratto allo scoperto e arriviamo ad un bivio (m. 1325). I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 120: Rifugio Gherardi a ore 1,
Bocchetta Regadur e incrocio sentiero Orobie Occ. a ore 1.45: a destra con il sentiero 153: Passo Baciamorti a ore 1.30. Davanti, sulla parete di una
baita, due grandi frecce ribadiscono le due direzioni; impossibile sbagliare.
Andiamo a sinistra e rientriamo nel bosco camminando dapprima con poca pendenza e poi in salita.
Lasciamo a sinistra un masso sul quale vediamo una bandierina (m. 1340).
Percorriamo pochi passi quasi in piano tra i noccioli, poi proseguiamo in salita tra i faggi.
Continuiamo con poca pendenza o quasi in piano. Sugli alberi vediamo vari segnavia a bandierina.
Dopo un tratto in salita allo scoperto, proseguiamo quasi in piano o in leggera salita tra alberi e alberelli che più avanti diventano radi.
Un sentiero si immette dalla sinistra (m. 1375). I segnavia, rivolti a coloro che percorrono il sentiero in discesa, indicano che il sentiero CAI e
quello dal quale proveniamo mentre l'altro conduce verso una proprietà privata.
Poco più avanti in basso a sinistra c'è una baita.
Continuiamo in leggera salita tra alberelli e arbusti con bella vista a sinistra sul fondo valle.
Passiamo tra un rudere a un gruppo di abeti e torniamo a salire (m. 1390).
Proseguiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera salita e troviamo un altro rudere alla sinistra e poi un cassottello più in basso anch'esso a sinistra (m. 1405).
Torniamo a salire. In basso vediamo i ruderi di due cascine.
Troviamo ancora alcuni alberi. Poi proseguiamo poi tra piccoli alberelli (m. 1440). Ora la pendenza aumenta.
Questo lungo traverso termina in leggera salita dopo un breve tratto nel quale il sentiero è incassato nel sentiero circostante (m. 1460).
Giriamo a destra e dopo pochi passi in salita proseguiamo quasi in piano. Davanti vediamo la Baita Fopa Lunga.
Dopo pochi passi quasi in piano seguiti da altri in leggera discesa, proseguiamo con poca pendenza circondati dai prati.
Raggiunta la baita notiamo l'insegna sopra la porta che indica il suo nome e l'altezza del luogo (m. 1505). Alla sua destra c'è un baitello sul quale
è stata tracciata una freccia che indica verso destra.
Da questo punto il percorso invernale tracciato nella neve potrebbe non coincidere perfettamente con quello estivo. Naturalmente in assenza di neve
basta proseguire lungo il sentiero.
Seguiamo dunque le tracce nella neve in salita. Poi pieghiamo a destra. Dalla neve vediamo spuntare la parte alta di qualche cespuglio o masso.
Con maggiore pendenza arriviamo in cima alla salita (m. 1540).
Dopo un breve tratto quasi in piano continuiamo con poca pendenza passando alla destra di un piccolo dosso.
Ci troviamo sul fondo di una valletta (m. 1570). Poco più avanti pieghiamo a sinistra e saliamo in modo abbastanza ripido verso un'alta asta (m. 1590).
Da questo punto seguiremo una serie di paline che indicano il percorso tra la neve.
Pieghiamo a destra e, con salita meno accentuata, raggiungiamo la seconda palina la cui parte alta è dipinta in bianco e rosso e dalla quale pendono due nastrini (m. 1605).
Arrivati alla terza palina, identica alla precedente, davanti cominciamo a vedere il rifugio.
Pieghiamo a sinistra per evitare un avvallamento e camminiamo dapprima quasi in piano poi, dopo alcuni passi in discesa, proseguiamo in leggera salita verso altre paline.
Riprendiamo a salire. In lontananza alla destra vediamo una bella cascina.
Poi giriamo a destra verso il rifugio che ora torniamo a vedere (m. 1630).
In leggera salita passiamo accanto ad un ometto di pietre e cemento sul quale è stato dipinto il segnavia 120.
Ancora pochi passi quasi in piano e poi in leggera salita arriviamo al rifugio.
Percorso estivo dall'inizio del sentiero 120 - Tempo impiegato: ore 1.00 - Dislivello: m. 370
Percorso invernale dalla prima curva dopo Pizzino - Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 670
Secondo itinerario: da Artavaggio
I Piani di Artavaggio sono raggiungibili con vari sentieri, già dettagliatamente descritti nella scheda del Rifugio Sassi Castelli,
alla quale rimando. Il modo più semplice ed utilizzato è comunque la funivia (ma solo in estate e in inverno) che sale da Moggio (m. 891).
Attualmente (dicembre 2019) il costo del biglietto di corsa singola è di 8 euro e quello di andata e ritorno di 13 euro. Gli orari sono: 8.30-12.15 e 13.30-16.
Dalla stazione a monte ci incamminiamo in piano lungo la sterrata.
Dopo pochi minuti arriviamo al Rifugio Sassi Castelli
(m. 1650).
Ignoriamo la stradina sulla sinistra che va direttamente a questo rifugio e con la sterrata ci abbassiamo un poco passando sotto la rete di protezione di uno
skilift.
Di fronte a noi c'è l'albergo Sciatori mentre più in alto a sinistra vediamo l'ex-Rifugio Aurora.
Poco dopo raggiungiamo l'edificio della scuola di sci ed il bivio al quale
perviene da destra la sterrata che parte dalla strada per il Culmine S. Pietro.
I segnavia indicano davanti a noi i rifugi Nicola e
Cazzaniga a ore 0.45, la casera Campelli a ore 1 e i Piani di Bobbio a ore 2.15.
Superato l'albergo Sciatori e la chiesa, lasciamo la sterrata che compie una curva a sinistra e continuiamo diritto. I segnavia indicano: m. 1644; a
sinistra: rifugi Nicola e
Cazzaniga a ore 0.30, monte Sodadura a ore 1; diritto: Rifugio Gherardi a ore 1.30 e la Bocchetta Regadur (sent. 101) a ore 2.15.
In piano, lasciamo a sinistra una piccola baita ed una bacheca e passiamo tra due reti paravalanghe.
Cominciamo poi a salire con un sentiero tra i prati.
Troviamo un cartello che indica i percorsi n. 4 e 5.
Percorriamo un tratto con il fondo in cemento al termine del quale la pendenza diminuisce.
A sinistra, nei prati, vediamo un antico cippo che indicava il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia.
Percorriamo un altro tratto di sentiero con il fondo in cemento.
Il panorama ci mostra sulla destra il Resegone, mentre a sinistra vediamo i
Rifugi Aurora e Nicola.
Passiamo accanto ad altre due pietre che segnavano l'antico confine.
Con percorso quasi pianeggiante iniziamo ora ad aggirare, a mezza costa, il versante meridionale del M. Sodadura.
Troviamo una bacheca ed un ruscello che attraversa il sentiero.
Dopo un tratto in leggera salita, passiamo in piano tra alcuni abeti e raggiungiamo una vasca la cui acqua allaga il sentiero (m. 1710).
Continuiamo in leggera salita tra prati, roccette affioranti e qualche pino. Più avanti troviamo un altro cippo (m. 1725).
In piano e poi in leggera discesa, attraversiamo una pineta.
Guadiamo un ruscello che scende da sinistra e attraversa il cammino.
Ad un bivio andiamo a sinistra in salita (m. 1740); poi continuiamo in piano e in discesa passando a lato di una piccola cascata la cui acqua attraversa il
sentiero.
Scendiamo ancora un poco fino a trovare un'altra piccola cascata ed un ruscello che attraversa la strada (m. 1700).
Dopo alcuni brevi saliscendi, torniamo a salire tra i prati. Poi, con minore pendenza, passiamo accanto ad un doppio baitello (m. 1730).
Percorriamo pochi passi in salita e poi alterniamo alcuni brevi saliscendi (m. 1750).
A questo punto inizia la discesa con la quale arriveremo fino ai Piani d'Alben.
Superiamo una zona interessata da una vecchia frana.
Più avanti il sentiero si divide; possiamo continuare tranquillamente con il percorso principale sulla destra oppure possiamo prendere un piccolo sentiero
sulla sinistra. Quest'ultimo scorre una ventina di metri più in alto, a mezza costa, poi scende ad attraversare un torrente e risale l'altra sponda tra i
cespugli per poi sbucare nei prati alle spalle dell'ex-Rifugio Battisti che da alcuni anni è diventato una casa privata.
Davanti al Battisti i due sentieri si riuniscono (m. 1685). Una palina segnavia indica alla nostra sinistra: la Bocchetta del Regadur a ore 0.20 e i Rifugi
Cazzaniga e Nicola a
ore 1.10. Andiamo invece a destra dapprima in leggera discesa e poi in piano tra prati e pozze d'acqua verso la già visibile bandiera del Rifugio Gherardi.
Infine, passando tra alcuni piccoli dossi, lo raggiungiamo.
Tempo impiegato: ore 1.30 - Dislivello: m. 150 -150
Data escursione: agosto 2008
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